Panda, muskoka & maple syrup - 10 ottobre 2021

 Domenica 10 ottobre 2021

 

E anche oggi le previsioni ci azzeccano domani 😃

 

Però ci dice bene, davano pioggia e invece è una bellissima mattinata limpida e il sole splende. Dopo la colazione ipercalorica a base di tortine comprate ieri da Kettle, che contengono più burro di un panetto di burro e sono ovviamente paradisiache, andiamo a salutare prima di tutto il gatto con i calzini, che ci guarda con un odio veramente imbarazzante, e poi il nostro amico, il Calabro di Tobermory.





La partenza del trail che abbiamo puntato per questa mattina è praticamente dietro l’albergo, al parcheggio non c’è ancora nessuno e subito dopo aver donato 27 dollari alla malefica macchinetta per poter esporre il talloncino mi accorgo che il pagamento di ieri, seppure fatto in un altro punto della Bruce Peninsula, era valido fino a mezzogiorno di oggi. Ci consoliamo con un paio di imprecazioni e con il pensiero che se non altro i canadesi li spenderanno bene: anche se non pettinati come quelli americani, i parchi sono tenuti benissimo, e sono splendidi.








Il trail è a prova di Pandi, quasi tutto in piano e ben tenuto, il sole gioca tra le fronde e soprattutto siamo meravigliosamente soli fin quasi a fine giro, impagabile dopo la pipinara di ieri. L’ho già detto che siamo sociopatici, vero? Il sentiero sbuca su una piccola piattaforma affacciata sul lago, un posto di una bellezza infinita. Sarà la luce calda, sarà l’aria piacevolmente frizzante, sarà che siamo – come sempre del resto – davvero di buonumore, questo giro resta tra i ricordi più belli del viaggio, pur non avendo di per sé niente di eccezionale, non c’è un Delicate Arch, non ci sono hoodoos né cascate spettacolari … solo una tranquilla, pacifica, felice distesa di bellezza.


























Poco prima del parcheggio c’è una torre di avvistamento su cui si può salire liberamente per guardare il panorama da sopra la cima degli alberi: coraggiosamente arrivo a tre quarti ma poi spedisco l’eroico pandone a fare l’ultima rampa da solo, per raggiungere la piattaforma e scattare tutte le foto che io non farò, avvinghiata a uno dei piloni e maledicente che manco le streghe di Salem in pieno sabba: sto coso trema e barcolla e no, non è una mia sensazione, maledetto vento, maledetto coso, maledette vertigini! In realtà la struttura è solidissima, ad onta di tutte le mie lagne, ed è ovvio che oscilli un pochino alle raffiche di vento più forti, è pur sempre un trespolo cavo. Mi tengo la soddisfazione di essere arrivata oltre la metà, di aver incrociato un cagnone bellissimo più spaventato di me e di poter spacciare per mie le foto panoramiche di Paolo: direi che può bastare, no? 😝





Lasciato il parco ci dirigiamo in paese a macinare un altro paio di bellissimi chilometri lungo la riva e tra le poche, bellissime case di villeggiatura, e a fare quelle tre o quattro pipì qua e là per non rovinarmi la reputazione duramente conquistata. 





















GENIO!!!






L'immancabile gita al supermercato locale regala sempre grandi soddisfazioni: 











Pranziamo a mezzogiorno con un paio di (buonissimi) toast presi a un chiosco sul porticciolo, alle 12.30 dobbiamo essere all’imbarco, il bar sul traghetto è chiuso ed è tassativamente vietato mangiare e bere a bordo causa Covid, meglio non partire a pancia vuota che poi divento aggressiva.











La gita in traghetto sarebbe veramente bellissima se non ne passassimo una metà a dormire sulle comode poltrone del ponte superiore dopo aver fatto un paio di giretti all’esterno … ma la parte che facciamo da svegli ce la godiamo.



In che senso adult? O_o









 Quando ci invitano a scendere alle auto per prepararci allo sbarco, ecco il momento tragedia, indispensabile complemento di ogni viaggio che si rispetti: Paolo era convinto di aver lasciato il cellulare in macchina, ma … in macchina non c’è. E adesso? Adesso fortuna ha voluto che il mio eroe fosse più o meno sveglio quando sul traghetto è risuonato poco fa un annuncio di ritrovamento telefono cellulare. Eccolo quindi precipitarsi al bar con le dita incrociate e dare una descrizione del prezioso oggetto, oltre a fornire l’impronta digitale per lo sblocco … valutate voi se la descrizione sia stata particolarmente difficile da fornire, che tutti i cellulari sono uguali (ma alcuni sono più uguali di altri 😃 )




 

L’organizzazione è spettacolare e scendiamo dal traghetto ordinatamente e in anticipo sul previsto, ci abbiamo messo meno di due ore per la traversata, quindi ci dirigiamo subito al trail facile che abbiamo segnato poco lontano dal punto di attracco. Niente, non ci sono segnali, e nel punto dove secondo noi dovrebbe partire c’è una specie di boscaglia incolta … vero che ci sono anche dei bastoni a disposizione, ma il ponticello traballante che potrebbe essere un punto di partenza ha l’aria poco rassicurante, e comunque il sentiero non si vede. Desistiamo, dopo un passaggio all’ufficio del turismo purtroppo chiuso, non si capisce se per oggi o per tutto il prossimo inverno, e nonostante una signora gentile ed entusiasta cerchi di spiegarci dove possiamo trovarne un altro probabilmente altrettanto chiuso, decidiamo di andare intanto verso il motel che ci ospiterà per le prossime due notti.












Visto che per dieci minuti buoni mi sono lamentata dello scarso impegno che ci mette il fall folige a Manitoulin, Manitoulin decide di rispondermi, e ci troviamo di colpo in un’esplosione di colori e di continue soste foto, in un alternarsi di sole, nuvole, arancioni, gialli e amrroni che mi fa venire voglia di piangere di felicità. Decido seduta stante di provare a lamentarmi per mezz’ora di non avere un paio di milioni di euro sul conto, poi vado a controllare ma no, stavolta non ha funzionato 😝


































Il motel è molto carino, il gatto del motel ancora di più, facciamo amicizia anche con il canuccio cieco e sordo del padrone di casa mentre lui, gentilissimo, ci prenota la cena in un locale aperto, che “è vicino, sono solo 33 km” visto che in zona non c’è altro … ci avverte però che stasera ci sarà il menu fisso del Ringraziamento, che è domani, e quindi toccherà adattarsi. Bene, ci adatteremo con l’entusiasmo che per fortuna ci distingue sempre. Il ristorante non solo è vicino, ha anche l’ultimo turno per la cena alle SEI E MEZZA. Arriviamo trafelati, e anche un po’ increduli per questo orario da merende, e scusandosi profusamente ci chiedono di aspettare un pochino perché quelli del turno delle CINQUE non hanno ancora finito. La cena del Ringraziamento. Alle cinque. Devo ancora riprendermi.








Com’è la cena del Ringraziamento in Canada? Vagamente sorella di quella che gusteranno gli americani tra un mese e mezzo: crema di zucca per me, insalata per Paolo. Poi arriva un piatto ENORME di tacchino, ripieno di tacchino, purè di patate, puré di rape, marmellata di ribes, zucchine, carote, broccoli e una generosa porzione di pane e burro. Non so bene come, ci facciamo stare anche due fette di apple pie che fanno provincia e due calici di merlot, il tutto per 65 dollari comprese le tasse, in due. Usciamo increduli e ciccioni, e alle 20.30 – data la totale mancanza sia di alternative che di illuminazione stradale - siamo già in camera … seratona!!!

















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