24 dicembre 2019: Anza Borrego State Park - San Diego
Martedì 24 dicembre 2019
Colazione con i biscottini del Mount Palomar!
Salutiamo il Resort & Spa, che ieri sera ci ha anche permesso di fare il bucato, e ci avventuriamo nella mattinata luminosa e splendente. Fa ancora freddino, ma nella piscina riscaldata all'aperto sono già a mollo dei coraggiosi, come ieri sera ... noi, meno avventurosi, optiamo per un rientro ginnico e precipitoso quando ci accorgiamo di aver lasciato in frigo yogurt (pazienza) e birre (orrore!) e siamo già alla reception.
Con il sole Desolation City cambia faccia, il cielo prende un bellissimo blu fastidio e boccoli di nebbia in dissolvenza decorano artisticamente il fondo valle.
Smaniosi di protagonismo, prima di arrivare al Visitor Center dell'Anza Borrego State Park ci facciamo cazziare da un ranger perché abbiamo parcheggiato a bordo strada in sosta vietatissima per fare foto ... e anche oggi facciamo i bravi domani 😜
Il Visitor Center apre alle nove, ne approfittiamo per gironzolare nei dintorni prima di comprare i soliti magneti e un libro per me, e chiedere qualche informazione sulle possibilità di trail.
Optiamo per il Borrego Palm Canyon, già inserito nel travelbook: ci confermano che oggi è sicuro, asciutto e quasi facile. Il sole inizia a scottare, partiamo baldanzosi e nel giro di cinque minuti già mi ritrovo sepolta dalla vergogna: c'è un signore di mezza età con le stampelle da solo sul sentiero! E non sembra intenzionato a mollare, lo ritroveremo poi sulla via del ritorno, non è poi così indietro rispetto a noi che di gambe ne abbiamo solo due ciascuno. Chapeau!
In effetti non si tratta di un trail difficile, neanche per noi che siamo allenati come divano e poltrona, ma non è un sentiero pianeggiante, ci sono salite, discese e qualche masso traballante. La giornata è veramente splendida e ce la godiamo intensamente ... portiamo a termine il loop di tre miglia con tanta soddisfazione, scegliendo al ritorno una strada diversa, più lunga e un pochino meno agevole ma bellissima.
Agile come un ippopotamo, leggiadra come un comodino!
Non riusciamo ad arrivare fino alla fine della vallata perché sarebbe necessario attraversare un torrentello abbastanza impetuoso saltellando su una serie di sassi dall'aria parecchio scivolosa, e come sempre - a parte la temperatura che sconsiglia bagnetti estermporanei a prescindere - metto davanti l'incolumità dei miei costosissimi e delicatissimi impianti cocleari alla voglia di arrivare fino in fondo: la vista è comunque bellissima, e alle palme ci siamo arrivati!
Arrivati al trailhead facciamo merenda con yogurt e noccioline e guardiamo con discreto compatimento i (tanti) camminatori che arrivano solo ora: dicembre o non dicembre, fa decisamente caldo, ormai è quasi mezzogiorno e li aspetta una bella sudata ... noi invece partiamo in direzione San Diego, dove passeremo gli ultimi giorni di vacanza dopo questo mini OTR, breve ma intensissimo.
Decidiamo per ripercorrere in parte la strada di ieri, chissà che con il sole non migliori il panorama ...
E in effetti, niente da dire ... prima della deviazione per Monte Palomar svoltiamo verso la costa, sarà un viaggio bellissimo nell'America rurale che immaginavo così più nel Midwest che in California. Desolate cittadine di poche case abbracciate intorno a un incrocio, supermercati chiusi, pompe di benzina nel nulla ... inizio a preoccuparmi per il mio pancino affamato quando ci fermiamo a Ranchita dallo yeti, e il Montezuma Valley Market, un piccolo store dove contavamo di rimediare un panino, ci offre solo miele, patatine e un caffè cattivo come tutti i beveroni americani.
Ma non perdiamo il sorriso neanche quando le due o tre cittadine successive ci negano ogni ristoro ... abbiamo ancora qualche schifezza in macchina e soprattutto finché c'è birra c'è speranza!
Arriviamo infine a Julian, anzi a Wynola frazione di Julian ... stiamo per oltrepassare anche questo ... ehm ... centro, quando con la coda dell'occhio intravvedo, dietro la prima linea di edifici a bordo strada, quello che sembra un vecchio fienile riadattato per le feste di paese con un'insegna lampeggiante ed invitante: Colt Burger Bar - Open ... evviva, evviva, anche stavolta non morirò di denutrizione!
Mangiamo all'aperto, vicino al barbecue improvvisato a vista, l'atmosfera è molto americana, panche e tavoli alla buona, tutti conoscono tutti e chiacchiare e grasse risate volano da un gruppetto all'altro. Ci va sorprendentemente bene anche con il cibo: pulled pork, hamburger e succo di mela locale fresco, tutto eccezionalmente buono.
Al momento dei saluti Paolo ringrazia il giovane cuoco pittoresco dicendogli che abbiamo mangiato il "one of the best burger ever, thank you" e quando a precisa domanda rispondiamo "from Rome, Italy" parte una ola di entusiasmo da tutti i tavoli intorno e il cuoco viene portato in trionfo nel tripudio generale.
Il freddo del pranzo all'aperto non mi fa benissimo e una volta tanto sono io la piaga del viaggio ... ci fermiamo a un Walmart poco prima di arrivare a San Diego a prendere un po' di medicine bomba per il mio raffreddore e qualche pacco da 500 aspirine a una manciata di dollari da spedire a Suor Eni in Madagascar.
C'è ancora luce quando arriviamo all'Urban Boutique Hotel, che ha meno pretese di quanto il nome possa far pensare ma è molto carino, ben tenuto, in posizione assolutamente fantastica - Paolo non rimpiange il defunto Dolphin Motel - e ci costa solo 75 euro a notte colazione (buona e abbondate, scopriremo domani) compresa. Decidiamo di investire una ventina di dollari a notte per il parcheggio convenzionato, e non ce ne pentiremo, e poi usciamo a esplorare Little Italy ed Embarcadero prima di cena.
Scopriamo così che c'è un bellissimo Maritime Museum, che stranamente non avevamo considerato in fase di programmazione, e il lupo di mare alla cassa ci conferma che domani, anche se è Natale, saranno regolarmente aperti alle nove. Evviva! Abbiamo riempito l'unica giornata scarica del programma senza neanche cercare: voglio assolutamente salire sulla Star of India, da quando sono stata sulla Cutty Sark adoro i velieri.
Confesso che sono un po' delusa, mi aspettavo - in tutto il viaggio - un'atmosfera decisamente più natalizia e scintillante, più decorazioni, più lustrini, più Babbi Natali e più Esercito della Salvezza.
Vabbè, consoliamoci con il cenone family-free! Inizialmente avevamo prenotato all'Ironside Fish & Oyster, in piena Little Italy e a due passi dal nostro hotel, ma un paio di settimane prima della partenza ci hanno annullato la serata perché hanno deciso di chiudere alle 17 per la Vigilia ... vabbè, ci sta. Ci abbiamo riprovato con il Tom Ham's Lighthouse, che si trova - ma va? - nell'edificio che ospitava il faro di Harbor Island. Le recensioni sono un po' meno entusiastiche ma ha una gran bella vista su Coronado, ci accontenteremo, ci siamo detti, in fondo il regalo di poter saltare il cenone obbligatorio renderà ottimo qualsiasi piatto.
La mia voce è più sexy che mai, ma a un certo punto mi lascia del tutto e ordino a gesti ... che meraviglioso, silenzioso Natale per maritone! 😍😎
Alla fine non ci va poi così male: l'ambiente è fighetto e pieno di famiglie festanti che mediamente hanno già finito di cenare e si apprestano ad andarsene quando alle 20.30 arriviamo noi, il tavolo che ci assegnano ha una vista spettacolare e la cena è decisamente notevole: scegliamo, per accompagnare lo chardonnay, cheviche, baby octopus, un piattone di crudi - aaahh, quei gamberi 💓 - e poi visto che è Natale, creme brulée, apple crumble e un bicchiere di ottimo Porto.
Merry Christmas!
Colazione con i biscottini del Mount Palomar!
Salutiamo il Resort & Spa, che ieri sera ci ha anche permesso di fare il bucato, e ci avventuriamo nella mattinata luminosa e splendente. Fa ancora freddino, ma nella piscina riscaldata all'aperto sono già a mollo dei coraggiosi, come ieri sera ... noi, meno avventurosi, optiamo per un rientro ginnico e precipitoso quando ci accorgiamo di aver lasciato in frigo yogurt (pazienza) e birre (orrore!) e siamo già alla reception.
Con il sole Desolation City cambia faccia, il cielo prende un bellissimo blu fastidio e boccoli di nebbia in dissolvenza decorano artisticamente il fondo valle.
Smaniosi di protagonismo, prima di arrivare al Visitor Center dell'Anza Borrego State Park ci facciamo cazziare da un ranger perché abbiamo parcheggiato a bordo strada in sosta vietatissima per fare foto ... e anche oggi facciamo i bravi domani 😜
Il Visitor Center apre alle nove, ne approfittiamo per gironzolare nei dintorni prima di comprare i soliti magneti e un libro per me, e chiedere qualche informazione sulle possibilità di trail.
Optiamo per il Borrego Palm Canyon, già inserito nel travelbook: ci confermano che oggi è sicuro, asciutto e quasi facile. Il sole inizia a scottare, partiamo baldanzosi e nel giro di cinque minuti già mi ritrovo sepolta dalla vergogna: c'è un signore di mezza età con le stampelle da solo sul sentiero! E non sembra intenzionato a mollare, lo ritroveremo poi sulla via del ritorno, non è poi così indietro rispetto a noi che di gambe ne abbiamo solo due ciascuno. Chapeau!
In effetti non si tratta di un trail difficile, neanche per noi che siamo allenati come divano e poltrona, ma non è un sentiero pianeggiante, ci sono salite, discese e qualche masso traballante. La giornata è veramente splendida e ce la godiamo intensamente ... portiamo a termine il loop di tre miglia con tanta soddisfazione, scegliendo al ritorno una strada diversa, più lunga e un pochino meno agevole ma bellissima.
Agile come un ippopotamo, leggiadra come un comodino!
Non riusciamo ad arrivare fino alla fine della vallata perché sarebbe necessario attraversare un torrentello abbastanza impetuoso saltellando su una serie di sassi dall'aria parecchio scivolosa, e come sempre - a parte la temperatura che sconsiglia bagnetti estermporanei a prescindere - metto davanti l'incolumità dei miei costosissimi e delicatissimi impianti cocleari alla voglia di arrivare fino in fondo: la vista è comunque bellissima, e alle palme ci siamo arrivati!
Arrivati al trailhead facciamo merenda con yogurt e noccioline e guardiamo con discreto compatimento i (tanti) camminatori che arrivano solo ora: dicembre o non dicembre, fa decisamente caldo, ormai è quasi mezzogiorno e li aspetta una bella sudata ... noi invece partiamo in direzione San Diego, dove passeremo gli ultimi giorni di vacanza dopo questo mini OTR, breve ma intensissimo.
Decidiamo per ripercorrere in parte la strada di ieri, chissà che con il sole non migliori il panorama ...
E in effetti, niente da dire ... prima della deviazione per Monte Palomar svoltiamo verso la costa, sarà un viaggio bellissimo nell'America rurale che immaginavo così più nel Midwest che in California. Desolate cittadine di poche case abbracciate intorno a un incrocio, supermercati chiusi, pompe di benzina nel nulla ... inizio a preoccuparmi per il mio pancino affamato quando ci fermiamo a Ranchita dallo yeti, e il Montezuma Valley Market, un piccolo store dove contavamo di rimediare un panino, ci offre solo miele, patatine e un caffè cattivo come tutti i beveroni americani.
Ma non perdiamo il sorriso neanche quando le due o tre cittadine successive ci negano ogni ristoro ... abbiamo ancora qualche schifezza in macchina e soprattutto finché c'è birra c'è speranza!
Arriviamo infine a Julian, anzi a Wynola frazione di Julian ... stiamo per oltrepassare anche questo ... ehm ... centro, quando con la coda dell'occhio intravvedo, dietro la prima linea di edifici a bordo strada, quello che sembra un vecchio fienile riadattato per le feste di paese con un'insegna lampeggiante ed invitante: Colt Burger Bar - Open ... evviva, evviva, anche stavolta non morirò di denutrizione!
Mangiamo all'aperto, vicino al barbecue improvvisato a vista, l'atmosfera è molto americana, panche e tavoli alla buona, tutti conoscono tutti e chiacchiare e grasse risate volano da un gruppetto all'altro. Ci va sorprendentemente bene anche con il cibo: pulled pork, hamburger e succo di mela locale fresco, tutto eccezionalmente buono.
Al momento dei saluti Paolo ringrazia il giovane cuoco pittoresco dicendogli che abbiamo mangiato il "one of the best burger ever, thank you" e quando a precisa domanda rispondiamo "from Rome, Italy" parte una ola di entusiasmo da tutti i tavoli intorno e il cuoco viene portato in trionfo nel tripudio generale.
Il freddo del pranzo all'aperto non mi fa benissimo e una volta tanto sono io la piaga del viaggio ... ci fermiamo a un Walmart poco prima di arrivare a San Diego a prendere un po' di medicine bomba per il mio raffreddore e qualche pacco da 500 aspirine a una manciata di dollari da spedire a Suor Eni in Madagascar.
C'è ancora luce quando arriviamo all'Urban Boutique Hotel, che ha meno pretese di quanto il nome possa far pensare ma è molto carino, ben tenuto, in posizione assolutamente fantastica - Paolo non rimpiange il defunto Dolphin Motel - e ci costa solo 75 euro a notte colazione (buona e abbondate, scopriremo domani) compresa. Decidiamo di investire una ventina di dollari a notte per il parcheggio convenzionato, e non ce ne pentiremo, e poi usciamo a esplorare Little Italy ed Embarcadero prima di cena.
Scopriamo così che c'è un bellissimo Maritime Museum, che stranamente non avevamo considerato in fase di programmazione, e il lupo di mare alla cassa ci conferma che domani, anche se è Natale, saranno regolarmente aperti alle nove. Evviva! Abbiamo riempito l'unica giornata scarica del programma senza neanche cercare: voglio assolutamente salire sulla Star of India, da quando sono stata sulla Cutty Sark adoro i velieri.
Confesso che sono un po' delusa, mi aspettavo - in tutto il viaggio - un'atmosfera decisamente più natalizia e scintillante, più decorazioni, più lustrini, più Babbi Natali e più Esercito della Salvezza.
Vabbè, consoliamoci con il cenone family-free! Inizialmente avevamo prenotato all'Ironside Fish & Oyster, in piena Little Italy e a due passi dal nostro hotel, ma un paio di settimane prima della partenza ci hanno annullato la serata perché hanno deciso di chiudere alle 17 per la Vigilia ... vabbè, ci sta. Ci abbiamo riprovato con il Tom Ham's Lighthouse, che si trova - ma va? - nell'edificio che ospitava il faro di Harbor Island. Le recensioni sono un po' meno entusiastiche ma ha una gran bella vista su Coronado, ci accontenteremo, ci siamo detti, in fondo il regalo di poter saltare il cenone obbligatorio renderà ottimo qualsiasi piatto.
La mia voce è più sexy che mai, ma a un certo punto mi lascia del tutto e ordino a gesti ... che meraviglioso, silenzioso Natale per maritone! 😍😎
Alla fine non ci va poi così male: l'ambiente è fighetto e pieno di famiglie festanti che mediamente hanno già finito di cenare e si apprestano ad andarsene quando alle 20.30 arriviamo noi, il tavolo che ci assegnano ha una vista spettacolare e la cena è decisamente notevole: scegliamo, per accompagnare lo chardonnay, cheviche, baby octopus, un piattone di crudi - aaahh, quei gamberi 💓 - e poi visto che è Natale, creme brulée, apple crumble e un bicchiere di ottimo Porto.
Merry Christmas!
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