13 gennaio 2019

Domenica 13 gennaio 2019

 

A sorpresa, la colazione in hotel è inclusa, e decidiamo di approfittarne. C'è uno sterminato e spaventoso buffet alla giappa, e c'è l'angolo della vergogna in cui sono confinate tre cose in croce dall'aria vagamente occidentale, tra cui delle pseudo-brioscine "con il peso specifico dell'uranio impoverito" [cit. Paolo] di cui ci serviamo allegramente senza riguardo alcuno per le nostre arterie e la nostra glicemia 😄


Il cielo è di nuovo blu fastidio, e dopo colazione partiamo subito in direzione del castello, l'Airone Bianco, nome che per la sua struttura e il suo candore gli calza a pennello. E' davvero magnifico, ed entra subito nella top three del viaggio, con Shirakawago e il Daisho-In di Miyajima. 



















I restauri, da poco conclusi, sono fatti davvero bene e non danno per nulla l'idea di una Disneyland artificiale, come a volte purtroppo capita. Eroicamente affronto la tortura della ciabattina, tanto nella struttura esterna quanto per tutti i sette piani del castello principale, dove cerco coscienziosamente ma inutilmente di seminarle tra scale e pianerottoli. 



















La primavera sembra essere un po' in anticipo: non siamo nemmeno a metà gennaio, ma questi non sono i primi fiori in boccio che incontriamo. Sicuramente sarà meraviglioso il periodo dell'hanami, ma mentre scatto penso, di nuovo, che non mi dispiace neanche un po' di aver scelto gennaio per questo viaggio. La poca folla e il cielo blu mi ripagano ampiamente.



 
















Gli interni sono spogli, ma la struttura è davvero interessante, e i pannelli illustrativi pieni di curiosità e dettagli. Bella e triste la storia della principessa Sen, che vi copio pari pari dal blog https://www.viaggiolibera.it/2016/02/il-castello-di-himeji-giappone.html 


"La principessa Sen, figlia di Shogun Tokugawa Hiteada e Lady Oeyo , fu mandata in sposa a Toyotomi Hideyori quando aveva solo 7 anni, molto probabilmente per istituire un’alleanza in grado di evitare conflitti. Non si sa molto della vita condotta dalla coppia nel castello di Osaka , ma 12 anni dopo, nel 1615, la crescita delle tensioni tra le due famiglie ed un presunto reato del marito di Sen portarono il nonno di Sen ad assediare il castello. Sconfitto, Toyotomi Hideori e sua madre si suicidarono, mentre la principessa Sen fu salvata. Nel 1616, Sen si risposò con Honda Tadatoki e pochi anni dopo si trasferì al Castello di Himeji , dove visse fino alla morte di Tadatoki, avvenuta nel 1626.

Narra la leggenda che un uomo di nome Naomori avesse pianificato di rapire la principessa prima del suo secondo matrimonio per averla in sposa. La leggenda narra anche che Naomori fosse colui che aveva salvato la principessa liberandola dal castello di Osaka. Sen rifiutò il suo pretendente a causa delle cicatrici che deturpavano il suo volto, cicatrici che si era procurato nell’incendio al castello proprio nel tentativo di salvarla. Il destino non fu clemente con la principessa, che dopo il secondo matrimonio dovette affrontare la morte del figlio di soli tre anni e la scomparsa prematura del marito. Dopo questi sfortunati fatti si ritirò in un convento buddista, dove visse fino alla morte.Questa storia romantica, piena di intrighi e colpi di scena, rese Sen una delle figure più amate del Giappone, un mix di bellezza, coraggio e tragedia.
Ancora oggi il Castello di Himeji conserva il fascino di questa figura leggendaria dal triste destino."




















Proprio accanto al castello ci sono i giardini di Kokoen, che con una giornata così bella sono magnifici nonostante sia inverno. Seguiamo il percorso obbligato guidati da un gentile omino il cui lavoro consiste nel sorridere e indicare ai visitatori la direzione, ossia l'unico sentiero che è possibile seguire 😄

Non per la prima volta, ci diciamo che ci è finalmente chiaro come mai i giappi in trasferta sembrino sempre così saùghi (chiedete alla vostra veneta di riferimento, si nun sapete che vor dì saùghi. Ma secondo me si capisce 😜). Qui ci sono le istruzioni anche per fare pipì, poi questi arrivano a Fiumicino, vengono traslati - sì, come le salme - ai rispettivi hotel e se provano a uscire si trovano in un casino inenarrabile di fermate della metro chiuse, bus che non passano, camerieri che vogliono la mancia, indicazioni poche e ben confuse, e gente decisamente aliena 👽



























Nel tornare verso l'hotel per recuperare i borsoni ci fermiamo a pranzo da Koba & co, snobbato ieri sera per desiderio - no, per colpa, diciamo le cose come sono 😜 - del mio venerato Signore e Pandone, e viene fuori che avevo ragione io. Come sempre 😀😀😀 (Dillo, Pa!). Gyoza, chop suey che non sarà giappo ma io non mi formalizzo, e ramen, un piatto più buono dell'altro. L'oste, simpaticissimo, che ha riempito il minuscolo locale - sei posti al bancone, stop - di cartelli che invitano i PAPARAZZI da strapazzo a NON scattare foto da condividere sui social ci consente graziosamente "tanto siete turisti" di farne a nostro piacere. 











Alle 14.02, puntualissimo, parte il nostro treno per Kyoto, arriviamo, sbagliamo uscita, rientriamo, la risbagliamo, ci scocciamo e prendiamo un taxy "strangers friendly" pieno di centrini all'uncinetto che per la principesca somma di EURI SEI ci scarica davanti al La Verde Hotel, che avrà l'onore di ospitarci per tre notti e ci accoglie con le nostre valigie in bella vista alla reception. La mia ansia sospira di sollievo e va a nanna per un po', noi invece dopo una rapidissima sistemata ripartiamo subito in direzione Fushimi Inari, per sfruttare fino in fondo la bella giornata. 

La stazione della metro passa a mezzo chilometro dal nostro hotel, e lungo il percorso Paolo va in visibilio davanti a questa targa, che sicuramente farà lo stesso effetto a qualunque nerd che si rispetti 😆






La domenica pomeriggio il Fushimi Inari è 'na pipinara, sapevatelo. Nonostante questo deleterio inconveniente, è davvero suggestivo, e a prezzo di poche manciate di vite umane, ma fa niente tanto sono giappi e i giappi sono tanti e tutti uguali 😁, riusciamo a strappare qualche foto quasi bella.



































































Dopo un paio d'ore e prima di raggiungere la cima dichiariamo forfait e ce ne andiamo. Vergogna vergogna, ma ne abbiamo abbastanza di torii, e visto che abbiamo tolto un giorno a Kyoto per dedicarlo a Himeji - e abbiamo fatto bene - vorremmo cercare di vedere anche Pontocho e Gion stasera, per recuperare un po' di tempo ... Pontocho è una bellissima zona stretta e pittoresca, piena di locali e di gente e di vita. Su Gion, dopo aver letto molti anni fa Memorie di una Geisha, ho fantasticato talmente tanto che potevo solo restarne delusa, e così è stato. 

Per consolarmi Paolo decide di portarmi dal susharo, e dopo affannose ricerche ne troviamo finalmente uno di nostro gusto. Non sarà il più entusiasmante del viaggio, ma con la stanchezza che ci casca addosso dopo una giornata davvero intensa lo appezziamo quanto mai. 









Siamo troppo sfatti per tornare in hotel a piedi, ma per fortuna non abbastanza per sbagliare bus. Tornati in albergo, con uno di quei gesti di profonda dolcezza che mi hanno fatto innamorare di lui perché mi dicono "io ti ascolto" Paolo si accoccola sul letto accanto a me - soon due, separati ma belli grandi - e ... mi fa vedere tutta la prima puntata di Kiss me Licia, di cui avevamo parlato nei giorni precedenti, sul cellulare. A distanza di trent'anni (ARGH), e sul posto, noto tantissima giapponesità di cui non mi ero accorta in prima visione, e vado a nanna con un gran sorriso, a sognare Andrea e Giuliano, gli okonomiyaki e il futon, Marrabbio e i Bee Hive 😄

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