Martedì 8 maggio

Martedì 8 maggio 2018



Buongiorno Africa, oggi si fa sul serio :)

Al b&b ci godiamo un'ottima colazione con tanto di cane di casa mendicante, per Paolo quella dei campioni con uova e pancetta, per me - più modesta - un'enorme macedonia con lo yogurt, la frutta è buona come ricordavo dall'Uganda e anche di più. Salutata la gentilissima host e il gatto appiccicoso, dopo un veloce passaggio a conoscere Sonja alla sede della Cardboard Box, riempito il serbatoio del Mostro - 1500 NAD, circa 100 euro, per 115 litri! - imbocchiamo finalmente la strada che porta a sud, incontrando il primo dei posti di controllo all'uscita dei centri più grandi. Ci tocca anche pagare la tangente al poliziotto di turno: una bottiglia di acqua gasata! Ce la ridiamo, che vuoi fare? ha pure chiesto per favore ^^

Prima tappa Hardap Dam, con qualche doverosa sosta foto lungo la strada. Ammirate qui il Mostro in tutto il suo splendore prima delle sterrate, così non lo rivedrete mai più. Ma no, che avete capito? il Mostro è quello bianco a quattro ruote sulla destra, l'altro è mio marito!


Buon


Ecco, adesso ho quasi completato la collezione, dopo il Meridiano di Greenwich e l'Equatore ho anche il Tropico del Capricorno ... e tra il cielo blu e la terra rossa inizio a sentirmi davvero in viaggio, davvero in Africa nonostante la splendida striscia di asfalto che ci accompagnerà per tutta la giornata.




Cartello con aggiunta ^^




Lungo la strada incontriamo anche i primi nidi di Social Weavers, gli uccelli tessitori, che vivono in grandi comunità, veri e propri condomini con tanti appartamenti quante uscite, dei piccoli labirinti di sicurezza. Beati e incoscienti li fotografiamo anche da sotto per la prima ed ultima volta.










Arriviamo alla diga verso mezzogiorno, perfettamente in linea con la tabella di marcia mooooolto ipotetica che abbiamo stilato, e dopo qualche foto decidiamo di vedere se il ristorante è aperto, tanto la fame è l'unica cosa che non ci manca mai. La Hardap Dam è tutt'altro che imperdibile, ma è una sosta piacevole per spezzare il non brevissimo viaggio verso il Kalahari, soprattutto se guida solo il tuo disgraziato consorte perché "no, no, no, non se ne parla neanche, è un pullman, non si vede dietro, ha i comandi dalla parte sbagliata, è troppo grosso, è troppo alto, blablabla". E poi ho appena inizato a perfezionare il grido di guerra per salire dal lato passeggero, troppo alto di quei trenta centimetri per la Tappa qui presente, figuriamoci se mi metto al volante.








C'è solo un'altra coppia, ma il ristorante è aperto, evviva, possiamo ordinare. Per me un club sandwich per favore, non ce l'abbiamo, okay, allora un toast, non abbiamo il prosciutto, allora un panino con il formaggio, non abbiamo il formaggio, okay, portami quello che vuoi ... va bene un Hake a la meuniere? Paolo invece ci azzecca al primo colpo, la sua Schintzel di maiale arriva subito ... saranno mica krukki per niente <3

Mentre aspettiamo i nostri piatti, e io attendo di scoprire cosa sia un Hake, vediamo le prime spettacolosissime bestiole del viaggio, dei cosi "ciccioli e piccottelli" che mi fanno subito strillare come un'adolescente cretina. Scopriremo poi che sono Iraci del Capo, e che per magnarseli sti namibani senza cuore li ubriacano con la birra "così noi li catturiamo facilmente e loro muoiono felici!" ... ma via, ve li mangereste voi, pucciosi e tenerotti come sono?










Una cosa che non si può assolutamente dire sulla Namibia è che i suoi abitanti siano tirchi nel mescere il vino: due calici del loro ne fanno almeno quattro a casa mia! Abbiamo provato un bianco e un rosso sudafricani per accompagnare il maialino e quello che scoprirò essere un nasello, tutto ottimo, per una spesa totale inferiore alla ventina di euro.




E prima di andarcene, ho modo di immortalare la prima di una lunga e curiosa serie di bestiole che ha il mio stesso parrucchiere!




Alle 14 circa, più in orario che mai, arriviamo al Kalahari Anib Lodge, una struttura bellissima dove ci assegnano una splendida camera vista piscina con un dondolo nel portico e ci offrono, come omaggio honeymoon, due bottigliette di (pessimo ^^) spumante sudafricano che apprezziamo tantissimo, una gentilezza che nonostante i miseri 7.5 gradi alcolici che per una veneta sono praticamente un'aranciata ci rende felici.







Prenotiamo il game drive delle 16 e trascorriamo l'attesa gironzolando per l'hotel e godendoci la temperatura perfetta e il nostro calice di aranc... di spumante. Quando arriva l'ora ci troviamo una flotta di tre jeep coperte da una decina di posti ciascuno, il nostro driver/guida è Ndumba, che ci invita a dirgli "Nduma stop or Ndumba go" a seconda delle foto che vogliamo scattare e inizia a raccontarci un po' di vita nella savana. Siamo al margine del Kalahari, uno dei deserti dei miei sogni, ma qui la vegetazione è ancora abbondante, stiamo andando verso l'inverno e la zona è rigogliosa.


Il primo game drive di Paolo è sicuramente ben riuscito anche se più soddisfacente per lui che per me, lo ammetto: dopo i parchi dell'Uganda sono viziata ed arriverò a rifarmi davvero, lato animali, solo con l'Etosha, una delle esperienze più piene e splendide di tutta una vita. Qui non ci sono grandi felini né elefanti, di solito e comprensibilmente gli avvistamenti più ambiti, ma possiamo comunque dirci felici: orici, springbock, struzzi, suricati, gnu, antilopi, scoiattoli di terra ...























Anche qui abbondano i nidi di Social Weavers, e Ndumba ci raccomanda di non metterci MAI sotto, per fare le foto: le uova e gli uccellini appena nati sono una delle colazioni favorite di diversi serpenti, e siccome gli uccelli adulti non gradiscono e beccano con violenza gli intrusi, capita che questi ultimi si lascino cadere a terra dal nido ... ops.











Signori, il Kori Bustard, l'uccello volante più ciccione del mondo: arriva a 18 kg e più che volare procede balzellon balzelloni, ma ci è simpatico e non intendiamo togliergli il primato:










OPS!!!

... cobra giallo in azione. Gli adulti svolazzano come impazziti tutto intorno, e noi restiamo ipnotizzati per una buona decina di minuti e forse più. E' il primo degli spettacoli affascinanti e terribili che questo viaggio ci regalerà.














Tra le altre cose Ndumba ci racconta che è altrettanto pericoloso mettersi di fronte alle profonde buche che ogni tanto vediamo nel terreno, specie se davanti svolazzano le mosche: sono scavate dagli oritteropi, che con gran delusione di entrambi non riusciremo mai a vedere, e vengono poi usate come rifugi dai facoceri (molto amati dalle mosche per il loro profumo che ricorda vagamente lo Chanel numero 5 e per la loro estrema pulizia) ... se si sentono minacciati escono caricando, e anche se è un'esperienza che non ho mai fatto credo che trovarsi di fronte un facocero incazzato non sia tra esattamente tra "le dieci cose da fare assolutamente almeno una volta nella vita"








Per il tramonto ci fermiamo sulle dune, e dalle jeep, che si riuniscono dopo un paio d'ore in cui ciascuna ha seguito un suo percorso, vengono estratti per magia tavolini, bevande, patatine, biltong come se piovesse, e Ndumba annuncia: Happy Hour! Vabbé, brindiamo per l'ennesima volta al nostro matrimonio, va: io cado vittima di una nuova terribile dipendenza: il succo di guava. Bei tempi, quando bevevo birra e vino!







Un gruppo di simpaticizzzzzzimi francesi toglie le flip flop e si gode la sabbia a piedi nudi. Nessuna delle mie invocazioni al Dio Scorpione va a buon fine, peccato. Saggiamente ci allontaniamo dal gruppo e ci godiamo con gli occhi lucidi il primo vero brevissimo e magnifico tramonto africano. Sono tornata ... grazie, amore mio, questo viaggio è il più bel regalo che mi potessi fare.



















Per non concludere su questa nota diabietizzante, ci teniamo a informarvi che siamo due brutte persone che dopo aver passato il pomeriggio a gorgheggiare deliziati su quanto siano cariiiiiine le bestiole del Kalahari hanno cenato con spiedini di impala. E che buoni erano!

Commenti

Post più popolari