10/08/15 – Grand Canyon - Kingman - La versione di Barbara
LUNEDI’ 10 AGOSTO 2015 – GRAND CANYON/KINGMAN
Ultimo risveglio in tenda , e un pizzico di malinconia. E’ stata un’esperienza bellissima e ho già voglia di ripeterla, anche se stiamo diventando sempre più croccanti … ma che importa, datemi un buon motivo per croccare e io croccherò con entusiasmo
Le docce sono lontanissime, al Visitor Center, quindi smontiamo la tenda e liberiamo la piazzola prima di andarci. Regaliamo al nostro vicino il telo sottotenda e i due materassini, mentre la tenda e il gigasaccoapelomatrimonialecheiodasolononcidormo verranno in Italia con noi. Devo vedere giù al Canyon se è possibile noleggiare un mulo da soma per il viaggio di ritorno
Arrivati alle docce, prendo il mio tovagliolo-asciugamano, il beauty ed il cambio, entro nel loculo, mi spoglio, apro l’acqua, apro l’acqua, apro l’acqua … ho detto APRO L’ACQUA! e allora, vuoi uscire? quasi quasi mi iniziano a girare … quando mi cade l’occhio su un parallelepipedo nero ad altezza occhi nell’antibagno. Io l’ho già visto sto coso … l’ho visto … l’ho visto … al Virginia Creek, serviva per introdurre i quarti di dollaro per … PAGARE LA DOCCIA!!!
Ecco una nuova bellissima occasione per impratichirmi nella splendida lingua francese. Mentre sciorino tutto il vocabolario mi rivesto, prendo le mie meste masserizie, vado alla lavanderia adiacente e cambio due dollari in quarti alla macchinetta. Ma un semplice enorme cartello antitonta no? Poi al solito finisce che mi metto a ridere da sola e mi godo l’acqua calda, pensando a quanto ghignerà Paolo quando glielo racconterò.
Ristorati e profumati andiamo a fare colazione a Market Place, ma prima … sorpresa! Un altro wapiti, o forse lo stesso di ieri, chissà, bruca serafico nel bosco, al limitare della strada. Stavolta scendo e scatto a raffica anch’io, mi avvicino quanto possibile cercando di non disturbarlo, ma quando mi rivolge uno sguardo intenso ed affettuoso accompagnato da uno scroscio di pipì tipo Niagara decido che abbiamo fatto amicizia a sufficienza e me ne torno al sicuro nella scatolona con le ruote
A colazione, il disastro. Appoggio sempre lo zaino con la reflex a terra per sicurezza, stavolta incautamente lo metto sulla panca tra me e Paolo ma basta un movimento brusco e … SCIONK! altro che francese, qua ci vuole l'aramaico:

Le docce sono lontanissime, al Visitor Center, quindi smontiamo la tenda e liberiamo la piazzola prima di andarci. Regaliamo al nostro vicino il telo sottotenda e i due materassini, mentre la tenda e il gigasaccoapelomatrimonialecheiodasolononcidormo verranno in Italia con noi. Devo vedere giù al Canyon se è possibile noleggiare un mulo da soma per il viaggio di ritorno
Arrivati alle docce, prendo il mio tovagliolo-asciugamano, il beauty ed il cambio, entro nel loculo, mi spoglio, apro l’acqua, apro l’acqua, apro l’acqua … ho detto APRO L’ACQUA! e allora, vuoi uscire? quasi quasi mi iniziano a girare … quando mi cade l’occhio su un parallelepipedo nero ad altezza occhi nell’antibagno. Io l’ho già visto sto coso … l’ho visto … l’ho visto … al Virginia Creek, serviva per introdurre i quarti di dollaro per … PAGARE LA DOCCIA!!!
Ecco una nuova bellissima occasione per impratichirmi nella splendida lingua francese. Mentre sciorino tutto il vocabolario mi rivesto, prendo le mie meste masserizie, vado alla lavanderia adiacente e cambio due dollari in quarti alla macchinetta. Ma un semplice enorme cartello antitonta no? Poi al solito finisce che mi metto a ridere da sola e mi godo l’acqua calda, pensando a quanto ghignerà Paolo quando glielo racconterò.
Ristorati e profumati andiamo a fare colazione a Market Place, ma prima … sorpresa! Un altro wapiti, o forse lo stesso di ieri, chissà, bruca serafico nel bosco, al limitare della strada. Stavolta scendo e scatto a raffica anch’io, mi avvicino quanto possibile cercando di non disturbarlo, ma quando mi rivolge uno sguardo intenso ed affettuoso accompagnato da uno scroscio di pipì tipo Niagara decido che abbiamo fatto amicizia a sufficienza e me ne torno al sicuro nella scatolona con le ruote


A colazione, il disastro. Appoggio sempre lo zaino con la reflex a terra per sicurezza, stavolta incautamente lo metto sulla panca tra me e Paolo ma basta un movimento brusco e … SCIONK! altro che francese, qua ci vuole l'aramaico:

Credo sia la prima volta in un anno che Paolo mi vede col muso, povero, e non sa esattamente da che parte prendermi, anche perché mi dura per almeno venti minuti (shame on me) peggiorando alla notizia che si, lo trovo su amazon, ma no, non è detto che essendo in fondo solo un pezzetto di plastica costi cinque euro
Comunque … arrivati alla fermata della navetta me la sono già fatta passare, il tempo sprecato da incazzata non me lo rende nessuno, e per sprecare tempo questo è il posto meno adatto. Il lungo viaggio fino a Hermit’s Rest mi distende definitivamente i nervi, un rapido giro allo shop giusto per pentirmi di non aver preso questa maglietta bellissima

e la passeggiata a bordo rim fino a Pima Point mi regala un sacco di emozioni bellissime.










... ma ditemi voi se è il posto, per mettersi a fare l'aeroplanino! aaaaansia ...

Di nuovo navetta fino a Mohave Point e riprendiamo la passeggiata … che questa volta è meno asfaltata e più esposta, in alcuni punti MOLTO esposta. Come facciano quelli che hanno bimbi a portarli qui mi rimane misterioso … a meno che vogliano inconsciamente liberarsene

Scherzi a parte, nessuna protezione: è tutto lasciato al buon senso, che a volte fa difetto più agli adulti che ai ragazzini, penso ricordando certe esibizioni intraviste ieri sera. All’affollatissimo viewpoint di Powell Point in risposta a non ricordo più quale affermazione di Paolo mi esibisco in un veronesissimo “ASSA STAR, ALA’” che viene prontamente intercettato da una simpatica padovana di mezza età che mi apostofa con: questo el me par accento veneto, ciò!




Ci salutiamo con una risata, e ricominciamo l’esplorazione, che concluderemo di lì a poco. L’unica cosa men che positiva di questo Grand Canyon è l’affollamento spaventoso, del resto in agosto e da uno dei simboli dell’Ovest non ti puoi aspettare molto altro … ma nonostante la troppa gente sono rimasta sedotta, e parto con un bel pizzicotto di dispiacere. Anche perché è il nostro ultimo parco, stiamo per dare l’addio alla natura e tornare a immergerci nel mondo popolato, molto popolato di Los Angeles.
Pranziamo con un’insalata al Market Place dove memore del disastro di stamattina coccolo la reflex neanche fosse un neonato, e poi sotto una pioggerellina sottile sottile ci mettiamo in marcia, direzione Williams, prima tappa del nostro breve viaggio sulla Route 66.




Quando arriviamo il cielo è tristissimo, ogni tanto piagnucola, ma non basta a fermarci: k-way e via, sono sicura che con il sole questa cittadina che vive (sopravvive?) del mito della Mother Road è ancora più simpatica, ma va benissimo anche così.



Ehi! come si permettono di rubarmi le idee, questi?
La visita a una bellissima vecchissima stazione di servizio/bazaar/emporio di memorabilia e ratatuia mi emoziona e a momenti mi commuove, a dispetto di quanto sostiene il mio bello non sempre è indispensabile la DeLorean per viaggiare nel tempo
Non chiedetemi perché, per me queste tessere di puzzle dal passato profumano di gioventù … eppure quando sono nate io stavo ancora tra gli angeli, e forse anche la mia giovane mamma, atterrata qui nel 1951, era ancora soltanto un’idea.
Ripartiamo e mi metto alla guida io … e quando imbocco il primo tratto di Route completamente libero da case e costruzioni, Paolo mi becca con i lacrimoni. Eh si, mi sono emozionata di nuovo, mi è bastato pensare … sto guidando sulla 66.
Seconda tappa, mentre il cielo pian piano ricomincia a sorridere … Ash Fork! Che dispiacere scoprire che De Soto ha chiuso e nessuno in apparenza ha rilevato l’attività. Volevo una maglietta come quella di Paolo, e soprattutto volevo conoscere come lui i titolari, e rivivere un pezzettino della sua strada solitaria del 2013. Pazienza … come dice Snoopy, guarda avanti che indietro ci sei già stato.

L’avanti più immediato si chiama Seligman: sembra di essere sul set di un cartone animato, è uscito il sole e quando vedo questo

inizio a guardarmi intorno cercando Wyle E. Coyote e Beep Beep (il secondo solo per tirarlo sotto, lo confesso







... da Angel e Vilma Delgadillo, dove Paolo trova finalmente l’agognata targa gialla e blu della California, non resistiamo alla tentazione di chiedere se sono disposti ad adottarci. Immediato e cortesissimo il consenso, ed eccoci anche qua!


Pausa ristoratrice al Roadkill Café, dove inizio subito a rimpiangere che non sia ora di pappa, e dove sto tuttora rimpiangendo di non essermi presa nulla con il logo “You kill, we grill” con quel delizioso avvoltoietto … ok, sono una brutta persona


Ultima sosta, la più bella di tutte: è la foto del calendario 2015 scattata da Paolo, è il desktop del pc, è un’icona della Route … è l’Hackberry General Store. Arriviamo sul tardi, manca poco alla chiusura, ma è impossibile resistere e non abusare, insieme a un’altra manciata di turisti di passaggio, del tempo e della pazienza del gentilissimo titolare, che prendiamo semplicemente in ostaggio.



Una volta completato il tour dei bagni ...

(giusto: datemi un paio di scarpe da ginnastica!
e fatto con encombiabile impegno il nostro dovere per mantenere alto il tasso di scemitudine dell’umanità



ci dedichiamo agli esterni, prima di essere cacciati via anche dal laghetto delle carpe giapponesi. Ovviamente lasciamo tracce anche qui!





Mi sono innamorata, io che da anni vaneggio di castelli, cattedrali, antiche città, grande storia e grande passato: mi sono innamorata di questo niente, di questo mondo inventato che prospera ad uso e consumo dei turisti come me, di quelli che sono felici di passare qualche minuto dentro la leggenda, di chi si porterà a casa la sua personale fettina di felicità fuori dal tempo. Magica, splendida, decadente e bellissima 66, mi sono innamorata.
Siamo ormai in vista di Kingman, e nel giro di un attimo raggiungiamo El Trovatore Motel, dove conosciamo il simpaticissimo e logorroico titolare, che intrattiene per una buona mezz’ora noi e le asiatiche arrivate contemporaneamente con chiacchiere, aneddoti, curiosità, consigli. E ci presenta il cane Taco, nome divertente ma molto meno adeguato del Wurstel che gli avrei attribuito io
Taco è un ciccionissimo istrione, e ci perdiamo ad osservare la voluttuosa agilità con cui nonostante la forma non proprio olimpionica si lancia sui croccantini che la padrona gli tira per divertirci. Finito il circo, ci chiedono che camera vogliamo, e Paolo lascia decidere a me: ciascuna è dedicata a una stella del cinema o della musica degli anni d’oro … ci sono Marlon, Elvis, Marylin, Paul, Audrey. Ma potrei forse scegliere qualcun altro?

Per cena, da gennaio ci aspetta Mr D’z, su insindacabile decisione – che peraltro non mi sogno di sindacare :wink2: – di Paolo, che passa di qui per la terza volta in meno di tre anni: sappiamo entrambi che non sarà l’ultima, tanto più che tutto sommato prendo piuttosto bene la ferale notizia che qui non si servono alcolici e la birretta quotidiana me la posso scordare. La prendo benissimo anche quando Paolo, pentito e scornato, cerca di rifilarmi la sua orrenda root beer (che siamo da Mr D’z, non si può non prenderla) e viene cordialmente rimbalzato mentre io mi gusto la mia banalissima coca ad accompagnare un ottimo hamburger e quelle meravigliose patate dolci fritte che ancora mi sogno la notte.
Commenti
Posta un commento