09/08/2015 - Monument Valley - Grand Canyon - La versione di Barbara

DOMENICA 9 AGOSTO 2015 - MONUMENT VALLEY/GRAND CANYON


Se l’alba a Zabriskie ha riempito me, tutta intera, di emozione, questa alla Monument ha riempito i miei occhi di lacrime. Uscire dalla tenda e vedere per prima cosa la sottilissima lama di luce che inizia a profilarsi dietro i Mittens, e poi seguire passo passo il risveglio del sole è qualcosa di indescrivibile.









Se poi hai anche qualcuno di speciale accanto, e questo qualcuno fa partire l’Estasi dell’oro di Morricone dal cellulare … ti trovi catapultata sul set di Il panda, il brutto e il cattivo senza neanche rendertene conto. Grazie, Paolo
Di nuovo, cavalletto e millemila foto, e una nuvola di benessere e felicità tutto intorno a noi: che viaggio meraviglioso, davvero non saprei né vorrei cambiarne una virgola.







Soddisfatte oltremisura le brame della reflex, ci serviamo della doccia – ottimi sotto tutti i punti di vista i servizi del campground, ma anche se facesse schifo, solo per la posizione lo avrei pagato il triplo senza fiatare – e poi di una frugale colazione con biscotti e the freddo preso alle macchinette della reception del campeggio. Ci fa compagnia un randagio con gli occhi buoni e tristi, spaventato ma affamato … diamo fondo ai biscotti e al beef jerky perché, manco a dirlo, siamo ugualmente incapaci di resistergli. Con il risultato che ci adotta e ci segue per darci una mano a smontare la tenda … anche se poi, se tentiamo di allungare una mano per accarezzarlo, si allontana in preda alla paura. Hai un passato difficile, cucciolone, si vede. Dopo un po’ ci lascia e va a fare amicizia con i ragazzi della tenda accanto … meglio così, io sono il tipo di disgrazia che raccoglierebbe ogni randagio che incontra sulla sua strada, sia gatto, cane, canarino o essere umano, e questa mia tendenza crocerossinistica mi ha procurato più pene che gioie in passato. Buona vita, cagnone, che Manitù ti accompagni e ti faccia incontrare solo persone buone.

Partiamo presto in direzione del Grand Canyon, abbiamo guadagnato tutta la giornata ieri e questo ci regala qualche ora preziosa oggi. Qualche breve sosta, colori surreali e paesaggi metafisici ad accarezzare il cuore, bancarelle di indiani quasi sempre socievoli e ciarlieri da cui incrementiamo il bottino dei regali per chi è rimasto a casa ... fermo immagine che ancora mi riempiono gli occhi di meraviglia attonita.








Breve pausa sgranocchio al Cameron Trading Post, dove compriamo la nostra seconda palla per l'albero di Nataleintuttolmondo che vogliamo a casa nostra, e breve ma intenso momento di panico ... ho la pessima abitudine di vivere su un altro pianeta, e di muovermi su questo come se fossi di passaggio [in un certo senso un po' lo sono, in effetti ] così quando è il momento di pagare la palla, trovando aperta la cerniera della bustina portasoldi che tengo in vita, dopo il sollievo per aver trovato ancora il passaporto, eccomi in preda al panico ... e i soldi dove sono? oddio, me li hanno rubati! ma quando?

Siamo scesi solo a comprare le collane dagli indiani, è impossibile ... intanto la palla la paga Paolo, e usciamo subito a vedere se per caso sono scivolati in macchina, ma no, è impossibile, sono certa di aver chiuso la zip ... vabbé, mi rassegno velocemente.

Erano un centinaio di dollari ciancicati in piccoli tagli, niente che mi possa rovinare la vita, ma quanto mi rompe, anche se ho altro contante non ricordo bene dove ... finché Paolo mi chiede "ma non è che li hai messi in tasca?".

Ma figurati se sono in tasca, anche se la zip è chiu... perché è chiusa la tasca della zip? e cos'è questo bozzo sospetto all'interno? sembrano quasi ... un centinaio di dollari ciancicati in piccoli tagli! ... che sospiro di sollievo! soprattutto quando Paolo invece di abbattermi sul posto mi abbraccia e mi dice meno male, tutto ok



Ripartiamo sotto un cielo ancora azzurro, con qualche sfilacciato nuvolone bianco, e dopo un paio di soste panoramiche ai primi viewpoint sul Little Colorado lungo la Desert View Drive



Arriviamo a Desert View intorno all’ora di pranzo, con il cielo che si è scenograficamente incupito e il pancino che mi brontola assai. Puntiamo subito al self service, ma prima mi affaccio, e quel che vedo mi toglie il fiato … mi avevano predetto talmente in tanti che vederlo a fine giro gli avrebbe tolto metà dell’attrattiva rispetto ai parchi rossi, ed avevo attese così basse, che posso affermare tranquillamente che ho avuto la più bella sorpresa del viaggio alla pari con il Kings Canyon.



Il cielo si è fatto ancora più scuro, ma non ce ne curiamo e dopo un panino veloce e sostanzioso ci dirigiamo alla Desert View Watchtower e al sottostante punto panoramico. Il tempo di ammirare ancora per un attimo tanta maestà e il cielo apre le cateratte, un temporalone pieno di entusiasmo si abbatte su di noi e non ci resta che riparare all’interno della torre, palesemente tarocca ma ben ricostruita, in attesa che spiova.



Hanno chiuso anche la terrazza, per il rischio che vi si abbatta un fulmine … ma i temporali sono per definizione passeggeri e dopo neanche mezz’oretta, passata a pastrugnare tutto il pastrugnabile nello shop e a salire ai piani superiori per ammirare la costruzione, possiamo uscire e riprendere l’auto in direzione del viewpoint successivo.






... riflessi ...

E lungo la strada … anzi, in mezzo alla strada … mi trovo davanti all’improvviso un’altra maestà. Per fortuna lo vedo in anticipo, anche se è in curva, ed ho tutto il tempo di frenare: un magnifico, enorme wapiti con il suo magnifico, enorme palco di corna esce dalla macchia a bordo strada e attraversa ieratico e incurante delle macchine i cui occupanti fremono di meraviglia e gratitudine mentre scattano a mitraglia. Rubo un’immagine di Paolo, presa con il 10/24 a distanza ravvicinata, perché io sono rimasta così incantata da dimenticare completamente di possedere una reflex. Non è un cervo, è una visione



Sua maestà scompare nella vegetazione e noi ripartiamo sotto un nuovo entusiastico scroscio. E stanotte siamo in tenda, olé. Ma tanto migliora, decido. E decido bene … parcheggiamo al viewpoint successivo solo per aspettare che smetta, e succede all’improvviso, e inatteso esce un sole che si fa via via meno timido. E allora andiamo a vedere e … senza fiato e senza parole: un arcobaleno, doppio e bellissimo, si riflette nitidamente sulla parete del Canyon giù in basso. Non ho mai visto nulla di simile, so che in foto non si percepisce neanche lontanamente la bellezza di questo momento, ma non riesco a smettere di scattare, provando tutte le impostazioni che conosco e inventandone di inesistenti per non perdere neanche un secondo di questo ricordo favoloso …











Da qui in poi è tutto in discesa: il sole si fa caldo e prepotente, arriviamo alla postazione dei ranger per farci assegnare il posto tenda la cui piazzola è già praticamente asciutta, così la montiamo subito, per poi dirigerci – sbagliando strada solo quelle tre o quattro volte – al visitor center per un nuovo sguardo sul Canyon anche da Mather Point, dove faremo conoscenza del Ciccioiattolo, degno parente dello Psicoiattolo di Yosemite, e altrettanto famelico anche se un po’ meno sfacciato.





Con l’idea di arrivare all’Hermit’s Rest prendiamo la navetta e cambiamo a Bright Angel … ma il tempo passa in fretta a Mohave Point e a Hopi Point, e tra una foto e l’altra ci risolviamo a goderci qui il tramonto, prima della lunghissima tratta di rientro … che ci godiamo in prima fila perché siamo gli ultimi che lasciano salire sul primo bus in partenza, e possiamo ammirare la lenta discesa del buio accanto all’autista, una matrona spiritosa e simpatica.








... aaaansia!






















Paolo è stato a cena al Bright Angel con [C] due anni fa e mi propone di tornarci perché l’esperienza gli è piaciuta: tanto per confermarmi eterea fanciulla, ho una fame che mi mangerei il cervo di oggi col palco di corna e tutto, quindi non mi faccio pregare … salvo poi restare sconcertata quando arriviamo: mi aspettavo una trattoria da camionisti, per la quale mi sento preparata e decorosamente abbigliata , e invece siamo in un posto scicchettoso che più di così non si può. Evidentemente però sono aperti anche ai camionisti perché ci accomodano senza fare una piega dopo una decina di minuti di attesa, durante i quali inauguriamo le due ottime birre che accompagneranno la cena.

Tra le ribs che ha scelto Paolo e la mia ribeye che come al solito ci dividiamo non saprei proprio scegliere, questi piatti sono un trionfo di piacere per la gola. Rassicuratici a vicenda che no, non diventeremo mai vegani , torniamo verso il campeggio … è un po’ inquietante guidare in questo buio assoluto, invidio la tranquilla sicurezza di Paolo.

Tornati alla tenda, il dramma: argh, dov’è il mio asciugamano in microfibra fu-arancione-ora-grigetto che mi segue fedele di campeggio in campeggio, che è venuto nel deserto da Foum Zguid (a proposito, non ha l'aria familiare, 'sto Marocco? )



e nelle foresta di Bwindi a caccia di gorilla? calma, riflettiamo … e riflettendo visualizzo l’agghiacciante sequenza. Doccia della Monument, antibagno, mi asciugo, appendo l’asciugamano al gancio, mi vesto, inzuppo il calzino sinistro nella pozzanghera sul pavimento che lasciata dalla tizia che ho preceduto, proferisco una serie di esclamazioni in francese, cambio il calzino, ripongo lo shampoo, allaccio le scarpe, esco. Cosa manca? manca “tolgo l’asciugamano dal gancio”, accidenti!

Ecco, adesso posso davvero dire di aver lasciato qualcosa di me in America
Non sarebbe un gran problema, se non fosse che domattina una doccia la vorrei proprio fare … per fortuna ho anche un altro telino, delle dimensioni di un tovagliolo e mi arrangerò con quello. Per doppia fortuna – e mia grande tristezza – è l’ultima notte in campeggio, le ultime quattro (ma come, di già?) le passeremo in hotel.

Mi consolo abbracciando Paolo mentre incantati a naso in su ci godiamo una stellata meravigliosa … è quasi San Lorenzo, ma se anche vedessi una stella cadente, non saprei che desiderio esprimere: ho già tutto. Anzi no … vaghe stelle dell’Orsa, non è che potreste materializzarmi un asciugamano?

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