10 maggio - da Mystic agli Hamptons
Ciao Mystic! abbiamo il ferry per Long Island prenotato per le 8, ma io, Paolo e l'ansia
alle 7.10 siamo già al porto dopo aver salutato il miglior materasso del viaggio, così ci propongono di salire tutti e tre (più Gloria) sulla corsa delle 7.30, che tanto è quasi vuota.
Durante la traversata, mentre nella nostra infinita bontà ci rifocilliamo con una seconda colazione per evitare che qualcuno possa preoccuparsi vedendoci sciupati, esce anche qualche baffo di sole. E anche oggi le previsioni le azzecchiamo domani 
Prima delle nove siamo già sbarcati a Orient Point: benvenuti negli Hamptons, un altro di quei luoghi dell'immaginario che suonano così familiari e così alieni al tempo stesso, grazie a tanti film e tantissimi libri, e che non avrei pensato di vedere mai. Cominciamo subito a vagabondare per quest'isola bellissima, anche se ... indovinate? la maggior parte dei punti di interesse aprirà con il week end del Memorial Day, esatto! come avete fatto a intuirlo? 
Alle 9.30 spaccate siamo fermi a bordo strada e concentrati più di Verstappen sulla linea di partenza: ci vuole molto più sangue freddo e velocità per accaparrarsi uno dei dieci biglietti messi in vendita per la visita di domani alle 15 a Sagamore Hill che a vincere un Gran Premio, fidatevi. I biglietti spariscono in un amen, due di essi fortunatamente dentro il nostro carrello. Un sistema più complicato no, eh? gli ingressi della domenica sono in vendita un mese prima, quelli del venerdì ve li proponiamo con due settimane di anticipo, come quelli del sabato mattina. Per il sabato pomeriggio invece ve ne proponiamo un'altra manciata alle 9.30 del venerdì precedente, ma solo se la notte c'è stata la luna piena e voi potete dimostrare di aver colto l'erica della brughiera stillante rugiada dell'alba tra le 4.22 e le 4.27 ora di Greenwich 
Vabbè, già che ci siamo ne approfittiamo per fare una passeggiata nel tranquillo quartiere benestante dove ci siamo fermati, e per contare i piccoli musei locali chiusi fino a fine mese 
Questa è la sede della Oysterponds Historical Society, e pur non avendola mai sentita nominare prima, se fosse stata aperta non avremmo rinunciato a curiosare.
La pace e la tranquillità di questo angolo di mondo ti riconciliano con la vita, è davvero un angolino di paradiso, ci godiamo il vagabondaggio senza fretta prima di ripartire alla volta della prima tappa culturale di oggi: la Big Duck! 


Finalmente un po' di cultura, dicevamo, in un viaggio che finora ci ha visti solo in luoghi fin troppo noti e instagrammabili
... che poi mi sia stufata di Instagram ancora nel cretaceo son dettagli. Scherzi a parte, la Big Duck è davvero un pezzo di storia americana. E' considerata National Landmark ed è inserita nel National Register of Historic Places. E' nata nel 1931, creata, nientemeno, da un gruppo di noti designer newyorkesi, ed è la mamma di tutte le roadside attraction degli USA. Nella prima parte della sua carriera fu un negozio di uova d'anatra, voluto dal proprietario di una delle numerose fattorie della zona per attirare l'attenzione e distinguersi dai concorrenti. La struttura in ferrocemento fece scalpore e scuola, tanto che è stata coniata l'espressione Duck Architecture per indicare tutti gli edifici costruiti con forme insolite che ne richiamano la funzione anche visivamente a scopo sia pubblicitario che funzionale.



Naturalmente ci siamo entrati e siamo rimasti una mezz'oretta a chiacchierare con l'anziano simpaticissimo volontario di origini palermitane (of course!
) e con il figlio, che ci hanno raccontato la storia della nostra anatrona e ci hanno mostrato fior di pubblicazioni, anche in anni recenti, riviste di architettura, seriosissimi saggi, tutti incentrati sulle sue vicende. La Big Duck ha avuto una vita intensa, ha viaggiato e avuto diverse funzioni, e ha finalmente trovato pace tornando nel luogo dove era nata: ora è un'attrazione, un negozio di souvenir, un bellissimo passatempo per i volontari anziani e chiacchieroni che trascorrono qui qualche ora ogni giorno accogliendo turisti e curiosi.

Lasciata l'anatrona con qualche ricordino, tra cui un magnete che entusiasmerà il nano, nipotone nostro, avido lettore di Topolino (che ha ospitato un servizio sulla Big Duck proprio la settimana successiva al nostro ritorno) facciamo vela verso il paesino di Sag Harbor, consigliato anche dal nostro volontario. Qui ha passato gli ultimi anni della sua vita il mio amatissimo Steinbeck, e non fatico a capire perché ... naturalmente non ho bisogno di raccontarvi quando e come aprirà la casa dove ha vissuto fino alla fine, vero? Pazienza, prima o poi andrò a rendergli omaggio a Salinas, dove è nato e dove è sepolto. Dopotutto anche la California potrebbe avere il suo perché 
Il vento gelido e tagliente ci sconsiglia di ostinarci nella lunga passeggiata che avevamo in mente e ci spinge, a un'ora vagamente indecorosa, a entrare in una brewery scelta a caso per consumare un pranzo veloce, visto che alle 14 abbiamo una visita prenotata.
Il pranzo è ottimo, come le birre: ordiniamo una clam chowder ciascuno e ci dividiamo una crab cake buonissima, poi ripartiamo velocemente per casa Pollock percorrendo una bellissima strada che si snoda tra i vigneti e le cantine che numerosissimi punteggiano l'isola.
La casa dove vissero Pollock e la moglie Lee Krasner, a sua volta artista di livello, è rimasta esattamente come l'ha lasciata lei alla sua morte nel 1984, quasi trent'anni dopo quella di lui. Altro esempio di coppia iconica ma molto meno affiatata e felice di quanto avessi immaginato con la mia conoscenza superficiale della loro biografia ... se non altro perché lui morì schiantandosi ubriaco contro un albero in auto con l'amante nei pressi di casa, mentre lei era in viaggio. Lee Krasner seppe conservare la memoria del marito e amministrarne l'opera in maniera tale che non solo Pollock non cadde nel dimenticatoio, ma divenne uno degli artisti più costosi dell'intera storia dell'arte.








La visita è lunga, dettagliata e veramente interessante (anche se disgraziatamente non per la bimbetta sui dieci anni e diecimila capricci che non ha fatto altro che rompere le balle e rotolarsi a terra protestando per tutto il tempo. L'ho già detto che sono una vecchia zitella inacidita che odia tutti, vero?
) e quando ci spostiamo nella vecchia rimessa che Pollock aveva trasformato nel proprio studio e ci troviamo a camminare letteralmente su uno dei suoi capolavori, anche se involontario, si fa per noi decisamente emozionante ... Pollock può piacere o non piacere, non sempre l'arte contemporanea è facile da assorbire, sicuramente a noi due mette sempre un sacco di brividi e ne usciamo felici e soddisfatti ...
... soprattutto quando scopriamo quanto donino a Paolo le deliziose ballerine rosa di pezza che ci vengono fornite per poter entrare nel santuario dell'artista 
Abbiamo nel frattempo scoperto che i coniugi Pollock sono sepolti nel piccolo cimitero a due passi dalla casa, e ovviamente non resistiamo, andiamo a porgere omaggio.
Ultima tappa veloce al faro di Montauk che purtroppo sta chiudendo (si sono fatte ormai le 16) ... forse potremmo tornare domattina, ma temo si farebbe troppo tardi, vedremo.
Ce ne andiamo a fare il check in per la stanza con il peggior rapporto qualità prezzo dell'intero viaggio, e dopo aver scoperto con orrore che non c'è il bollitore e domani ci toccherà far colazione fuori andiamo in cerca di qualcosa per tappare la voragine che si è aperta nei nostri capienti pancini.
Faccenda complicata: il primo posto che ci eravamo segnati è aperto e il parcheggio è sovraffollato. Essendo un orario umano per noi, il locale è pieno di americani che prendono il drink post cena ... ma il problema è presto risolto: è aperto, sì. Il bar e basta, in questa stagione. Indovinate quando inizierà il servizio cucina? Caspita, ma siete bravissimi! Questo si chiama avere doti divinatorie 
Ne puntiamo altri un po' a caso e finalmente ne troviamo uno aperto che per fortuna ha anche un tavolo libero. Per ancora maggior fortuna, io sono già sorda e Paolo in caso di bisogno è in buone mani con l'audiologo che mi segue al Gemelli: il livello dei decibel sfiora il milione, e la voce stridula e nasale della vicina di tavolo riesce persino a coprire la musica. Sarà una lunga serata 
Lunga e costosa: due birre, un taco con i bastoncini di Capitan Findus, cozze e una porzione di patatine fritte, niente più e niente meno di quello che vedete in foto qui sotto: cento dollari cento, siori, venghino venghino! 
Ce ne andiamo un po' rintronati, ma ridacchiosi come sempre, anche se non ricordo perché siamo saliti in macchina sghignazzando. E giuro, non erano le birre 
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