Lunedì 15 agosto 2022

Lunedì 15 agosto 2022


Ci sveglia un temporalone con i controfiocchi, ma tanto sono a malapena le sei e siamo ottimisti, abbiamo già capito che qua il tempo fa quello che vuole e cambia idea più in fretta di me davanti a un volo in offerta quando ho appena detto che per almeno un mese non voglio prenotare niente 😁

Colazione dei campioni "half dose" per entrambi, io ne esco molto provata e mi rendo conto che è ora di rassegnarsi alla vecchiaia che avanza ... non l'ho mai amato particolarmente sto frittone, adesso proprio mi mette ko. 



Il mio eroismo però si manifesta anche stavolta: in cambio dell'esenzione dal video dell'espresso, ormai tradizione malefica delle nostre vacanze in giro per il mondo, accetto di girarne uno mentre assaggio il black pudding (leggi: tipo di sanguinaccio insaccato britannico e irlandese. Viene preparato con il sangue e lo strutto di maiale o il sego di manzo e cereali, in genere zuppa d'avenasemola od orzo) ... se mi sia piaciuto, lascio a voi la giuoia di scoprirlo 😶



Ben prima delle nove siamo in marcia verso Dunnottar Castle, per me uno dei must del viaggio, desidero vederlo da anni. Sono consapevole che l'apertura è vincolata alle condizioni del vento, e che il castello è soggetto a chiusure improvvise per ragioni di sicurezza, ma il mio incrollabile ottimismo - e la paura di restare senza biglietto causa ingressi contingentati - mi ha spinto a comprare il biglietto per la mattinata già qualche mese fa. In realtà alla fine non sarebbe stato necessario, non abbiamo mai trovato tali folle da farci temere che si esaurissero i posti a disposizione anche nei pochi siti che hanno mantenuto il numero chiuso. 





Nel giro di un'ora, salutati i simpatici host (che domani sera accoglieranno Marty74 nella nostra stessa camera :D ), siamo al castello: che visione! Non c'è il sole che avevo sperato di trovare, certo, ma il meteo è clemente e possiamo avviarci senza pensieri per la vertiginosa discesa - che poi al ritorno sarà vertiginosa salita, meglio non pensarci - che porta allo sperone roccioso su cui sorgono le maestose rovine. 


















Tra discesa, risalita e visita passano oltre due ore, non pensavo ci fosse così tanto da vedere. Mi piacerebbe anche capire per quale perverso motivo la gente ami tanto infilare al contrario un percorso ben segnalato da frecce e indicazioni, creando ingorghi e file improbabili su scale strette, budelli obbligati e stanzette piccole piccole, ma vabbé, sono io che son troppo conformista e mi adeguo eccessivamente agli ordini che mi vengono impartiti. 












Oltre che molto grande, il castello è benissimo gestito e ancor meglio spiegato dai pannelli esplicativi, e visitarlo in relativa tranquillità e con così poca gente - anche se in buona parte contromano 😁 - tra il sussurro del vento e gli strilli dei gabbiani è impagabile.

























































Uscendo dal parcheggio, causa leggero languorino, peschiamo dal sacchetto del supermercato saccheggiato il giorno dell'arrivo, e per un po' si sente solo rumore di mascelle, finché una vocina femminile dolce dolce emerge gorgogliando dalla faticosa impresa e borbotta: è buonissimo, ma c'è del biscotto in questo burro!

Eh, sì, era un po' che non avevo a che fare con gli shortbread :D

Avevamo diverse opzioni per il pomeriggio, o per il caso che Dunnottar non fosse stato accessbile, tra cui un passaggio nei dintorni di Balmoral, non visitabile in questo periodo per la presenza della regina (ciao, Betty 💖😢) ma alla fine optiamo per la visita alla Peterhead Prison, a un'oretta di strada dal castello, anche se io sono un po' perplessa per il "family fun" promesso dal sito. 

La strada scorre veloce tra un "oh, guarda, voglio andare a Forfar Loch" e un "vuoi un altro po' di burro col biscotto dentro?" e un altro "ma io volevo andare a Forfar Loch", e alla fine arriviamo al tetro parcheggio della tetra progione di questa tetra cittadina, tremando al pensiero del family fun anche perché vediamo uscire diverse famiglie con creature non più grandi dei nostri nipoti, sette e nove anni. 

Con il senno di poi, cambierei il pubblicitario senza passare dal via. Che botta, ragazzi. Mi aspettavo una visita breve e una mezza americanata, invece man mano che procediamo siamo sempre più scossi. 







Il carcere, unico di massima sicurezza in Scozia, ha funzionato a pieno regime fino al 2013 ... come dire l'altro ieri, e solo allora i detenuti sono stati trasferiti nel nuovo istituto costruito qui a fianco. Le celle sono minuscole, gelide, con finestre mal chiuse che fanno passare pochissima luce e molti spifferi, non ci sono servizi ma ciascuno ha un pitale da svuotare e pulire due volte al giorno nell'unico locale per piano adibito allo scopo. 





Una doccia ogni quindici giorni, ovviamente sotto stretta sorveglianza e con pochissimo tempo perché le postazioni sono poche e i detenuti tanti. 




Servizi assistenziali ridotti al minimo, la corsa a un lavoro in lavanderia perché per quanto pesante si stava al caldo, la mensa con le posate di plastica per evitare minacce, le celle di isolamento e quella del silenzio, la peggiore di tutte, un cubo di cemento spesso senza aperture e senza luce, in cui non penetra un solo suono dall'esterno. L'ora d'aria in spazi minuscoli chiusi da gabbie basse, con il cielo spesso triste che sembra lontanissimo.




Okay, siamo d'accordo: nessuno ti obbliga a finirci, qui, potevi pensarci prima. Ma nel 2022 faccio fatica a pensare che non sia un film, ma la realtà che hanno vissuto in tanti fino a una manciata di anni fa. Fino al 1939 per le punizioni si usava il gatto a nove code, e l'uso delle celle di rigore era frequentissimo. C'è anche una ricostruzione dei riots del 1987 (1987, facevo la terza media!) che hanno reso ancora più dure le condizioni dei detenuti che si erano ribellati, e mi hanno fatto pensare a che tipo di persone dovevano essere le guardie, a quanto pelo sullo stomaco dovevano farsi crescere. 

Ne usciamo nel complesso abbastanza spettinati. E' stato interessantissimo, ma molto più "forte" della visita ad Alcatraz, che a suo tempo ho percepito molto più come museo e molto meno come posto reale, dopo sessant'anni ha perso il sapore del male che qui invece si sente ancora molto forte. All'unanimità decidiamo che ... family fun un caxxo. 




A questo punto, visto che il pranzo lo avevamo risolto con banana (rubata al B&B con la benedizione dei proprietari) e burrotti, decidiamo di fare una tirata di tre ore per arrivare a Inverness più o meno all'ora che la nostra ospite ci ha proposto, visto che aveva un impegno precedente. Tre ore durante le quali ovviamente ribadisco a più riprese il mio sdegno per non essere stata portata a Forfar Loch, sdegno che ancora ogni tanto esce fuori a due settimane dal rientro. Come si può non andare a vedere un posto con un nome così bello e sputacchievole? 

Rachel è gentilissima, porta le protesi acustiche e si fa in quattro per suggerirmi posti dove tentare di acquistare batterie di riserva per gli impianti (da scema ho sbagliato i conti, ossia le ho portate in quantità risicata, giusta giusta per arrivare a fine vacanza, ma con una certa ansia) e mi offre addirittura le sue, che però sono di altro tipo e comunque non abbastanza potenti. Sarà un mezzo dramma, come in Italia non si trovano nei centri acustici e bisogna ordinarle, su Amazon o sul sito della casa produttrice. Ne usciremo vittoriosi e con una nuova lezione imparata: alla fine della fiera, quelle che ho portato sarebbero bastate, con il freddo di quassù durano più a lungo, ma Paolo si è agitato molto più di me, e finché non ha avuto tra le mani il pacchetto di Amazon a Skye non si è rilassato :)

Riceviamo anche un sacco di buoni consigli per il ristorante e la lavanderia, e il parcheggio di Rachel sul vialetto, lei ha il permesso residenti e ci cede il suo posto privato. Unica delusione, i suoi due gatti sono decisamente sociopatici e non vogliono fare "micissia" come gli propongo a più riprese. 

Cena al "N 27" subito prenotato su suggerimento della padrona di casa: ci arriviamo in dieci minuti a piedi dopo aver comprato un bellissimo Nessie tutto per me e per il nostro albero di Natale. Nostro inteso come mio e dei gatti, naturalmente 😁



Prima di tutto passiamo però al Mustard Seed, che vogliamo provare per una cena sfiziosa, a cercare di prenotare di persona visto che online non si può. Stasera niente, domani niente, però mercoledì un posticino per noi ce l'hanno. Il cameriere racconta a Paolo che sono veramente in crisi di personale, ancora di più da quando la Brexit si è fatta concreta, e molti tengono chiuso due e anche tre sere a settimana per permettere a tutti di godere dei riposi da contratto, altrimenti ingestibili, motivo per cui riuscire a cenare fuori di lunedì e martedì è un terno al lotto ... ci affrettiamo a prenotare un thai online per domani e ci avviamo al nostro tavolo in centro. 

La cena è ottima, scopriamo il cullen skink, deliziosa zuppa tipica di pesce affumicato con vellutata di porri e patate, la cui ricetta è stata prontamente messa nella lista "ci proviamo", un piattone di cozze, una steak pie che di pie ha solo il nome visto che c'è un pezzo di pasta sfoglia posato sulla ciccia e basta, e un couscous con la spigola (che a me sembra una trota, ma non sono mai troppo pignola quando la roba è buona). Anche qui vediamo rimbalzare un sacco di gente senza prenotazione, tra cui un gruppetto di italiani che sentiamo dire sconsolati che stavolta gli tocca il McDonald di sicuro. 












Rinunciamo alla passeggiata digestiva causa pioggerella insistente, e dopo una gita da Tesco per comprare detersivo e acchiappacolore dimenticati a casa ce ne andiamo a dormire con le galline, ma sazi e soddisfatti. 


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