9 gennaio 2019
Mercoledì 9 gennaio 2019
Abbiamo dormito decisamente meglio di quanto ci aspettassimo, sul futon ... ma ci attende un ben gelido
risveglio: 7 gradi nella nostra stanza! Per fortuna la stufetta, che
accendiamo subito, funziona davvero benissimo: il tempo di uscire nel
gelido
corridoio per entrare nel gelido
bagno e assaporare le gioie della ciambella del water tiepida 😬, e la temperatura è già tornata accettabile.
Colazione a terra a gambe incrociate tassativamente alle 7.30, ma va benissimo tanto vogliamo metterci in moto presto (e ancora non sappiamo cosa ci aspetti fuori, altrimenti forse ci saremmo alzati persino prima!). Non sono sicurissima di aver apprezzato proprio tutto quel che c'era in tavola
, ma ho coscienziosamente ripulito fino all'ultimo piattino, ed è stata davvero una bella, interessante, emozionante e gelida
esperienza, questa nel nostro primo - e penultimo - ryokan.
(foto da telefono, pietà)
Paolo esce a fumarsi una sigaretta e io torno in camera a finire di sistemare i borsoni, mi arriva un messaggio sul cellulare: CORRI SUBITO QUI! e una volta corsa lì ... oooooohhh ... almeno trenta centimetri di neve coprono la bruttomobilina, la strada, il paesaggio tutto intorno, e altra ne sta scendendo copiosa. Con gli occhi a cuoricino e l'entusiasmo di una bimba chiedo al mio eroe "Che si fa?" e al suo "Non ti sei ancora messa le ghette???" capisco per l'ennesima volta che siamo proprio due bestiole uguali uguali: che culo!
Abbiamo dormito decisamente meglio di quanto ci aspettassimo, sul futon ... ma ci attende un ben gelido



Colazione a terra a gambe incrociate tassativamente alle 7.30, ma va benissimo tanto vogliamo metterci in moto presto (e ancora non sappiamo cosa ci aspetti fuori, altrimenti forse ci saremmo alzati persino prima!). Non sono sicurissima di aver apprezzato proprio tutto quel che c'era in tavola


(foto da telefono, pietà)
Paolo esce a fumarsi una sigaretta e io torno in camera a finire di sistemare i borsoni, mi arriva un messaggio sul cellulare: CORRI SUBITO QUI! e una volta corsa lì ... oooooohhh ... almeno trenta centimetri di neve coprono la bruttomobilina, la strada, il paesaggio tutto intorno, e altra ne sta scendendo copiosa. Con gli occhi a cuoricino e l'entusiasmo di una bimba chiedo al mio eroe "Che si fa?" e al suo "Non ti sei ancora messa le ghette???" capisco per l'ennesima volta che siamo proprio due bestiole uguali uguali: che culo!

Più di un'ora e mezza in giro per il paese a scattare come matti, a giocare come bambini, a godercela come panda in una foresta di bambù: un'ora e mezza che da sola vale il viaggio, sono sicura che Shirakawago sia bellissima in tutte le stagioni, ma non farei mai e poi mai cambio con una stagione più clemente, qui insieme a noi girano le fate della neve e i folletti dei fiocchi, che regalo meraviglioso della vita!
Esattamente nel posto in cui più ti aspetti di incontrarlo

Infinitamente
felici e grati per questa incredibile botta di fortuna, riprendiamo il
timone della bruttomobilina e Paolo si destreggia benissimo sulle strade
del paesello, ancora completamente bianche, fino a raggiungere il
vicinissimo casello autostradale, dove già sono passati gli
efficientissimi spazzaneve. Ci perdiamo pochissimo, e alle 10.45 siamo
già pronti a riconsegnare la bruttomobilina, non prima di aver passato
cinque minuti di panico assoluto alla ricerca delle chiavi (in effetti,
visto che siamo arrivati a Kanazawa, è piuttosto difficile che siano
rimaste a Shirakawago, no?
ma Miss Ansia non ci pensa, e Mister Citrosodina nemmeno, quindi
ribaltano ansiosamente e con una certa effervescenza - siamo coerenti,
se non altro 😛 - ogni angolo del cocchio prima tanto amato, e copiosamente insultato appena si scopre essersi ingoiato il mazzo a tradimento).

Una
breve passeggiata sotto il sole - ebbene sì, qui c'è il sole - ci porta
all'hotel, la stanza è già pronta, le ragazze alla reception parlano un
buon inglese e sono molto simpatiche, ci sistemiamo e poi via in
esplorazione.
Prima di tutto, il mercato di Omicho, anche se ormai la maggior parte dei banchi è chiusa. Poco male, ripasseremo domattina.
Passiamo velocemente anche in un kombini perché ci serve non ricordo più quale articolo IN DI SPEN SA BI LE tipo il Kitkat al The verde

Per pranzo scegliamo, con la consulenza di San Google Patrono dei Turisti Smarriti, un localino appena fuori dal mercato dove si ripete la scenetta di Kamakura - sushi only, cash only - con la differenza che qui il menu è rigorosamente senza foto ... ci affidiamo al buon cuore del cuoco (anche se ancora mi chiedo come abbiamo fatto a farglielo capire 😜), che molto cortesemente ci illustra in perfetto ed eloquente giapponese ogni cosa che ci mette nel piatto, e ce ne andiamo felici e soddisfatti anche stavolta.
Siamo tornati a casa da ormai quattro mesi, ma ancora non abbiamo avuto il coraggio di avvicinarci a un ristorante giapponese, che prima del viaggio era una delle nostre passioni. Sigh!
Rifocillati e rinfrancati, ripartiamo alla scoperta del quartiere delle geishe e di quello dei samurai. No, non ho ancora capito quale fosse l'uno e quale l'altro, ma va bene così

Ci facciamo irretire da una pubblicità astutamente esposta lungo la strada e ci ricordiamo di essere due brutte persone dedite ai piaceri dell'alcool: e non te la fai una degustazione di saké, caldo e freddo? certo che te la fai!
(sempre foto col telefono, sempre pietà)
Pur sapendo di passare per provinciale, ammetto di preferire le care vecchie pringles come snack con l'aperitivo, ma che farci? anch'io ho qualche difetto

Per esempio, adoro rovinare reputazioni altrui: non è carino Panda in versione panda? 😛
Mi sembra felice lo stesso, però

A Higashi Chaya visitiamo un'antica casa di geishe, dove abbiamo potuto fotografare solo con il cellulare (di nuovo, pietà

La ragazza che si occupa di noi ci sente parlare e coraggiosamente ci interrompe: conosce un po' di italiano e vorrebbe fare esercizio, è possibile? così ci mettiamo a chiacchierare e oltre a spiegarci per bene come si fa il vero the alla giapponese con tanto di biglietto di istruzioni scritto sul momento in buonissimo italiano, e raccontarci diverse cose sul museo e sulla città, ci accompagna fino all'uscita sempre chiacchierando, e insieme a una sua collega che ci ha raggiunti impazzisce per il mio kawaissimo e caldissimo berrettone da panda (sì lo so, quest'anno saranno 45, ma si sa: c'é voluto del talento per riuscire ad invecchiare senza diventare adulti ... e non lo dico io ^^).
La incontriamo, in compagnia della sua amica, dopo l'orario di chiusura, mentre vagabondiamo un po' a caso ... ci fermano, ci raccontano che hanno appena staccato e stanno andando al tempio a pregare per l'anno nuovo, chiacchieriamo ancora un po' e poi trovano il coraggio di chiedermi una foto insieme, con il kawaissimo berrettone in bella evidenza. Mi sento una star! (in realtà mi sento più muzungu che in Uganda, dove i bimbi mi guardavano con gli occhioni sgranati

Decisamente la gente qui è più cordiale, affabile e curiosa che a Tokyo, quasi ci dispiace salutarle, sono state davvero gentili, ma soprattutto terribilmente simpatiche.
Aspettiamo il buio per fare qualche foto alla via cui tutti fanno foto 😬 lanciando una discreta serie di AVADA KEDAVRA in ogni direzione: se potessimo stermineremmo la popolazione della città - e le relative automobili - pur di avere foto decenti, ma sembra sia illegale, purtroppo. Pazienza 😛 e
Verso le 18, ormai intirizziti, rientriamo in camera, e dopo aver deciso che di freddo ne abbiamo preso a sufficienza puntiamo un ristorante proprio sotto l'hotel, e naturalmente è chiuso. Ci spostiamo brontolando di almeno 200 metri, ma ci passa subito: cena ottima e personale simpaticissimo che parla bene inglese e azzarda qualche parola in italiano.
Sembra impossibile, è già una settimana che siamo qui!
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