10 gennaio 2019 - Kanazawa - Hiroshima
10 gennaio 2019 - Kanazawa - Hiroshima
Stamattina colazione in hotel, abbastanza presto, per sfruttare la caffetteria che ci sembra davvero sfiziosa... e poi hanno anche la macchina del caffè Faema, ci diciamo, sarà sicuramente buono!
Ecco, sulla bontà del caffè non ho niente da eccepire, ma per la prima volta mi scontro con la proverbiale rigidezza giapponese.
Si, perché in Giappone le cose si possono fare solo ed esclusivamente nel modo in cui sono previste... se nel biscotto quadrato ci va la marmellata di azuki e in quello tondo il formaggio, tu non puoi nemmeno sognarti di avere un biscotto quadrato con il formaggio...
Io non volevo nulla di così complicato, volevo solo un cappuccino con il latte freddo...
Eh, si, a volte i panda sono strani, a me non piace il latte caldo e anche il cappuccino, lo bevo solo freddo.
Per fortuna le ragazze della caffetteria parlano inglese e chiedo "one cappuccino with cold milk, please"
"Cappuccino is with hot milk"
"I know, but I don't like hot milk, instead of hot milk, add cold milk"
"Yes, but cappuccino is with hot milk, I cannot add cold milk"
Per uscire dall'impasse, chiedo un caffè e un bicchiere di latte freddo, la ragazza si tranquillizza, mette via la faccia da bovino al pascolo e ci prepara un ottima colazione!
Per accompagnare il nostro cappucc... no, espresso con latte freddo, prendiamo alcuni cookies e un fantastico scone, che tentiamo di dividerci.
Si, tentiamo, perchè il qui presente testina col cappucc... espresso con il latte freddo, mentre tenta di dividere lo scone, lo fa esplodere manco fosse una bomba a mano, con pezzi di biscotto che volano ovunque e che ho ritrovato la sera in fondo alla maglietta!!!
😂😂😂😂
Iniziamo la nostra giornata nel vicinissimo Omicho Market... entriamo presto e stamattina è tutto un brulicare di vita, con i banchi aperti, carichi di pesci conosciuti e non:
Bellissimi ricci marini e cestini pieni di ogni ben di dio!
Si, perchè qui non si pesa niente al momento... è tutto già pesato e prezzato, uno sceglie il suo cestino e il prezzo è già fatto!
Al mercato ci sono anche tantissimi posti dove mangiare e dove fare la colazione tradizionale giapponese... a noi ne è bastata una, ma qui piace!!!
Da qui, andiamo fino al castello di Kanazawa e ai giardini Kenrouken. Il meteo non è dei migliori, ma almeno, non nevica!
Eh, si, di neve ce n'è ancora un po' sulle aiuole e nei punti più riparati, fa freddo, ma basta coprirsi bene e via!
Attraversiamo il piazzale del castello, ci verremo più tardi, visto che approfittando del meteo (è prevista neve più tardi), vogliamo girare un po' i giardini, visto che è ancora presto.
Sono ancora più belli perchè praticamente ce li vediamo da soli, con pochissime persone che passeggiano sono ancora più rarefatti, magici.
Il cielo è quello che è, lattiginoso, uniforme, il classico cielo da neve, ma il giardino fa passare tutto... è un susseguirsi di laghetti e di aiole, di boschetti isolati, di colline nascoste tra gli alberi, la ricostruzione di un ambiente ideale e idealizzato.
Quelle strane strutture di corda sopra gli alberi, come ci ha spiegato il nostro amico Takahiro Nakajima, non sono solo per decorazione, ma si usano per evitare che la neve si depositi sui rami spezzandoli.
Nonostante il freddo, c'è un timidissimo accenno di sakura, con alcuni alberi già in fiore. Sono dei prugni, niente a che vedere con i ciliegi giapponesi, ma aggiungono colore in una giornata dai toni grigi.
Non c'è un percorso obbligato, come ci è capitato di vedere in altri giardini, si passeggia liberamente, seguendo il corso del torrente o costeggiando i laghetti, fino ad arrivare nel punto più basso, dove gorgoglia una piccola cascata.
Ritorniamo verso il castello, ma prima di rientrare, ci fermiamo per rifocillarci in uno dei locali della zona... io mi prendo un caffè caldo e la mia mouette che fa?
Assaggia il calpis, bevanda tipica giapponese con acqua, yogurt, limone e... GHIACCIO!
Eh, già, lei è nordica, è abituata a queste temperature!
😁😁😁😁
Finalmente entriamo nella zona aperta del castello di Kanazawa, naturalmente dobbiamo toglierci le scarpe, ma invece di lasciarle nel solito ripiano, le dobbiamo portare con noi, visto che l'uscita è dal lato opposto!
Ah, facile, direte voi...
UNO CORNO!
Provate a mettere in una bustina misura scarpa giappa i miei scarponcini misura 46... è come tentare di infilare una samsonite nella busta della spesa!!! Alla fine uso una busta per ogni scarponcino e poi l'aggancio allo zaino... ma non è finita qui!
Si, perchè bisogna indossare le famigerate ciabatte...
Ora, cari amici giapponesi, anche se da voi la misura massima è il 40, perché non pensate ai poveri turisti che hanno un surf al posto dei piedi? Lì dentro mi ci entra l'alluce e metà delle dita e il "tacco" mi si pianta nell'incavo del piede, rendendo la camminata scomoda e lenta!
Ma mettetecele 2 scarpette per i piedoni come me, no?
Non si possono scattare foto dell'interno del castello, ma dalle finestre è possibile.
Ora, com'era il castello, o meglio l'ala che abbiamo visitato?
Sicuramente bello, in alcuni casi interessante, ma non è un castello antico. Si, perchè i castelli (come i templi peraltro), essendo completamente in legno, ogni tanto vanno rinnovati e l'unico modo per ristrutturarli è smontarli pezzo pezzo e ricostruirli.
Il legno è tutto nuovo e sembra un po' di camminare in uno chalet svizzero, ma indossando uno stivaletto malese! 😂
In compenso, c'è una cosa molto interessante, un'esposizione interattiva nella quale vengono spiegate le tecniche di costruzione dei castelli, soprattutto per quello che riguarda i giunti, che devono essere resistenti, ma elastici, solidi, ma liberi di muoversi, visto che è l'unico modo per resistere ai tanti terremoti.
Torniamo verso il mercato per mangiare un boccone, anche qui un sashimi meraviglioso!
Ci compriamo anche un paio di mochi da mangiarci in treno, visto che arriveremo abbastanza tardi a Hiroshima.
Torniamo verso l'hotel per prendere le valigie ma prima troviamo l'unico tutorial su come pregano i giapponesi, in un piccolo tempio subito fuori dal castello:
E in albergo ci facciamo prendere da un attacco di Pigrizia Tremend e invece di farci a piedi il percorso verso la stazione... chiamiamo un taxi!!!
Naturalmente arriviamo in tempissimo, tanto che abbiamo anche tempo di farci un giro al combini della stazione, dove vediamo questo...
Ora... noi abbiamo 2 gatti che ne fanno più o meno un sacchetto al giorno di una roba uguale uguale a questa... ma non ci è mai venuto in mente di venderla!!!
😂😂😂😂
Dove c'è Torii... c'è tempio, anche se disegnato, anche se in stazione!
Ci aspettano 5 ore di treno, con cambio a Shin Osaka, tra una pisolata e una lettura ci viene un po' di appetito...
Ma abbiamo i nostri mochi!!!
Ora, Fedeli Lettori... io ho sviluppato un'insana passione per i mochi e per gli azuki, ma Barbara no! Oltretutto abbiamo appena letto che il mochi è tra le prime cause di morte per soffocamento accidentale per anziani e bambini, visto che ha una consistenza particolarmente gommosa e appiccicosa...
Barbara mi guarda e mi fa...
"bleah, bleah... A me non piace mollo!"
"Mettilo in bocca, che la situazione migliora!!!"
😁😁😁😁
Arriviamo ad Hiroshima, al nostro APA Ekimae Ohashi, solo per capire che "EKIMAE" ad Hiroshima significa non solo "di fronte alla stazione", ma anche "Al di là del fiume"!
Più che altro perdiamo un sacco di tempo a capire come attraversare, prima di accorgerci che c'è un lungo sottopasso che ci porta proprio di fronte al fiume, check in rapidissimo, troviamo anche le nostre valigie ad aspettarci, roba che Miss Ansia già le dava per perse in qualche sperduta località del nord del Giappone, entriamo in stanza e...
Ma è più piccola di quella di Tokyo!!!
In effetti è larga quanto il letto, che è incastonato tra una struttura lunga che fa da tavolo, comodino e cassettiera e il muro, ma a differenza di quella di Tokyo, le valigie non entrano sotto il letto!!!
Usciamo subito a cena, sperando di trovare aperto il posto che avevamo segnato, ma niente da fare... troppo tardi!!!
Mentre guardiamo sconsolati il locale, passa una coppia di giapponesi, anzianotti, lui zoppicante... mi guarda e mi fa:
"Do you want to try the best oysters in Hiroshima?"
"Yes, sure, do you know a place?"
"Yes, come with me!"
Parte come un diretto, chiacchierando con noi in un inglese squillante, è l'unico giappo che ho sentito parlare ad alta voce, continua a ripetere "IS NOT FAR" e chiacchiera con la moglie e con me, finché non arriva la fatidica domanda...
"Where are you from?"
"We're from Italy"
"AHHHHHHHH! I've been in Italy when I was a young man! I've been to the sea!"
"Really? Where?"
"It was a nice city, party every night... LIMINI!!!"
Limini??? cacchio sei stato in Italia e l'unico posto che hai visto è stato Rimini???
Vabbé...
Comunque arriviamo davanti a questo posticino un po' defilato, uno di quelli che non avremmo scelto nemmeno con google maps, arriviamo che c'è solo il proprietario e un'altra coppia al banco, chiacchiera un po' col nostro nuovo amico giapponese e ci fa accomodare, mentre salutiamo e ringraziamo il vecchietto che ci ha portato lì!
Il ristorante si chiama Le Trouvére e serve ostriche crude allevate nella baia... ne prendiamo prima 12 e poi ce ne facciamo portare ancora, io decido di accompagnarle con del sakè molto secco, mentre Barbara sente profumo di casa... Soave classico!
Tornati in hotel, prepariamo le valigie per la prossima destinazione, domattina le lasciamo al corriere!
Stamattina colazione in hotel, abbastanza presto, per sfruttare la caffetteria che ci sembra davvero sfiziosa... e poi hanno anche la macchina del caffè Faema, ci diciamo, sarà sicuramente buono!
Ecco, sulla bontà del caffè non ho niente da eccepire, ma per la prima volta mi scontro con la proverbiale rigidezza giapponese.
Si, perché in Giappone le cose si possono fare solo ed esclusivamente nel modo in cui sono previste... se nel biscotto quadrato ci va la marmellata di azuki e in quello tondo il formaggio, tu non puoi nemmeno sognarti di avere un biscotto quadrato con il formaggio...
Io non volevo nulla di così complicato, volevo solo un cappuccino con il latte freddo...
Eh, si, a volte i panda sono strani, a me non piace il latte caldo e anche il cappuccino, lo bevo solo freddo.
Per fortuna le ragazze della caffetteria parlano inglese e chiedo "one cappuccino with cold milk, please"
"Cappuccino is with hot milk"
"I know, but I don't like hot milk, instead of hot milk, add cold milk"
"Yes, but cappuccino is with hot milk, I cannot add cold milk"
Per uscire dall'impasse, chiedo un caffè e un bicchiere di latte freddo, la ragazza si tranquillizza, mette via la faccia da bovino al pascolo e ci prepara un ottima colazione!
Per accompagnare il nostro cappucc... no, espresso con latte freddo, prendiamo alcuni cookies e un fantastico scone, che tentiamo di dividerci.
Si, tentiamo, perchè il qui presente testina col cappucc... espresso con il latte freddo, mentre tenta di dividere lo scone, lo fa esplodere manco fosse una bomba a mano, con pezzi di biscotto che volano ovunque e che ho ritrovato la sera in fondo alla maglietta!!!
😂😂😂😂
Iniziamo la nostra giornata nel vicinissimo Omicho Market... entriamo presto e stamattina è tutto un brulicare di vita, con i banchi aperti, carichi di pesci conosciuti e non:
Bellissimi ricci marini e cestini pieni di ogni ben di dio!
Si, perchè qui non si pesa niente al momento... è tutto già pesato e prezzato, uno sceglie il suo cestino e il prezzo è già fatto!
Al mercato ci sono anche tantissimi posti dove mangiare e dove fare la colazione tradizionale giapponese... a noi ne è bastata una, ma qui piace!!!
Da qui, andiamo fino al castello di Kanazawa e ai giardini Kenrouken. Il meteo non è dei migliori, ma almeno, non nevica!
Eh, si, di neve ce n'è ancora un po' sulle aiuole e nei punti più riparati, fa freddo, ma basta coprirsi bene e via!
Attraversiamo il piazzale del castello, ci verremo più tardi, visto che approfittando del meteo (è prevista neve più tardi), vogliamo girare un po' i giardini, visto che è ancora presto.
Sono ancora più belli perchè praticamente ce li vediamo da soli, con pochissime persone che passeggiano sono ancora più rarefatti, magici.
Il cielo è quello che è, lattiginoso, uniforme, il classico cielo da neve, ma il giardino fa passare tutto... è un susseguirsi di laghetti e di aiole, di boschetti isolati, di colline nascoste tra gli alberi, la ricostruzione di un ambiente ideale e idealizzato.
Quelle strane strutture di corda sopra gli alberi, come ci ha spiegato il nostro amico Takahiro Nakajima, non sono solo per decorazione, ma si usano per evitare che la neve si depositi sui rami spezzandoli.
Nonostante il freddo, c'è un timidissimo accenno di sakura, con alcuni alberi già in fiore. Sono dei prugni, niente a che vedere con i ciliegi giapponesi, ma aggiungono colore in una giornata dai toni grigi.
Non c'è un percorso obbligato, come ci è capitato di vedere in altri giardini, si passeggia liberamente, seguendo il corso del torrente o costeggiando i laghetti, fino ad arrivare nel punto più basso, dove gorgoglia una piccola cascata.
Ritorniamo verso il castello, ma prima di rientrare, ci fermiamo per rifocillarci in uno dei locali della zona... io mi prendo un caffè caldo e la mia mouette che fa?
Assaggia il calpis, bevanda tipica giapponese con acqua, yogurt, limone e... GHIACCIO!
Eh, già, lei è nordica, è abituata a queste temperature!
😁😁😁😁
Finalmente entriamo nella zona aperta del castello di Kanazawa, naturalmente dobbiamo toglierci le scarpe, ma invece di lasciarle nel solito ripiano, le dobbiamo portare con noi, visto che l'uscita è dal lato opposto!
Ah, facile, direte voi...
UNO CORNO!
Provate a mettere in una bustina misura scarpa giappa i miei scarponcini misura 46... è come tentare di infilare una samsonite nella busta della spesa!!! Alla fine uso una busta per ogni scarponcino e poi l'aggancio allo zaino... ma non è finita qui!
Si, perchè bisogna indossare le famigerate ciabatte...
Ora, cari amici giapponesi, anche se da voi la misura massima è il 40, perché non pensate ai poveri turisti che hanno un surf al posto dei piedi? Lì dentro mi ci entra l'alluce e metà delle dita e il "tacco" mi si pianta nell'incavo del piede, rendendo la camminata scomoda e lenta!
Ma mettetecele 2 scarpette per i piedoni come me, no?
Non si possono scattare foto dell'interno del castello, ma dalle finestre è possibile.
Ora, com'era il castello, o meglio l'ala che abbiamo visitato?
Sicuramente bello, in alcuni casi interessante, ma non è un castello antico. Si, perchè i castelli (come i templi peraltro), essendo completamente in legno, ogni tanto vanno rinnovati e l'unico modo per ristrutturarli è smontarli pezzo pezzo e ricostruirli.
Il legno è tutto nuovo e sembra un po' di camminare in uno chalet svizzero, ma indossando uno stivaletto malese! 😂
In compenso, c'è una cosa molto interessante, un'esposizione interattiva nella quale vengono spiegate le tecniche di costruzione dei castelli, soprattutto per quello che riguarda i giunti, che devono essere resistenti, ma elastici, solidi, ma liberi di muoversi, visto che è l'unico modo per resistere ai tanti terremoti.
Torniamo verso il mercato per mangiare un boccone, anche qui un sashimi meraviglioso!
Ci compriamo anche un paio di mochi da mangiarci in treno, visto che arriveremo abbastanza tardi a Hiroshima.
Torniamo verso l'hotel per prendere le valigie ma prima troviamo l'unico tutorial su come pregano i giapponesi, in un piccolo tempio subito fuori dal castello:
E in albergo ci facciamo prendere da un attacco di Pigrizia Tremend e invece di farci a piedi il percorso verso la stazione... chiamiamo un taxi!!!
Naturalmente arriviamo in tempissimo, tanto che abbiamo anche tempo di farci un giro al combini della stazione, dove vediamo questo...
Ora... noi abbiamo 2 gatti che ne fanno più o meno un sacchetto al giorno di una roba uguale uguale a questa... ma non ci è mai venuto in mente di venderla!!!
😂😂😂😂
Dove c'è Torii... c'è tempio, anche se disegnato, anche se in stazione!
Ci aspettano 5 ore di treno, con cambio a Shin Osaka, tra una pisolata e una lettura ci viene un po' di appetito...
Ma abbiamo i nostri mochi!!!
Ora, Fedeli Lettori... io ho sviluppato un'insana passione per i mochi e per gli azuki, ma Barbara no! Oltretutto abbiamo appena letto che il mochi è tra le prime cause di morte per soffocamento accidentale per anziani e bambini, visto che ha una consistenza particolarmente gommosa e appiccicosa...
Barbara mi guarda e mi fa...
"bleah, bleah... A me non piace mollo!"
"Mettilo in bocca, che la situazione migliora!!!"
😁😁😁😁
Arriviamo ad Hiroshima, al nostro APA Ekimae Ohashi, solo per capire che "EKIMAE" ad Hiroshima significa non solo "di fronte alla stazione", ma anche "Al di là del fiume"!
Più che altro perdiamo un sacco di tempo a capire come attraversare, prima di accorgerci che c'è un lungo sottopasso che ci porta proprio di fronte al fiume, check in rapidissimo, troviamo anche le nostre valigie ad aspettarci, roba che Miss Ansia già le dava per perse in qualche sperduta località del nord del Giappone, entriamo in stanza e...
Ma è più piccola di quella di Tokyo!!!
In effetti è larga quanto il letto, che è incastonato tra una struttura lunga che fa da tavolo, comodino e cassettiera e il muro, ma a differenza di quella di Tokyo, le valigie non entrano sotto il letto!!!
Usciamo subito a cena, sperando di trovare aperto il posto che avevamo segnato, ma niente da fare... troppo tardi!!!
Mentre guardiamo sconsolati il locale, passa una coppia di giapponesi, anzianotti, lui zoppicante... mi guarda e mi fa:
"Do you want to try the best oysters in Hiroshima?"
"Yes, sure, do you know a place?"
"Yes, come with me!"
Parte come un diretto, chiacchierando con noi in un inglese squillante, è l'unico giappo che ho sentito parlare ad alta voce, continua a ripetere "IS NOT FAR" e chiacchiera con la moglie e con me, finché non arriva la fatidica domanda...
"Where are you from?"
"We're from Italy"
"AHHHHHHHH! I've been in Italy when I was a young man! I've been to the sea!"
"Really? Where?"
"It was a nice city, party every night... LIMINI!!!"
Limini??? cacchio sei stato in Italia e l'unico posto che hai visto è stato Rimini???
Vabbé...
Comunque arriviamo davanti a questo posticino un po' defilato, uno di quelli che non avremmo scelto nemmeno con google maps, arriviamo che c'è solo il proprietario e un'altra coppia al banco, chiacchiera un po' col nostro nuovo amico giapponese e ci fa accomodare, mentre salutiamo e ringraziamo il vecchietto che ci ha portato lì!
Il ristorante si chiama Le Trouvére e serve ostriche crude allevate nella baia... ne prendiamo prima 12 e poi ce ne facciamo portare ancora, io decido di accompagnarle con del sakè molto secco, mentre Barbara sente profumo di casa... Soave classico!
Tornati in hotel, prepariamo le valigie per la prossima destinazione, domattina le lasciamo al corriere!
Commenti
Posta un commento