3 gennaio 2019

Giovedì 3 gennaio 2019


I panda, si sa, sono bestiole rare e meravigliose, tanto che appena ne ho visto uno comparire nel mio orizzonte ho puntato il ditino, ho detto "Voglio quello" e me lo sono sposato prima che se ne potesse accorgere. 

I panda però hanno anche dei difetti, ho scoperto: a parte la spesa spaventosa per l'esagerata quantità di bambù che mi ingurgita quotidianamente, il mio non è per nulla adatto ai letti degli alberghi giapponesi. Troppo largo, troppo alto, troppo caldo! :D

Immaginate questa poverina che confinata in venti centimetri di letto spacciato per matrimoniale, tra il muro ed il panda, si sveglia nel cuore della notte perché le scappa la pipì. Immaginate le dure battaglie condotte nel buio e nel silenzio (solo per lei, le va di culo che è sorda, perché lui di notte si pippa i treni, la metro, la ventola del riscaldamento, i passi degli insonni del piano di sopra, le cavallette e una tremenda inondazione) per raggiungere il bagno senza svegliarlo. 

L'impresa ovviamente fallisce miseramente, ma il cuore afflitto della pulzella viene subito consolato: come balsamo sulle ferite del suo orgoglio, ecco la ciambella del water riscaldata. Dimenticate Leopardi, dimenticate Auden, dimenticate Emily Dickinson: QUESTA è poesia ^^

Vale la pena di fare un viaggio in Giappone anche solo per passare il resto della vita a tormentare il poveretto da cui vi siete fatte sposare perché ve la compri, possibilmente in versione superfashion, con gli uccellini e le cascatelle :p

Tranquilli: se siete dei superficiali che si interessano poco alle cose dello spirito e non hanno apprezzato questa digressione sopraffina, troverete qualcosa di interessante nel prosieguo della giornata :D

Abbiamo scelto questo primo giorno per chiedere a Edo Tokyo Guide di affidarci a uno dei suoi ciceroni, con la malcelata speranza di imparare a prendere la metro con l'aiuto di un indigeno. Non lo confesserò nemmeno sotto tortura, ma ho passato metà del volo di andata immersa nelle previsioni più fosche circa le nostre capacità di sopravvivenza nel Sol Levante, vedendoci già sperduti, incompresi, digiuni ... DIGIUNI, capite la tragedia? 

Ci siamo accordati con il signor Takahiro, la nostra guida volontaria che parla inglese, per vederci alle 9.30 nella hall (veramente ci aveva proposto le 10, ma siamo insorti ... sprecare ore preziose a poltrire, giammai) e stare in sua compagnia fino alle 15.30 circa, visto che per il pomeriggio abbiamo preso il biglietto per il Mori Building Art Museum e quindi ci dirigeremo verso Odaiba. 

E' anche la giornata più scarica della nostra programmazione, abbiamo previsto una mattinata in giro per Ginza, pranzo a Tsukiji anche se il mercato del pesce si è già trasferito, e siamo aperti ad eventuali proposte. Durante il nostro scambio di mail prepartenza Takahiro, gentilissimo, ci ha chiesto quali fossero gli aspetti per noi più interessanti e coinvolgenti per adattare la passeggiata ai nostri gusti. 

Alle 9.30 in puntissimo lo incontriamo nella hall, in cappotto, cartella e mascherina: ci illustra le sue proposte mostrandoci una cartina e un libretto fitto di post it e appunti e non ci mette molto a convincerci a rimandare Ginza a dopo pranzo, se avanzerà tempo, in favore del Tokyo Edo Museum, gli basta pronunciare le paroline magiche: Ginza è la zona dello shopping, e toh, Ginza si è bella che smaterializzata dai programmi. In realtà ne avevo letto qualcosa e mi attirava poco, per quello l'avevamo inserita il primo giorno, con l'idea di essere fusi dal fuso. 

Usciamo dall'hotel per dirigerci alla metro, e improvvisamente Takahiro inizia a parlare italiano! restiamo sbalorditi e io sono entusiasta, con la mascherina faccio fatica anche così, figuratevi con l'inglese. Ci racconta che è insegnante di inglese e guida autorizzata, ma vuole prendere l'abilitazione anche per l'italiano, quindi si impossessa di tutti i turisti provenienti dal Bel Paese e li spreme come limoni, cosa di cui siamo assolutamente entusiasti. Tanto entusiasti che tra una chiacchiera e l'altra il nostro amico canna clamorosamente la fermata, perché ci sta mostrando il libro su cui studia la nostra lingua, e dobbiamo raggiungere la banchina opposta per tornare indietro. 

Il Tokyo Edo Museum non l'avevamo nemmeno preso in considerazione: beh, sbagliavamo. E' stata una tappa interessante, diorami e ricostruzioni strepitose, un modo affascinante per seguire la storia a noi sconosciuta del Paese che ci ospita e di cui non sapevamo praticamente nulla. Continuiamo a non saperlo, ovviamente, ma adesso possiamo darci delle arie facendo finta di sì :D

















Takahiro fa del suo meglio per renderci felici, integrando le spiegazioni con i suoi commenti in italiano, e quasi si commuove scoprendo che conosco alcuni kanji: in realtà riconosco a malapena pochissimi dei più comuni, ricordo di quando studiavo cinese in era Avanti Paolo, ma insomma via, faccio la mia porca figura lo stesso :o)

Usciamo giusto per l'ora di pranzo e ci dirigiamo a Tsukiji Market. Il mercato del pesce si è spostato in una struttura nuova che dicono più asettica oltre che più igienica, ma parte delle attività di ristorazione sono rimaste qui, e la zona è ancora affollata e pittoresca. Scegliamo un susharo a caso e ne usciamo molto più che soddisfatti: per una spesa modesta, 46 euro in tre, ci portiamo via tre di questi piattoni e un paio di roll, che definire divini è poco. Capisco subito che non riuscirò tanto presto a tornare al ristorante giapponese, anche se a Roma ce ne sono di ottimi, qui è un altro mondo. E questo primo sushi alla fine risulterà uno dei più dimenticabili!

Il nostro nuovo amico è decisamente un giapponese atipico, sente due turiste al tavolo accanto a noi parlare inglese consultando una cartina e si fionda in aiuto, e attacca bottone anche con due ragazzi spagnoli in fila con noi in attesa del tavolo.






Offriamo ovviamente il pranzo a Takahiro, come previsto anche dalle regole dell'associazione (ma lo avremmo fatto in ogni caso, naturalmente), e in cambio ci propone una passeggiata post pranzo agli Hamarikyu Gardens in cambio di Ginza. Di nuovo, aggiudicato!

E anche stavolta abbiamo fatto bene, i giardini - benché gennaio probabilmente non sia la stagione migliore per goderseli - sono davvero belli, tenuti in maniera splendida, ospitano un laghetto bellissimo e una casa da té tradizionale ricostruita a perfezione. 

 

















Ecco il nostro cicerone, spontaneo e naturalissimo, in piena fase "faccia da selfie" :D


 



E' ormai ora di salutarci e Takahiro ci accompagna alla fermata di Shiodome, dove prenderemo il trenino per Odaiba. Ci salutiamo qui, felici e grati per l'esperienza veramente piacevole e interessante ... purtroppo non abbiamo pensato a portargli un regalo, come vorrebbe l'educazione (se il Giappone dichiarerà guerra all'Italia sarà per colpa nostra, sapevatelo), mentre lui ci offre sette biscottini della fortuna, ciascuno dedicato a una divinità protettrice del nuovo anno, ciascuna con un gusto diverso. Tutti buoni, come può confermare Sabrina, con cui li abbiamo divisi per sdebitarci :)


 










Grazie ai consigli ricevuti sul forum, riusciamo ad accaparrarci un posto davanti sul vagone di testa (il trenino non ha guidatore) e ci diamo agli esperimenti fotografici, non troppo esaltanti, riuscendo a non uccidere più di un paio di adulti e una mezza dozzina di marmocchi. 






















Arrivati a Odaiba che si fa? si va dal Gundam, che domande. Shame on me, io non sapevo nemmeno chi fosse, per fortuna almeno uno dei due si salva dimostrandosi un vero nerd, e cade in trance :)

Per rendere felice anche me, Sua Maestà il Fuji si mostra all'orizzonte grazie al cielo limpidissimo: ottima scelta, venire in gennaio. 





















Comincia a fare freddo e tira un vento che ci taglia in due, quindi che facciamo? Esatto: andiamo a piantare il cavalletto sulla spiaggia per fare foto al tramonto e soprattutto al Raibow Bridge. Avevate dubbi? 


 



























Esattamente trenta secondi prima dell'ibernazione decidiamo di sopravvivere: entriamo in uno degli onnipresenti centri commerciali dove la temperatura tropicale ci rimette al mondo, per studiare come arrivare al Mori Building. Escludiamo subito di avviarci a piedi come avevamo pensato in un primo momento, per il timore di incontrare lupi, orsi bianchi, foche e pinguini mannari, e risaliamo sul trenino, per fortuna la fermata è vicinissima alla struttura, che raggiungiamo in pochi minuti. 

I biglietti sono ovviamente esauriti da tempo, quindi non troviamo fila, anche perché sono ormai le 18, e quando mi avvicino all'addetta ai tornelli di entrata con la mia documentazione a giustificazione del biglietto disabili, la vedo incerta ... mi fa segno di proseguire senza controllare, sulla fiducia. Semplicemente, qui non è concepibile che a qualcuno venga in mente di pagare un biglietto disabili, che costa la metà anche per l'accompagnatore, senza avere un handicap. 

Il TamLab Borderless è ... un'installazione? una immersione nella realtà virtuale? non saprei come spiegarmi meglio, posso solo dire che è stata un'esperienza splendida, onirica, avvolgente, rasserenante. Camminare in mezzo a fiori di luce che sbocciano e a farfalle immaginarie che ti volano intorno, sedersi in mezzo a una finta cascata, saltellare per spiaccicare le lucertole luminose sul pavimento (si, sono katifa!) ... è, semplicemente, bellissimo. 














































Torniamo in hotel sazi e soddisfatti per questa prima giornata piena in terra d'Oriente (la mia prima Asia! non quella che mi attira di più - Angkor Wat! - ma pur sempre una in lista da secoli) e ci scopriamo improvvisamente pigrottissimi e infreddoliti: torniamo dal ramenaro di ieri sera, ti va? certo che mi va, ma stasera doppio pepe di Sichuan!

PREV <-

Commenti

Post più popolari