06/08/2015 - Las Vegas - Bryce - La versione di Barbara

06.08 LAS VEGAS-BRYCE CANYON

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Frase del giorno: FRENAFRENAFRENAAAAAAA!!!

Visto che sappiamo già dov’è il bar, oggi a colazione ce la sbrighiamo in fretta, pensiamo fiduciosi. Peccato che ci sia una coda terrificante – ahò, annate a dormì, che ce fate in piedi alle otto nella Città del Peccato? – e che davanti a noi ci sia una specie di Betty Boop settantenne e vagamente baldracca 😵 che chiacchiera incessantemente prima con le cassiere che dovrebbero servire noi, poi con le tizie al bancone che dovrebbero servire noi, poi si impossessa dell’intera postazione tovaglioli-latte-zucchero che dovrebbe servire a noi con le sue ottomila borse e sacchettini, poi ha anche il coraggio di contenderci i tre centimetri di bancone dove ci siamo finalmente sistemati … immaginate un panda mannaro sul punto di attaccare, e una pandessa che gli fa i grattini dietro le orecchie e gli dice “bono, booono …” e intanto pensa: Paolo ti prego, màgnatela! 😂

In qualche modo ne usciamo tutti vivi e torniamo di corsa in stanza, non prima di essere passati dal concierge. Batto sul tempo Paolo e mi esibisco in un flautato: Good morning, we have a problem … we forgot both our keys in the room, could you help us, please? la tizia al banco sta ancora ridendo, non so se per la mia confessione o la mia pronuncia, ma l’importante è che siamo riusciti a tornare in possesso delle nostre mutande e dei nostri calzini sporchi prigionieri della 1078P, ci tenevamo

Ieri mattina incautamente ho affermato, guardando dalla finestra: c’è pochissimo traffico, potrei anche sentirmela di guidare io, uscendo dalla città. Non l’avessi mai detto! Paolo mi prende in parola … e fa bene. Sono molto affezionata alle mie Mental Pipps, ma ogni tanto mi piace anche superarle e lasciarle indietro … tanto se c’è bisogno riescono sempre a raggiungermi di nuovo . Una delle mie predilette è: non sono capace di guidare nelle grandi città sconosciute. Ottimo presupposto per una che ha chiesto il trasferimento da Verona a Roma, ne converrete

Caricate le millemila tonnellate di bagagli sulla Biancona Sister (che non mi ricordo mai come la chiama Paolo) mi metto al volante, svolto a destra, mi avvicino al semaforo e FRENAFRENAFRENAAAAAAA!!! mi giro verso il panda esibendo la mia migliore versione dello Sguardo Che Uccide, l’ho visto benissimo che è rosso! mentre aspetta di essere Ucciso Dallo Sguardo, il panda si afferra al freno a mano come se non ci fosse un domani – e in effetti potrebbe non esserci – e borbotta: il semaforo è DOPO l’incrocio. Ops. Beh, se non mi sono suicidata e non mi ha uccisa lui, probabilmente posso sopravvivere a qualsiasi cosa

Ragazzi, adesso ci scherzo, ma se non fosse stato per la prontezza di riflessi di Paolo probabilmente mi sarei fermata solo in mezzo all’incrocio. Lo so, non è il primo giorno né la prima volta che guido qui, ma l’abitudine al semaforo italiano è dura a morire … per un attimo mi viene l’istinto di dirgli che è meglio se guida lui, ma ci ripenso, non voglio mollare così. Un po’ nervosa, il traffico è tanto, ma vittoriosa, raggiungo il Walmart vicino all’aeroporto, dove finalmente facciamo nostro il famoso telo sottotenda. Paolo mi propone di darmi il cambio per uscire da Las Vegas, ma mi forzo a dire di no. Se c’è una cosa che odio, è non essere in grado di arrangiarmi in qualunque circostanza.

Però che sospiro di sollievo quando le duecentocinquantasette corsie diventano due e torniamo a percorrere le lunghe strade semideserte che ho imparato ad amare … contro il consiglio di molti, abbiamo deciso di non passare da Zion sulla UT9, ma di prendere la UT14 da Cedar City. Zion, che a Paolo non piace ma che mi attira tantissimo, ce lo faremo per bene nel prossimo viaggio da queste parti, e visto che non conosco la strada che lo attraversa apprezzo con tutto il cuore la – forse – meno scenografica UT14 che mi regala inaspettati panorami alpini, squarci della Dixie Forest e lo splendido Red Canyon.












A Cedar City per la solita sosta tecnica, provo finalmente il mio primo Pizza Hut: devo ammettere che la mia diffidenza era mal riposta, la pizza è veramente buona. Prendiamo una funghi-pancetta-formaggio con gli spinaci freschi, e non riusciamo ad andare oltre la metà, anche perché i bordi sono ripieni di altro formaggio e la farcitura è abbondante … e vai, la mia seconda doggy-bag (della prima vi racconterò quando mi deciderò a postare l’ultima giornata del diario newyorkese ). L’unica cosa che mi perplime è la quantità industriale di glassa di aceto balsamico che copre gli spinaci, ma vabbé … so’ americani.



(so che apprezzerete la SUPERBA qualità degli scatti al cellulare )
Un po’ agghiacciante la scoperta che faccio annusando il barattolo del sale … Paolo, senti, ha un odore strano sto sale … e ci credo amore, è parmigiano! parmigiano all’aglio, mi dice il coraggioso dopo il temerario assaggio. Là dove osano i panda! E vabbé … so’ americani






Nonostante il cielo caliginoso ci godiamo moltissimo la strada che ci porta al campeggio dove dormiremo stasera, a qualche chilometro dall’entrata del Parco e dal Ruby’s Inn. Siamo – ma va? – un po’ in ritardo e il cielo non promette un grande spettacolo, ma decidiamo di montare la tenda e provare almeno ad iniziare il Navajo Loop. Alle brutte lo faremo domani, e pazienza se non sarà un gran tramonto, ci diciamo.


E invece … arrivare in ritardo sul previsto è stata la nostra fortuna. Ci affacciamo a Sunset Point e i miei occhi si riempiono di colpo di lacrime, come tante volte in questo viaggio, e anzi forse un po’ di più. Un’emozione fortissima, un momento di pura e assoluta felicità … e come se mi avessero sentita, le nuvole si spostano, compare un baffo di sole che via via si fa più deciso e anche se sono le cinque passate ci guardiamo e … si va.











(non resiste, è inutile )












Un grazie particolare a @@ceemo e @@ieio14, e a tutti quelli che ci hanno consigliato di fare il giro in senso antiorario, partendo dal Navajo Loop e lasciando il Queen’s Garden alla fine, non saremmo sopravvissuti alla salita , mentre la discesa agli inferi è stata affascinante e bellissima. Ho lasciato il cuore tutto intero a questo parco, e non ho esitazioni nel definire questa passeggiata come la più bella della mia vita. Il sole ci ha baciati fino alla fine, regalandoci una tavolozza degna del Pittore Celeste, se mai ce ne fosse uno …








































Credo che Bryce Canyon sia il posto più bello su cui si siano mai posati i miei occhi in quarant’anni e spicci, e prima ancora di lasciarlo avevo deciso che noi due ci rivedremo. Lascio parlare le foto, anche se tutti lo conoscete vi spiegheranno meglio di me.
Il tramonto, curiosamente, non è la cosa speciale che mi aspettavo, ma ho il cuore ancora pieno della meravigliosa risalita nel sole e nel vento e quasi non ci faccio caso.























































La tenda è a posto e ci aspetta, quindi ci fermiamo direttamente a cena al Ruby’s Inn, che Paolo brama rivedere da quando ci è stato nel 2013 e che da stasera bramo anch’io … botta di fortuna anche qui, neanche dieci minuti di coda, e subito dopo di noi arriva il mondo. Vi risparmio il panegirico della T-bone al sangue più clamorosa che abbia mai mangiato, ma se passate di qua andateci … e fidatevi, che sono boccuccia, io!



Riassunto del giorno ... eccolo qui




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