Martedì 22 maggio 2018

Martedì 22 maggio 2018

Per consolarsi del dispiacere di lasciare il Grootberg (davvero saremmo rimasti volentieri un altro paio di giorni, questo posto è un paradiso), Paolo si scofana coscienziosamente la terza enorme colazione dei campioni del viaggio, per affrontare in forze la discesa verticale. Non ho idea di come se la sia cavata perché ho chiuso gli occhi forte forte, ma direi che il fatto di essere ancora viva depone a suo favore :D
 
Oggi inizia l’avventura forse più bella – ma è dura fare classifiche – si punta l’Etosha! Salutiamo il Damaraland conversando di alta filosofia come sempre … un paio di esempi per chi si chiedesse come facciamo a funzionare così bene, noi due ;)
 
Barbara (puntando il dito): Duna!
Paolo: DDDUE!
Barbara: …
 
Barbara (ispirata e commossa, parlando dell’amore): … perché vedi, io metto i mattoncini e tu la malta.
Paolo: … malto?
Barbara (ancora più ispirata e commossa): BILLAAAAAAAAAA!!! [NDA: grido di battaglia di nostra nipote Sara quando a un anno e mezzo reclamava la sua giusta dose di alcol, che adora, ormai entrato nel lessico famigliare]
 
Arrivati a Kamanjab, prima di fare la spesa, Paolo decide di far controllare la gomma, che ha ancora l’aria provata, e in effetti ha due buchi nuovi. Che fare? 750 dollari e passa la paura, ci fermiamo dal gommista/barbiere/venditore di uova all in one che con un’attrezzatura commovente e una pratica indiscutibile mette una splendida toppa, che reggerà a meraviglia la settimana di sterrato che ancora ci aspetta. Nell’attesa, dopo aver declinato il gentile invito a comprare qualche ovetto fresco, mi dedico a pastrugnare coscienziosamente una micina minuscola, avrà forse due mesi (e probabilmente tutte le pulci del mondo) che ricambia stordendomi di fusa. La tenerezza <3
 

      A sorpresa, da Kamanjab all’entrata ovest dell’Etosha scorrono settanta chilometri di asfalto liscio e perfetto, non siamo più abituati. Paghiamo il dovuto agli uffici del parco, facciamo la pipì e … wow, siamo all’Etosha! Stanotte si dorme al Dolomite Camp, il più occidentale tra gli alloggi gestiti dal parco, e nei quarantacinque chilometri – di nuovo sterrati - che ci aspettano per raggiungerlo cominciamo a fare i primi incontri: zebre, giraffe, uccelli buffi e uccelli coloratissimi. Alle prime zebre l’entusiasmo è alle stelle e gli strilli non si contano, ma tempo ventiquattr’ore e ventiquattromila juventinissimi esemplari la conversazione si stempera: amore, ci sono le zebre a sinistra. Uhm, zebre … ballano il tip tap? No, allora non mi fermo :D


















Arrivati al lodge verso le due, prenotiamo al volo il game drive delle tre visto che per quello serale che puntavamo non c’è più posto, raggiungiamo la nostra camera con la navetta-golf cart, visto che il lodge è costituito da una serie di magnifici bungalow disposti sui due lati del crinale di una collina e la stradina per raggiungerli è minuscola e scomodissima per i bagagli anche se portiamo solo la sacca giornaliera, mangiamo un panino al volo concedendoci a malapena il tempo di ammirare il panorama magnifico che abbiamo davanti e via.
 

Saliamo su una jeep nove posti tutta per noi, che avrebbe bisogno di sospensioni nuove, e partiamo per un giro di tre ore durante il quale incontriamo orici, springbok, gnu, zebre, giraffe, struzzi, uno sciacallo … siamo contenti, ma non completamente, è stata una bella introduzione, ma come tutti quelli che vengono qui in realtà bramiamo elefanti e grandi felini. Dato poi che le strade percorse sono quelle normalmente aperte ai turisti con la propria auto, decidiamo di comune accordo di investire nei prossimi giorni solo nei game drive notturni e in quelli dell’alba, quando non potremmo uscire da soli dai cancelli dei lodge e comunque non sapremmo dove e come cercare gli animali, e di girare da soli durante il giorno, decisione che si rivelerà azzeccatissima.





































Torniamo in stanza a prepararci per la cena, dal balcone in lontananza vediamo muoversi nella pianura sotto di noi un puntolone scuro … prendiamo gli obiettivi al volo e proviamo a ingrandire … sìììì, un elefante! Un elefante vero, il nostro primo elefante dell’Etosha! Io saltello tutta felice, Paolo ha gli occhi lucidi … che emozione infinita, che felicità incredibile essere qui, sposati, innamorati, fortunati, con un elefante sotto casa. Per stemperare la commozione Paolo mi chiede dove voglio andare per il primo anniversario e mi propone Parigi … considerando che siamo sposati da diciassette giorni, non mi si può accusare di aver scelto un compagno poco previdente :D
 
Alla reception abbiamo apprezzato come sempre la richiesta di specificare se abbiamo intolleranze a qualche cibo particolare. Un po’ meno apprezziamo l’enorme fettona di zucca a contorno del secondo, che me lo chiedi a fare se poi mi dai esattamente quello a cui ti ho detto di essere allergico? La cameriera prima fa la gnorri, poi dice che non le è stato comunicato, ma comunque non ci sono alternative, vabbé, pazienza. Ci consoliamo con zuppa di cipolle e spezzatino di kudu, non la cena migliore del viaggio, ma sicuramente discreta.













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