08/08/2015 - Tsegi - Monument Valley - La versione di Barbara


SABATO 8 AGOSTO 2015 - KAYENTA/MONUMENT VALLEY

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Frase del giorno: PANDINO, CI HO FAME!

Verso le quattro ci svegliamo, e guardiamo fuori speranzosi … ci sono le stelle, evviva! Incrociamo le dita e torniamo a nanna, che domattina ci aspetta la Monument. Ottimismo premiato: ci svegliamo sotto un cielo splendidamente azzurro, con giusto qualche nuvoletta bianca decorativa. La temperatura è favolosa, l'umore altissimo ... persino il randagio depresso, meno spettinato di ieri sera, si rivela essere una mamma cana che ha palesemente la residenza qui insieme ai suoi cuccioli.
L’idea è fare colazione in stanza, visto che c’è il bollitore ed abbiamo i biscotti, ma il BEST BEFORE FEB 2013 che campeggia sulle buste del caffè inspiegabilmente ci fa desistere e ce ne andiamo al bar della reception, dove scopro con divertimento che la titolare si chiama Patrizia Tantecapre - ieri sera è entrato solo Paolo - e ci godiamo pancakes e caffè, probabilmente scadutissimo pure questo ma occhio non vede stomaco non duole. I pancakes sono buoni, ma come al solito in porzioni esagerate e io dopo un po’ cedo, non prima di essermi deliziata a pastrugnare la cosa nella scatoletta che recita “YOU CAN’T BELIEVE IT’S NOT BUTTER!!!” … ci credo, tesoro, ci credo. Ma facciamo che non voglio sapere cos’è
Stamattina avremmo l’appuntamento per il tour fotografico del Lower Antelope, ma anche se c’è il sole non siamo poi così dispiaciuti di esserci allontanati troppo per tentare. Da un altro punto di vista ci siamo avvicinati alla Monument, dopo tutto, e comunque non credo che dopo il diluvio di ieri il Canyon sia agibile e piacevole.
Ci avviamo subito verso la Valley, e appena avvistiamo il cartello dello Utah parte il coretto: dove sono gli adesivi? Da qualche parte lì dietro, ovviamente … basta rovistare quelle cinque, sei ore e tutto si trova – anche il Calzino Perduto del Bryce, alla fine del viaggio







Doverosamente imbrattato anche questo cartello, paghiamo, entriamo e andiamo subito ad ammirare i Mittens dalla terrazza del The View … per il campeggio ci dicono di ripassare dopo mezzogiorno, così decidiamo di dedicarci a Muley Point e alla Valley of the Gods.





(ve l'ho detto, non resiste )
La Moky Dugway è bellissima, e per il divertimento di Paolo (sadììììco!) abbastanza esposta in alcuni tratti, ma dato che guida lui e mi fido molto più che di me stessa, me la godo ampiamente.




(lo so, metto troppe foto di Paolo )













Il tratto finale in piano mi ricorda un sacco la mia Africa, per la terra rossa e la vegetazione bassa ed assetata, e per quel bellissimo cielo azzurro che a casa non mi sembra mai così grande. Lo spettacolo di e da Muley Point mi leva il fiato, e per la gioia di Paolo anche la voce , per almeno dieci minuti … ammiro in silenzio il Gooseneck, la valle laggiù, le pietre scabre, gli arbusti radi e contorti bruciati dal sole. Ci fermiamo un po’, rapiti da uno spettacolo che ci compensa di tutta l’acqua presa ieri e delle visite saltate … che poi, saltate: solo rimandate, no?










(@@monybg75, so che tu mi capisci )





A fine discesa, al bivio per la Valley of the Gods, mi si comunica che ‘adesso guidi tu’ … non mi resta che rispondere ‘spero che siamo assicurati’ prima di avventurarmi sulle 17 miglia di sterrato. All’inizio mi sembra piuttosto facile, poi cominciano i wash (ieri ha diluviato anche qui, e si vede), il primo dei quali preso piuttosto allegramente











Ragazzi, sono lunghe 17 miglia se non sai bene cosa fare con quel coso a quattro ruote che ti ritrovi sotto la portaer... sotto il posteriore
… ma se decidi che ti rilassi e te la godi, sono anche, davvero, divertenti. Alla fine, l’importante è avere un panda d’emergenza da qualche parte, anche se ti faresti tagliare un braccio piuttosto che usarlo: è *rassicurante*. Incrociamo pochissime auto, la maggior parte di nativi che guidano, ohibò, come se qui ci fossero nati . Anche qui le soste foto sono numerose e apprezzatisime, scattiamo entrambi come se non ci fosse un domani e ci perdiamo in questo paesaggio incredibile e splendido.








... e una foto al Mexican Hat non la vogliamo fare?
Al Forrest Gump Point – io cartelli non ne ho visti, ma è abbastanza riconoscibile – ci fermiamo sia in andata che in ritorno, ed entrambe le volte mi prendo a pizzicotti. Non ci credo, sono qui, proprio qui, proprio io … come sei bello, mondo.






Sono il classico bello ...


... e scemo!

In ogni caso ormai sono le tre, e anche i sassi a bordo strada sanno che … PANDINO, CI HO FAME! Paolo, che pure sfida il pericolo ogni giorno, capisce che oggi la situazione è seria, e dopo un rapido passaggio a occupare il posto tenda di nostro gradimento con il telo impermeabile vola al Goulding Lodge per rimpinzarmi con un navajo bread e un club sandwich che ci dividiamo come al solito e che mi faranno anche da cena e colazione. Dopo due mesi ci stiamo ancora chiedendo come facesse la coppia cavallina del tavolo accanto ad accompagnare patate fritte con il ketchup e latte freddo alle quattro del pomeriggio, ma in qualche modo ce ne siamo fatti una ragione, e dopo un giro sul set di John Wayne, sulla diligenza e nella casetta accanto all’hotel, e dopo essere tornati al campground a montare la tenda, partiamo per il giro della sterrata … ma stavolta guida Paolo, 17 miglia da passeggero gli sono bastate!






(si, me l'avete già detto )












Tantissime soste, tantissime foto, tantissimi ooooh, anche per lui che ci è stato due anni fa … ce la godiamo fino all’ultimo istante, fermandoci anche a fare qualche acquisto dai navajos, io vado matta per la bigiotteria colorata che trovo in giro per il mondo, e aumento la collezione marocchino/ugandese con soddisfazione. Paolo cede a due punte di freccia colorate: Babi, vero che sono carine? dai, prendiamone due uguali, a me piace portare qualcosa al collo. Ne sono lieta, amore: vedrai che bel cappio ti ci metto tra poco







Tra uno scatto e una risata si fa l’ora di correre alla terrazza del The View per il tramonto: lasciata la sterrata prendiamo i cavalletti e nonostante la discreta folla riusciamo a occupare una buona postazione, che manterremo da poco prima delle sette alle dieci e mezza passate. Il tempo vola, la cena abbiamo già deciso di saltarla, ma un po’ di nachos con la salsa piccante e un paio di birre non si negano a nessuno.


















Il tramonto è davvero magnifico, e ci godiamo tantissimo anche la blue hour e il cielo notturno. Un po’ meno probabilmente se la gode la ragazza che accompagna l’unico altro pazzoide – italiano pure lui – che ha resistito quanto noi, anche se teme che vengano a cacciarlo visto che non alloggia qui. Sicuramente è innamorata, dato che lei non scatta ma non fiata, e lui ha un’attrezzatura da far invidia … e qui ci sono donzelle che la possono capire, vero @@al3cs ?
















Ce ne torniamo alla tenda alla luce della torcia frontale, che posizione abbiamo beccato, è tutto talmente bello che ho voglia di piangere di felicità. La sabbia morbida ci regala la notte più comoda tra quelle in campeggio, e lo spettacolo che ci aspettiamo di godere domattina ripaga ampiamente del piccolo disagio di dover scalare il monte bianco per andare in bagno. Come sei bello, mondo ...

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