Martedì 26 agosto 2025
Colazione nel nostro patio privato vista cucine, al profumo di Eau de Fritton che ancor non ci abbandona, con deliziosi scones all'uvetta e un barattolo di custard, conquistato dopo una dura battaglia con l'opposizione ... opposizione che per inciso dopo i tentativi di boicottaggio al supermercato ne ha fatto fuori con entusiasmo oltre la metà al fine di salvarmi la glicemia. Dove mai lo troverò un altro marito così devoto, ditemi voi 😑
Con tutta calma, e in doveroso ritardo sui piani, partiamo per il Royal Pavillion: nove minuti a piedi e zero aspettative. Minuti giusti, aspettative completamente sbagliate: come FORSE si intuisce da fuori, il Pavillion è effettivamente la pacchianata che sembra, ma bella, bellissima!
Il piano terra è incentrato sulla figura del Reggente, poi Giorgio IV, colui che ha dato il nome a uno stile e ad un'epoca, figlio del Re pazzo, Giorgio III, e zio di Vittoria. Per fortuna decidiamo di investire due soldi nell'audioguida, davvero ben fatta e interessante: la pecca di questo posto è la pressoché totale assenza di cartelli e targhette esplicative, ma accompagnati dalla voce chiarissima e dalle lunghe spiegazioni ce la siamo spassata, come sempre quando si spettegola della Royal Family e delle sue complicate parentele.
Spero che apprezzerete quanto noi la carrellata di sobrietà che segue: dalla Banqueting Hall, alla Sala della Musica, alle cucine è un catalogo di dettagli raffinati e di piccoli, adorabili tocchi di classe 😍
Il Pavillion, capriccio di Giorgio IV, è sopravvissuto a diverse catastrofi e al disprezzo di Vittoria, che vi soggiornò una sola volta e se ne andò strillando più o meno "Brighton fa schifo e questa catapecchia è peggio", è stato più volte rimaneggiato e restaurato, e oggi brilla di una luce piena di storia e di un pizzico di divertimento, che ci lasciano sazi e soddisfatti.
Eccolo qua il nostro Reggente, in un bellissimo mosaico che sembra un dipinto, al posto d'onore ... nel disimpegno che porta a un corridoio di servizio 😆
La seggetta che ospitò le regali terga di Sua Maestà la Regina Vittoria, rimasta poi per sempre tristemente pressoché inutilizzata 😁
Dopo un rapido giro al supermercato per procacciarci la colazione di domani e una pausa pipì al nostro hotel, affacciato sul giardino che ospita al centro il monumento alle vittime dell'AIDS, ce ne andiamo di corsa verso Arundel e il suo spettacolare castello. Lo abbiamo mancato nel 2018 e non ce lo vogliamo perdere di nuovo, tantomeno vogliamo che ci chiuda il ponte levatoio in faccia perché abbiamo fatto tardi!
Arriviamo dopo circa un'oretta di strada - passando per Burpham, di cui presi dall'entusiasmo per il bellissimo nome ci siamo immediatamente autonominati Lord e Lady - esattamente all'ora di pranzo ... purtroppo anche se il (graziosissimo) paesello di Arundel è pieno di sale da the, o sono chiuse o non propongono l'afternoon tea, o lo fanno di dimensioni esagerate, che due anziani ciabattoni come noi non riuscirebbero a reggere.
Pazienza, ci accontentiamo di un paio di panini (e mezz'ora di attesa) e poi decidiamo di saltare la apparentemente assai scenografica cattedrale cattolica per correre al castello, e meno male: le quasi tre ore che abbiamo a disposizione prima della chiusura ci bastano a malapena per il giro degli interni, da cui riusciamo fieramente a farci sbattere fuori all'ultimo secondo: pazienza per i giardini, sarà per il prossimo viaggio, tanto siamo pollici neri e non ne soffriamo poi troppo.
I Duchi di Norfolk possiedono Arundel da circa cinque secoli, e pur essendo cattolici - da sempre, esclusa una brevissima conversione rinnegata appena riottenute le terre confiscate dopo la riforma protestante - si tramandano il titolo di Earl Marshal: a loro spetta l'organizzazione dei funerali di Re e Regine e delle cerimonie di incoronazione.
Qualcuno si diverte come un bimbo, qualcun'altra come un'inguaribile pettegola che NON soffre di vertigini né si fa terrorizzare da qualche decina di metri di altezza 😜
Il giro è bellissimo, a parte quello dei camminamenti, naturalmente, e la biblioteca che si visita per ultima è commovente, almeno per me, sia per il contenuto che per l'esposizione di foto, biglietti, dettagli dell'organizzazione della triste cerimonia di settembre 2022 (ciao, Bettina 😢) che di quella ben più lieta del maggio successivo.
(evviva, sono viva!)
Naturalmente non abbiamo resistito al Bigliettone, il più costoso di tutti, che dà accesso anche alla zona più privata della casa, quella che è stata abitata fino a tempi recentissimi (ora i Norfolk vivono solo nell'altra ala, quella non visitabile, ma tranquilli, non stanno troppo stretti), dove riusciamo nella notevole impresa di farci attaccare bottone da TUTTI i membri del personale di sorveglianza, lasciandoli stupefatti sia per il fatto di essere italiani - qui non se ne vedono molti, ci confermano - sia per il livello altissimo di conoscenza pettegola che abbiamo raggiunto negli anni sull'aristocrazia Perfida. Il tutto senza nemmeno odiarci troppo per essere rimasti gli ultimi, quelli per i quali ogni scusa è buona per attardarsi.
In modo diverso dal Pavillion, la sobrietà impera anche qui: questo è il letto, recentemente restaurato, che ospitò Vittoria e Alberto durante il loro soggiorno da queste parti.
Qui in biblioteca Paolo ha tentato di abbandonarmi, ma gli è andata male, il gentilissimo custode glielo ha vietato ... che peccato. Per me, of course 😀
Per coronare (è proprio il caso di dirlo!) degnamente la giornata ci concediamo una ulteriore cena di non-anniversario allo splendido The Ivy, con il gentile contributo di Amex che ce ne offre la metà: filetto, ribeye, broccoli ospedalieri (scelti da Paolo, chiaro!) e creamy spinach buonissimi (scelti da me, ovviamente!), creme brulee, chocolate bomb, cameriere iraniano strafigo ma garnde fan di Tony Effe, che costringe Paolo ad ascoltare un pezzo tremendo ma riesce lo stesso ad avere la mancia. Che giornata spettacolare, Perfida mia.
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