7 maggio - Saratoga - Ticonderoga

7 maggio - Saratoga - Ticonderoga

Oggi giornata di forti!

Colazione in stanza nell'hotel abbandonato con il muffin visitors (è verde perché è al pistacchio!) acquistato ieri, alle 8 partiamo verso il punto più a nord del nostro viaggio e anche quello che ha dato inizio a tutto, Ticonderoga, o come dicono quelli del posto T-AI-conderoga!

Dopo la prova di ieri, al volante di Gloria c'è Barbara, che però non apprezza i tanti automatismi dell'auto... freno automatico, controllo di corsia, cruise control, le piacciono però le mille telecamere che permettono di fare manovra con quel catafalco con una certa facilità.

Prima tappa, il supermercato di ieri, dove compriamo il pranzo, la colazione per domani, un paio di zuppe Campbell, la farina insaporita per friggere e qualche condimento... abbiamo sviluppato una passione per l'Old Bay Seasoning e qui troviamo qualcosa di simile.

Purtroppo, Fort Edward è chiuso fino al Memorial Day e dobbiamo saltarlo insieme alle Glenn Falls, questa è la zona in cui si svolge l'azione de "L'ultimo dei Mohicani" di James Fenimore Cooper... lessi il libro da bambino, l'abbiamo iniziato poco prima di partire e trovarmi in quei luoghi, anche se "leggermente" diversi di come dovevano essere durante le guerre franco-indiane è quasi magico.

Arriviamo a Fort William Henry poco prima delle 10, giusto in tempo per la visita guidata, il forte è una ricostruzione degli anni '50 di come doveva apparire nel 1755, hanno proprio seguito i progetti dell'epoca.

La prima guida, un soldato inglese, parla come un treno, ci racconta la storia del forte, dalla sua costruzione nel 1755 fino al massacro avvenuto nel 1757 (facendoci uno spoiler enorme sul romanzo che stavamo leggendo)...

Fort William Henry era assediato dalle truppe francesi comandate dal generale de Montcalm e supportate dalle tribù di irochesi e uroni. Quando il generale Munro, comandante del forte, decise di arrendersi, visto che i rinforzi inglesi non sarebbero mai arrivati, de Montcalm gli concesse l'onore delle armi e di ritirarsi verso Fort Edward senza rappresaglie.

Gli indiani, che non aspettavano altro di razziare tutto quello che c'era nel forte, la presero male, inseguirono la colonna di fuggitivi e fecero un massacro. I francesi invece distrussero il forte e si ritirarono verso Fort Carillon. 






Per fortuna, gli altri figuranti nel forte parlavano molto più lentamente ed è stato davvero carino seguire le dimostrazioni di sparo, sia dei moschetti, che del cannone del forte. Il fuciliere, in giacca verde, rappresentava gli irregolari americani che supportavano gli inglesi, mentre quelli con la giacca blu, erano le truppe regolari arruolate nelle colonie.

Nonostante sia una ricostruzione, il forte non sembra una disneyland venuta male, anzi, è molto interessante e ben tenuto. I cannoni sono quasi tutti recuperati da altre parti, tranne un paio, originali del forte e uno recuperato pochi anni fa dal fondale del Lake George, di provenienza francese, probabilmente inabissatosi durante le operazioni di sbarco.







Terminata la visita, partiamo verso nord seguendo la costa del Lake George, seguendo una scenic byway a dir poco stupenda, è tutta un susseguirsi di scorci sul lago, che ha un colore incredibile. 
Questa zona è un luogo di villeggiatura, ci sono tantissimi hotel, tantissimi approdi e porticcioli, alcuni punti erano già tutti esauriti. 
I colori sono davvero fantastici e la giornata così luminosa li rende ancora più brillanti.





Ci godiamo la strada e ci fermiamo a pranzare in un'area attrezzata proprio sul lago, un po' di relax e via ancora verso nord.

Anche Fort T-AI-conderoga è una ricostruzione di inizio '900... i francesi lo chiamavano Fort Carillon ed è stato il forte che è passato di mano più volte durante la sua esistenza... prima francese, poi inglese, all'inizio della guerra rivoluzionaria passò sotto il controllo americano senza nemmeno sparare un colpo... Benedict Arnold (sì, proprio lui, l'innominabile di Saratoga e West Point) al comando di un gruppo di rivoluzionari entrò nel forte di notte facendosi passare per un lealista... 

Poi ancora inglese, americano, inglese, americano, finché nel 1780 venne abbandonato dagli inglesi.

Dopo una lunga discussione, io e Barbara abbiamo deciso che si chiama Fort Ticonderoga perché dopo William Henry, Edward e George avevano esaurito i nomi dei figli del re e non volevano ripetersi.











La visita guidata ce la fa una giovane Giubba Rossa, che ci racconta appunto la storia del forte. All'interno poi, ci sono dei figuranti che svolgono le attività del forte esattamente come 200 anni fa, le lavandaie, il sarto, i vari militari e il ciabattino sono tutti disponibili a chiacchierare sulle loro attività.

Mi fermo a guardare il sarto mentre taglia le divise che poi useranno i soldati, mi racconta che è proprio il suo mestiere, che fa qualche decina di divise all'anno e che usa ancora gli strumenti dell'epoca... prende un filo, lo passa su qualcosa e diventa più rigido...

Qui mi si accende una lampadina!!! Quando costruisco i miei modellini, una delle cose più difficili è tendere i fili e fare in modo che non si rovinino, gli chiedo cosa stesse usando per lavorare il filo e lui mi fa "Bees Wax!" e mi regala una palletta di cera d'api!

Grazie ignoto ciabattino dal XVIII secolo, i miei modellini avranno un'apparenza migliore, per gioia mia e della mia Pandina! 







Il forte sorge sull'imbocco del Lake Champlain, un lunghissimo specchio d'acqua che arriva fino al Canada, sfociando nel San Lorenzo poco oltre Montreal. Da qui era facile sia puntare verso nord che verso sud sfruttando i corsi d'acqua, molto più velocemente che via terra.

Dopo il 1780 il forte divenne una cava di pietra, saccheggiato per costruire le abitazioni fino al 1905, quando venne attuata una grande operazione di recupero.

Terminata la visita, andiamo a farci un giro al Memorial Park, nel punto in cui l'emissario del Lake George si getta nel Champlain, ci godiamo il sole, visto che per domani le previsioni sono pessime e torniamo a riposarci al motel.


Nonostante Ticonderoga sia famosa per il lago e per le matite, non è certo conosciuta per i ristoranti... Non perché si mangi male, ma non ce ne sono proprio!

Quello con le migliori recensioni credo che abbia fatto solo la serata inaugurale e ora è in attesa di licenza, tra pizzerie e posti improbabili, decidiamo di andare al pub, ma prima capisco di aver fatto un errore...


In questo museo c'è il set della sala comando dell'Enterprise, ma mi sono reso conto troppo tardi che non saremmo riusciti a visitarlo, con gli orari americani è un casino!

Ci buttiamo sul "The Pub", che come dice il nome è un pub, l'unico di Ticonderoga e ci troviamo un ambiente un po'... inquietante...

Si conoscono tutti, sembra la cucina che non hanno a casa, arriva gente, chiacchiera, prende una birra, si fa preparare un sacchetto e se ne va.

Questa sera poi ci sono solo le alette e le tacos. Le alette sono ok, molto piccanti, le tacos fredde e per niente invitanti.


In compenso la birra è buona!

Si è fatta l'ora di riposare... domani ci aspetta una lunga tappa!

Buonanotte dal Circle Court (Bates) Motel.






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