I Panda in Uganda - 4 gennaio

Quando ho iniziato il diario del viaggio in Uganda nel 2014 mai avrei pensato di trovarmi, a neanche nove anni di distanza, a scriverne un altro … tantomeno di scriverlo a quattro mani con Pandathegreat, che all’epoca non avevo idea si sarebbe fatto incastrare così facilmente 

 

In questi nove anni l’Uganda è cambiata, io sono cambiata, il mio sguardo, la mia macchina fotografica, la mia vita intera sono cambiati tantissimo. Soprattutto è cambiata la compagnia: nel 2014 era “andrei anche con Lucifero in persona per non perdere questa occasione” mentre oggi è stato un viaggio scelto, con persone che ho scelto. Più o meno lo stesso giro, ma un viaggio completamente diverso, e se l’altra volta in Uganda avevo lasciato il cuore, questo giro ho capito che non me lo riprenderò mai. Grazie, Paolo, per avere avuto voglia di conoscere dal vivo quello che ti aveva “solo” incuriosito ed affascinato nei miei racconti, tornare con te è stato un regalo bellissimo :)




Mercoledì 4 gennaio 2023 

 

Eravamo così cotti ieri sera che abbiamo dormito otto ore filate a dispetto del fuso, del letto sconosciuto, degli strilli di uccelli e animali misteriosi sulle nostre teste. Robert ci ha dato appuntamento alle otto per la partenza, quindi la colazione sarà alle sette e mezza, con tutta calma e tutto il tempo di fare una doccia e sistemarci: la stanchezza che ieri sera ci ha indotti a crollare ha anche cancellato le due ore di fuso, in Italia sono le cinque e mezza quando ci avviciniamo al tavolo, ma nessuno di noi quattro se ne accorge. Primo incontro con la fantastica frutta ugandese (ah, gli ananas ), pancake, uova MOLLE, caffè … siamo pronti con soli cinque minuti di ritardo e partiamo subito da Entebbe. 


Robert ha deciso di farci fare un giro panoramico per Kampala, il che mi sta benissimo visto che l’altra volta ci eravamo passati alle quattro del mattino poco dopo l’atterraggio. È più ricca, più caotica, trafficata e moderna di quanto ci aspettassimo, e apprezziamo gli ingorghi e i racconti di Robert mentre ci guardiamo intorno a occhi sgranati (gli altri più di me: pur viaggiatori compulsivi tutti quanti, Paolo è alla prima Uganda, i Balzi addirittura alla primissima Africa!)

 

Ci dirigiamo poi a Jinja, dove arriviamo suppergiù all’ora di pranzo, e Robert ci porta per un pasto (non troppo) veloce in un locale in apparenza abbastanza da ricchi, che ci costerà ben 25 euro in cinque. I piatti arrivano a rate, il mio supposto tramezzino al formaggio si rivela un paninone ciccione con insalata, pomodori, cipolle e salse, oltre a quei dodici chili di patate fritte che di rado in Uganda ti fanno mancare, e giunge quando Paolo e Sabrina hanno già finito la loro broda di capra con un’intera risaia a fianco. Ma il piatto più bello è quello di Marco, che arriva penultimo: un pescione cattivo che lo guarda con aria severa e giudicante, io non avrei mai avuto il coraggio di mangiarlo 😁 
























Nel frattempo la SIM ugandese ci tradisce, scopriremo che il ragazzo di Airtel ci ha caricato il traffico come voce anziché dati, così ci troviamo scollegati dal mondo. Poco male, il wifi si trova molto più facilmente che in passato, Marco e Sabrina funzionano e dopo il giro fino alle sorgenti del Nilo cercheremo un’altra Airtel, il nostro efficientissimo autista sa già dove portarci. Raggiungiamo il punto di partenza delle crociere, dove ci aspetta il prode Brian, elegantissimo nella sua divisa e soprattutto i suoi mocassini di vernice lucidissimi, che mi fanno sentire ancora più sgraziata 😃

 

Ci accoglie con una breve conferenza sul Mahatma Gandi, le cui ceneri sono state sparse in parte proprio qui, alle sorgenti del Nilo, secondo la sua volontà, ci fa indossare gli scomodissimi giubbotti salvagente, ci aiuta a salire a bordo a dispetto della nostra incredibile agilità e … si parte.


 










La crociera ci riserva un sacco di belle sorprese: tutti gli “if you are lucky, you can see …” pronosticati da Brian si trasformano in avvistamenti. O siamo davvero fortunati, oppure Brian è un gran venditore 😃 … ma ammetto di non ricordare tanta fauna, nella stessa occasione di nove anni fa.

 

Cominciamo con una scimmietta, per proseguire con le lontre (!), una miriade di uccelli dai piumaggi più diversi e a volte pazzeschi, una lucertolona gigante e altre amenità. Ce la godiamo tra strilli di entusiasmo e rari momenti di silenzio e contemplazione, Paolo è tutto contento perché Brian dice che sulla sua barca si può fumare in cambio di una tangente in sigarette, così fuma anche lui.










































Raggiungiamo la sorgente, un sobbollire improvviso in mezzo alle acque altrimenti placide e tranquille … la stessa emozione dell’altra volta nell’incontrare la madre del Fiume Madre. Il vetusto cartello che la indica non è più in mezzo alle acque come ricordavo: divelto da una piena è stato spostato su una piattaforma che ospita anche una capanna dove sono in vendita i souvenir più cari delle galassie.

 

Poco dopo il nostro arrivo la piattaforma si riempie di turisti, anche di colore (notevole cambiamento rispetto al 2014, ne vedremo diversi in giro per l’Uganda).

 













































































Ce ne torniamo a riva soddisfatti, è stata una gita piacevolissima e per molti versi sorprendente. Prima di ripartire verso l’hotel che ci ospiterà stanotte facciamo un rapido giro nel piccolo souk che circonda l’imbarcadero a caccia dei primi souvenir. Paolo contratta all’ultimo sangue con una robusta e ridanciana signora che palesemente si diverte da matti, mentre i nostri amici, non ancora scafati come il mio pandone, pagano senza battere ciglio il primo prezzo richiesto, probabilmente più del doppio del dovuto, anche se sempre poco per i nostri standard.

 

Stiamo tutti sognando doccia e riposo, siamo ancora stanchi e la giornata è stata intensa, i chilometri tanti … ci chiedono subito l’ordinazione per cena: meno male, penso, questo è il posto del READY WHEN READY di nove anni fa, quando avevamo aspettato quasi due ore per i nostri chicken wrap. Ci dicono che la cena sarà pronta per le sette e mezza e visto che è presto ci propongono una gita in barca con tramonto e scimmiette, sul ramo del Nilo che passa proprio qua sotto. Siamo stanchi, puzziamo, dobbiamo sistemare i bagagli … andiamoooooooo!!!














Stavolta ci accompagna Simon, loquacissimo e simpaticissimo, che tifa per la Roma (maddai? 😃) e anche se non abbiamo il tramonto infuocato e spettacolare in cui speravamo la luce è bellissima e gli avvistamenti si sprecano. 




















Simon ci racconta che negli anni bui della dittatura di Idi Amin Dada in queste grotte si rifugiavano per periodi lunghissimi i cittadini di origine indiana, ormai di terza o quarta generazione perché le loro famiglie erano arrivate qui ai tempi della regina Vittoria, perché il sanguinario presidente voleva attuare una sorta di pulizia etnica rimandandoli a casa loro … casa che non avevano, visto che erano nati e vivevano in Uganda da decenni. E’ un capitolo terribile nella storia ugandese quello di Dada, otto anni che hanno fatto i disastri di otto secoli sotto tutti i punti di vista.
 










































Ingenui, affamati e felici torniamo in hotel e ci accomodiamo al tavolo della cena, la doccia la faremo domattina, vabbè, puzziamo ma la cena è in arrivo, andremo a nanna presto e via … via, come no 😃

 

Siamo gli unici clienti e abbiamo ordinato alle cinque, ma questo non impedisce ai nostri placidi ospiti di servirci alle nove e quaranta, quando ormai stiamo per mangiare il tavolo … e di portarci filetto di pesce, peraltro veramente buonissimo, al posto di quello di beef che avevamo ordinato. Paolo e Marco accennano un “ma noi …” ma vengono rapidamente riportati nei ranghi dalle affamatissime mogli, che gli intimano SILENZIO E MANGIARE! … ecco, l’Uganda è cambiata tantissimo, ma l’Eden Rock Hotel è rimasto fedelissimo a se stesso 😃

Il povero Robert, che viene servito mezz’ora dopo di noi, ci dice che è sempre così, lì, da sempre … di fatto non è una tappa consueta nel giro classico, sono stata io a voler portare Paolo alle sorgenti del Nilo, e tutti gli altri hotel del giro si riveleranno invece di ben altro livello e qualità.

 

Se non altro siamo tutti e quattro di buon carattere, e nonostante la fame e la stanchezza riusciamo a scherzare fino all’ultimo boccone, commentando anche le porte dei rispettivi bagni in stanza: i Balzi sono un po’ preoccupati perché la loro non si chiude, io e Paolo non abbiamo questo problema … e non abbiamo nemmeno la porta! 😃

 

Io e Sabrina coviamo un’idea meravigliosa e intelligentissima: purtroppo nessuna delle due ha portato la protezione solare, la temperatura è spettacolare ma il sole è africano, domani compriamo un flacone … ci culleremo in questa convinzione fino a quando l’indomani, nel traffico micidiale in uscita dalla città, mi guarderò intorno e realizzerò – dopo solo 48 ore qui, sveja, eh? – che forse, ma solo forse, il latte solare potrebbe non essere uno degli articoli più richiesti, da ste parti 😃

 

Inossidabili nelle nostre speranze e nel nostro buonumore, dopo aver dato invano la caccia a un gatto che Paolo sostiene di aver visto in giardino, ce ne andiamo al nostro bungalow per una notte di meritato riposo nei rispettivi microlettini di cui è dotato l’hotel meno indovinato ma anche più divertente dell’intero viaggio.


 

















 

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