28-29 marzo 2017

Martedì 28 e mercoledì 29 marzo 2017


E’ arrivato il momento di lasciare il qui ed ora per entrare nel tempo senza tempo dei Parchi di Orlando … ci regaliamo due giorni agli Universal per tornare (ancora più) bambini, e siamo ben decisi a goderceli tutti. Niente Disney stavolta, ci sono troppe cose che vogliamo fare e vedere per togliere altri giorni all’on the road, la scelta è caduta su Harry Potter e si è rivelata felicissima, specie per me che agli Universal non avevo mai messo piede.
Il Best Western, un po’ come tutti gli hotel della zona, credo, mette a disposizione una navetta, la prima è alle otto e noi ci mettiamo in posizione con notevole anticipo, vogliamo goderci la giornata al massimo e visto che dobbiamo anche passare dal botteghino a comprare il mio biglietto (come sorda ho diritto al 15% di sconto se acquisto sul posto, tutte le fortune a me :D) è il caso di arrivare tra i primi. Grazie anche a un ragazzo gentile che mi fa passare avanti – oddio già così anziana sono? – all’apertura dei cancelli siamo pronti con i nostri biglietti in mano e tanta voglia di uscire dal mondo reale per un po’.
Ci precipitiamo subito a Hogsmeade, e nel giro di cinque minuti siamo già completamente rapiti e perduti in un mondo fantastico ricostruito a perfezione, è diverso dagli studios di Leavesden ma altrettanto meraviglioso. 










Gira e rigira, proviamo tutto, tocchiamo tutto, guardiamo tutto … finché la malsana idea di provare le montagne russe di Hogwarts arriva a possederci. Malsana e malvagia, scopriremo poi … anche se soffro orrendamente di vertigini, le montagne russe non mi hanno mai creato il minimo problema, anzi, più sono cattive e più mi piacciono. Lo stesso per Paolo, senza vertigini, quindi ci fiondiamo sui sedili, ci facciamo agganciare per le spalle, predisponiamo i piedi a penzoloni e … scendiamo più o meno verdi, parecchio nauseati e abbastanza tremolanti. Che ci succede? Succede che stiamo invecchiando, mi sa … la cosa bella è che siamo sincronizzati, ma credete, a distanza di quasi un anno non l’abbiamo ancora mandata giù.











Indomiti e imperterriti proviamo altre attrazioni ad alto tasso di adrenalina e scuotimenti, ma alla fine dovremo arrenderci all’evidenza: scendiamo verdi e barcollanti pure da I Simpson, dove la macchinina sui cui siamo saliti si è mossa solo avanti e indietro su un nastro seguendo le evoluzioni dello schermo in una ride tanto folle quanto simulata. Maledetti novantuno anni in due!
A pranzo panini portati da casa e tanto buonumore perché se le cose non le puoi cambiare la cosa migliore che puoi fare è riderci su, e altri mille e mille giri, le code scorrono veloci e l’unica che ci porta via tanto tempo è quella di King Kong, ne è valsa talmente la pena che non conservo nessun ricordo della corsa :D … usciamo, ormai stremati, alle 20, e ci prepariamo alla lunga attesa della navetta – tutti hanno avuto la stessa idea e il traffico fa impallidire quello sul GRA alle sette del mattino. Ci allieta l’autista di una delle navette in attesa, identico al Capitano Stubing soprattutto nell’acconciatura e vestito come lui, che balla come un improbabile Elvis sui gradini del bus.






          (ammé, mi ci piacciono mobbidi, mi ci!)




Rientrati finalmente in hotel, decidiamo di provare il giapponese di fronte, più che altro perché siamo troppo felicemente stanchi per cercare soluzioni sfiziose ma magari scomode … ci va benone: per 52$ mancia compresa ci gustiamo miso, wonton soup e tre rolls uno più buono dell’altro. Riprese le forze, riusciamo anche a fare un giro da Walmart, urgono provviste per domani … incredula, mi ritrovo a constatare che la fila alle casse più lunga mai fatta porta l’orario delle 23.00, il mondo si è dato appuntamento qui e io ho smesso di chiedermi se abbia senso tenere aperto 24/24 (ma non di pensare che questa è la nuova schiavitù, tanto dei lavoratori quanto di noi acquirenti compulsivi).
Anche il secondo giorno scorre gioioso e tranquillo, rallegrato dal continuo incrociare una coppia di deliziosi vecchietti in camicia hawaiana uguale, che sembrano trovare esilaranti le nostre maglie uguali con la scritta intelligente, e ci salutano ogni volta più contenti. Avranno duemila anni ciascuno e si tengono ancora per mano girando per gli Universal felici come bambini, li adoro dal primo istante. Come adoro l’altra coppia di vecchietti, lei con il bastone e la cover del cellulare con le orecchie di Minnie e lui che balla sulla musichetta che ci accompagna mentre facciamo per la seconda volta la fila dei Minions. Arrivano dalla fila preferenziale invalidi e io e Paolo li facciamo passare avanti anche se la ragazza addetta li aveva messi in attesa, e per ringraziarci ci regalano, oltre a un nuovo balletto, anche il fast pass per un’attrazione a scelta, tanto loro usciranno subito dopo questa … increduli e commossi, la usiamo per l’unica attrazione cui avevamo rinunciato per troppa fila (avendo novantuno anni in due, mi sono dimenticata quale fosse) e per ritrovare un po’ di fede nell’umanità :)




















A pranzo, ipocrisia tipicamente americana, dobbiamo fare due giri al bar perché a Paolo due birre non le danno: una per persona, sorry, è la regola. Sono le cose che degli USA detesto, due birre da portare al tavolo alla stessa persona no, una pistola con i suoi bei proiettili in libera vendita da Walmart sì. Le bottiglie di birra da non tenere sul sedile posteriore e i fucili come regalo di compleanno per i bambini. L’America grande e i vecchi di ottant’anni ancora dietro le casse di Walmart a passare i prodotti sul nastro con le mani che tremano. Anche qui, in questo mondo fatato, riescono a ricordarmi perché in America non ci vivrei mai, per quanto l’ami da turista. Ci bevo su e me la faccio passare, chiudiamo il pomeriggio in gloria con un altro giro a Hogsmeade e prima di cena ci dedichiamo coscienziosamente a sbrigare la rogna dell’outlet, sempre sia lodato l’inventore del metodo girotetta. Cena stavolta a un messicano che porta il bellissimo nome di Agave Azul, dove ci dividiamo una piccantissima T-bone, un plato mar y tierra con bistecca e gamberoni, e due ottime birre messicane.
Se vi dico che di tutta la bellissima vacanza, questi due giorni, pur goduti un sacco, sono quelli che mi hanno lasciato meno … mi linciate? ;)

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