Lunedì 27 marzo 2017
Lunedì 27 marzo 2017
Il fuso è sempre dalla nostra, e dopo una rapida colazione dolsassa a base di waffles - che Paolo adora e io molto meno - formaggio in fiocchi, marmellate di plastica e burro-che-non-è-burro, fregato un po' di simil Philadelphia e qualche tovagliolo al banco della colazione ce ne andiamo al Walmart lì vicino, aperto 24 ore, a fare provviste per il pranzo e a integrare le scorte di Tums, potente antiacido che a tutt'oggi sta a languire inutilizzato nell'armadietto del bagno (ma che Paolo si rifiuta di portare a casa in meno di tre esemplari) e di balsamo per il mocio che mi porto in testa, colpevolmente dimenticato a Verona. Mentre vago sconsolata alla ricerca di una confezione piccola tra due enormi scaffali ricolmi di ogni tipo possibile e immaginabile di hair conditioner creato dall'umana immaginazione, il vittorioso urlo belluino del mio prode risolve tutti i miei probemi: amò, capelli ingestibili, questo è per te!
Oggi si fa sul serio: Kennedy Space Center! A sedici secondi dall'apertura, siamo in posizione, sventolando fieramente i nostri ticket per lo Special Tour: costa qualche dollaro in più, ma su queste cose non risparmiamo mai e di rado ce ne pentiamo. Certo non questa volta
In attesa che si faccia l'ora in cui dovremo raggiungere il nostro autobus, ci dedichiamo all'esplorazione della Astronaut Hall of Fame, circondata da imponenti quanto meravigliosi relitti dell'epoca eroica del "piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l'umanità". Nel 1969 io ero ancora un pensiero, o forse nemmeno quello, e sono nata dopo l'ultima missione che ha portato piedi umani sulla luna, ma i ricordi del mondo sono i miei ricordi, mille e mille volte ho visto certe immagini, mille e mille volte ho vissuto nella fantasia quello che pochissimi hanno realizzato, e mi ha sempre affascinato il connubio di intelligenza, coraggio, potenza fisica e mentale che ci ha portati così lontano.
Mi soffermo con un brivido lieto davanti a questa scritta, che credo riassuma perfettamente sia la tensione all'infinito dell'umanità sia nel mio piccolo, piccolissimo, ciò che ho voluto fare della mia vita: la curiosità, la voglia di scoprire, l'esplorazione di tutti i pezzetti di mondo che possono sono ciò che le dà un senso, al di là del lavoro monotono, della mia esistenza banale, la mia piccola meravigliosa quotidiana felicità si nutre di ogni partenza, che sia per l'angolo opposto del mondo o per andare a vedere una mostra a Napoli.
Paolo vi saprà raccontare molto meglio di me nel dettaglio tutta la storia che abbiamo respirato e le emozioni che abbiamo rivissuto, io mi sono limitata a farmi trasportare in un universo parallelo assorbendo nomi, date ed avvenimenti che magari nel ricordo si confondono un po' ma che hanno disegnato la storia del mondo. Mi piacerebbe immergermi, e lo farei con lo stesso entusiasmo, nella zona russa della corsa allo spazio, ho un amico che è stato a Baikonur per lavoro qualche anno fa, e da qualche anno lo invidio, ma per ora sono contenta così. Prossimo obiettivo, Houston, ma non troppo in fretta. Come ho detto più volte, dopo cinque viaggi in tre anni basta America per un po', il mondo è troppo grande per tornare sempre qui.
Michael Collins, che è rimasto a guardare mentre i suoi compagni sbarcavano sulla luna e ne calcavano il suolo entrando nella Storia. Ecco, lui è il mio eroe un po' più degli altri, ci vuole un coraggio, una forza per restare un passo indietro, che a volte è più grande di quella che serve per arrivare primi.
Vagabondiamo ancora un po', c'è così tanto da vedere, così tanto da giocare ...
Raggiungiamo la zona check in per prendere l'autobus del tour speciale, la nostra guida è un impiegato del KSC in pensione, ovviamente non sento praticamente nulla di quanto dice, ma Paolo non molla mai e mi traduce e mi spiega, me la godo quanto lui. L'autobus lascia la zona del Visitor Center per dirigersi verso le aree operative, che sfioreremo più da vicino. La guida è ironica, a volte tagliente, ci regala spiegazioni interessanti e curiosità per noi inedite. Quando ci fermiamo nella zona per gli spettatori privilegiati, la migliore da cui assistere ai lanci, un pochino di nervoso ci viene: era previsto, del tutto casualmente perché il giro lo abbiamo deciso mesi fa quando ancora non si poteva sapere, un lancio proprio per oggi: Elon Musk mi aveva personalmente promesso che avrebbe fatto partire un Falcon X per mio piacere, purtroppo ci sono stati dei problemi all'impianto idraulico di un Cygnus per un altro lancio previsto un paio di giorni prima, che hanno costretto a rivedere tutto il piano. Avevamo una piccola speranza per i giorni successivi, visto che fino al 30 mattino saremo a Orlando e avremmo mollato tutto a qualsiasi ora, purtroppo alla fine saremo delusi: il lancio sarà sì il 30, ma verso sera, quando saremo in Alabama.
Pazienza, ci consoliamo con il resto del tour e con la consapevolezza che siamo comunque due ragazzi fortunati ... è l'ultimo viaggio da cui torneremo in due case e due città diverse, e pretendere la perfezione non è da noi.
La rampa 39A, da cui sono partite le missioni Apollo: anche da lontano, la pelle d'oca per noi due è assicurata
Davanti al VAB, Vehicle Assembly Building, vado letteralmente in estasi, anche se questi bruti non mi fanno entrare e io invece vorrei vedere tutto e toccare tutto. Sapere che sono così vicina è un'emozione senza pari, e me la godo tutta.
Al termine del giro, prima di prendere l'autobus che ci riporterà al Visitor Center, ci dedichiamo al padiglione del Saturn V, che non mi attendevo così enorme a dispetto dei mille documentari e trasmissioni che avrebbero dovuto darmene un'idea.
Gli americani ci sanno fare, e la sala buia dove si rivivono le fasi concitate dell'allunaggio del 20 luglio 1969 regala momenti di autentica passione. Lo sai come va a finire, lo sai che va tutto bene, ma - per fortuna ci sono i sottotitoli, riesco a godermi ogni istante anch'io - per un attimo siamo Armstrong, siamo Buzz Aldrin, qualcosa va storto, siamo lì lì per restare appesi nello spazio, perduti, falliti, sbagliati ... poi scendiamo, il LEM tocca terra, no, tocca luna, e il cuore impazzito si ferma per un attimo, il respiro ritorna regolare, la mente si rasserena. Ecco, lo sbarco così non lo avevo vissuto mai.
Dal padiglione del Saturn V, dove vaghiamo per un po' a bocca aperta come scolaretti sorpresi, ce ne usciamo a consumare i nostri panini sul prato esterno, e qui, gradita sorpresa, assistiamo alla prova motori ... dello sbuffo di fumo potente che ne esce non ho immagini nitide, per fortuna Paolo aveva l'obiettivo giusto e ne conserviamo ricordi migliori.
Okay, è piccolissimo e anche la seconda foto, scattata col cellulare perché non avrei fatto in tempo a cambiare l'11/16, non gli rende certo giustizia, ma il pennacchio ciccione c'è!
Rifocillati e soddisfatti torniamo alle nostre esplorazioni, non senza qualche momento straziante nel ricordo delle tragedie dell'Apollo 1, del Challenger (il cui ricordo è nitidissimo, avevo undici anni ed avevo letto il giorno prima del lancio un'intervista a Christa McAuliffe, la maestrina nello spazio, che non ho mai dimenticato), del Columbia ... erano tutti così giovani, così intelligenti, era così importante quello che facevano. E del resto senza il coraggio di chi sa di rischiare la vita per un bene futuro che magari non vedrà mai, staremmo ancora a mangiare radici e carne cruda ... non riesco a trattenere una lacrima, e il senso di gratitudine che mi invade è venato di tristezza invincibile.
E finalmente, quando ormai manca poco alla chiusura, uno dei momenti che aspetto con più curiosità: il padiglione dell'Atlantis! sono tornata dieci giorni fa da New York dove ho incontrato il mio terzo Shuttle, l'Enterprise. L'emozione del primo Endeavour, a Los Angeles due anni fa, non si dimentica, ma la presentazione dell'Atlantis è di quelle che si scolpiscono nella mente, ti lasciano senza fiato e ti fanno pensare, non per la prima volta e sempre con un sorriso, a quanto siano paraculi sti americani. Te lo trovi davanti all'improvviso, dopo averlo visto volare su un Boeing, dopo aver vissuto la lunghissima storia che lo ha portato qui, da quando lo shuttle era ancora un'idea folle e visionaria al momento in cui un plebiscito tra i fan di Star Trek decise il nome della prima navetta che non avrebbe mai volato nello spazio.
Esco stordita, entusiasta, innamorata più che mai della Storia e delle storie di chi la fa ... sono quasi le sei, tra poco ci butteranno fuori senza complimenti, queste otto ore sono volate via senza che le vedessi ... ma il tempo per qualche foto scema lo troviamo sempre!
Felici e soddisfatti per aver pesantemente contribuito al rilancio economico americano, tra polo, magliette, improbabili palle per l'albero di Natale, magneti, regali per i nani, stampe, libri, partiamo alla volta di Orlando, da cui ci separa giusto un'oretta di strada e dove passeremo tre notti in un ottimo Best Western quasi vicino agli Universal. Cena nel mini centro commerciale davanti all'hotel, da Miller Ale House (Ale, che beeella parooola ...) a base di alette di pollo piccante, fajitas e tanta birra, veloce spesa da Walgreens lì accanto per i panini di domani, colpo di fulmine per quella meraviglia della natura e dell'umana intelligenza che sono gli Oreo Mega Stuff (il prossimo passo è eliminare il biscotto, lo so) e via a nanna, pronti per due giorni di Universal prima dell'inizio vero-ma-proprio-vero dell'otr.
Il fuso è sempre dalla nostra, e dopo una rapida colazione dolsassa a base di waffles - che Paolo adora e io molto meno - formaggio in fiocchi, marmellate di plastica e burro-che-non-è-burro, fregato un po' di simil Philadelphia e qualche tovagliolo al banco della colazione ce ne andiamo al Walmart lì vicino, aperto 24 ore, a fare provviste per il pranzo e a integrare le scorte di Tums, potente antiacido che a tutt'oggi sta a languire inutilizzato nell'armadietto del bagno (ma che Paolo si rifiuta di portare a casa in meno di tre esemplari) e di balsamo per il mocio che mi porto in testa, colpevolmente dimenticato a Verona. Mentre vago sconsolata alla ricerca di una confezione piccola tra due enormi scaffali ricolmi di ogni tipo possibile e immaginabile di hair conditioner creato dall'umana immaginazione, il vittorioso urlo belluino del mio prode risolve tutti i miei probemi: amò, capelli ingestibili, questo è per te!
Oggi si fa sul serio: Kennedy Space Center! A sedici secondi dall'apertura, siamo in posizione, sventolando fieramente i nostri ticket per lo Special Tour: costa qualche dollaro in più, ma su queste cose non risparmiamo mai e di rado ce ne pentiamo. Certo non questa volta
In attesa che si faccia l'ora in cui dovremo raggiungere il nostro autobus, ci dedichiamo all'esplorazione della Astronaut Hall of Fame, circondata da imponenti quanto meravigliosi relitti dell'epoca eroica del "piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l'umanità". Nel 1969 io ero ancora un pensiero, o forse nemmeno quello, e sono nata dopo l'ultima missione che ha portato piedi umani sulla luna, ma i ricordi del mondo sono i miei ricordi, mille e mille volte ho visto certe immagini, mille e mille volte ho vissuto nella fantasia quello che pochissimi hanno realizzato, e mi ha sempre affascinato il connubio di intelligenza, coraggio, potenza fisica e mentale che ci ha portati così lontano.
Mi soffermo con un brivido lieto davanti a questa scritta, che credo riassuma perfettamente sia la tensione all'infinito dell'umanità sia nel mio piccolo, piccolissimo, ciò che ho voluto fare della mia vita: la curiosità, la voglia di scoprire, l'esplorazione di tutti i pezzetti di mondo che possono sono ciò che le dà un senso, al di là del lavoro monotono, della mia esistenza banale, la mia piccola meravigliosa quotidiana felicità si nutre di ogni partenza, che sia per l'angolo opposto del mondo o per andare a vedere una mostra a Napoli.
Paolo vi saprà raccontare molto meglio di me nel dettaglio tutta la storia che abbiamo respirato e le emozioni che abbiamo rivissuto, io mi sono limitata a farmi trasportare in un universo parallelo assorbendo nomi, date ed avvenimenti che magari nel ricordo si confondono un po' ma che hanno disegnato la storia del mondo. Mi piacerebbe immergermi, e lo farei con lo stesso entusiasmo, nella zona russa della corsa allo spazio, ho un amico che è stato a Baikonur per lavoro qualche anno fa, e da qualche anno lo invidio, ma per ora sono contenta così. Prossimo obiettivo, Houston, ma non troppo in fretta. Come ho detto più volte, dopo cinque viaggi in tre anni basta America per un po', il mondo è troppo grande per tornare sempre qui.
Michael Collins, che è rimasto a guardare mentre i suoi compagni sbarcavano sulla luna e ne calcavano il suolo entrando nella Storia. Ecco, lui è il mio eroe un po' più degli altri, ci vuole un coraggio, una forza per restare un passo indietro, che a volte è più grande di quella che serve per arrivare primi.
Vagabondiamo ancora un po', c'è così tanto da vedere, così tanto da giocare ...
Raggiungiamo la zona check in per prendere l'autobus del tour speciale, la nostra guida è un impiegato del KSC in pensione, ovviamente non sento praticamente nulla di quanto dice, ma Paolo non molla mai e mi traduce e mi spiega, me la godo quanto lui. L'autobus lascia la zona del Visitor Center per dirigersi verso le aree operative, che sfioreremo più da vicino. La guida è ironica, a volte tagliente, ci regala spiegazioni interessanti e curiosità per noi inedite. Quando ci fermiamo nella zona per gli spettatori privilegiati, la migliore da cui assistere ai lanci, un pochino di nervoso ci viene: era previsto, del tutto casualmente perché il giro lo abbiamo deciso mesi fa quando ancora non si poteva sapere, un lancio proprio per oggi: Elon Musk mi aveva personalmente promesso che avrebbe fatto partire un Falcon X per mio piacere, purtroppo ci sono stati dei problemi all'impianto idraulico di un Cygnus per un altro lancio previsto un paio di giorni prima, che hanno costretto a rivedere tutto il piano. Avevamo una piccola speranza per i giorni successivi, visto che fino al 30 mattino saremo a Orlando e avremmo mollato tutto a qualsiasi ora, purtroppo alla fine saremo delusi: il lancio sarà sì il 30, ma verso sera, quando saremo in Alabama.
Pazienza, ci consoliamo con il resto del tour e con la consapevolezza che siamo comunque due ragazzi fortunati ... è l'ultimo viaggio da cui torneremo in due case e due città diverse, e pretendere la perfezione non è da noi.
La rampa 39A, da cui sono partite le missioni Apollo: anche da lontano, la pelle d'oca per noi due è assicurata
Davanti al VAB, Vehicle Assembly Building, vado letteralmente in estasi, anche se questi bruti non mi fanno entrare e io invece vorrei vedere tutto e toccare tutto. Sapere che sono così vicina è un'emozione senza pari, e me la godo tutta.
Al termine del giro, prima di prendere l'autobus che ci riporterà al Visitor Center, ci dedichiamo al padiglione del Saturn V, che non mi attendevo così enorme a dispetto dei mille documentari e trasmissioni che avrebbero dovuto darmene un'idea.
Gli americani ci sanno fare, e la sala buia dove si rivivono le fasi concitate dell'allunaggio del 20 luglio 1969 regala momenti di autentica passione. Lo sai come va a finire, lo sai che va tutto bene, ma - per fortuna ci sono i sottotitoli, riesco a godermi ogni istante anch'io - per un attimo siamo Armstrong, siamo Buzz Aldrin, qualcosa va storto, siamo lì lì per restare appesi nello spazio, perduti, falliti, sbagliati ... poi scendiamo, il LEM tocca terra, no, tocca luna, e il cuore impazzito si ferma per un attimo, il respiro ritorna regolare, la mente si rasserena. Ecco, lo sbarco così non lo avevo vissuto mai.
Dal padiglione del Saturn V, dove vaghiamo per un po' a bocca aperta come scolaretti sorpresi, ce ne usciamo a consumare i nostri panini sul prato esterno, e qui, gradita sorpresa, assistiamo alla prova motori ... dello sbuffo di fumo potente che ne esce non ho immagini nitide, per fortuna Paolo aveva l'obiettivo giusto e ne conserviamo ricordi migliori.
Okay, è piccolissimo e anche la seconda foto, scattata col cellulare perché non avrei fatto in tempo a cambiare l'11/16, non gli rende certo giustizia, ma il pennacchio ciccione c'è!
Rifocillati e soddisfatti torniamo alle nostre esplorazioni, non senza qualche momento straziante nel ricordo delle tragedie dell'Apollo 1, del Challenger (il cui ricordo è nitidissimo, avevo undici anni ed avevo letto il giorno prima del lancio un'intervista a Christa McAuliffe, la maestrina nello spazio, che non ho mai dimenticato), del Columbia ... erano tutti così giovani, così intelligenti, era così importante quello che facevano. E del resto senza il coraggio di chi sa di rischiare la vita per un bene futuro che magari non vedrà mai, staremmo ancora a mangiare radici e carne cruda ... non riesco a trattenere una lacrima, e il senso di gratitudine che mi invade è venato di tristezza invincibile.
E finalmente, quando ormai manca poco alla chiusura, uno dei momenti che aspetto con più curiosità: il padiglione dell'Atlantis! sono tornata dieci giorni fa da New York dove ho incontrato il mio terzo Shuttle, l'Enterprise. L'emozione del primo Endeavour, a Los Angeles due anni fa, non si dimentica, ma la presentazione dell'Atlantis è di quelle che si scolpiscono nella mente, ti lasciano senza fiato e ti fanno pensare, non per la prima volta e sempre con un sorriso, a quanto siano paraculi sti americani. Te lo trovi davanti all'improvviso, dopo averlo visto volare su un Boeing, dopo aver vissuto la lunghissima storia che lo ha portato qui, da quando lo shuttle era ancora un'idea folle e visionaria al momento in cui un plebiscito tra i fan di Star Trek decise il nome della prima navetta che non avrebbe mai volato nello spazio.
Esco stordita, entusiasta, innamorata più che mai della Storia e delle storie di chi la fa ... sono quasi le sei, tra poco ci butteranno fuori senza complimenti, queste otto ore sono volate via senza che le vedessi ... ma il tempo per qualche foto scema lo troviamo sempre!
Felici e soddisfatti per aver pesantemente contribuito al rilancio economico americano, tra polo, magliette, improbabili palle per l'albero di Natale, magneti, regali per i nani, stampe, libri, partiamo alla volta di Orlando, da cui ci separa giusto un'oretta di strada e dove passeremo tre notti in un ottimo Best Western quasi vicino agli Universal. Cena nel mini centro commerciale davanti all'hotel, da Miller Ale House (Ale, che beeella parooola ...) a base di alette di pollo piccante, fajitas e tanta birra, veloce spesa da Walgreens lì accanto per i panini di domani, colpo di fulmine per quella meraviglia della natura e dell'umana intelligenza che sono gli Oreo Mega Stuff (il prossimo passo è eliminare il biscotto, lo so) e via a nanna, pronti per due giorni di Universal prima dell'inizio vero-ma-proprio-vero dell'otr.
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