Sabato 25 marzo 2017
Sabato 25 marzo 2017
Ma il coccodrillo come fa? lo ammetto,non lo sappiamo neanche noi. Però abbiamo scoperto come fa l'alligatore! meglio ancora: possiedo un Paolo in grado di imitarlo a perfezione dopo due birre ... nessuno li distinguerebbe
Prologo
Maggio 2016, a tre mesi dalla partenza per il nostro secondo SouthWest insieme: abbiamo (noi, Barbara, in quanto titolare effettiva del Paolo di cui sopra, ci siamo auto-autorizzati all'utilizzo del pluralis majestatis) un companion ticket Alitalia con American Express. Paletti: volo diretto e partenza entro un anno. Che si fa? scartato il Sudamerica perché Paolo ancora non cede - ma tanto lo farà, oh se lo farà - scartato il Giappone perché ormai per l'hanami i prezzi sono già alle stelle, scartata Cuba perché ancora non sappiamo che Alitalia annuncerà il diretto per Havana appena dopo la nostra prenotazione, scartati i voli a corto raggio e scartata Los Angeles perché la rompiballe qui presente ha detto basta Ovest per un po', che ci resta? Miami, ci resta. Prenotiamo con traballante convizione, la Florida non è in cima ai miei sogni, Paolo ci è stato in viaggio di nozze nel 1998 (ma solo a Orlando e al Kennedy o poco più), però ... che fai, glielo lasci? no, e allora intanto prendiamo il volo e poi ci penseremo.
Viviamo ancora lontani, la programmazione come sempre si fa nei week end e ci regala un sacco di ore felici e qualche sorpresa - anche se quella vera e grande l'avremo una volta raggiunto il Sunshine State, e sarà subito amore - cambiamo idea quel milione di volte che è il nostro minimo sindacale sul giro, ci troviamo subito d'accordo nel ridurre al minimo le spiagge e nel non fare vita di mare, aggiungiamo via via un sacco di siti di cui non sospettavamo l'esistenza e ... dieci giorni prima della sospirata partenza mi chiamano dall'ufficio del Personale. Ti interessa ancora il trasferimento a Roma? no, figurati, vi ho rotto le balle un anno e mezzo per averlo solo perché noi panda ci divertiamo così! incredula e felice, ma anche ridotta ad ansia concentrata, chiamo Paolo. Amore siediti ... mi hanno detto che c'è un posto a Trastevere dal 4 aprile! Ma il 4 aprile saremo in Florida ... E adesso? per fortuna al Personale non mi fanno particolari difficoltà, dopo un paio di giorni mi comunicano che probabilmente il trasferimento è rimandato al 13 aprile ma mi faranno sapere data e ufficio ... sì, certo: l'ultimo giorno prima del rientro dal viaggio, me lo faranno sapere, giusto perché me lo goda serena e non sappia fino alla fine come andrà, io amo le sorprese.
Mai avrei creduto di riuscire a godermi così la nostra vacanza, nell'incertezza totale e con un trasloco a 500 chilometri da organizzare in tre giorni (arriviamo a Roma sabato 9 aprile, giovedì 13 devo presentarmi a Trastevere ma ne avrò la certezza solo lunedì 10 a Verona) ...
Dopo cotanta premessa, se siete arrivati fino a qui leggere il resto del diario sarà una passeggiata, vedrete
Parto da Verona con la mia valigiotta nel pomeriggio di venerdì 24, la mattina dopo la mamma di Paolo ci accompagna a Fiumicino e ... mi passa tutto, ansia, preoccupazioni, nervosismo. Datemi un aereo e vi solleverò il mondo
I controlli sono velocissimi, non c'è nessuno e con mia grande delusione non posso passare davanti: a che serve essere sorda se non posso far la sborona? mi consolo con l'imbarco prioritario, anche se non me lo sono guadagnato io, è Paolo che ha la tessera Ulisse. Il volo passa veloce, tra un film e uno spuntino, è la prima volta che viaggio con la compagnia di bandiera e mi trovo inaspettatamente bene. Atteriamo puntuali nel sole del tardo pomeriggio di Miami, e arriviamo per primi ai banchi dell'immigration ... non c'è nessuno e in un attimo è fatta, arriviamo ai nastri prima dei nostri bagagli, ma dopo qualche minuto di aaaaansiaaa il felice ricongiungimento si completa.
Al garage nella sezione Alamo io punto una Nissan Sentra di un improbabile bordeaux, per l'ottima ragione che mi piace il colore. Ma arriva l'esperto e mi infligge un dolore, le macchine non si scelgono così, adesso ci penso io, controllo chilometri, bagagliaio, comandi, dotazioni, blablabla. Ce ne andiamo al volante della Nissan Sentra di un improbabile bordeaux.
So' soddisfazioni, dai
Arriviamo lisci all'imbocco di Ocean Drive e lì ... ci piantiamo, e la cosa mi urta alquanto i nervi perché c'è un temporale in arrivo, e il sole che ancora bagna le palme del lungomare crea una combinazione di colori emozionante e meravigliosa, e io non posso scendere a fare foto perché siamo così incastrati nel traffico che non mi si apre nemmeno la portiera.
Abbiamo prenotato una stanza al Clevelander, un magnifico hotel inserito nel percorso storico dell'Art Deco District - pure childfree, l'Erode che è in me esulta, perché per una pura botta di culo qualche mese fa mi sono ricordata che abbiamo (noi, Barbara, eccetera eccetera) anche le miglia Lufthansa di Paolo da spendere, e visto che i prezzi di Miami sono proibitivi proviamo a vedere, magari troviamo uno sconticino per un hotel di periferia: quando abbiamo visto una stanza qui a 68 dollari non ci credevamo ... e invece è nostra, anche se alla fine tra parcheggio-salasso e tasse varie andremo poco oltre i cento. Presa dalla curiosità, in attesa nella hall controllo, e su booking per stanotte la danno a 531 dollari tasse escluse!
Ci mettiamo quasi un'ora a raggiungerlo, è a metà di Ocean Drive ma qui non ci si muove, ci consoliamo osservando un universo così tamarro che comincio a confondere Las Vegas con Oxford: ce la ridiamo beatamente e io fremo di soddisfazione interiore e puramente spirituale misurando la circonferenza della maggior parte dei culoni femminili della zona.
Nel frattempo il diluvio incombente esplode con tutto il suo entusiasmo, e facciamo appena in tempo a scaricare la macchina e mollarla al valet perché la porti al parcheggio privato in cambio di un rene (di Paolo, ovviamente) e a rifugiarci nel patio prima di finire completamente in ammollo. Momento di suspence perché la nostra prenotazione sembra non comparire, ci offrono come aperitivo una granita gialla e dolsassa e finalmente la stanza salta fuori. Ci mettono un braccialetto da clienti, in modo che possiamo entrare nel disco bar senza pagare - siamo finiti in uno dei punti hot della vita notturna di Ocean Drive, pare - e ci consegnano la chiave della nostra bellissima 429 ... la stanza è davvero splendida, restaurata con cura fino a far rivivere gli splendori degli anni ruggenti. La vista è su un vicolo, ma ... tanto ci dormiamo una notte, che importa? è bellissima e siamo nel cuore di South Beach, chi mai si lamenterebbe?
Arriva un moretto davvero notevole con le nostre valigie, e si ferma a fare due chiacchiere anche dopo la mancia ... mentre Paolo lo intrattiene io lo rimiro, uscito lui ci diamo una sistemata e ... che si fa? ci siamo segnati qualche indirizzo per cena, ormai si è fatto buio, ma piove a secchiate e nessuno dei posti che abbiamo in elenco è particolarmente vicino.
Io però ho fame, e quando io ho fame le tempeste tropicali si scansano e chiedono scusa. E se non lo fanno, trovo su tripadvisor l'ottimamente recensito Miami Mediterranean Cuisine, specialità turche - e che non te lo mangi un kebab a Miami Beach? - a un isolato di distanza. Afferro un recalcitrante panda per l'orecchio, tiro su il cappuccio del kway e affronto Giove Pluvio.
Raggiungiamo il posto, che ha davvero l'aria di un postaccio, e il panda ancora di più recalcitra, poco convinto. Il ruggito che proviene dalla mia pancia lo dissuade dal tentare un golpe, e mi segue dal lurido quasi senza fiatare. Ne usciremo sazi e soddisfatti dopo un'abbuffata di falafel, hoummous, baba ganoush - poi lo abbiamo fatto a casa con discreti risultati - kebab di pollo, insalata e riso. Paolo attacca bottone con il titolare e sfoggia anche il suo turco basic. Che bello viaggiare con un viaggiatore
Quando usciamo non piove più e ci regaliamo una passeggiata fotografica su una Ocean Drive stillante umidità e bellezza. Tornando in hotel a prendere le reflex mi fermo folgorata davanti alla vetrina di una minuscola pasticceria sulla 11th, che espone in bella vista ... una colomba Bauli! (diciassette dollari, mortacci). Mi sento come ET in "telefono ... caaasa", profumo di Verona a South Beach!
Usciti di nuovo, ce la prendiamo comoda, non vogliamo andare a letto troppo presto ... e nonostante il sonno, qualcosina ne esce.
Chiudiamo la serata al bar del Clevelander con un mojito e un margarita: okay, il tramonto non l'abbiamo avuto, e non perché siamo dalla parte sbagliata, ma nessuno mi impedirà di sorseggiare con il naso all'aria e l'espressione sofisticata la bevanda preferita di Hemingway. Sono una snob seria, modestamente. E ora scusate, vado a svenire in camera
(forse non si è intuito, mi sono innamorata dei giochi di luce del bancone del bar, anche se li ho immortalati solo con il cellulare)
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