Domenica 26 marzo 2017
Domenica 26 marzo 2017
Con la complicità del fuso amico, alle sei siamo già belli pimpanti, alle sei e mezza scendiamo e nella hall abbiamo la lieta sorpresa di trovare accesa la macchinetta del caffè americano e i bicchieroni di carta da passeggio a disposizione. Ci serviamo e attraversiamo la strada ...
Pochi passi sul lungomare quasi deserto ed eccoci in spiaggia, dove troviamo nuvole amiche, una temperatura dolcissima, tanti tantissimi uccelli pronti a farsi immortalare in scenografiche coreografie e pochissimi altri temerari che affrontano la domenica mattina salutando il sole sull'oceano.
Non per la prima volta, mi ritrovo a pensare grata e commossa a quanta fortuna io abbia avuto nella vita, a paragone le sfighe scompaiono. Essere qui, in silenzio, accanto a Paolo che ha gli occhi lucidi come me, con la macchina fotografica e il rumore del mare - okay, non lo sento quasi, ma non badiamo ai dettagli - come unico sottofondo ... è un'emozione impagabile.
Il meteo si è decisamente rimesso al bello, le nuvole si fermano con noi giusto quel tanto che basta per rendere più interessanti le nostre foto, e poi c'è spazio solo per l'azzurro abbagliante della mattina di sole.
Torniamo in camera a fare una rapida doccia e poi andiamo a consumare la nostra colazione compresa allo Zen Shi, il nome promette poco bene all'amante di cappuccio e cornetto e banalità che sono, ma ... alla peggio, cercherò un Dunkin' Donuts, no? no, perché è sorprendentemente buona, l'unica di tutto il viaggio che mi soddisfi sul serio: muffin buonissimi, frutta, yogurt, caffé quasi buono.
Dopo esserci debitamente e indecorosamente abbuffati, tanto non ci vede nessuno che non sono manco le otto ancora, cartina alla mano iniziamo l'esplorazione dell'Art Deco District. Non è il mio stile preferito, ma qui ha un fascino indubbio, aiutato dalla cornice impareggiabile. Ce la prendiamo calma, godendoci una pigra passeggiata tra spiaggia, palme ed edifici bellissimi, e qualche incontro buffo ...
...il pizzoiattolo!
Semivuota com'è, South Beach mi fa più simpatia oggi ... anche se ammetto che il Truzzo Party su Ocean Drive ha un suo certo perverso fascino divertente.
Dopo il giro Art Deco allunghiamo fino a Espanola Way, che nei programmi era la meta di ieri sera ma da cui il diluvio universale 2.0 ci ha tenuti lontani. Un po' per i lavori in corso lungo la strada, un po' perché è un posto da serata&mojito, non mi affascina in modo particolare, e alla fine non rimpiangiamo la scelta di dedicare a Miami solo questa prima mattina ... per come sono fatta io basta e avanza, e sono già pronta a ripartire per nuovi più interessanti lidi.
... belle le strisce pedonali arcobaleno, quando sarò imperatrice dell'Universo le imporrò a tutte le città, specie quelle tristi e ottuse
Torniamo in camera a recuperare i bagagli, ma prima costringo un recalcitrante Paolo a salire sulla terrazza del Cleverander per salutare degnamente South Beach, e ancor di più per sentirgli pronunciare le parole che sono musica per le orecchie di ogni donna, e che nessun uomo si sentirà mai rivolgere: AVEVI RAGIONE
La vista è bellissima e ci congediamo dalla spiaggia con un sorriso. Prima di lasciare definitivamente anche Miami, però, facciamo tappa all'Holocaust Memorial a Meridian Avenue. E' stato commissionato da un gruppo di sopravvissuti alla Shoah e inaugurato nel 1990, e non mi aspettavo mi facesse un tale devastante effetto ... fino a stamattina, quanto di più straziante ricordassi dai miei viaggi era tutto racchiuso nel 9/11 Memorial di New York. Fino a stamattina.
Ho iniziato scattando foto, accompagnata da pensieri certo tristi e riflessioni non belle su quanto poco sia migliorato il mondo, ma man mano che mi avvicinavo il braccio che reggeva la reflex si abbassava pian piano, il nodo in gola si faceva più stretto ...
La ricerca dell'inquadratura mi sembrava sempre meno interessante, la stella gialla mi riportava alla mente tante pagine tragiche ...
Ho percorso questo corridoio a fatica, questo tunnel della disperazione e dell'orrore ... e arrivata alla fine, davanti alla statua di bimbo che tende la mano alla disperazione e le chiede di portarlo via, via lontano, via da quello che l'uomo riesce a fare all'uomo, non ce l'ho fatta più. Sono scoppiata a piangere come poche altre volte, come davanti alla bandana rossa di Welles Crowther a Manhattan, come nei momenti più dolorosi della mia vita. Un pianto di impotenza e di orrore, che mi ha scosso l'anima. Non sono più riuscita a scattare nemmeno una foto, e l'impressione profonda che mi hanno lasciato queste figure dolorose, questa mano protesa inutilmente verso un cielo indifferente resterà sempre dentro di me.
Ce ne torniamo alla macchina un po' abbacchiati, ma non sono pentita di aver voluto venire qui. Tentiamo subito un sorriso, dapprima stiracchiato, e ci mettiamo poco a tornare noi. Direzione nord, stasera si dorme a Titusville perché domani ci aspetta il Kennedy Space Center, uno dei miei pallini, e tra i motivi che mi hanno fatto dire okay alla Florida quasi senza resistenze. Ci proponiamo a vicenda un pranzetto leggero, e visto che l'orario ce lo concede, decidiamo di provare Shuck 'n Dive a Fort Lauderdale: sia mai che ci lasciamo scappare un buon consiglio!
Per iniziare a star leggeri: due delle birre del giorno, ma il cameriere si sbaglia e ne porta una diversa da quella che ho ordinato, gli dico che fa lo stesso ma non sente ragioni e ce la offre, portandomi anche quella richiesta. Vabbé.
Per continuare a stare leggeri, chiediamo i bocconcini di alligatore (siamo brutte persone, si sa), ma niente, sono finiti. Faccio i capricci per cinque minuti ma quando capisco che no, Paolo non ha nessuna intenzione di cacciare un coccodrillino per me, ripiego sulle ostriche. Fritte.
Sempre per una questione di leggerezza anche Paolo prende pesce, sceglie i gamberi. Fritti.
Potrà forse essere pesante il contorno? certo che no: coleslaw, palline di verdura, patate dolci. Fritte.
Purtroppo la carne è debole e cediamo sul finale, aggiungendo anche del pomodoro fresco a fette
Nonostante questa ultima defaillance, ne usciamo soddisfatti, e anche - stranamente - un po' provati, e riusciamo anche a trovare un posto che fa un ottimo caffè nello stesso centro commerciale.
Ma insomma, che è, il Festival di Casa Mia? Colomba Bauli, prosecco Zonin ... e basta!
Salendo verso nord ci concediamo alcune fermate più o meno casuali, la prima al Navy Seal Museum che sta chiudendo i battenti proprio quando arriviamo, sono già le quattro del pomeriggio, ma visto che i cancelli restano aperti ne approfittiamo per un giro nel parco, senza troppi rimpianti.
Ci inoltriamo sul sentiero che porta alla spiaggia di fronte per goderci ancora un po' di sole, ci fermiamo più volte a far foto, chiacchierare e pomiciare (siamo al terzo viaggio di nozze si o no?)
Ripartiamo con me stessa medesima di persona personalmente al volante: mi accorgo dopo che la tradizione "io comincio da Walmart" è stata infranta, oddio, speriamo che non porti sfiga!
Lungo la strada compare un cartello marrone che indica, poco più avanti, il Sebastian Inlet State Park ... ci guardiamo e ... perché no? Magari vediamo anche qualche pellicano, di quelli che ci sono sul cartello. Qualche???
... e vi risparmio le foto di gruppo, tanto non conoscete nessuno
Sazi di pellicani, ormai s'è fatta 'na certa, ci avviamo verso Titusville, non prima che io mi esibisca nei cinque minuti quotidiani di RIVELA AL MONDO IL TUO QI ... dovete sapere che la Nissan Cosa Bordò Improbabile è un po' più evoluta della mia Panda, ha vari comandi che mi resteranno ignoti e misteriosi e in più parte premendo il pulsante di avviamento. Con la stessa espressione sveglia di Marylin Monroe in A qualcuno piace caldo (non scomodiamo Forrest Gump, per stavolta) chiedo tutta allegra "Ma Pandino, a che serve la chiave allora?" ... siccome oltre al QI ho anche un'intuitività altissima, capisco dalla faccia di Paolo di aver detto qualcosa di estremamente intelligente, e infatti mi risponde: "Hai ragione, non servono. Dalle a me e apri pure la macchina". Sarete debitamente lusingati di ospitare cotanto genio sulle vostre pagine, spero
Comunque, gira e rigira ci avviciniamo a Titusville, godendoci anche un bellissimo tramonto sulla I95, e io mi guardo intorno in estasi, quando all'improvviso uno SCIONK mi ferma il cuore. Mi giro verso il mio schiav... il mio autista, e lo colgo in preda a un accesso di risa irrefrenabili miste a singhiozzi: fermi al rosso, voleva verificare se fosse possibile abbassare il volante almeno fino a stritolare i gioielli di famiglia. Non vi lascerò nel dubbio: è possibile.
Dopo il check in al motel, uno di quelli a due piani con il posto macchina davanti alla porta, tutto sommato carino e ben tenuto, decidiamo di restare leggeri anche a cena: messicano!
Arriviamo bel belli a un passaggio a livello, le cui sbarre vedendoci salutano maligne abbassandosi con voluttà. Vabbé, dico, sarà un trenino locale due vagoni come il Dossobuono-Mozzecane. Ne conto venti e vabbé, dico, non sarà mica un treno da cento vagoni. Arrivati a novantacinque, vabbé, dico ... ZITTA, OKAY? mi interrompe soave il mio amore. CENTOTRENTOTTO. Abbiamo beccato un treno da centotrentotto vagoni in un posto dove mangiano con le galline e chiudono baracca all'ora in cui ancora a casa sto scegliendo tra spritz e filippini!
I miei appunti dicono che la cena leggera - servita da due dolcissime cameriere che ci hanno uccisi svariate volte solo con lo sguardo, siamo gli ultimi dopo gli ultimi - è consistita in carnitas e camarones al mojo de ajo, fraternamente divisi con i rispettivi leggerissimi contorni, e annaffiata con Dos Equis.
Oltre a noi, ultimi clienti della serata, c'è una magnifica coppia di vecchietti, capello bianco e bastone d'ordinanza, che si guarda con le stelline negli occhi e si allontana tenendosi per mano. Lo sguardo che ci scambiamo io e Paolo nel seguirli dice tutto. Anche noi, tra cent'anni, vero?
Il mio romanticismo e la mia tendenza alla smielensaggine non possono che peggiorare, in questi momenti ... prima di addormentarci, guardo il mio Paolo con occhi di zucchero, e con tenerezza gli sussurro all'orecchio ... amore, e se domani per pranzo prendessimo un'insalatina da Walmart?





































































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