1 aprile 2017
Sabato 1 aprile 2017
Si torna in Florida, ma il nostro breve giro in Alabama ci è rimasto nel cuore … chissà, magari un giorno torneremo, come torneremo in Georgia sulle orme di Scarlett O’Hara. Prima tappa, spesa per il picnic con sorpresa al parcheggio, inesplicabilmente Paolo rifiuta di rubarle quindi mi tocca lasciar perdere, peccato. Carine, no?
Prima tappa, Naval Aviation Museum di Pensacola … Paolo è in un brodo di giuggiole da mesi, io sono decisa a sguinzagliarlo libero per tutto il tempo che vorrà, Silvia la Garmin Malefica non è d’accordo: ormai ha capito, Paolo non mi lascerà mai per lei, e allora invece di accanirsi solo su di me come al solito decide di farci fuori entrambi: per tre volte di fila tenta di farci entrare nella zona del museo dai varchi riservati ai militari. Gentilissimi ma armatissimi e molto decisi, ci rimbalzano ogni volta dandoci spiegazioni contrastanti su come arrivare nel posto giusto … è dura, ma alla fine sconfiggiamo sia loro che Silvia e imbocchiamo trionfanti il parcheggio del Museo. Silvia, tié!
Lascio a Paolo racconti e dettagli, io mi perdo come sempre nel leggere le storie e la Storia ma poi non distinguo un bombardiere da un caccia.
In ogni caso la mattinata vola veloce e quando usciamo è ora di pranzo, insalate a noi! Ormai rotti ad ogni esperienza con le orrende salsotte americane abbiamo un corredo invidiabile di sale pepe olio e cracker, che spesso è stato la nostra salvezza anche se in Florida si mangia molto più vario che all’Ovest, soprattutto come verdura. Le insalate le abbiamo, ci manca la location per il picnic, e decidiamo di puntare a Pensacola Beach. Che ne dite, non è una grande idea per una bella domenica di primavera con sole caldissimo e cielo blu? Infatti con noi la condivide mezza America, e ci troviamo inaspettatamente (tonti noi) imbottigliati in una coda epica che si vede proseguire per chilometri e chilometri in distanza.
Ho fame e mi scappa la pipì. Ovviamente. E quindi? Quindi … niente, si parcheggia nello spiazzo di un distributore e ci si sposta bellamente sul praticello a fianco di una rotonda incasinatissima. Stendiamo la copertina sotto una quercia, prepariamo tutte le nostre mercanzie, cerchiamo di convincere lo scoiattolo di turno a smettere di comportarsi da zoccola che tanto i cracker non glieli diamo (vince lui, c’erano dubbi?) e mangiamo belli come il sole alla faccia di quelli che se ne staranno in coda fino alla settimana prossima, prima di voltare la macchina e cambiare direzione.
Passeggiata pomeridiana al Rocky Bayou State Park, dove il breve trail senza avvistamenti non riesce ad emozionarci particolarmente anche se ci regala una piacevole oretta lontano dal traffico infernale che ritroveremo all’uscita e ci accompagnerà fino a Port Saint Joe, dove arriveremo in totale affanno a prendere possesso della nostra Suite Honeymoon (sì, Paolo si ostina!) al Microtel Inn & Suites molto più tardi del previsto e con un’ora di fuso persa.
Con affanno ancora maggiore ci fionderemo in paese nella speranza di trovare qualcosa di aperto, sono ormai quasi le dieci … quel quasi è la nostra fortuna, ci fanno accomodare al Sunset Coastal Grill (alla fine non saremo nemmeno gli ultimi ad andarsene) dove ci divideremo con tanto amore una crema di lobster, il gumbo, i gamberi grigliati con gli asparagi e una platessa a forma di balena con semolino e broccoli. E io come contorno ho anche una bella lavata di capo di Paolo, perché mi scappa che da tre giorni ho una gengiva infiammata che mi fa malissimo, e non gli ho detto niente. Siamo quasi vicini al litigio, per fortuna arriva il gumbo a sviarci e siccome abbiamo la capacità di concentrazione di ciopino nostro quando gli lanci il topone dell’Ikea mentre cerca di impedirti di andare a lavorare, ci distraiamo subito e dimentichiamo.
Quando torniamo in stanza siamo troppo devastati per riprendere la discussione, io poi ricevo il colpo di grazia quando trovo asse e ferro da stiro (la mia casalinghitudine si è suicidata da anni, ahimè, e queste cose mi fanno soffrire) e praticamente ci addormentiamo in anticamera senza nemmeno esplorare la cucina e il salottino della suite.
Si torna in Florida, ma il nostro breve giro in Alabama ci è rimasto nel cuore … chissà, magari un giorno torneremo, come torneremo in Georgia sulle orme di Scarlett O’Hara. Prima tappa, spesa per il picnic con sorpresa al parcheggio, inesplicabilmente Paolo rifiuta di rubarle quindi mi tocca lasciar perdere, peccato. Carine, no?
Prima tappa, Naval Aviation Museum di Pensacola … Paolo è in un brodo di giuggiole da mesi, io sono decisa a sguinzagliarlo libero per tutto il tempo che vorrà, Silvia la Garmin Malefica non è d’accordo: ormai ha capito, Paolo non mi lascerà mai per lei, e allora invece di accanirsi solo su di me come al solito decide di farci fuori entrambi: per tre volte di fila tenta di farci entrare nella zona del museo dai varchi riservati ai militari. Gentilissimi ma armatissimi e molto decisi, ci rimbalzano ogni volta dandoci spiegazioni contrastanti su come arrivare nel posto giusto … è dura, ma alla fine sconfiggiamo sia loro che Silvia e imbocchiamo trionfanti il parcheggio del Museo. Silvia, tié!
Lascio a Paolo racconti e dettagli, io mi perdo come sempre nel leggere le storie e la Storia ma poi non distinguo un bombardiere da un caccia.
In ogni caso la mattinata vola veloce e quando usciamo è ora di pranzo, insalate a noi! Ormai rotti ad ogni esperienza con le orrende salsotte americane abbiamo un corredo invidiabile di sale pepe olio e cracker, che spesso è stato la nostra salvezza anche se in Florida si mangia molto più vario che all’Ovest, soprattutto come verdura. Le insalate le abbiamo, ci manca la location per il picnic, e decidiamo di puntare a Pensacola Beach. Che ne dite, non è una grande idea per una bella domenica di primavera con sole caldissimo e cielo blu? Infatti con noi la condivide mezza America, e ci troviamo inaspettatamente (tonti noi) imbottigliati in una coda epica che si vede proseguire per chilometri e chilometri in distanza.
Ho fame e mi scappa la pipì. Ovviamente. E quindi? Quindi … niente, si parcheggia nello spiazzo di un distributore e ci si sposta bellamente sul praticello a fianco di una rotonda incasinatissima. Stendiamo la copertina sotto una quercia, prepariamo tutte le nostre mercanzie, cerchiamo di convincere lo scoiattolo di turno a smettere di comportarsi da zoccola che tanto i cracker non glieli diamo (vince lui, c’erano dubbi?) e mangiamo belli come il sole alla faccia di quelli che se ne staranno in coda fino alla settimana prossima, prima di voltare la macchina e cambiare direzione.
Passeggiata pomeridiana al Rocky Bayou State Park, dove il breve trail senza avvistamenti non riesce ad emozionarci particolarmente anche se ci regala una piacevole oretta lontano dal traffico infernale che ritroveremo all’uscita e ci accompagnerà fino a Port Saint Joe, dove arriveremo in totale affanno a prendere possesso della nostra Suite Honeymoon (sì, Paolo si ostina!) al Microtel Inn & Suites molto più tardi del previsto e con un’ora di fuso persa.
Con affanno ancora maggiore ci fionderemo in paese nella speranza di trovare qualcosa di aperto, sono ormai quasi le dieci … quel quasi è la nostra fortuna, ci fanno accomodare al Sunset Coastal Grill (alla fine non saremo nemmeno gli ultimi ad andarsene) dove ci divideremo con tanto amore una crema di lobster, il gumbo, i gamberi grigliati con gli asparagi e una platessa a forma di balena con semolino e broccoli. E io come contorno ho anche una bella lavata di capo di Paolo, perché mi scappa che da tre giorni ho una gengiva infiammata che mi fa malissimo, e non gli ho detto niente. Siamo quasi vicini al litigio, per fortuna arriva il gumbo a sviarci e siccome abbiamo la capacità di concentrazione di ciopino nostro quando gli lanci il topone dell’Ikea mentre cerca di impedirti di andare a lavorare, ci distraiamo subito e dimentichiamo.
Quando torniamo in stanza siamo troppo devastati per riprendere la discussione, io poi ricevo il colpo di grazia quando trovo asse e ferro da stiro (la mia casalinghitudine si è suicidata da anni, ahimè, e queste cose mi fanno soffrire) e praticamente ci addormentiamo in anticamera senza nemmeno esplorare la cucina e il salottino della suite.
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