Giovedì 6 aprile 2017
Per prima cosa, stendiamo questo sulle giornate invertite, sui cavalli dell'Alzheimer che galoppano, sulle mogli rincxxxxte e sui mariti perfidi e crudeli :D
Poi torniamo a parlare di Florida ^^
Lasciamo Bonita Springs per dirigerci (finalmente!) verso le Everglades. La prima sosta la facciamo a Big Cypress, in un viewpoint lungo la strada dove incontriamo i primi alligatori della giornata e una simpatica bellissima coppia di mezza età che ci attacca allegramente bottone, e saputo che siamo italiani dopo le consuete scene di esultanza ci raccontano che lui è stato per un periodo a Roma nel lontano 1970 e ne conserva ancora un ricordo entusiasta.
Risaliamo in macchina chiacchierando felici, io mi metto alla guida, e mentre sto cianciando prima di avviare il motore, senza alcun preavviso e senza mutare espressione … sciaff! Paolo mi rifila un potente sberlone tra il collo e la guancia. C’è un momento di silenzio assoluto, io sbarro gli occhi che subito mi si riempiono di lacrime, lui fa uno sguardo cattivo cattivo e … mi mostra il palmo insanguinato. Con un’espressione che Chuck Norris levate, annuncia: l’ho uccisa, la maledetta. Ancora indecisa tra il riso e le lacrime per essere stata picchiata a sangue di zanzara, opto infine per la prima possibilità e ce ne ripartiamo ben decisi a sterminare la popolazione più antipatica del globo. Solo che io fraintendo e lo sterminio diventa generalizzato … tra moscerini, farfalle spiaccicate e bestiole assortite che decorano il parabrezza, mi giunge timida la vocina dell’amato: amore, mi sa che hai appena ucciso una lucertola.
Temprata da anni di convivenza con la saggezza di mia nonna Santina detta Tina, che all’annuncio di ogni dipartita tra i numerosi ranghi delle sue amiche di gioventù ci ammanniva un definitivo “me despiase tanto che no se sa ... mejo ela de mi!” che forse non abbisogna di traduzione, la prendo con una discreta filosofia e a mia volta annuncio serissima: mi dispiace, poverina, si vede che era giunta la sua ora. Inspiegabilmente ogni mia esternazione filosofica, ormai da anni, innesca in Paolo misteriosi e irrefrenabili accessi di risa, e il nostro eroe va avanti almeno dieci minuti a ripetere tra i singulti “si vede … mwahwahwah … si vede che era giunta … mwahahuahuah … la sua ora … mwahwahwah!”, per informarmi alla fine, una volta ripresosi, che sono una cinica insensibile stronza. Insomma, oggi è ben deciso a riempirmi di schiaffi, fisici e morali :D
Al Visitor Center della Big Cypress darò prova di incredibile sensibilità gorgheggiando tutta felice: guarda che carina, mamma coccodrilla che porta in bocca il suo piccolo come fosse un gattino. Indefesso, il mio torturatore mi rifila un’altra sberla morale informandomi che non è mamma coccodrilla, che il coccodrillino è morto e il grande se lo sta a magnà. Disperata, gli dico che non è vero, e mi risponde: hai ragione, non è vero, non sono coccodrilli, sonno alligatori. E poi sono io la cinica insensibile stronza! :D
Nel frattempo abbiamo donato il sangue svariate volte, quindi decidiamo di investire nel Deet che al Visitor Center hanno opportunamente in bella mostra. Ci facciamo praticamente la doccia, e un trionfante Panda esce in tutta la sua maestà nel parcheggio e sbotta: vediamo che fate adesso, bestiacce, che mi repello da solo!

Imbocchiamo la Big Cypress Road e ce la godiamo con entusiasmo, ci sono mille bestiole, alligatori, avvoltoi, uccelli colorati, aironi cinerini, egrette, anhinga, qualche pesciolino nelle acque forse non così stagnanti come sembrano, girini, zanzare, moscerini … e una softshell turtle brutta e cicciona proprio in mezzo alla strada prima di una curva! Nonostante cinismo, insensibilità e stronzaggine mi preoccupo moltissimo per lei, scendo, la fotografo da tutti i punti di vista e poi mi accoscio accanto a lei e le parlo. Un lungo discorso saggio, pieno di ardore e carità, per spiegarle che se resta lì, una macchina che viene in senso opposto e se la trova tra le ruote subito dopo la curva cieca potrebbe non riuscire a evitarla, tesoro, è meglio se ti sposti, ti pare? Arrivo anche a mimarle lo spostamento, pensando che forse non capisce bene l’italiano, ma niente. Allora faccio una cosa che lo so, lo so, lo so … non avrei dovuto fare. Ancora china a fianco a lei, mi giro verso Paolo, gli dico che non mi ascolta, e gli faccio notare come è strano il guscio, guarda qui sul collo … e per sbaglio abbasso troppo l’indice e la sfioro appena proprio lì, tra corazza morbida e collo. Non l’avessi mai fatto … la goffa tartarugona si produce in un triplo salto mortale carpiato verso sinistra, io faccio lo stesso verso destra ed entrambe cacciamo uno strillo lugubre e agghiacciante. Cioè, Paolo dice che solo io ho strillato come una gallina, ma così fa più figo, no? ^^
Sia pure in modo illegale ottengo il mio scopo, la tartaruga parte a razzo e caracolla verso il limite della sterrata per infilarsi poi sotto la vegetazione a bordo strada. Ti ho salvato la vita, ingrata creatura!
Soddisfatta e fiera di me, annuncio al mio prode che ho fame e mi scappa la pipì, quindi adesso guida lui e mi porta a mettere qualcosa sotto i denti, e presto, che ho fame! E mi scappa la pipì, naturalmente. Secondo Google Maps non ci sono posti dove possiamo rifocillarci ancora per molte miglia, e io mi incupisco un pochino, anche se una volta fatta la pipì nel bagno di un negozio di souvenir la vita mi sembra un po’ più rosa. Si trasforma poi in un arcobaleno quando avvistiamo una specie di pseudo diner che potrebbe tranquillamente chiamarsi FRIGGO PURE TU SORELLA, ma che con scarsa fantasia hanno preferito battezzare Miccosukee Restaurant … ma noi siamo superiori a queste cose e passiamo sopra alla banalità del nome per avventarci su un piattino leggero di alligatore fritto, rana fritta e pollo fritto.
Ristorato l’animo e rinfrancato lo spirito, avviamo una lunga quanto inutile discussione cercando di convincerci reciprocamente che ci sono un sacco di buoni motivi per prendere il trenino anziché la bici nella Shark Valley: qualsiasi cosa pur di non ammettere che ci pesa il culo! :p Ammantata di intelligenza e razionalità la nostra scelta pigrotta (potremmo prendere un colpo di sole, potrebbe aggredirci un alligatore al grido di “bastardi, ve siete appena magnati la mì socera”, potrebbe venirci un crampo al mignolo, potrebbe esserci una tremenda inondazione, le cavallette, potrebbe piovere!) ci godiamo allegramente la gita e le bestiole che ci circondano, le spiegazioni live su flora e fauna, la salita sull’osservatorio e il brevissimo trail al rientro. Temerari come non mai, ci scattiamo a vicenda una coraggiosissima foto accanto a un pericolosissimo alligatore probabilmente imbalsamato e messo lì a bella posta dal Tourist Board per la giuoia dei turisti scemi ^^
È più presto di quanto avessimo calcolato, quindi decidiamo di concederci anche l’Anhinga Trail che inizialmente avevamo programmato per domani mattina, in modo da anticipare la partenza per Key West a subito dopo colazione. E’ stata un’ottima scelta, perché la luce del tramonto ci ha sorriso e ha reso ancora più godibile uno dei trail più belli di questa vacanza.
Al ritorno ci concediamo una birra al bellissimo Last chance saloon, per la principesca somma di 4 dollari in due, e ce ne andiamo a prendere possesso della nostra stanza al Travelodge di Florida City. Dobbiamo penare un po’ per la cena, i posti che ci siamo segnati sono tutti in posti o con aspetti che a dispetto delle recensioni più che buone a Paolo non piacciono per nulla, e io nonostante fame e curiosità non ho voglia di discutere o di insistere, così finiamo in un mesto Sonny BBQ al centro commerciale e ce lo facciamo andar bene. Domani si va alle Keys, che ci importa della cena così così?
Per prima cosa, stendiamo questo sulle giornate invertite, sui cavalli dell'Alzheimer che galoppano, sulle mogli rincxxxxte e sui mariti perfidi e crudeli :D
Poi torniamo a parlare di Florida ^^
Lasciamo Bonita Springs per dirigerci (finalmente!) verso le Everglades. La prima sosta la facciamo a Big Cypress, in un viewpoint lungo la strada dove incontriamo i primi alligatori della giornata e una simpatica bellissima coppia di mezza età che ci attacca allegramente bottone, e saputo che siamo italiani dopo le consuete scene di esultanza ci raccontano che lui è stato per un periodo a Roma nel lontano 1970 e ne conserva ancora un ricordo entusiasta.
Risaliamo in macchina chiacchierando felici, io mi metto alla guida, e mentre sto cianciando prima di avviare il motore, senza alcun preavviso e senza mutare espressione … sciaff! Paolo mi rifila un potente sberlone tra il collo e la guancia. C’è un momento di silenzio assoluto, io sbarro gli occhi che subito mi si riempiono di lacrime, lui fa uno sguardo cattivo cattivo e … mi mostra il palmo insanguinato. Con un’espressione che Chuck Norris levate, annuncia: l’ho uccisa, la maledetta. Ancora indecisa tra il riso e le lacrime per essere stata picchiata a sangue di zanzara, opto infine per la prima possibilità e ce ne ripartiamo ben decisi a sterminare la popolazione più antipatica del globo. Solo che io fraintendo e lo sterminio diventa generalizzato … tra moscerini, farfalle spiaccicate e bestiole assortite che decorano il parabrezza, mi giunge timida la vocina dell’amato: amore, mi sa che hai appena ucciso una lucertola.
Temprata da anni di convivenza con la saggezza di mia nonna Santina detta Tina, che all’annuncio di ogni dipartita tra i numerosi ranghi delle sue amiche di gioventù ci ammanniva un definitivo “me despiase tanto che no se sa ... mejo ela de mi!” che forse non abbisogna di traduzione, la prendo con una discreta filosofia e a mia volta annuncio serissima: mi dispiace, poverina, si vede che era giunta la sua ora. Inspiegabilmente ogni mia esternazione filosofica, ormai da anni, innesca in Paolo misteriosi e irrefrenabili accessi di risa, e il nostro eroe va avanti almeno dieci minuti a ripetere tra i singulti “si vede … mwahwahwah … si vede che era giunta … mwahahuahuah … la sua ora … mwahwahwah!”, per informarmi alla fine, una volta ripresosi, che sono una cinica insensibile stronza. Insomma, oggi è ben deciso a riempirmi di schiaffi, fisici e morali :D
Al Visitor Center della Big Cypress darò prova di incredibile sensibilità gorgheggiando tutta felice: guarda che carina, mamma coccodrilla che porta in bocca il suo piccolo come fosse un gattino. Indefesso, il mio torturatore mi rifila un’altra sberla morale informandomi che non è mamma coccodrilla, che il coccodrillino è morto e il grande se lo sta a magnà. Disperata, gli dico che non è vero, e mi risponde: hai ragione, non è vero, non sono coccodrilli, sonno alligatori. E poi sono io la cinica insensibile stronza! :D
Nel frattempo abbiamo donato il sangue svariate volte, quindi decidiamo di investire nel Deet che al Visitor Center hanno opportunamente in bella mostra. Ci facciamo praticamente la doccia, e un trionfante Panda esce in tutta la sua maestà nel parcheggio e sbotta: vediamo che fate adesso, bestiacce, che mi repello da solo!

Imbocchiamo la Big Cypress Road e ce la godiamo con entusiasmo, ci sono mille bestiole, alligatori, avvoltoi, uccelli colorati, aironi cinerini, egrette, anhinga, qualche pesciolino nelle acque forse non così stagnanti come sembrano, girini, zanzare, moscerini … e una softshell turtle brutta e cicciona proprio in mezzo alla strada prima di una curva! Nonostante cinismo, insensibilità e stronzaggine mi preoccupo moltissimo per lei, scendo, la fotografo da tutti i punti di vista e poi mi accoscio accanto a lei e le parlo. Un lungo discorso saggio, pieno di ardore e carità, per spiegarle che se resta lì, una macchina che viene in senso opposto e se la trova tra le ruote subito dopo la curva cieca potrebbe non riuscire a evitarla, tesoro, è meglio se ti sposti, ti pare? Arrivo anche a mimarle lo spostamento, pensando che forse non capisce bene l’italiano, ma niente. Allora faccio una cosa che lo so, lo so, lo so … non avrei dovuto fare. Ancora china a fianco a lei, mi giro verso Paolo, gli dico che non mi ascolta, e gli faccio notare come è strano il guscio, guarda qui sul collo … e per sbaglio abbasso troppo l’indice e la sfioro appena proprio lì, tra corazza morbida e collo. Non l’avessi mai fatto … la goffa tartarugona si produce in un triplo salto mortale carpiato verso sinistra, io faccio lo stesso verso destra ed entrambe cacciamo uno strillo lugubre e agghiacciante. Cioè, Paolo dice che solo io ho strillato come una gallina, ma così fa più figo, no? ^^
Sia pure in modo illegale ottengo il mio scopo, la tartaruga parte a razzo e caracolla verso il limite della sterrata per infilarsi poi sotto la vegetazione a bordo strada. Ti ho salvato la vita, ingrata creatura!
Soddisfatta e fiera di me, annuncio al mio prode che ho fame e mi scappa la pipì, quindi adesso guida lui e mi porta a mettere qualcosa sotto i denti, e presto, che ho fame! E mi scappa la pipì, naturalmente. Secondo Google Maps non ci sono posti dove possiamo rifocillarci ancora per molte miglia, e io mi incupisco un pochino, anche se una volta fatta la pipì nel bagno di un negozio di souvenir la vita mi sembra un po’ più rosa. Si trasforma poi in un arcobaleno quando avvistiamo una specie di pseudo diner che potrebbe tranquillamente chiamarsi FRIGGO PURE TU SORELLA, ma che con scarsa fantasia hanno preferito battezzare Miccosukee Restaurant … ma noi siamo superiori a queste cose e passiamo sopra alla banalità del nome per avventarci su un piattino leggero di alligatore fritto, rana fritta e pollo fritto.
Ristorato l’animo e rinfrancato lo spirito, avviamo una lunga quanto inutile discussione cercando di convincerci reciprocamente che ci sono un sacco di buoni motivi per prendere il trenino anziché la bici nella Shark Valley: qualsiasi cosa pur di non ammettere che ci pesa il culo! :p Ammantata di intelligenza e razionalità la nostra scelta pigrotta (potremmo prendere un colpo di sole, potrebbe aggredirci un alligatore al grido di “bastardi, ve siete appena magnati la mì socera”, potrebbe venirci un crampo al mignolo, potrebbe esserci una tremenda inondazione, le cavallette, potrebbe piovere!) ci godiamo allegramente la gita e le bestiole che ci circondano, le spiegazioni live su flora e fauna, la salita sull’osservatorio e il brevissimo trail al rientro. Temerari come non mai, ci scattiamo a vicenda una coraggiosissima foto accanto a un pericolosissimo alligatore probabilmente imbalsamato e messo lì a bella posta dal Tourist Board per la giuoia dei turisti scemi ^^
È più presto di quanto avessimo calcolato, quindi decidiamo di concederci anche l’Anhinga Trail che inizialmente avevamo programmato per domani mattina, in modo da anticipare la partenza per Key West a subito dopo colazione. E’ stata un’ottima scelta, perché la luce del tramonto ci ha sorriso e ha reso ancora più godibile uno dei trail più belli di questa vacanza.
Al ritorno ci concediamo una birra al bellissimo Last chance saloon, per la principesca somma di 4 dollari in due, e ce ne andiamo a prendere possesso della nostra stanza al Travelodge di Florida City. Dobbiamo penare un po’ per la cena, i posti che ci siamo segnati sono tutti in posti o con aspetti che a dispetto delle recensioni più che buone a Paolo non piacciono per nulla, e io nonostante fame e curiosità non ho voglia di discutere o di insistere, così finiamo in un mesto Sonny BBQ al centro commerciale e ce lo facciamo andar bene. Domani si va alle Keys, che ci importa della cena così così?
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