Sabato 3 settembre 2016
Sabato 3 settembre 2016
Oggi è l'ultimo giorno pieno, si riparte in direzione Las Vegas. Vi risparmierò le solite domande sul come è possibile che sia già ora di tornare, siamo appena arrivati, bla bla bla. Mi limiterò a condividere quel filo di strisciante malinconia che tutti conosciamo bene, e che ci impedisce di dire "ancora un'altra notte qui" e ci costringe invece al "solo un'altra notte qui" ... vero?
Notte che passeremo a Las Vegas, per cui sono certa tutti ricorderete il mio ammmmmòre sviscerato. Ehm.
Con Paolo, già all'andata abbiamo concordato di lasciare all'ultimo campeggio il materasso (ma il pompino resta con noi), il frigo (bwwaahhhh, lo voglio portare a casaaaaahhhh) e un po' di ammennicoli che servirebbero solo a ingombrarci il bagaglio. Ma siccome abbiamo visto, al Watchman Campground, un punto di raccolta e distribuzione di attrezzatura da campeggio, ci siamo detti che sarebbe stato bello ripassare per Zion, e approfittarne per un giro a Grafton, o meglio a quel che ne resta.
Il cielo oggi è meravigliosamente blu, ma come rinunciare alla nostra torta da giorno di pioggia? (oggi a Roma sarebbe perfetta, stasera dobbiamo uscire e ho pronta la gondola, da buona veneta) ... non possiamo, quindi sosta al Thunderbird Cafè e via di torta di mele con il burro al rhum (e vabbé, in Italia è sera tardi, dai), poi attraversiamo Zion, con cui il sole riconcilia finalmente del tutto Paolo, e che strappa il cuore a me, e salutiamo mestamente i nostri averi, sperando facciano ancora un sacco di strada in giro per l'America (frighetto, io ti amavo, sallo!)
Satolli e sconsolati raggiungiamo finalmente Grafton. Non è una ghost town, al massimo può fare la ghost tre case in croce, ma è splendida.
Me ne sono innamorata, e come me chi ha scelto le location di Butch Cassidy (aaaaahhh, il Paolo più bello del mondo dopo il mio)
Ce la godiamo: oggi non abbiamo altro programma che raggiungere Las Vegas in tempo per Love, spettacolo delle 19. Sì, dobbiamo anche fare i bagagli, ma sono una che ama dimenticare le tragedie quando incombono
E allora possiamo anche fare un po' i bambini, e rilassarci senza guardare troppo l'orologio.
Mi perdo nei miei sogni a occhi aperti, in questo posto dove ti aspetti di veder sbucare Laura Ingalls ad ogni angolo, immagino le vite che si sono intrecciate qui, chi se ne è andato, chi ci ha vissuto per primo e chi per ultimo, quali mani hanno pulito per l'ultima volta i vetri polverosi delle finestre chiuse su tanti ricordi non miei che mi piacerebbe portare via ...
Arriviamo anche al granaio davanti a cui Butch-Paul compie le sue evoluzioni in bicicletta, ma è proprietà privata, non ci si può avvicinare più di così ... pazienza, siamo felici lo stesso come bimbi in un negozio di giocattoli
Ci dirigiamo poi al piccolo cimitero di Grafton, ancora più ghost della microborgata, e ci commuoviamo davanti a questi nomi sconosciuti, a questi bimbi morti per malattie che oggi possiamo sconfiggere con relativa facilità, a questa gente vittima di attacchi dei nativi, a questi nativi sepolti qui perché avevano scelto di integrare le loro vite in quella della nuova comunità ... le tombe dei piccoli, ancora oggi decorate da un fiore, una girandola, un piccolo pensiero, mi fanno venire gli occhi lucidi.
Siamo soli, all'inizio, poi arriva un gruppo di anziani allegri e chiacchieroni. Uno di loro, sentendoci parlare italiano si avvicina e attacca bottone. Ci racconta che il fratello è morto ad Anzio durante lo sbarco, e lui è stato in Vietnam ... e poi in servizio per anni alla caserma Ederle di Vicenza, a due passi da casa mia! Il mondo è un piccolo posto meraviglioso, vero?
Riprendiamo la via per Las Vegas, il cui caldo torrido ci accoglie dopo una rapida sosta pranzo senza infamia e senza lode in un Chipotle a Saint George ... facciamo esplodere la consueta bomba atomica in camera, cerchiamo sconsolati di riempire le valigie senza farle esplodere, poi ci viene in mente che accidenti! mia sorella mi ha chiesto se posso prendere un altro paio di Levi's per mio cognato e dobbiamo correre all'outlet. Il giuramento di prendere solo i jeans e scappare, che tanto in valigia non ci sta niente, viene prontamente dimenticato all'apparire degli sconti di Tommiilfigo, unico uomo a cui non resisto oltre Paolo. Dieci minuti di metodo girotetta e qualche decina di dollari dopo siamo di nuovo in stanza, e alla fine, posato con violenza il mio possente culone sulla valigia refrattaria, i bagagli sono chiusi.
Possiamo dedicarci a noi e al Cirque du Soleil, lo spettacolo è al Mirage, le musiche sono dei Beatles, siamo pieni di aspettative e di gioia. Eccoci qua, si comincia!
Le cose non vanno come spero, e anche se faccio di tutto perché Paolo non se ne accorga (e ci riesco, meno male) passo tutto lo spettacolo con le guance rigate di lacrime amare: non sento musica, solo rumore, e l'unica canzone che riconosco è Yesterday ... solo perché viene progettata l'immagine di Paul che la canta e riesco a leggere il labiale. Da oltre trentacinque anni sono sorda, e mai, mai una volta me la sono presa con la vita, mai ho pianto per questo. Fino a oggi ...
Sono già quattro mesi che mi resta appena qualche decibel solo a destra, credevo di essermi abituata e di essere pronta a combattere ancora, ma la mazzata è pesantissima. Con Paolo, che alla fine non ha potuto non vedere i miei occhi quando si sono riaccese le luci, cerco di minimizzare ... e credo che i primi semi della decisione che mi ha poi portato all'impianto cocleare siano stati piantati dai Beatles in questo teatro.
Paolo sa sempre come consolarmi, e mi trascina da Gordon Ramsay al Caesar's Palace: datemi da mangiare e mi passa tutto. In un attimo torno simpatica come prima (oddio), e poi quando arriva la ciccia mi commuovo. Il mio filetto è qualcosa di veramente speciale, sicuramente il miglior pasto di carne della mia vita, tanto che per la prima volta in tre anni non divido, ma concedo al beneamato solo un assaggio. Insomma, avrò pur pianto per qualcosa, no?
C'è chi beve per dimenticare, e io ci sono riuscita benissimo: ho rammentato solo poco fa grazie alle foto di Paolo che siamo passati anche al Margaritaville ... non buono come quello di Page, ma comunque molto piacevole, e talmente forte che siamo tornati in stanza a quattro zampe a un'ora da suorine di clausura. Sì, anche il benenamato (e comunque vi ricordo che io sono veneta!) ... altro che Sin City!
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