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26 agosto 2016 - Durango - La versione di Barbara

Venerdì 26 agosto 2016

La (ri)scoperta di oggi è che gli americani, porelli, il pane non lo sanno fare . Ma eroicamente sopprimo la rompiballe che è in me e ingurgito veloce la mia pagnottina chimica al retrogusto di Napisan, mangio la banana e ringrazio l’hotel per la colazione gentilmente offerta, e poi via di corsa: alle otto dobbiamo essere alla stazione, dove ci aspettano due posti sulla carrozza con narrazione storica della Durango Silverton Narrow Gauge Railroad. Ho scoperto questo treno a vapore che copre la tratta Durango Silverton nel lontano 2006 … stavo sognando e costruendo un viaggio di nozze tra Utah, Arizona, Colorado e New Mexico in 23 giorni che - ora mi rendo conto - era ambizioso ma sicuramente fattibile, e totalmente, clamorosamente sbagliato nella scelta dei pernottamenti. Panguitch e Tuba City vi dicono qualcosa? Poi ho deciso di buttare alle ortiche il vestito bianco e lasciare il promesso sull’altare, ma questa è un’altra storia: una storia di cui mi è rimasta alla fine la voglia inappagata di prenderlo, quel treno … e quando abbiamo prenotato il volo per Las Vegas decidendo di includere il Colorado nel nostro giro, e Paolo mi ha proposto Durango, potete bene immaginare la gioia con cui ho detto sì.




Alla partenza mi ritrovo con gli occhi lucidi … tanta emozione per uno dei miei piccoli sogni, l’ennesimo realizzato con Paolo, un pizzico di malinconia per i miei trent’anni forse un po’sciupati e un sorrisone grandissimo perché … caspita se è bello, sto treno! Abbiamo scelto di investire nella carrozza con la narrazione storica, e non ce ne siamo pentiti: anche a causa dell’orecchio perso, io ho fatto moltissima fatica a seguire, sia pure a spizzichi e bocconi, ma Paolo, che è così speciale che non sto a dirvi quanto altrimenti mi date della stucchevole smielensa – lo sono, lo sono – mi ha fatto i sottotitoli quasi in diretta. Veramente un’esperienza godibile, persino per me: solo ammirare i costumi delle due narratrici che si sono alternate tra andata e ritorno per me è stato un grandissimo piacere. Perfetti nei dettagli, curati nell’esecuzione, ci hanno aiutato a calarci nel Colorado di fine Ottocento quanto i racconti interessanti e rigorosamente documentati che le nostre guide ci hanno regalato, impersonando donne realmente esistite, che con la loro attività e il loro impegno hanno contribuito alla crescita e allo sviluppo delle due città.


In carrozza con noi c’erano anche altri personaggi interessanti, tra cui una coppia Amish di mezza età che mi ha vagamente ricordato American Gothic, anche se lui aveva il cappello e lei la cuffietta, ed entrambi capelli bianchi e copiosi … due simpatici nonnini, ma con un che di vagamente inquietante.





Ho trovato però bellissima l’idea che anche loro si spostino, si muovano, vadano alla scoperta. Mi ero fatta l'immaginedi una comunità chiusa e vagamente oscurantista, invece anche ad Arches, ansimando sulla salitona per il Delicate, incontreremo ragazzi e ragazze in pittoresco abbigliamento ed abbaglianti sorrisoni. Mi piace quando i miei pregiudizi vanno in briciole








Il viaggio dura poco più di tre ore, che mi volano anche solo guardando dal finestrino e scattando foto, gustando personaggi inattesi (voglio anch’io!)












e paesaggi che se pure familiari a chi frequenta le Dolomiti sono insieme nuovi e inaspettatti, con l’azzurro del cielo che mi regala una lancinante stretta al cuore, il vapore a sbuffi ora neri ora bianchi che mi riporta indietro nel tempo a una vita che non ho vissuto ma che ho mille volte immaginato, il sole prepotente che ci accompagna fin quasi a destinazione.
















Silverton! Così diversa da come la immaginavo, così scandalosamente bella, così Bodie un attimo prima di essere abbandonata: scendere dal treno in mezzo alla strada e innamorarsi è tutt’uno, e dagli sguardi che mi scambio con Paolo capisco di non essere sola.












Avevo ragione nel 2006, questo viaggio nel tempo va fatto … ci godiamo le due ore di pausa tra un treno e l’altro passeggiando pigramente, facendo progetti per domani visto che torneremo in auto, sulla strada per Ouray, e dedicheremo del tempo ai musei e alla miniera, già il pensiero ci entusiasma. Visto che abbiamo tempo, alla prigione andiamo subito, ed eccoci partire per un altro viaggio nel tempo dopo quello in treno: dagli alloggi del direttore, alla stanza per i detenuti psichiatrici, alle celle del piano superiore, nude e cattive, senza neanche l’affaccio da una finestra per motivi di sicurezza, è una visita che suscita e appaga il nostro genuino interesse, concludendosi nell’edificio adiacente che ospita un piccolo museo sulla storia delle miniere che hanno fatto la fortuna di queste cittadine, e tanti pezzettini di vecchio west.










una palla al piede ...
... e non sono io!










La successiva passeggiata per le vie del paese ci vede protagonisti di uno dei momenti più difficili della nostra storia, un dolore che ancora non ho superato e che ci segnerà a lungo: davanti a questa vetrina e al mio premuroso “Amore, te le regalo! il panda mi oppone un deciso, crudelissimo NO. Capite? Dico ... vi rendete conto? Invece di ringraziarmi perché mi occupo di lui come la nonna che non ha mai avuto fino al punto di comprargli le mutande di lana (e che mutande! ), questo mi dice NO. E basta. A volte mi chiedo come sia possibile che stiamo ancora insieme, credetemi




(dai, sono o non sono meravigliosamente SECSI? )


(notate niente di familiare? )





Fa freddino, ma non basta qualche spiffero a fermarci … poco prima della partenza del treno, un certo languorino ci porta alla Avalanche Brewery, dove insieme a due ottime birre pasticciamo un po’ con delle buonissime schifezze, una specie di taco, delle palline di pizza con la maionese (delizioso tutto, giuro) e … un coso che non ricordo . All’ultima sorsata di birra, il fischio acuto del treno ci richiama imperioso e ci godiamo le successive tre ore di viaggio in compagnia di una nuova abitante della Durango di un secolo e mezzo fa e dei suoi racconti sulle miniere, sulla vita quotidiana, sui giornali, sui duelli e sulle sparatorie. Vinciamo anche uno scroscio intensissimo di pioggia che ci fa ringraziare il cielo di non aver scelto le gondole aperte, dove comunque faceva un bel freddino anche stamattina (che poi per una che sta a qualche centimetro da Venezia, sentir chiamare gondola una carrozza ferroviaria ... )













Una volta arrivati e ristorati ce ne andiamo a spasso per la cittadina, animatissima per il fine settimana – anche se scopriremo quanto solo al momento di andare a cena! – in attesa di assistere al duello del venerdì sera al magnifico Diamond Belle Saloon, dove le cameriere girano così e si prestano con un sorriso a scherzi, battute e fotografie.






La messa in scena del duello è poca cosa, lo sceriffo porta fuori i disturbatori della quiete e li stermina in un attimo ma … siamo ancora cuccioli di panda, e ce la godiamo un mondo. Tutti i bambini a fare la foto con gli attori … e io no? Su, non scherziamo: Paolo, caccia la foto









Una birra per aperitivo (stasera voglio vincere io l’epica lotta ) al bancone del Diamond Belle, dove rinunciamo a cenare perché l’attesa di un tavolo si presenta decisamente lunga, e dove ci attaccherà bottone una simpatica coppia di australiani che ha notato le nostre reflex e chiede ragguagli a Paolo, e poi … partiamo per un lungo e duro pellegrinaggio lungo le affollate strade di Durango, entrando negli affollati locali per elemosinare un posto nella folla, ma tutti ci rimbalzano tranne quelli dove non porteremmo a cena neanche il nostro più caro nemico. Uffa, ho fame. Proviamone un altro, un altro, un altro, un altro … torniamo alla Brewery di ieri sera dove la simpatica italiana alla reception ci propone di tornare dopo un’ora e mezza. Uffa, ho fame. Tentiamo con tutti quelli sulla guida, pienone ovunque. Uffa, ho fame. Alla fine non ho ancora capito bene come ci infiliamo in un seminterrato dove il cameriere urlando attraverso le maglie della musica altissima ci propone soli venti minuti di attesa … che poi saranno quaranta, ma vabbè, uffa, ho fame, e finalmente ci accomodiamo


La cameriera, carina e giovane abbastanza per poterci chiamare mamma e papà se volesse (argh) ha studiato arte a Firenze, e sentendoci parlare italiano – che lei mastica appena – va in estasi e dimentica gli altri tavoli. Per amor di verità mi corre l’obbligo di ammettere che è con Paolo che la giovine smiagola , ma non conoscendo gelosia, mi limito ad ascoltare sogghignando e ad aggiungere una figurina all’album del Panda Fan Club: mai avrei pensato, quel lontano 23 agosto 2014, di stare incastrando un Pandongiovanni … ma me ne sono resa conto rapidamente, e sono ben lieta di avere una vasta scelta di opzioni per prenderlo in giro quando lo merita e anche quando no


Dopo una birra e un hamburger buoni ma non memorabili ce ne usciamo nell’aria della sera che si è fatta ormai decisamente frizzante e ci prepariamo per una nuova bellissima giornata, che ci porterà da Silverton a Ouray passando per l’Alpine Loop. O almeno, così crediamo

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