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24 agosto 2016 - Page - Spider Rock Campground - La versione di Barbara
MERCOLEDI' 24 AGOSTO 2016
Il sole splende su Page e sul nostro cellulare perduto. Io però sono
gelosa, la serie PERSO COSE, VISTO GENTE è roba mia, l'ho inaugurata io,
e allora che faccio? che faccio? faccio che ... oddio, dov'è il mio
11/16? Paolo, dove sei? dov'é il mio 11/16? ribalto lo zaino, svuoto la
valigia, mi trascino sotto il letto carponi, controllo nella doccia, e
mentre sto per avventarmi sulla valigiona del mio amato bene lo sento
rientrare e dopo due secondi ... Babi, ma perché hai messo l'11/16 nel
mio zaino? ferMOU immagine a bocca spalancata e occhi sgranati,
rapido ricomporsi con studiata indifferenza e "che domande, volevo
vedere se te ne saresti accorto, no?". Perso cose, visto gente ...
A colazione Paolo scambia due parole con il titolare di LuLu's che gli
conferma che può prendere una sim anonima da Walmart con un numero USA
in modo da essere almeno raggiungibile per le emergenze, anche se c'è
pur sempre il mio (più che sempre, ci sarà fino alla gita a Barcellona di fine ottobre
). Raccogliamo le nostre carabattole, prendiamo il ghiaccio, carichiamo
la macchina e nel mentre io continuo a chiamare il suo numero e Paolo a
brontolare che le mucche non hanno il pollice opponibile.
Prima di passare da Walmart decidiamo comunque di tentare la fortuna
alla sede dell'Adventurous Antelope Canyon, magari riescono a contattare
il ragazzo di ieri sera per chiedergli di controllare in macchina ...
intanto insisto con le telefonate mentre Paolo è alla guida e mi dice
"Ma tanto è inut ... UAAAAAAAAAAAHHHHHHHHH!!! HALLO, HALLO! PAOLO
SPEAKING, THIS IS MY PHONE"
Ben mi sta, ho rischiato la vita per il mio eterno ottimismo
Ci rimettiamo in carreggiata - fortuna che a Ovest il traffico fa un
baffo a Verona a Ferragosto - e ci dirigiamo felici a recuperare il
prezioso aggeggio, che scopriremo era effettivamente caduto nel
fuoristrada tra un sobbalzo e l'altro, e il nostro indianino aveva già
riportato negli uffici.
Per quanto bene l'avessimo presa, il sollievo è tangibile, anche per il
tempo risparmiato: non dobbiamo nemmeno fare deviazioni perché siamo già
sulla strada giusta per uscire da Page in direzione Canyon de Chelly, e
per il recupero del telefono non perdiamo più di tre minuti. Il sole
splende ancora di più, felici noi!
Prima tappa, il Navajo National Monument: abbiamo scoperto con google
maps che questo parco del NPS a noi finora ignoto si trova esattamente
alle spalle del ribattezzato Anaconda Inn, il nostro personalissimo
Bates Motel dell'anno scorso che tante risate e tanta soddisfazione ci
ha regalato nel corso della "giornata più piovosa del 2015", e al quale
non vedo l'ora di ripassare davanti. E visto che per oggi era in
programma "solo" il Canyon de Chelly, ci abbiamo messo meno di un attimo
a decidere di includerlo nel travelbook tra le tappe di giornata.
Ben prima di quanto mi aspetti, Silvia ci ordina di svoltare a sinistra.
Mah, che strano: non ci sono le solite precise indicazioni cui ci hanno
abituati i parchi americani, e questa strada sembra portare solo a un
agglomerato di casupole ... boh, sarà più avanti. Più avanti? beh, più
avanti diventa una sterrata, ma Silvia insiste e noi ci fidiamo quindi
proseguiamo ancora un po' tra campi coltivati, bucati stesi, abitazioni
un po' naif, accompagnati dal sole e dalla curiosità. A un certo punto
però anche la sterrata sembra finire, va a morire in un cortile
circondato da modesti edifici. Una ragazza esce al nostro arrivo e - a
metà tra ilarità e comprensione - la vedo prendere di corsa il bimbetto
che sta giocando sulla veranda e riportarlo dentro chiudendosi dietro la
porta in tutta fretta. Un po' la capisco, siamo in mezzo al nulla e sti
due tizi chissà chi sono. Giriamo l'auto e ci fermiamo a studiare
cartine, mappe e a insultare Silvia (stai provando di nuovo a farmi
fuori, lo so, maledetta
).
Dopo un momento ci sentiamo apostrofare da un nativo ben piantato e
cicciottello che ci chiede sorridendo dove siamo diretti. Gentilissimo,
ci spiega che non siamo i primi a finire lì per dar retta al navigatore,
ma la strada giusta è più avanti lungo la principale, e ben segnalata.
La vecchia un tempo passava lì vicino, ma siamo su una proprietà
privata, "this in Navajo Nation ... and this is my land",
conclude con un sorriso felice e pieno di orgoglio, indicando tutto
intorno ... io e Paolo ci guardiamo e sorridiamo anche noi, ho la pelle
d'oca. This is my land ... che gioia e che fierezza, mi ritrovo
commossa. Ci chiede da dove veniamo, ci saluta, ci augura buon viaggio e
ci lascia soli con un sorriso in più.
E comunque, tanto per non smentirci e non essere scambiati per persone
serie, decidiamo seduta stante che "A casa del Navajo" sostituirà nel
nostro lessico familiare l'ormai antico e abusato "In culo all'orso" per
indicare i posti remoti e difficili da raggiungere in cui la ditta
regolarmente spedisce Paolo per impedirmi di raggiungerlo nel week end
A dispetto dei silvieschi boicottaggi e delle intimazioni a "tornare
indietro quando potete", riusciamo finalmente a raggiungere l'ingresso
del Navajo National Monument, e ci lasciamo sorprendere da una magnifica
Mesa Verde in miniatura. Il trail che scegliamo è brevissimo e
semplicissimo, ma ci basta per farci un'idea del piccolo tesoro che si
nasconde appena al di là della battutissima strada che da Page conduce
alla Monument Valley. Oltre a noi ci sono solo altre tre o quattro
persone, respiriamo la pace che aleggia sulle rovine e tentiamo di
immaginare la vita qui, la faccia che aveva il mondo, le vite che hanno
attraversato il fondovalle e quelle che se ne sono allontanate
lasciandoci queti tesori che tanto hanno da raccontare.
Ci lasciamo alle spalle questa bellissima scoperta, passiamo davanti
all'Anasazi Inn e io faccio ciao ciao con la manina al cagnone affranto
che dopo un anno ancora si aggira in quello che sotto il sole non
somiglia più al motel di Psycho, passiamo Kayenta (la Città Più Brutta
del Panduniverso
) e ci avviamo al nostro appuntamento con Howard: alle 15, al Visitor
Center del Canyon de Chelly, appena fuori Chinle. Le 15 di quale stato,
fuso orario e nazione ancora non l'ho capito, confesso: tanto io quanto
Paolo ci incartiamo come i cioccolatini che sotto sotto entrambi siamo,
quando si tratta di cambiare ora. Miracolosamente poi ce la facciamo
sempre, ma ho il fierissimo sospetto che sia più culo che matematica
A dispetto di pareri contrari, mani nei capelli, recensioni orrorifiche tipo "la cosa migliore del campeggio
è il cane" e suggerimenti volti amorosamente ad assicurare la nostra
sopravvivenza, abbiamo deciso non solo di prenotare per stanotte una
piazzola allo Spider Rock Campground, ma anche di chiedere ad Howard, il
titolare, di condurci in 4x4 in una visita approfondita a fondo canyon,
circa tre ore totali a 140 dollari, da dividere con eventuali altri
partecipanti (ma la fortuna ci sorride e siamo soli).
Arriviamo al pelo al Visitor Center, Howard e la sua jeep - il cui precedente proprietario si chiamava Fred Flintstone
- ci aspettano già. Pipì ristoratrice, pur sempre donna sono, e via a
parcheggiare il nostro SUV vicino a una roulotte fatiscente e un capanno
che si regge in piedi per dispetto, visto che il parcheggio del Visitor
Center a una certa orachiude, poi ci spostiamo all'ingresso del Canyon a
Chinle, per pagare la fee ai Navajos. Per inciso, Paolo ha finalmente
ammesso di aver mentito, sapendo di mentire, al parcheggio del car
rental a Las Vegas: abbiamo DAVVERO un SUV, e per punizione la prossima
volta mi accerterò che ci venga consegnata una Panda 750, con un
vecchietto col cappello come autista
Nel frattempo, io mi sono innamorata di Howard: sorridente, ieratico,
antico, sembra scolpito nella roccia e plasmato da un vento buono. Ci
farà passare un pomeriggio splendido, e mi porterò via di lui, della sua
coda di cavallo lunga fino alla vita, della sua età misteriosa e del
suo sorriso vago un ricordo meraviglioso.
Inciso: Paolo ama, ad ogni mia piccola, rarissima, quasi impercettibile
defaillance mnemonica sussurrarmi dietro le spalle CLOPPETE, CLOPPETE,
il rumore del mio Alzheimer che avanza
.
Ora, proprio qui devo ammettere una delle mie piccole, rarissime, quasi
impercettibili eccetera: non ricordo minimamente se, dove e cosa
abbiamo mangiato a pranzo. Conoscendomi, non lo abbiamo saltato, visto
che Paolo è ancora vivo e in salute, ma non conservo traccia nemmeno tra
gli scontrini e gli appunti della nostra probabile pausa. Ad ogni modo
il mio signore e pandone (CLOPPETE, CLOPPETE) all'uopo interpellato
risponde "mah, mi pare che abbiamo mangiato qualcosa di unto nel
parcheggio". A voi l'ardua sentenza: quale di noi due baldi giovini è
messo peggio?
Conclusa la parentesi prosa, torniamo alla vera poesia. Sotto un sole
esagerato, sotto un cielo di un blu che dà fastidio, partiamo per quella
che sarà una splendida avventura ... la jeep si immerge fino ai fianchi
nel fiume di cioccolata che attraversa il canyon, ne riemerge di
traverso, ci affonda di nuovo, e noi intanto possiamo bearci di colori,
di forme, di vento e di sole in un modo che davvero non mi aspettavo.
Howard, benché di poche parole, è uno chaperon eccellente e ci guida
alla scoperta di dettagli che da soli non avremmo mai notato,
soprattutto ci porta a caccia di petroglifi e incisioni che non mancano
di commuovermi, la mia fantasia galoppa (sì, più del mio Alzheimer
) e immagino gli Anasazi che vivevano nei pueblos di cui ammiriamo i
magnifici resti da vicino, i riti e le cerimonie, gli artisti che
incidevano nella roccia i messaggi che oggi arrivano a noi, disegni
semplici e stilizzati ma pieni di vitalità e di energia, il sole, gli
animali, la famiglia ... un balzo indietro di migliaia di anni,
sicuramente uno dei più lunghi che ci siano consentiti nel Nuovo Mondo,
il ritorno ad un'epoca probabilmente non pacifica e non facile, ma in
cui i nativi erano ancora soli nella loro fettina di universo.
Tra una (carrettata di) foto e una pausa ad occhi spalancati, ci godiamo
il pomeriggio che declina e le nuvole minacciose in arrivo non riescono
a scalfire il piacere di essere qui ... uno dei momenti più belli è
l'incontro con quattro nativi che aspettano i pochi turisti con bibite,
artigianato locale, bigiotteria. Uno di loro è talmente anziano che sta
palesemente lì solo per compagnia, con un gran sorriso felice che si fa
ancora più largo quando ci chiede da dove veniamo ... sorridiamo anche
noi, è palese che non ha mai sentito nominare l'Italia, ci fa ripetere
quattro volte e il suo sguardo resta vago e soddisfatto anche se non ha
capito. Prendiamo una bellissima incisione su terracotta che il
giovanissimo autore completa e ci firma sotto gli occhi, una coca cola e
quattro chiacchiere.
L'accesso al fondo Canyon è consentito solo con guide autorizzate, sia
perché è effettivamente difficile non impantanarsi e affrontare il fiume
di traverso, sia perché qui vivono dei nativi, nella bella stagione, e
le loro proprietà sono cintate e giustamente non accessibili, quindi è
bene che ci sia chi sa dove si può andare e dove no ... non posso fare a
meno di provare un pizzico di ammirazione, come mi succede anche nei
minuscoli paesini wasp del resto, per chi conduce un tipo di vita che a
me sembra tutto tranne che facile e piena. Avrò tempo e modo di farmi
domande e cambiare quasi idea in proposito, nel corso del viaggio ...
anche se Torrey-centosettantasei-abitanti continua a non fare per me.
Al termine di un pomeriggio denso come pochi, Howard ci riporta alla macchina e ci dà l'arrivederci al campeggio,
prima dobbiamo andare a fare la spesa perché stasera si griglia! Chinle
è diversa dalle cittadine curate e pettinate a cui mi ha abituata
l'Ovest, ha qualcosa di Kayenta e di Page ... sono città a prevalenza
quasi esclusiva di abitanti nativi, del resto siamo nella Navajo Nation.
Non ho i mezzi e non intendo tentare un'analisi sociologica, mi sembra
evidente che i nativi siano socialmente svantaggiati, anche se non più
della fascia bassa della popolazione bianca, e non penso stia a me
sindacare su come una città che non è la mia sia tenuta e vissuta ... a
me tutto sommato non dà alcun fastidio questa gestione naif,
raffazzonata e sgarrupata. Anche il supermercato è decisamente meno
pettinato di Walmart, ma usciamo soddisfatti, carichi di ciccia,
pannocchie e schifezze assortite, pronti a giocare alle Quasigiovani
Marmotte al campeggio.
Spartanissimo, senza acqua corrente ma con una intera autobotte a disposizione per lavare i piatti e i denti
, la doccia a manovella che non abbiamo provato, i bagni con la fossa
settica, ma puliti, a noi non creano alcun problema. Non c'è elettricità
e facciamo tutto alla luce delle nostre lampade frontali, per fortuna
riusciamo a montare la tenda prima che il sole inizi a calare e poi
corriamo allo Spider Rock Viewpoint per le foto al tramonto più
deludenti della mia carriera, meno male che c'è Paolo a fare di meglio.
Ha ragione chi dice che il Canyon de Chelly, spesso sottovalutato e
trascurato a favore di nomi più altisonanti o solo più noti, è un
gioiello inatteso che si apprezza anche solo facendo il giro del rim, la
vista da qui mozza il fiato, e il trovarci quasi soli, insieme a pochi
altri sileziosi fotografi, accentua l'impressione magica che il panorama
trasmette ... ma io e Paolo ci troviamo concordi: i 140 dollari per il
tour in 4x4 sono tra i meglio spesi di questo secondo magnifico viaggio
all'Ovest insieme, è stato meraviglioso esplorarlo dal basso quanto lo è
ora ammirarlo dall'alto.
Quando è ormai sceso il buio, ce ne torniamo alla nostra casetta
portatile e chiediamo ad Howard una griglia che ha visto tempi
sicuramente migliori, probabilmente nel paleolitico
,
ma fa ancora egregiamente il suo dovere. Compriamo cinque dollari di
legna nel minuscolo store del campeggio, salutiamo il nostro anfitrione
che si ritira nella sua roulotte dopo averci mostrato la jeep che usa
per le compagnie più numerose e il generatore che gli fornisce la
corrente di cui ha bisogno ... uno stile di vita più che spartano, ma si
vede chiaramente che ha tutto ciò che gli serve, e che non desidera
nulla di più. Cosa che si può dire di pochi, credo
Paolo accende il fuoco e torniamo bambini, bistecca, salsiccia,
pannocchie, insalata, un forchettone improvvisato, la cenere che danza
intorno a noi e le scintille che accendono il buio, il cagnone di Howard
che viene a farci una corte discreta ... o meglio, a farla alle nostre
bistecche
, il silenzio tutto intorno per apprezzare il più piccolo istante
passato insieme anche più del solito, il cielo trapunto di stelle, la
via lattea su di noi, il freddo piacevole quando ci allontaniamo dal
fuoco. Che serata meravigliosa, a suggellare una giornata perfetta.
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