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23 agosto 2016 Page - La versione di Barbara

Martedì 23 agosto 2016

Il risveglio non è dei più felici: lo sguardo corre subito alle veneziane che lasciano filtrare una luce pallida e smorta. Uffa, anche quest'anno, ma non è possibile!


Facciamo colazione fuori, scandagliando il cielo centimetro per centimetro alla ricerca di un quadratino di azzurro che ci dia speranza, e consultiamo freneticamente accuweather a caccia di rassicurazioni. Vabbè, noi ci proviamo comunque, al massimo ci mandano via, e in quel caso ovviamente farò dei capricci inenarrabili



(come dicevo l'anno scorso, lo scopino è una conquista di civiltà: qui da LuLu's ce l'hanno fatta, ma non hanno ancora capito bene come usarla, la civiltà )

Con comodo, il tour è alle 10.30, ci avviamo verso il Lower Antelope. Abbiamo scelto il fotografico con Ken's Tours, sia per avere più tempo sia perché ormai anche il meno conosciuto Lower è invaso dalle folle, e quindi la nostra guida dovrebbe sgombraci il campo per permetterci di cavar fuori qualche scatto migliore e meno affollato di quelli degli amanti dello smartphone che vagano a caso inquadrando la qualunque.


Per scongiurare il pericolo di perdermi il mio signore e pandone tra le asiatiche folle, provvediamo ad abbigliarci in maniera intelligente




Così sono sicura, se non di rientrarne in possesso, di regalare insieme a Paolo qualche sghignazzata al mondo.


Entriamo in territorio Navajo e sborsiamo otto dollari a testa, che ci verranno poi dedotti dai cinquanta del tour alla registrazione: costa nettamente più del giro normale, è vero, ma per quanto ci riguarda converremo che ne vale mille volte la pena. A tutti i partecipanti è richiesta un'attrezzatura minima formata da cavalletto e reflex o mirrorless con obiettivi intercambiabili (e ancora confesso mi chiedo perché: capisco niente compattina, ma neanche una bridge?)


Piano piano il cielo si apre, spunta un baffo di sole e iniziamo a sentirci fiduciosi, forse almeno il Lower sarà nostro! Puntuale, la nostra guida viene a recuperarci, siamo in cinque, e alla vista del posteriore del lui dell'altra coppia Paolo commenta felicione che "se ci passa quello lì io vado tranquillo" . Con noi c'è anche una ragazza con un'attrezzatura decisamente "più fighissima" della mia, ma supero in fretta la botta di invidia, sarò troppo impegnata a ... reggermi in piedi.







Con la mia consueta ippopotamina agilità mi calo per le scalette in ferro che scendono a fondo canyon abbracciando amorosamente la reflex e mulinando con (dis)grazia il mio povero maltratattatissimo cavalletto. Si impietosisce anche una rubiconda turistona americana, che mentre sto cercando di disincastrare il mio leggiadro posteriore dalla scaletta senza far soffrire nessuno si offre di accogliere il cavalletto da basso e passarmelo quando - se - avrò portato giù il resto dell'armamentario, se non altro nella speranza di non doverci fare notte, nel Lower . Accetto grata, perché ho già dato inizio a un'ambiziosa opera di autodemolizione, che attraverso testate, spallate e soprattutto cavallettate sulle gambe farà di me un'opera di arte astratta. E non solo, unirò l'utile al dilettevole: per le prossime settimane, prima di addormentarsi Paolo conterà i miei lividi anziché le pecore









C'è qualcosa che non sia ancora stato detto, degli Antelope Canyon? non credo ... come non credo che ci sia una foto che non sia ancora stata vista o scattata, eppure l'incanto e la magia si ripetono uguali ogni volta, e l'emozione di arrivarci davvero, fisicamente, in sabbia e ciccia, è impagabile e non facile da esprimere a parole.













Esco felice, sudata, piena di sabbia fin nelle mutande, dolorante, entusiasta, con gli occhi zeppi del sole che inaspettatamente ci ha regalato quei giochi di luce di cui tutti dicono "ci sono solo all'Upper" ... e anche un po' delusa e arrabbiata con me stessa, avrei dovuto prepararmi un po' meglio, non sono contenta di come ho scattato nè dei risultati degli scatti, e mi dico che devo ammettere anche con Paolo di non essere ancora pronta per un tour fotografico, farei meglio a unirmi ai giapponesi vocianti e ai russi maleducati con lo smartphone che invadevano il canyon, e da cui la nostra guida ha fatto miracoli per salvarci.





(l'immancabile turista scemo )


Alla fine, riguardando le foto a casa, qualcosina si salva e mi rincuora, e in ogni caso mi dico sempre che posso solo migliorare ... e ne ho tutte le intenzioni, la scimmia ormai è con me, per quanto critica io sia con le mie ... ehm ... opere.











Dopo una coca cola rinfrescante e un doveroso ringraziamento alle nostre mascottine che oggi si sono comportate egregiamente, la fame ci guida al Fiesta Mexicana, adocchiato ieri sera e vicino al nostro b&b e a una lavanderia quel tanto che basta. Nel frattempo ci mettiamo in contatto con il nostro amico Franco che sta facendo il fotografico all'Upper, e ci accordiamo perché ci raggiunga per una birra.




Arrivano i nostri margarita, che fai, sei qui e non lo prendi? anche se la mia resistenza all'alcool soprattutto diurno è quel che è, che vuoi che sia un margaritina? ... già, peccato che quando me lo portano mi renda conto che non ci posso nuotare dentro solo perché non ho il costume con me, tanto è enorme


In ogni caso buonissimo, impossibile lasciarlo, farò una pennicchella davanti alla lavatrice. Come buonissimo è il piattone pieno di *tutto* che ci servirà anche da cena ... e forse per colazione il giorno dopo, penso mentre coscienziosamente mi impegno a svuotarlo. Franco e Letizia ci raggiungono al ristorante dopo pranzo, e passiamo una piacevolissima oretta parlando di tutto e di niente, a conferma che quando un viaggiatore incontra un altro viaggiatore, farli star zitti è un'impresa impossibile. Ci salutiamo con la promessa di rivederci a Roma, non ancora mantenuta ma in fondo io ci vivo part time.


Io e Paolo a questo punto ci dedichiamo al bucato nella lavanderia più scamuffa di Page, che comunque serve ottimamente al suo scopo. Siamo gli unici non nativi, o quasi, e mi diverto come sempre ad osservare la gente che fa le cose più improbabili nell'oretta successiva. Me ne esco con un po' di tristezza, una ragazza dall'aria parecchio dimessa ci ha avvicinato per chiederci se abbiamo bisogno di una domestica a ore, e un paio di bimbi sono venuti a proporci dei panini fatti in casa. Page non ha l'aria di essere una città povera, e i nativi hanno in mano gli Antelope completamente, e l'indotto in buona parte ... ma evidentemente non tutti ne traggono giovamento e benessere. E siccome non conosco i motivi che hanno portato parte di loro a questo punto, mi limito a rattristarmene cercando di non farmi guidare da facili pregiudizi circa la voglia di lavorare e la tendenza all'abuso di alcool: alla fine tutti quelli che ho incontrato, più o meno sorridenti, più o meno scontrosi, mi hanno sempre dato l'impressione di brave persone che si danno da fare ... e comunque, io sono sempre quella che faceva il tifo per i Pellirosse contro John Wayne, perché "è casa loro"


Finito di giocare alle belle lavanderine ci dedichiamo a un po' di sano pandeggio : siamo già passati alla sede dell'Adventurous Antelope Tour, dove sghignazzando sulle nostre bellisime magliette ci hanno confermato il fotografico di stasera, non ci resta che aspettare le nove e farci trovare al parcheggio. Qualche discussione sulle nove effettive, sarà l'orario dell'Arizona o quello della Navajo Nation? troppo casino per il mio stanco neuroncino, alla fine scarico tutta la responsabilità sulle capaci spalle del mio signore e pandone, e bene faccio. Alle nove, ora locale anche se non ho ancora capito di dove , siamo al parcheggio, romanticamente soli con romantica vista sulla centrale elettrica, che illuminata come un albero di Natale sembra persino un po' meno orrenda. Paolo è un po' preoccupato, non si vede nessuno, io sono fatalista, sono Navajos, prima o poi arrivano. E infatti dal cancello arriva un macchina, ci si avvicina e ... volete ancora fare il tour? no, mi viene da rispondere, stiamo qui a pomiciare per rinverdire i fasti della nostra gioventù . Ma non riesco a tradurre "fasti" abbastanza in fretta e Paolo mi precede confermando che sì, vogliamo ancora. Mah!


L'omino se ne va raccomandandoci di aspettare, e poco dopo dalla direzione opposta, quella dell'Antelope, arriva un pick up alquanto sgarrupato, e il giovine che lo guida ci raccoglie a bordo con le nostre quattro carabattole e parte con uno sprint che neanche nell'inseguimento di Ronin. Solo che qui non siamo a Parigi, siamo in mezzo al nulla ... e io mi diverto come una bambina ad essere sballottata ovunque, a un certo punto indico a Paolo un leprotto che scappa alla luce dei fari e mi dico che sì, lo conosco proprio bene il mio panda, visto che sapevo che mi avrebbe risposto subito: yumm, polentina!


Arriviamo finalmente all'entrata del Canyon, e parcheggiamo in mezzo a ... una mandria di bovini. Decisamente inquietanti i loro occhietti che alla luce dei fari sembrano bottoncini laser. Con enorme piacere Paolo mi fa presente che "amore, guardano tutti te!", e con altrettanto piacere, argh, mi rendo conto che ha ragione: una piccola truppa di grossi mostri fantasma che mi punta sguardi di un inquietante sinistro bagliore addosso. Oh mamma, non mangiano ciccia questi, vero?


Sganciata la mandria, di cui alla fine perderemo le tracce, entriamo nel canyon, il nostro navajo ci posiziona e posiziona la luce, e ci lascia a scattare a nostro piacere, prima all'ingresso, poi spingendoci un po' più all'interno. Non l'ho visto con la luce, posso solo immaginarlo aiutandomi con le immagini del Lower che mi porto negli occhi da stamattina, ma non c'è dubbio, mi trovo nella pancia di uno dei posti più belli del mondo ... e l'atmosfera surreale della notte, la solitudine estrema (io, te e le mucche, per dirla poeticamente), i bagliori dei lampi di un temporale lontano - no, no, promesso! - la nostra guida silenziosa ed evanescente come uno spettro, tutto contribuisce a innamorarmi di questo posto. Non so se prima o poi vorrò rischiare di spezzare la magia tornandoci di giorno, quel che è certo è che l'ennesimo pezzetto del mio cuore l'ho abbandonato qui ...








Non riesco a decidere se dedicarmi per bene alle foto o ad assorbire con tutta me stessa questi momenti magici e irripetibili ... dai risultati vedrete che ho scelto la seconda, eppure sento lo stesso che quei centocinquanta dollari sono stati tra i meglio spesi dell'intero viaggio.









Alla fine immortaliamo il mini spettacolo pirotecnico con un filo d'ansia, l'indianino prima di salire sulla costa del canyon ci ha detto che al suo segnale dobbiamo volare in macchina perché il temporale è vicinissimo e potrebbe essere pericoloso restare qui. Oh mamma, il momento cardiopalma ci mancava. E poi chiedetemi perché ho fatto tutte le foto storte! (e si, lo so che posso raddrizzarle con photoshop, ma allora come facevo a farvi notare che sono storte? ).











Nonostante le fosche previsioni, riusciamo a finire tutto con (relativa) calma, e facciamo solo la corsetta finale verso il pick up mulinando i cavalletti che ovviamente - almeno il mio - sono decisamente poco propensi allo smontaggio rapido. Vabbé, riprendiamo i sobbalzi, vediamo qualche altro contorno da polentina correre via dalle nostre ruote, arriviamo alla nostra auto, riceviamo l'unico sorriso della serata davanti alla mancia, comunque meritatissima, dal nostro amico Musone Solitario che sgomma subito via e ...


... Babi, prova a chiamarmi che non trovo il telefono! oh caspio ... non suona, non c'è, non si trova. Usiamo il mio come torcia e niente, richiamo di nuovo e niente ... oh caspio, stai a vedere che mi è caduto in mezzo alle mucche tornando in macchina. Non c'erano più le mucche! e vabbé ma posso averlo perso solo tornando, l'ho usato come telecomando per la reflex (si, ciccio, fammelo notare anche in un momento così drammatico, che tu hai la macchina figa e io - ancora - no, 'ntipatico ). E se le mucche lo mangiano? chiamiamo la sede? guarda che siamo già alla sede ... secondo me ti è caduto in macchina, neanche il Titanic dopo l'iceberg ballava così, ma figurati me ne sarei accorto, mah, secondo me anche no, domattina torniamo qui e chiediamo, figurati se mi portano a vedere se l'ho perso tra le vacche, ma almeno proviamoci, comunque domattina passiamo, e vabbé, in qualche modo faremo.


E prima di portarvi a concludere la serata "perso cose, visto gente" sul patio del b&b con birra e pringles, lasciatemelo dire: un uomo smartphonedipendente (come tutti noi, più o meno ) che perde il cellulare senza possibilità di fare ricerche prima di dodici ore, e non si incaxxa, e non ti dà nemmeno mezza risposta brusca, e non perde il sorriso ... beh, va incastrato quanto prima, ne convenite?

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