21 agosto 2016 - Zion - Grand Canyon North Rim - La versione di Barbara

Domenica 21 agosto 2016

Il vento della notte è caldo e profumato, il silenzio della natura ci avvolge come una tiepida coperta, il ragno peloso è sopravvissuto all'incontro con Paolo :megalol: ... insomma, tutto va bene e ci si prospetta una giornata meravigliosa, soprattutto dopo la colazione a base di muffin di Walmart e di quei deliziosi avocadini messicani da mangiare col cucchiaino che diventeranno la nostra nuova mania.
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Sono a malapena le sette quando ci svegliamo - sul fuso dello Utah, la giornata di oggi durerà un'ora in più visto che torneremo in Arizona, destinazione Gand Canyon - e il sole del mattino ci regala sfolgoranti promesse che non ha alcuna intenzione di mantenere. Poco male, non lo sappiamo, e anche se lo sapessimo ... qualcosa per cui sorridere si trova sempre. Un po' di foto in pigiama girellando per il campeggio e scambiando 'morning con i primi pallidi zombie che si dirigono verso i bagni ... chissà il nostro ragnetto come sta ... una rapida colazione annaffiata dal meraviglioso succo di frutta pesca e mango che con tanto entusiasmo ho comprato ieri, e ...
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Pandino, ma non sembra anche a te che abbia un gusto strano 'sto succo? E così decidiamo che è giunto il momento di iniziare a scrivere il Manuale del Piccolo Panda Esploratore :Chessygrin:: lezione numero uno, imparate a guardare i disegnini, che leggere il titolo non basta! Perché, in nome del Prodigioso Spaghetto Volante, perché, ditemi, devo trovare patate dolci e carote nel mio succo di frutta alla pesca e mango? Vi risparmio l'elenco del resto degli ingredienti, sono tutto tranne che salutista e schizzinosa, il mio motto è "di qualcosa dovremo pur morire", ma un bell'ARGH lasciatemelo dire con il cuore!
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Per fortuna il panorama mi consola ...
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Ieri sera abbiamo visto che all'ingresso del campground c'è un punto raccolta di materiale da campeggio in buono stato a disposizione dei nuovi ospiti, e ci siamo detti che è un'ottima idea e sarebbe una bella fortuna trovare qualcosa di simile l'ultima sera per lasciare quello che non possiamo portare a casa, anche se pure l'anno scorso ce la siamo cavata egregiamente rifilando tutto al vicino di tenda al Grand Canyon. Ancora non lo sappiamo, ma a fine giro Paolo avrà la brillantissima idea di tornare proprio qui a salutare per sempre i nostri averi, regalandomi un nuovo passaggio mozzafiato in questo parco a cui mi sono già affezionata.
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Smontato il campo mi metto subito alla guida verso il tunnel sulla Zion-Mount Carmel Highway, che si snoda bellissima in una serie di tornanti che mi ricordano tanto le meravigliose giravolte sulle montagne dell'Atlante e mettono alla prova i miei nervi da guidatrice della domenica ... ovviamente appena cedo il volante a Paolo la strada si fa piatta e dritta come la Milano Venezia :grin:, ma vabbé, sarei delusa del contrario. Con una botta di culo clamorosa troviamo posto nel parcheggio sulla destra subito dopo la fine del tunnel - vedevo una luce ... - e ci avviamo baldanzosi verso l'attacco dell'Overlook Trail. La mia baldanza però mi molla dopo poche decine di metri e torna indietro, e dopo poco decido di seguirla. Già leggendo il cartello al trailhead mi era nato il sospetto che la passeggiata non facesse per me, ma prima di mollare almeno ci provo. Quando le gambe smettono di rispondermi convinco un po' a fatica Paolo a proseguire da solo ... non mi piace l'idea che debba rinunciare a qualcosa a causa mia, e d'altra parte riesco (e voglio) a forzarmi solo fino a un certo punto. Per fortuna alla fine il mio signore e pandone acconsente ad andare senza di me, e mi regalerà le foto bellissime che vedrete nella prossima puntata.
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Mi godo così un'oretta scarsa di meravigliosa solitudine, che continuo ad amare anche se Paolo mi riempie la vita, e mi diverto ad osservare la manica di sportivi seri in tutina e caschetto, o mutina e muscoletti, che si prepara a conquistare il canyon in bici o dal basso, mentre ammiro i miei cicci che fieramente si oppongono a qualunque tipo e genere di fatica mi compaia davanti. Nemmeno per far foto ne approfitto ... semplicemente mi regalo qualche decina di minuti di riposante non pensare. Quando intravvedo Paolo che inizia la discesa al parcheggio, in preda ai sensi di colpa per aver portato con me e la mia baldanza anche la nostra borraccia condivisa, gli vado incontro affrontando impavida i primi facilissimi metri per ristorarlo dalle sue fatiche, e ce ne ripartiamo felici e contenti, come sempre e più che mai: sia pure poco convinto, il sole è ancora con noi.
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La strada rossa che porta a Mount Carmel Junction è veramente splendida, e mi innamoro a ogni curva, e lascio il cuore a ogni sosta. Quando ci fermiamo ad ammirare la Cherckerboard Mesa dal viewpoint più spettacolare è ormai pieno orario da pullman, e con nostra somma gioia ben due si fermano accanto a noi a scaricare le barbariche orde: una di connazionali, e per fortuna Paolo mi avverte così faccio in tempo a mordermi la lingua e moderare i commenti, e una di asiatici. E qui mi rendo conto che sebbene scatti da poco più di un anno e non possa certo definirmi tale, ho già assorbito tutti i peggiori difetti del fotografo: le mani bucate e la spocchia, come minimo e prima di tutto :megalol:. E infatti ecco, mi lancio in un indignato comizio: qualcuno mi spieghi a cosa serve, la mattina, all'aperto e con il sole lo stranfiero con il mega flash che ho visto usare a Paolo solo in chiesa al battesimo della nana (e solo per darsi delle arie, secondo me :prrrr:). Il fotografo vero comunque benedice la mia indignazione, e risalgo in macchina tronfia come un tacchino e fiera delle mie nuove certezze professionali.
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Mount Carmel Junction, di cui conserviamo fradici dolcissimi ricordi! Fradici perché ci siamo passati in quel 7 agosto 2015 che passerà agli annali della meteorologia come la giornata più piovosa dell'anno :WallBash:, dolcissimi perché il miglior momento on the road di quel giorno è stato la sosta al Thunderbird Café, la cui insegna (Home of the Ho'made Pie) ci è apparsa come un miraggio tra le cortine scroscianti sollevando d'incanto il nostro umore, fradicio pure lui. Da quel giorno sognavo la meravigliosa torta di mele con la salsina al rum (si, sono veneta :headb:) che ha allietato le nostre papille, e per tacito accordo la colazione numero due della giornata è stata fissata qui appena prenotato il volo lo scorso dicembre. In attesa della nostra fettina di paradiso rileggo la storia dell'insegna, creata durante la seconda guerra mondiale: a causa della carenza di materiale, il proprierario contrasse la scritta Home-made, e da allora non è mai stata corretta, diventando anzi un segno distintivo di quella che è la più classica delle storie da sogno americano. Jack e Fern, giovani sposi squattrinati che danno vita a un'impresa di tutto rispetto (oggi ci sono un ristorante, un hotel e un campo da golf) partendo dall'abilità di lei con le torte, proposte agli operai della zona a bordo di un furgoncino. Lui muore giovane, lei - che ha perso anche i due figli più grandi - supera le tragedie della vita con tenacia e testardaggine e crea un piccolo impero. Mi piacciono le favole, anche quelle un po' tristi, e questa è finita di diritto nella mia collezione di "belle storie intorno al mondo". E ci sono i colibrì! l'anno scorso, sotto il diluvio, non ci siamo accorti che sull'Arca ci fossero anche loro ...
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Ristorati e rinfrancati riprendiamo la strada verso il North Rim, dove ci aspetta l'omonimo campground ... forse :ahi:. La desolata solitudine della strada e delle due cittadine che incontriamo, Kanab e Fredonia, al di là delle battutine e battutacce che scambio con Paolo, mi porta a pensare una volta di più che questo Paese per me è perfetto solo per passarci le vacanze. Le grandi città non mi fanno impazzire all'idea di viverci, queste piccine mi uccidono di tristezza ... qualcuna è veramente malinconica, qualche altra molto carina, ma credo che la vivacità culturale si esaurisca con il settimanale "Benvenuti dimenacoda" (encomiabile servizio di veterinario viaggiatore, se ho ben capito) e con la Duck Creek - 15 abitanti - Oktoberfest. Io, viziata da due anni di Roma e da una vita intera passata nel Paese più bello e artisticamente ricco del mondo, uscirei pazza in dieci minuti e morirei di noia. E se anche sono la prima ad ammettere di trovarmi terribilmente snob, sento dentro di me un fremito di autentica ammirazione per chi, e sono sicura che ci sia, una vita qui se la sceglie e se la porta avanti felicemente, anche se la grande città più vicina è a millemila chilometri, anche se al cinema di Kanab - scoprirò quando ci passeremo una delle ultime notti - bellissimo, d'antan, anche le pellicole sono d'antan e tre sere la settimana c'è la rassegna western storici, anche se gli abitanti di Fredonia sono 1307 e probabilmente sanno l'uno dell'altro anche quanto spesso cambiano le mutande. Mi affascina, questo mondo così lontano dal mio.
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Arriviamo all'ingresso del North Rim e ... sapete che c'è? Piove! il cielo si è fatto via via più minaccioso, da quando abbiamo lasciato Zion, e quando a metà strada tra Fredonia e il Parco - almeno 20 miglia dal campeggio - abbiamo visto il cartello VACANCY al Kaibab Lodge, non ero del tutto spiritosa dicendo a Paolo che semmai avevamo pronto il piano B. Il ranger che ci controlla il pass e ci porge la cartina dice che di solito il temporale pomeridiano passa in una o due ore al massimo, del resto anche l'anno scorso al South Rim ci ha accolto una splendida accoppiata acquazzone + arcobaleno. Bene, andremo a caccia di arcobaleni anche oggi, concludiamo. Di solito, diceva il ranger? Ecco, appunto :eek:
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Arriviamo al campground accompagnati da un timido baffo di sole, mangiamo le nostre insalate seduti al tavolo della piazzola che abbiamo fiduciosamente confermato, ma ...

Un bubbolìo lontano...
rosseggia l'orizzonte,
come affocato, a mare:
nero di pece, a monte,
stracci di nubi chiare ...

Reminiscenze pascoliane dei lontani anni delle medie, mare a parte, a descrivere perfettamente il paesaggio intorno a noi ... okay, per il momento niente tenda, andiamo al Visitor Center che si trova accanto al Grand Canyon Lodge (dove abbiamo prenotato la cena di stasera, fiduciosi, calcolando al minuto gli orari del tramonto e dilatandone la durata come ogni maniaco della fotografia che si rispetti), magari proviamo a fare qualche piccolo trail, magari schiarisce ...
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Magari anche no, sghignazza Giove Pluvio :twisted:. E noi? Temporeggiare, temporeggiare sempre! Ci facciamo una doccia calda nei bagni comuni del campeggio, stavolta non dimentico le monetine, mi limito a litigare selvaggiamente con la macchinetta che si decide a ingoiarle solo dopo un colpo ben assestato (e ormai mi sono spogliata, col cavolo che cambio box!), andiamo a prendere un the caldo al General Store cercando conforto dal barista che benevolmente ci sconforta, facciamo altrettanto con i ranger e ... ci arrendiamo. Andiamo a sentire se al Grand Canyon Lodge hanno un buco di camera libero, alla disperazione ripiegheremo sul Kaibab, anche se venti miglia la sera rompono.

C'é tutto il posto che vogliamo, fortunelli. La stanza più sfigata, che ovviamente scegliamo, per la modica cifra di 130 dollari è tutta nostra. Considerando che in prima battuta avevo capito 180, riesce persino a sembrarmi economica, ed è veramente bellina, calda e confortevole anche se più o meno si trova alla stessa distanza di Las Vegas dalla reception. Pazienza, i programmi si fanno per poterli cambiare e la spesa complessiva resterà comunque abbastanza ridicola rispetto all'anno scorso ... vedremo di sfruttare per bene l'inattesa comodità :inlove2:

Più poveri ma quasi felici ci avviamo per il Bright Angel, il Canyon è maestoso e magnifico nonostante l'orizzonte prometta tempesta, o forse lo è ancor di più per questo ... in una mezz'oretta percorriamo tutto il trail, ci diciamo quanto deve essere bello con il sole, lasciamo un sospiro sorridente e un pizzico di malinconia al Bright Angel Point. Torniamo verso la terrazza del lodge e ci fermiamo ad ammirare il temporale lontano, e qui ... il fattaccio! :megalol: Rischio il divorzio prematrimoniale, e modestamente non è da tutti. Macchina fotografica inforcata, occhio cecato semichiuso, tanto ottimismo, mano tremolante, tante chiacchiere e poca mira, tutto mi aspetto tranne che ... "Pandino, ho preso un lampo, guarda!". Vengo istantaneamente surgelata dal mio amato bene "E' dal 1989 che tento di fotografare un lampo". Sento i ghiaccioli che pendono dalle parole e tento di rimediare farfugliando di fortuna dei principianti e di foto venute malissimo, ma mi sento esattamente così

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Naturalmente vengo perdonata prima di subito tra le risate, e il morale di Paolo ha allegramente risalito la china meteorologica domenica scorsa quando smanettando tra le mie foto si rende conto che il tanto millantato fulmineo successo si riduce a una strisciolina quasi invisibile.

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Ci resto un pochino male perché sul display sembrava uno scatto davvero carino, ma la prendo da sportiva e ci ridiamo su, smetto di darmi tante arie e torno al mio pc - siamo in batteria come due polli, io scrivo e lui gioca con fotosciop - quando improvvisamente vengo travolta da un ruggito ... DUE, NE HAI PRESI DUE!!! :FuckYou: eccola la mia foto carina, allora esiste! posso tornare a bullarmi come un'oca giuliva, posso?
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Scherzi a parte, ho avuto davvero la fortuna di DUE principianti ... del fulmine pallido non mi ero nemmeno accorta, il secondo è stato una botta di culo da manuale e adesso la scimmia mi possiede ancora un po' di più.

Ci godiamo un tramonto che seppur bello non è nemmeno una pallida imitazione di quello dell'anno scorso sul lato del Canyon che ora abbiamo di fronte, ci divertiamo a cercare di indovinare cosa sono le luci che si vedono chiaramente sull'altra sponda, lontane e insieme vicinissime, mangiamo i nostri primi biscotti a bordo rim, ancora inconsapevoli che diventerà una fotografata tradizione, immortaliamo le sfaticate mascotte che non stanno facendo il loro dovere e poi ... fa freddo, entriamo al Lodge in attesa che si faccia l'ora per cui abbiamo prenotato un tavolo.
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Scopro nella hall, con divertita delusione, che il Britgh Angel che dà il nome al viewpoint e al trail che scende a fondo canyon, lungi dall'essere l'angelo luminoso della cui comparsa ai pionieri sotto funghetti allucinogeni fantasticavo è ... un asino :lolroll:. Un asino che visse qui nei primi vent'anni del secolo scorso, molto amato dai bimbi e dai primi turisti. Ce lo racconta la targa sotto la statua del burro che si trova nella hall del ristorante, dove infine disillusi e ridacchianti ci accomodiamo per gustarci una cena sublime in un ambiente bellissimo.
Ciccia! Ciccia buonissima: ci dividiamo una Sugarloaf Bison Flank Steak e una Cowboy Pete Strip Steak accompagnate da due ottime birre (siamo troppo snob per i vini americani, e troppissimo per ordinare italiano qui), concordi sul fatto che il Grand Canyon a dispetto del meteo rimane uno dei posti più emozionanti su cui i nostro occhi si siano posati, e che le vedute mozzafiato che ci siamo goduti hanno reso indimenticabile anche una giornata potenzialmente così così. La magnifica stellata che ci accompagna nella passeggiata tra il ristorante e il nostro alloggio ci fa ben sperare per domattina, purtroppo decidiamo concordi di soccombere al freddo e alla stanchezza senza nemmeno una foto a un cielo che ci sta tornando amico, ma paghi di aver trascorso anche oggi una di quelle giornate che ti incidono un solco nel cuore.
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