19 Agosto 2016 - Milano - Las Vegas - La versione di Barbara
Venerdì 19 agosto 2016
Notte tormentata a Villa Pallina, come tutte quelle prepartenza: ne passo la metà a chiedermi come sia possibile che dopo aver compilato e spuntato duecentotrentuno liste e milletré elenchi io abbia lasciato a casa il mio adorato Vicco (il dentifricio ayurvedico indiano senza cui non posso più vivere, che Paolo amorevolmente si ostina a definire “la cacca di piccione”
), poi finalmente nel cuore dell'oscurità vengo folgorata dalla Consapevolezza: non è nel beauty perché l'ho già messo nella bustina trasparente per i liquidi, è con noi! Tale è la mia gioia che non posso esimermi dal condividerla, e la felicità di Paolo, all’uopo risvegliato alle tre di notte, è incontenibile 
(la Malefica Silvia tenuta a bada da C-3PO)
(esilaranti incontri in autogrill: il soprannome che mia sorella aveva affibbiato al mio sorridentissimo ex è Grugno 😊)
Il nostro viaggio è iniziato in realtà ieri pomeriggio, destinazione Cameri, dove finalmente ho conosciuto @pallinae famiglia, è proseguito con una gita e una pizza ad Arona – il ramadan di Paolo è ufficialmente sospeso – e oggi, ad un orario inumano per chiunque ma non per la nostra amica (grazie, di nuovo!
) siamo pronti a partire per Malpensa, che raggiungiamo alle sei: il tempo di offrirle una veloce e insolitamente buona colazione aeroportuale e siamo pronti per l’imbarco, velocissimo dato che il volo per Heathrow è mezzo vuoto. Solito panino agghiacciante, solito volo tranquillo e in men che non si dica siamo a Londra.
(potevo forse privare @Arizona 71 dell’opportunità?
(compramiiii
io sono in venditaaaa
e non mi credereeeee
irraggiungibileee …)
… e la mia cosà:
Sono tentata. No, sono tentatissima … e Paolo inizialmente veste i panni del diavoletto custode, tentandomi ancora di più. Decidiamo di mangiarci sopra e ragionare un po’, e per fortuna a pancia piena esce anche la nostra parte razionale (beh? Che c’è da ridere? La teniamo sottochiave per non farle fare troppi danni, ma esiste eccome!
). Tirarci dietro tre reflex non è il massimo, usarla senza conoscerla neanche un po’ in un viaggio così non mi convince e soprattutto, argomento decisivo, non avrei la garanzia Nital. A questo punto devo confessare che io a Londra per farmela riparare in caso ci tornerei su una gamba sola
, ma insomma, la mia parte razionale eccetera eccetera. Conclusione, mi prenderò direttamente la D7200 alla prima buona occasione, ma non ditelo a Paolo (e comunque è tutta colpa sua, prima di lui la mia coinquilina era la Saponetta Canon
)
Saluto mestamente la bestiola tentatrice e mi avvio all’imbarco del volo per LAS, dove saliamo praticamente per primi visto che ho diritto all’imbarco prioritario, e abbiamo così agio di … prendere in prestito una copertina persino più brutta di quella di Air France dell'anno scorso per coprire i bagagli in auto, la restituiremo a British a fine noleggio. Lo so, lo so: frequentando quello lì mi sono avviata sulla strada lastricata di buone intenzioni della criminalità
Il volo scorre tranquillo e un po’ noioso, dopo che Paolo ne ha vivacizzato l’inizio rovesciandosi sui pantaloni il bicchiere colmo di succo di pomodoro, e schizzando un po’ anche me: dopo un acceso dibattito su chi debba fare il serial killer e chi la vittima (ho vinto io) e la proposta insistente e reiterata di prendere i pantaloni di ricambio che gli ho portato nel bagaglio a mano e chiudercisi in bagno (ha vinto lui), cerchiamo di far scorrere le ore il meglio possibile, sbirciando i vicini – la vecchiotta alla mia destra alloggerà al Venetian, la coppia di indiani alla sinistra di Paolo è benissimo assortita, lei con un naso che potrebbe coprire il Connecticut e lui con una panza che sarrebbe perfetta per il Rhode Island, ma sorridono, si però sono brutti come l’orco, ma dai che sono simpatici, ma che pettegoli che siamo – leggendo, interrogandoci sul fatto che lo schermo di bordo indica come destinazione New York, guardando film. Io accresco la mia cultura con due pellicole impegnate, Zootropolis e Kung Fu Panda 3, Paolo si dedica a Zoolander 2.
Così spiritualmente ristorati atterriamo finalmente a Las Vegas, dove la coda all’immigration è già consistente anche se arriviamo tra i primi del nostro volo. Paolo ci prova, a esibire la Povera Sordina come lasciapassare, ma il karma non perdona: la prima addetta che ho incontrato a New York nel lontano 2014 era un’asiatica cattiva che ho fatto arrabbiare accendendo il cellulare anzitempo, quindi questa di Las Vegas è un’asiatica cattiva che con un ghigno satanico ci nega il salto della fila. Pazienza, è comunque abbastanza veloce e ce la caviamo in meno di un’ora, facendo anche ridere l’agente Joy (June? Jade? Jessie?) con le nostre magliette uguali.
La mia valigia attende sul nastro fermo in bella vista (grazie, arancione antinebbia e piena di adesivi pandomouettosi sarebbe in bella vista anche sotto altre dieci
) ma di quella di Paolo non c’è traccia. Facciamo due giri del nastro, e ancora niente … Paolo ne fa un terzo da solo, e io, ormai avvezza alle Folgorazioni, volgo lo sguardo verso il nastro accanto, che sta ancora girando, e subito vedo il Mostro – da sempre sostengo che se Paolo decidesse di farmi fuori potrebbe occultarmici comodamente senza neanche ridurmi a pezzettini, e non sono poca cosa
– su cui mi avvento con uno scatto che mi fa orgogliosamente pensare che “Bolt me spiccia casa”. Piena di me, fiera e impettita come un tacchino aspetto il mio mogio eroe abbracciata al valigione, che lo illumina subito d’immenso. Via verso la National!
Dopo un viaggio in bus navetta quasi più lungo del Londra-Las Vegas raggiungiamo la zona noleggi, mostriamo la Emerald e veniamo spediti direttamente a scegliere nel settore midsuv. Tocca adesso a Paolo mettersi a quattro zampe col culone all’aria per verificare che la prescelta sia 4X4, ma l’esibizione si fa pericolosamente lunga: sono tutte 2x2
!
Paolo sfodera il suo pandoso fascino per andare a piangere dall’addetta, che lo accompagna nella zona SUV di Alamo. Io, ingenua ed inconsapevole, davanti alla Nissan Rogue che il mio bello ha puntato, chiedo con vocina tenera: Pa, ma sei sicuro che sia un midsize come la Escape dell’anno scorso? Mi sembra così grossa … Il Pessimo mi rassicura, mentendo spudoratamente, e io, cecata dall’ammmmòre, pur perplessa e insospettita dal fatto che i bagagli entrano senza giocare a tetris, mi bevo il calice della menzogna in silenzio.
Sono circa le 17 quando lasciamo il McCarran, e in un delirio di traffico ci apprestiamo a raggiungere il Golden Nugget, scelto sia perché l’anno scorso non abbiamo visto la Fremont sia perché domattina sarà più comodo e veloce lasciare la città in direzione Zion da qui. La stanza è bella, grande e un po’ cupa – colori e arredamento scelti da Torquemada, direi
– ma la lasciamo subito: visto che non è tardi, Paolo propone di andare subito all’outlet che avevamo destinato all’ultimo giorno. Bene, l’idea di cavarmi subito dalle balle, per dirla con eleganza, l’unica rottura del viaggio mi sorride assai. In un’ora facciamo fuori Levi’s, Lacoste e Tommy Hilfiger e ce ne andiamo. Sull’essermela cavata, povera me illusa, ma per ora non lo so e quindi va benissimo.
Giro per la Fremont, che mi è decisamente più simpatica della Strip anche se non saprei dirvi come mai, pochissime, bruttissime foto – mi rifarò da domani, la Sin City inibisce la Stevina McCurry che è in me (
)- cena in un posto il cui nome contiene la parolina magica, brewery, e finalmente alle 22.30 ce ne andiamo a svenire nel lettone vista Stratosphere: considerando che siamo a Las Vegas e sono riuscita a non diventare antipatica, questa lunghissima prima giornata è stata un successone 
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