14/08/15 – Los Angeles - Verona - La versione di Barbara


VENERDI’ 14 AGOSTO 2015 – LOS ANGELES/PARIGI/VERONA

Non ho ben capito dove siano finiti gli ultimi diciannove giorni, che siamo arrivati cinque minuti fa … comunque c’è un aereo che ci aspetta nel tardo pomeriggio e quindi facciamo buon viso, consolandoci con il mio solito: come fai a ripartire, se prima non torni a casa?

La cosa più difficile … no, non è pensare che questo viaggio è finito, non è nemmeno contare la manciata di ore che ci resta da passare qui, non è salutare questo clima meraviglioso o dire addio alla Blue Moon … la cosa peggiore è svuotare la discarica e far entrare tutto nelle valigie! Accidenti, ma tutta questa roba da dove viene? beh, oddio, ammetto che già sacco a pelo e tenda il loro bel posticino lo occupano. Dopo la frugale colazione gemella di quella di ieri ci dedichiamo coscienziosamente a ripulire il macello in cui abbiamo trasformato – senza alcuna fatica, ve lo dico con estremo orgoglio – quella che un tempo era una bellissima Escape linda e profumata di nuovo. Gaudium magnum, ritrovo anche il calzino puzzolente che avevo perso al Bryce, cosa chiedere di più alla vita?

La lotta con i bagagli è durissima e più volte mi ritrovo sul punto di cedere, ma alla fine vinciamo noi. Sono un po’ perplessa sul fatto che le valigie rigide riescano a non esplodere, ma Paolo mi rassicura. Sono ancora più perplessa sulla possibilità che riusciamo a imbarcarci ciascuno con lo zainone ciccione e un’altra borsa ancora più cicciona, ma Paolo mi rassicura … beh, in fondo io credo a Babbo Natale, ai folletti, ai lepricani ed alle streghe, vuoi che non creda che riusciremo a non farci stivare insieme ai nostri bagagli per punizione?

Caricata per l’ultima volta la nostra macchinona, sospirato di sconforto davanti ai sedili vuoti ed in ordine, partiamo in direzione California Science Center … abbiamo deciso subito che questo viaggio lo avremmo spremuto intensamente fino all’ultima goccia, e quindi eccoci qua: l’idea era di vedere l’Endeavour, che Paolo ha già incontrato due anni fa, ma quando siamo entrati nel sito del CSC per prenotare la fascia di ingresso non ci abbiamo messo più di un secondo per esclamare in coro: wow, andiamo? alla vista di “Dead Sea Scrolls – The Exhibition”. Il nostro unico comune neurone in solluchero nel giro di un attimo aveva già prenotato i biglietti.









CSC! Mi piace immediatamente questo posto, tanto che dopo cinque minuti ho già deciso che quando si torna a Los Angeles, qua ci facciamo giornata. Andiamo subito all’esposizione dei Rotoli del Mar Morto, da cui usciamo dopo oltre un’ora incantati … e surgelati, probabilmente la temperatura polare è necessaria per la conservazione dei delicatissimi frammenti, il gelo morde ma siamo troppo interessati per farci caso sul serio.

Che emozione passare attraverso i millenni in un momento: dai Rotoli del Mar Morto allo Shuttle nel giro di pochi passi, e davvero non so dirvi quale delle due visite mi abbia emozionata ed interessata di più. Con Paolo poi il piacere raddoppia, è bellissimo condividere in questo modo il mio interesse per … tutto, non mi era mai capitato prima, non così.









Dopo un breve, troppo breve giro nelle sale delle esposizioni permanenti, che mi convince ancora di più che tornerò, optiamo per il fast food messicano del CSC … di cui onestamente l’unica cosa che ricordo è il mio “bon, quello di ieri era un milione di volte meglio”. Nota positiva, finalmente troviamo l’acqua gasata! è stato il mio incubo, qui non sanno nemmeno cosa sia, e io quando muoio di sete come a Las Vegas e nella Death ho BISOGNO di bollicine … ma niente. O liscia, o dolsassa. Incivili, persino in Uganda c’era

Giusto per dimostrare al popolo americano, all'universo mondo e alle galassie lontane lontane che noi due non ci si smentisce mai ... al "Reggimi un attimo la sigaretta, amore" di Paolo non posso esimermi dal porre in risalto il fatto che la mia carriera di fumatrice incallita è deceduta venticinque anni fa a metà della prima sigaretta della mia vita, e l'incommentabile commento pandesco non fa che mettere in evidenza le mie già evidenti serietà, grazia ed ineffabile algida compostezza



Ovviamente il nostro si sente in dovere di soccorrere l'indifesa fanciulla con un pratico bignami live del perfetto tabagista



Consumato il ... ehm ... mesto, mestissimo Ultimo Pasto Americano, ma felici e soddisfatti come non mai, prendiamo la via dell’aeroporto, dove una volta dato l’addio alla nostra Escape, sopravvissuti all’ammucchiata infernale sulla navetta di Alamo, Paolo si esibisce nell’ultimo



della vacanza oltrepassando con la massima nonchalance e le nostre tessere Ulisse la chilometrica fila per andare al banco Skypriority, dove probabilmente nonostante l’aspetto da barboni ci scambiano per passeggeri della business e non fanno una piega davanti al nostro bagaglio fantozziano e ci lasciano serenamente andare ai controlli con due bagagli a mano, uno più obeso dell’altro. Di lì in poi nessuno ci considera, e metà del nostro bagaglio viaggerà in cabina con noi.
Il nostro gate è una specie di tendone che farebbe invidia alla Festa dell’Unità, e per un attimo mi chiedo se non abbiamo per caso sbagliato pianeta, ma no, c’è scritto dappertutto, questo è il Los Angeles international, anche se ci imbarcheranno … con l’autobus!!!

Arriva l’ora dell’imbarco … e passa. I minuti scorrono, si inizia a parlare di ritardo, pare che non abbiano ancora completato la pulizia dell'aereo … io e Paolo ci guardiamo: ciao ciao Verona, con una coincidenza di un’ora e venticinque al CDG e un ritardo presumibile di un’ora, mi sa che il patrio suolo lo rivedremo con caaaaaalma. Ma alla fine siamo sempre i soliti panda … lo avevamo messo in conto, e comunque è il ritorno, pazienza. Cominciamo a far progetti per la serata parigina, che dici, sentiamo cosa fa la @frafra family? l’hotel sarà in aeroporto, ma tanto c’è la RER, andiamo a cena in centro e sentiamo se vengono con noi, ok andata

Finalmente inizia l’imbarco – alla fine meno di un’ora dopo il previsto, meno male – e ovviamente hanno la precedenza le famiglie con bambini, le famiglie con bambini, le famiglie con bambini … ahò! e allora, la finiamo? dopo aver visto passare avanti una dozzina di generazioni tutte sulle spalle di un neonato, esplodo: Pa, ruba un marmocchio! SUBITO!

Alla fine ce la facciamo anche noi, e qui imparo una cosa fondamentale: mai, mai, mai prendere il posto finestrino e il centrale se la fila è da tre. Per come sono fatta io, odio disturbare la gente, specie se dorme, ma quando mi scappa la pipì … mi scappa. E purtroppo per la tapina a fianco a me, in undici ore mi scappa tre volte. D’ora in poi, sempre posto corridoio. Pandino, prendi nota

In volo recuperiamo un po’ sul ritardo e così quando atterriamo nella Ville Lumiere decidiamo di provarci … pur essendo alla fila 44, non proprio l’ideale per uscire in fretta da un aereo che porta più di 400 persone. La hostess a metà aereo ci vede un po’ agitati, oltre che carichi come muli, e ci chiede se è tutto ok … al nostro “short connection” ci chiede quanto short, e scoprendo che abbiamo meno di un’ora e il volo per Verona parte dal terminal G, scuote la testa con commiserazione. Argh! Toh, beccati sta zainata, strega portasfiga

Appena imboccato il finger partiamo a razzo, senza guardare in faccia nessuno, mulinando il borsone che neanche Ufo Robot con l’alabarda spaziale, borbottando SORRY SORRY. Paolo ha fatto fuori un marmocchio con la madre, io ho seccato due vecchietti, ma anche se li avremo sulla coscienza per sempre l’importante è che riusciamo a raggiungere velocemente la navetta per il terminal G, che però si trova in Culonia … sia come sia, oggi ci dice bene, e arriviamo completamente senza fiato (dalla navetta agli imbarchi ci sono più o meno i chilometri che separano Parigi da Los Angeles, e vanno fatti di corsa strillando MUOVITIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII) ma perfettamente in tempo per salire sul nostro puffoplano per Verona. Anzi, Paolo fa persino in tempo a fumare una cicca (e io a mandargli 18 sms in 18 secondi per avvisarlo che è uscito il gate e MUOVITIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII – del resto è lui che dice che NON sono una rompiballe, mica io )

Paghi e felici di essere riusciti ad imbarcare le nostre auguste persone, diamo mentalmente l’arrivederci ai nostri bagagli, sperando che non diventi un addio (lemiecalamite!!!!!) e sveniamo in stereo, restando tramortiti per l’ultima ora e mezzo di viaggio. Alle 17.22 atterriamo a Verona, alle 17.23 in piedi nel corridoio in attesa di scendere getto uno sguardo casuale dal finestrino e vedo … le nostre valigie che pandeggiano allegramente sul carrello! Commossi e felici, alle 17.30 precise siamo fuori dall’aeroporto, stritolati dall’abbraccio di mia madre – prima Paolo, ci tengo a sottolinearlo: parenti serpenti! - che CI SIAMO MANCATI TAAAANTO e così è venuta a prenderci. Ciao America, alla prossima!

Prima di concludere, e di salutare definitivamente questo viaggio che abbiamo prolungato con tanta gioia nel raccontarvelo, un grazie a tutti voi che ci avete accompagnati, a chi ha commentato e a chi ha solo letto, a chi ha sorriso con noi e a chi si è un po’ annoiato nel rivedere i soliti posti ma è arrivato alla fine lo stesso … è stato un piacere viaggiare con il forum, prima durante e dopo.

Quando un sogno così a lungo sognato diventa … di ciccia, il rischio delusione è dietro l’angolo. A volte non ha i colori che ti aspettavi, a volte sei cambiato tu e il sogno rimasto uguale a se stesso a farti compagnia non va più bene per te. A volte invece ti sorprende, ti toglie il fiato, ti regala più emozioni di quante pensassi di poterne provare, ti coglie in lacrime davanti a troppa bellezza, ti incide negli occhi e nel cuore momenti indimenticabili. Ecco, per me è stato l’ultimo “a volte” … non mi aspettavo di poter realizzare in questo modo perfetto un viaggio pensato e desiderato per vent’anni, non mi aspettavo di farlo con@@pandathegreat, non pensavo andasse così tanto oltre la meraviglia a cui pure mi preparavo da tempo.

Ho visto panorami eccezionali, incontrato persone bellissime, ho riso ed ho pianto, ho scoperto un sacco di cose che non mi piacciono e tantissime che ho imparato ad amare, ho ritrovato la gioia sempre nuova di tornare a casa per cominciare a sognare altri sogni, ho assaporato ogni istante e proprio per questo me ne sono venuta via senza alcun rimpianto. Sopra tutto e più di tutto, ho scoperto il gusto speciale che hanno i viaggi e la vita quando ti trovi sulla strada con il complice perfetto.

Grazie, Paolo.


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