27/07/2015 - Verona - Parigi - San Francisco... La versione di Barbara

LUNEDI’ 27 LUGLIO 2015 - VERONA/SAN FRANCISCO

Frase del giorno: AH, QUELLO LI’ E’ QUELLO DELLE MUTANDE 

Sembravano non passare mai, e invece i sei mesi di attesa sono finiti. Venerdì 24 Paolo mi aspettava fuori dall’ufficio, sabato sera siamo andati al Teatro Romano a vedere la Bisbetica domata (Perché no? magari imparo qualcosa, ha detto lui. Vieni vieni che ti curo io, ha risposto lei ), la domenica non ci passava più e poi alleluja, alleluja: per la felicità della mia gatta antistress è arrivato il lunedì e ci siamo finalmente levati dai piedi avviandoci all’aeroporto Valerio Catullo International – quell’INTL accanto a Verona non manca mai di scatenarmi una certa ilarità quando lo leggo sui monitor in giro per l’Europa, pensate che è così internescional che sabato siamo atterrati alle 17.22 e alle 17.30 avevamo già ritirato le valigie che miracolosamente ci hanno seguito da LAX nonostante l’ora scarsa di scalo al CDG.

Paolo è rimasto elettrico finché non ci hanno chiamato all’imbarco, poi è tornato pandoso come al solito, e questa, insieme all’OTTIMO ed ECONOMICO caffè che noi recidivi ci ostiniamo a prendere a Parigi, è la sola cosa degna di nota di tutto il viaggio di andata, che è scorso tranquillo e puntuale. Le quattro ore di scalo sono passate abbastanza in fretta, abbiamo anche innalzato una preghierina per l’anima del progettista del CDG – ignoriamo se sia già dipartito, ma ci auguriamo che al momento giusto finisca o sia finito alla sinistra di Lucifero – e le uuuundiiiiiciiiii di volo per San Francisco … beh, sono passate.

Al check in e poi agli imbarchi abbiamo voluttuosamente guardato dall'alto in basso la plebe in coda nella fila normale, sventolando sdegnosi le nostre tessere SkyPriority e commentando con uno sboronissimo ...




Lo schermo individuale c’era, la scelta di film e giochini anche, ma tanto io non ci sento con le cuffie quindi sono rimasta fedele al reader e alla Settimana Enigmistica (stavolta niente domande impossibili circa la capitale del Liechtenstein), i pasti li ho rimossi ma credo fossero decenti, perché la sera abbiamo saltato la cena quindi deduco che ho mangiato tutto. Eravamo nella fila 44, verso il fondo, ma da soli: non abbiamo potuto che romperci le scatole a vicenda con ben poca soddisfazione, ma ci siamo rifatti al ritorno, stessa fila e stessi posti ma configurazione diversa, a tre sedili, che ci ha regalato la gioia maligna di dare fastidio alla poveraccia che aveva il posto lato corridoio per tutte le 10.15 ore di volo

Mi è rimasta negli occhi con un sorriso la visione del Golden Gate e del Bay Bridge nella luce calda e liquida del tramonto, mi ha commosso quasi più dello skyline di Manhattan pure intravisto dall’aereo l’ottobre scorso … un momento di pura magia. Atterrati puntualissimi, abbiamo trovato un sms di SuperShuttle pronto a recuperarci, e individuata al primo colpo la fermata giusta – c’est incroyable, data la mia presenza – poco dopo le otto eravamo già al Grant Hotel, prenotato e prepagato a gennaio “tanto poi troviamo di meglio e possiamo disdire aggratis”. Non abbiamo trovato di meglio come cifra (al cambio di allora, 113 euro a notte) e con il senno di poi difficilmente avremmo trovato anche come posizione, pulizia e servizi. E’ un hotel molto semplice, ma è a un passo da Union Square e dalla fermata del cable car, le stanze sono grandi, il bagno è privato, e a sorpresa la colazione, pure buona anche se non di vastissima scelta, è inclusa. La nostra stanza era vista muro, ma all’ultimo piano … e visto che non siamo schizzosi e ci serviva giusto per svenirci, prenoteremmo di nuovo lì ad occhi chiusi.

A proposito di svenire, decidiamo eroicamente di non farlo subito e di concederci una prima breve passeggiata a Union Square. Per arrivarci, usciti dall’hotel si prende a destra e si gira alla prima a destra. Si fanno sei passi in discesa e tuc, ci sei. Noi abbiamo: girato a sinistra, girato su noi stessi, tirato dritto, svoltato di nuovo a sinistra, fatto sei passi in salita, poi girato a destra, poi siamo passati sopra un ponte e poi non so come sotto lo stesso ponte, girato di nuovo a destra e tuc (tuc, tuc, tuc, tuc …) siamo arrivati. E lì, il tripudio dello sciopping: Tiffani, Blumindal, Mesi’s e compagnia bella. Stavo per farmi prendere da una crisi di nervi quando ho visto Victoria’s Secret e pronunciato la frase del giorno: AH, QUELLO LI’E’ QUELLO DELLE MUTANDE. Paolo si è ribaltato per la mia ennesima manifestazione di femminilità e io sono scoppiata a ridere con lui. Crisi isterica scongiurata .









Scherzi a parte, già in quell’oretta trascorsa a bighellonare a caso ho capito che avrei seminato un altro pezzetto di me in giro per il mondo, questa città mi ha conquistata subito, ha un respiro leggero e un’aura sorridente, non è esagerata come New York, è europea senza esserlo troppo, vive di mille luci e di tante ombre, trasuda umanità e vivacità … insomma, prima di addormentarmi ero già innamorata. Così innamorata da fare bei sogni e nanne saporite fino alle 5 … niente male come primo giorno di fusione da fuso!

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