31/07/2015 - San Francisco - Sequoia - Hume Lake - La versione di Barbara

VENERDI’ 31 LUGLIO 2015 – SAN FRANCISCO/HUME LAKE

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Frase del giorno: AH, OK. BUONANOTTE, AMORE

Già con la voglia di tornare e con un pizzico di nostalgia, oggi lasciamo San Francisco per iniziare la nostra avventura sulla strada … ci siamo fatti spedire in hotel la tenda, il gigasacco a pelo e i materassini da Walmart prima di partire, con solo quindici giri su e giù dal quinto piano riusciamo a caricare la macchina – che ha passato la notte nel garage di fronte all’hotel alla modica cifra di 26 dollari e rotti – e intorno alle otto, con appena mezz’ora di ritardo sul previsto e gli occhi che ridono, siamo pronti a partire. Ma prima … Lombard Street!

Io parto dall’hotel già con la reflex in una mano e un adesivo nell’altra, recitando un rosario ad ogni stop semiverticale perché Paolo è ben deciso a dimostrarmi che con il cambio automatico la macchina non scivola indietro anche se non tieni premuto il pedale del freno, ops un pochino si, e mi preparo un po’ di preoccupazione preventiva per quando farò il giro del parcheggio di Walmart con questo bestione. Vabbé dai, che danni posso fare in un parcheggio? poi tanto guida Paolo.

Parcheggiamo in clamoroso divieto di sosta alla sommità di Lombard Street, scendiamo furtivi e felpati come rinoceronti, Paolo prende lo slancio e … fatto il misfatto!




Siamo finiti in qualche migliaio di foto giappe, con la mandria gialla che ci fissava attonita … ecco, io che sono sempre pronta a giustificare tutto e tutti, stavolta ho trovato serie difficoltà a definire anche solo sopportabili gli orientali in viaggio: sguardo bovino, fissità marmorea, totale incomprensione della realtà, reattività inesistente, bastoni da selfie rotanti ed arrotanti, poi pare si moltiplichino come un blob … mi sa che sto invecchiando






Paolo se la gode un mondo a scendere la Lombard con il bestione, io saluto affettuosamente una città che mi è rimasta nel cuore, ed ecco, siamo già sul Bay Bridge. In poco tempo siamo fuori dal centro ed inizia il lungo viaggio verso Hume Lake, dove passeremo la prima notte in tenda … lungo in miglia, ma velocissimo a passare: certo il paesaggio non è dei più appassionanti, ma è la mia prima tratta on the road negli Stati Uniti e mi faccio conquistare da tutto, che siano i camion enormi che sorpassiamo, la teoria infinita di vagoni che ci corre accanto sulla ferrovia, i cartelli che ci informano che siamo nella Capitale Mondiale dell’Uva Passa, persino la striscia gialla della mezzeria …





E anche loro se la godono!




... intorno a mezzogiorno ci fermiamo al Walmart di Selma, il mio primo Walmart, e ci perdiamo per almeno un’ora tra le corsie. Sono affascinata, sedotta e inorridita dalla quantità di porcherie che sono riusciti ad inventarsi, dalle dimensioni delle confezioni, dai colori imbarazzanti delle bibite, delle caramelle, delle merendine … inizio a spiegarmi almeno in parte e con una certa tristezza il livello incredibile di obesità che molti qui riescono a raggiungere … mi diverto come una bambina e Paolo deve trascinarmi via dal reparto outdoor dove sono in contemplazione di una serie di aggeggi che mai avrei immaginato esistessero e di un telo impermeabile da stendere sotto la tenda. Ci può servire? naaa, dice la coppia volpina!

Non troviamo il frigo in polistirolo, ma non è possibile, questo magazzino è grande come Verona, e io VOGLIO il frigo in polistirolo! Chiediamo a un’addetta gentilissima che ci indirizza al reparto giardinaggio (???), troviamo il prezioso contenitore, torniamo indietro, la incontriamo di nuovo e ci mettiamo a chiacchierare sul nostro viaggio appena iniziato, ci saluta con un sorriso e un “Enjoy!” che mi mettono ancor più di buonumore … che bellezza questa comunicativa e questa semplicità! Una volta usciti riusciamo nella ragguardevole e non facile impresa di creare il ghiaccio bollente: vi insegno come si fa, nel caso non aveste mai provato.

Acquistate alle casse di Walmart una confezione, meglio due, di ghiaccio a cubetti per il frigo di polistirolo, aprite il frigo, aprite una delle buste autosigillanti che avrete avuto cura di portare da casa – se le avete dimenticate le vendono anche qui, dice Paolo, gnegnegne – aprite la confezione di ghiaccio e spargetene metà sull’asfalto del parcheggio che al sole ha raggiunto una perfetta temperatura vulcanica, ascoltate il voluttuoso fffssss provocato dal contatto, fatevi prendere dalla ridarella, versate altro ghiaccio e restate in contemplazione del laghetto a rapida evaporazione che si è formato accanto al copertone posteriore sinistro. Se il ghiaccio che siete riusciti a mettere in frigo non basta, rientrate e compratene un’altra confezione. Ricominciate da capo. In un’ora, un’ora e mezza, due al massimo, avrete riempito due striminziti sacchettini autosigillanti di ghiaccio ormai sciolto e potrete inziare ad usare il vostro frigo, pronto per il primo allagamento

Indovinate? ho fame e mi scappa la pipì. Per la prima sarò eroica, con la seconda niente da fare, rientro da Walmart. Con mia grande delusione il bagno non è “in fondo a destra” come ogni toilette che si rispetti, ma è comunque in fondo, molto in fondo, e ci metto del mio per allungare i tempi, so che mi aspetta il momento topico del giro del parcheggio (poi tanto guida Paolo) … quando torno, lo trovo con due cm di barba e capelli in più, diciotto pacchetti di sigarette vuoti sparsi intorno a lui, tre bottiglie di coca cola finite e due sacchetti di patatine consumati. Uhm, forse sono stata un po’ lunga … ok, prendiamo coraggio e scaletta e saliamo lato volante. Poi tanto guida Paolo.




Mentre lui mi ripete in stampatello e con parole semplici cosa devo fare, mi scorre davanti agli occhi tutta la vita … sarà un buon segno? ok, retromarcia. Prima di ricordarmi che abbiamo la telecamera mi faccio venire il torcicollo, mi incrino due vertebre e litigo con il finestrino, ma insomma ce la faccio. Primo giro del parcheggio, ovviamente tento subito il contromano ma il Panda vigila. Del resto l'ho fatto solo per vedere se era attento

Secondo giro del parcheggio, neanche a 18 anni alla prima guida con la Uno bianca del povero Milani ero così impedita. Però almeno niente inchiodoni, niente per tutta la vacanza (perdonate se distruggo la suspense anticipandovi questo dettaglio, ma ne vado molto fiera). Poi … amore, sei sicuro? se giro a sinistra in questa sinistra stradina di campagna esco dal parcheggio! ah, poi rientro. Amore, sei sicuro che se svolto a destra in questa grande strada un po’ meno di campagna torniamo al parcheggio? ah, sei sicuro. Amore, sei sicuro che se giro a sinistra in questa strada a sei corsie torniamo al parcheggio? ah, ne sei certo. Amore, qui c’è scritto Highway, sei sicuro che stiamo tornando al parcheggio? ah, forse ti sei sbagliato e stiamo andando verso Fresno. Capisco. Senti, per favore mi ricordi di sterminarti, più tardi? grazie amore

Come dici? sono quindici miglia oltre il limite di velocità? ma se sto andando pianissimo!

… insomma, ci ho preso gusto in fretta e quando siamo arrivati al cartello di ingresso al Sequoia NP invece di abbattere il panda l’ho ringraziato per la spintarella.







Acquistiamo il pass e ci fermiamo al visitor center per mangiare panini e frutta comprati prima e ripartiamo per dare inizio alla visita, tanto più che siamo in ritardo rispetto alle previsioni. Il paesaggio è cambiato, si fa più simile a quello amico delle mie montagne altoatesine, più grandioso e imponente ma altrettanto familiare. Il cielo si è un po’ ingrigito, pazienza … parcheggiamo sotto le prime sequoie, vicino al museo, e resto incantanta a naso in su per un po’ … questo posto, pure discretamente affollato, è pieno di magia.





Ma è tardi e dobbiamo ripartire, se vogliamo riuscire a vedere entrambi i generali e ad arrivare al campeggio prima di notte. Per primo affrontiamo il breve trail per lo Sherman … il più grande organismo vivente al mondo! anche se poi quello che mi emoziona di più è accarezzare una sequoietta anonima lungo il percorso del trail … il contatto inaspettatamente morbido e spugnoso con il palmo della mano mi ha fatto percepire più distintamente il mio stesso battito, e per quanto possa sembrare scemo mi sono ritrovata con gli occhi lucidi. A distrarmi subito, un bambi a due passi … un bambi un po’ strxxxo perché par quasi che si accorga che lo abbiamo scorto ed esibisca il posteriore di proposito, ntipatico. Vi faccio grazia (ghghgh ...) dell'unica foto di profilo che mi abbia concesso.






A questo punto abbiamo un momento di esitazione, sono passate le sei, abbiamo ancora un po’ di strada per il campeggio … andiamo anche a Grant Grove o lo rimandiamo a domani rinunciando eventualmente al Kings Canyon?

Ne parliamo due minuti e poi decidiamo che in fondo arrivare al campeggio più tardi del previsto non è un gran danno, è vero che è la prima volta che montiamo la tenda e magari farlo al buio non è il massimo, ma abbiamo le lampade frontali e un paio di torcette, e al massimo dormiremo in macchina (questo lo penso io, donna di poca fede!). Una delle scelte più felici del viaggio, col senno di poi: arriviamo dal Generale praticamente da soli – dopo essere riusciti a sbagliare strada anche su un trail circolare, ma non dirò mai per colpa di chi – ci fanno compagnia solo uno scoiattolo antipatico e il sole che è tornato a fare capolino inondando la cima di questo meraviglioso gigante … incuranti del ritardo che si accumula ci sediamo abbracciati davanti a lui e ci godiamo l’emozione del momento.








Mi dedico nuovamente al pandabook








Finito il momento smielenso torno alle sequoie













Ci avviamo verso Hume Lake, e alla nostra sinistra esplode un trionfo di luce, le nuvole assumono contorni netti e luminosi, il cielo si accende di una luce liquida e calda e … non ce ne frega più niente di esserci persi il tramonto sul lago










Sono ormai le otto quando arriviamo al campeggio, non è ancora buio ma un velo opaco è già calato su tutta la zona … alla postazione dei ranger troviamo un avviso per i ritardatari con indicato il numero della piazzola e la mappa per raggiungerla ... e qui sono sicura che come me vi aspettate scene fantozziane, immaginate la sottoscritta intrappolata nella sovrattenda e Paolo prigioniero dei paletti, mentre una torma di scoiattoli malefici fa fuori le nostre provviste ridendo di noi

Beh, sono rimasta delusissima e mi tocca deludere anche voi. Sotto la direzione dell’Ing-Tridott-Biprof Pandonis, in un quarto d’ora scarso la tenda era sistemata, il sacco a pelo steso e pettinato, la cena e le due Blue Moon a testa ordinatamente disposte sul tavolinetto, e la mancanza di docce scoperta e filosoficamente accettata. Non sono riuscita a trattenermi e me ne sono esplosa in un “Pa, sei un figo” che lo ha fatto immediatamente ingrassare di sette chili e di cui ancora si vanta ogni due per tre

La nostra vicina di tenda, una gentilissima losangelina di origini asiatiche, ci avverte che negli ultimi giorni ci sono state visite di pelosoni in zona, ed è il caso di controllare bene di aver chiuso tutti i cibi ed i prodotti profumati nelle cassettine apposite perché la notte scorsa un orso ha rotto il finestrino di una macchina per favorire di una scatola di biscotti dimenticata. Prendiamo atto, ceniamo a lume di lampada frontale, ci raccontiamo un sacco di cose e verso le dieci, chiuso tutto il chiudibile al sicuro andiamo ad intrappolarci nel sacco a pelo.

Dopo un paio d’ore di sonno – crollati subito, da perfette quasi giovani marmotte – veniamo svegliati da un improvviso clangore metallico seguito da uno strillo femminile. Chiedo a Paolo: che c’è? e lui: mah, ha detto “There’s a bear”. E io, sbadigliando: AH, OK.

BUONANOTTE, AMORE. E ce ne torniamo serafici a ronfare nel mondo dei micioni. Verso le tre ci scappa la pipì, e andiamo manina manina con la nostra torcetta ai bagni lontani un centinaio di metri, già dimentichi della visita non troppo gradita. La mattina dopo vedremo proprio accanto ai bagni un sacchetto dei rifiuti tutto pastrugnato e il contenuto sparso tra le piazzole, e ci renderemo conto non solo di aver lasciato due biscotti della fortuna in macchina, ma di aver tenuto il mio beauty con lo shampoo e il bagnoschiuma beatamente dentro la tenda. Francamente mi sono un po’ indignata per il fatto che Mr Bear non ci abbia filati

Scherzi a parte … il pizzico di incoscienza che sempre ci accompagna ci ha fatto prendere il tutto con una risata, ma questo racconto ha suscitato reazioni un po’ meno ilari delle nostre, al rientro. A me dispiace solo di non aver nemmeno abbassato la zip per guardare fuori dalla tenda, è l’unico orso della vacanza … ma vabbé, ho già chiesto a Paolo se me ne compra uno vero da tenere in salotto per consolarmi, sono sicura che riuscirò a convincerlo, anche se di solito mi risponde: che te ne fai? hai già un panda!

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