12 ottobre 2023 - Da Khiva a Bukhara

Giovedì 12 ottobre 2023


Giornata spoglia di avvenimenti oggi, e meno male perché piove tutto il tempo ... ci è andata decisamente bene con la tappa di trasferimento. Dopo il risveglio sempre un po' traumatico a Las Khivas :megalol: ...





... ci gustiamo anche oggi la sontuosa colazione del Tosh Darvoza, e insieme alla colazione ci gustiamo anche un DE LI ZIO SO video musicale che finalmente ci toglie dalle ambasce circa la sorte della coppia del fotoromanzo al ristorante di Nukus: mentre la cantante, sicuramente una celebrità uzbeca, si sgola in uno sconfortante birignao rivediamo esattamente la scena dell'altro giorno, anche se con attori diversi. Il tenebroso ammicca, la gnocca glissa, il tenebroso le manda una rosa tramite il cameriere, la gnocca fa la preziosa ma gongola, escono insieme, nasce l'ammmmòre, lui le regala un ciondolino, lui le mette le corna (o le mette con lei alla fidanzata in carica, non ho capito bene, come vi dicevo il mio uzbeco non è ancora perfetto :grin:), lei lo scopre, curiosamente non la prende bene, gli tira dietro il ciondolino, se ne va, lui la rincorre con una rosa ... bene, finalmente posso tornare serena, il dubbio di come fosse andata a finire mi tormentava :cool:

Tra una risata e l'altra ci fermiamo ad ammirare anche un quadro che in sala colazioni ritrae il compianto Silvio nazionale in vesti forse un po' inusuali ma a lui certamente adatte :megalol:




Il programma oggi prevede solo il lungo trasferimento in auto a Bukhara, e quando dico lungo intendo proprio lungo :Chessygrin:, ma visto che il nostro autista di oggi arriverà solo alle dieci e che sono a stento passate le otto, ce ne andiamo a salutare Khiva gironzolando un po' a caso, e a cercare gatti a cui regalare i wurstel di pollo rubati a tavola :ph34r:. La prima che incontriamo è schizzinosissima, mentre il roscetto con cui abbiamo fatto amicizia ieri e un altro gattino nero non fanno tanti complimenti. 

Tra cielo bigio e pioggia Khiva è sicuramente meno colorata di ieri, ma mantiene il suo fascino orientale.














Incrociamo un gruppetto di connazionali anzianotti e ridanciani e Paolo - contravvenendo alla Legge dei Pandi / Articolo Uno - si fa riconoscere come italiano e si offre di scattargli una foto di gruppo, cosa che stanno tentando invano di fare da soli. Lo perdono perché hanno l'accento veneto, ciò :megalol:










Jalal, il nostro autista di oggi, è un omone che inizialmente mi sembra abbia una faccia da cattivo decisamente preoccupante, ma con il passare delle ore e dei chilometri si rivelerà un tenerone ... una specie di Shrek uzbeco, ecco, nella conformazione gli somiglia pure :grin: ... grande e grosso come nessuno di quelli che abbiamo incontrato prima e dopo.










Siamo partiti puntuali, e una volta lasciata la città ci addentriamo nel Kyzylkum, il deserto rosso, che sfila per ore monotono ma affascinante dai nostri finestrini. Ce ne vorranno circa sette per raggiungere Bukhara, ma incredibilmente non ho vissuto né ricordo questa giornata come noiosa e troppo lunga ... al contrario, è stata rilassante e in certo qual modo anche riposante. 

Ci fermiamo a pranzare in una trattoria da camionisti dove mangiamo benissimo, chiacchierando con Jalal che nel suo inglese essenziale ma chiarissimo ci racconta che ha cinquantadue anni, quattro figli e sette nipoti ... quando ci chiede dei nostri preferiamo glissare ammirando le foto dei nipotini nudi sul lettone. Zitti che lo so che le avete anche voi, uguali alle nostre, o voi figli degli anni settanta! :megalol:




Domani tornerà a Khiva, dove vive, portando una coppia che sta facendo il giro contrario. Curiosiamo fuori dalla trattoria mentre Jalal va a fare il pieno, e scopriamo una vasca che ospita i pesci dell'Amu Darya pronti a farsi friggere per la delizia degli avventori. Più freschi di così ... :Chessygrin:











Il resto del viaggio lo passiamo sveglissimi :megalol:





L'hotel di Bukhara che ci ospiterà per tre notti è decisamente più sobrio di quello precedente, e i gestori sono carinissimi, vengono a bussare con the e biscotti per augurarci buona permanenza. 





Per il poco che abbiamo potuto vedere, Bukhara sembra la sorella minore sovietica di Marrakech, giusto un pelo meno sgarrupata, e poco dopo le 19.30 ci mettiamo in moto per raggiungere il ristorante che non ricordavamo di aver prenotato da casa, lontano ben cinque minuti a piedi. Siamo in anticipo e ne approfittiamo per girellare un po', visto che non piove più, così possiamo verificare le prime impressioni. 




Il ristorante si trova all'interno di un hotel che occupa una vecchia residenza signorile, risalente al 1886 quando ancora regnava l'Emiro di Bukhara, è sicuramente uno dei più spettacolari del viaggio, se non per la vista sicuramente per la decorazione e la cura con cui è tenuto.











La cucina ha ambizioni occidentali ed è obiettivamente squisita: filetto in crema di funghi, luccioperca con verdure, patate arrosto, tortino al cioccolato e strudel (!), due calici di vino uzbeco decisamente sorprendente ... stasera abbiamo proprio esagerato, anche con il conto :cool:
























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