9 ottobre: Lago d'Aral - Nukus

9 ottobre: Lago d'Aral - Nukus

Notte... una flebile voce si ode nell'oscurità...

Pandino... Pandino... Pipì!!!

E così, alle 3 del mattino ci godiamo una stellata rara! Ma non solo, la gattina che avevamo visto ieri sera a cena, ci segue miagolando, la prendo in braccio e attacca delle fragorose fusa, ci segue fino alla porta e, tranquilla come se fosse la cosa più naturale del mondo, entra nella yurta e passa il resto della notte a turno nel letto di Barbara e nel mio, dormendo e fusando come se non ci fosse un domani. 

Verso le 5 ormai è stufa, scapperà la pipì anche a lei, prima gratta la porta, poi viene da me, mi fa un paio di miagolii sommessi nelle orecchie, le apro la porta e lei si allontana tranquilla.

Alle 6:30 parte la sveglia, ci vestiamo e via, a godersi l'alba su quel che resta del lago!
A quest'ora il vento feroce di ieri si è placato, non fa nemmeno troppo freddo, il silenzio è quasi palpabile, solo qualche cane abbaia lontano!





Dopo qualche minuto arriva lei, la gatina della yurta, piccola, fuffosa e fusacchiosa, non fa nemmeno finta di guardare gli altri e si lancia sulle gambe di Barbara per continuare la sessione di coccole notturne!






Tornerà anche a colazione, sbafandosi i wurstel avanzati con estrema soddisfazione!


Appena sorge il sole, riecco il vento, forte e feroce, che spazza il fondo del lago sollevando polvere e sale, continuerà per l'intera giornata, praticamente senza sosta.

Vista la temperatura e la posizione delle docce, praticamente all'aperto, come da namibiana memoria decidiamo che un po' di puzza non ha mai ucciso nessuno, ma la polmonite si, ci laviamo come i gatti e verso le 8:30 partiamo in direzione sud, per una strada diversa da quella percorsa ieri.

La prima fermata è ai piedi dei resti del caravanserraglio che una volta era in riva al lago, sosta importante sulla Via della Seta per fare rifornimento prima del deserto del Kyzylkum. 
In uzbeko si dice Caravanseray, bello pensare come questa parola sia arrivata praticamente uguale nella nostra lingua!




Dopo un'oretta di strada parcheggiamo sulla pista dell'aeroporto dei gas fields nei dintorni e facciamo un breve giro in un villaggio, 4 case, una scuola, dei recinti per gli animali, immersi in un vento che si fa sempre più intenso e fastidioso.





Il villaggio ci da un'idea abbastanza precisa di come sia dura la vita da queste parti, il vento non da tregua, così come le ondate di sale, sabbia e chissà cos'altro, incessante, da perdere la testa e la salute. 
Sì, perché in quest'area la mortalità per malattia è altissima, i casi di cancro sono percentualmente maggiori che nel resto dell'Uzbekistan.

Cominciamo ad incontrare anche i cammelli, in gruppetti, che ci guardano con gli occhi dolci e con la faccia che la sa lunga, belli spettinati anche loro!




Sono molto tranquilli e si mettono quasi in posa per noi, che comunque gli stiamo lontano, soprattutto dalle zampe posteriori!

Riprendiamo il nostro viaggio verso Nukus fermandoci al Sudochie Lake e qui Amir ci indica un piccolo cimitero con croci cristiane e ortodosse.


Qui sono sepolti ucraini e polacchi, deportati in un gulag che sorgeva sulle rive del lago. Del gulag sono rimasti solo pochi resti consumati dal vento, che si affacciano sul Sudochie, che ancora non è ridotto come l'Aral, ma soffre anche lui della mancanza d'acqua. 
Il lago è alimentato dall'Amu Darya ed era unito all'Aral da un canale... ora il canale non c'è più, l'Aral è a 150km e la superficie si è ridotta e spezzettata in una serie di laghi più piccoli, è sul percorso delle migrazioni degli uccelli e vediamo parecchi fenicotteri in lontananza.








Del vecchio faro di Urga rimane solo lo scheletro, il resto è stato abraso da vento e sabbia, ne è rimasta solo una vaga forma che domina il paesaggio circostante.



Dopo qualche ora di viaggio e una pausa pipì in mezzo al deserto, riconquistiamo la strada asfaltata e ci fermiamo per pranzo! Manti per Barbara, quello che google translate mi traduce dal cirillico come arrosto, ma che arrosto non è, per me, un bel bicchiere di kefir fatto in casa e una forma di pane, tutto ottimo e porzioni davvero abbondanti!


Siamo quasi a Nukus, ma abbiamo ancora qualcosa da visitare!

Cominciamo con la necropoli di Mizdakhan, enorme, costruita su una collina sulla quale la leggenda narra che ci sia sepolto Adamo. 
Il mausoleo di Mazlumkhan è stato restaurato da poco e gli interni sono davvero spettacolari, con le maioliche azzurre che giocano con i raggi di sole.

Ma tutta la collina è diventata un cimitero, una vera e propria città dei morti che conserva la memoria delle popolazioni locali.

Cominciamo a salire accompagnati dalla luce calda del tardo pomeriggio che avvolge tutto in una fantastica tonalità arancione.









Per finire, la fortezza di Gyaurkala a poca distanza dalla necropoli, che sorveglia il paesaggio dal IV secolo A.C. 

Della fortezza rimangono solo alcuni resti, dilavati dalle intemperie, questa (e tutti gli edifici antichi della zona) erano costruiti con mattoni crudi di fango e paglia che con secoli di pioggia vengono completamente cancellati.




Il vento non da tregua nemmeno qui!!!




Salutiamo Amir, che domani rifarà il giro Nukus - Muynaq - Lago d'Aral con la sua Toyota Prado di 17 anni che sembra nuova di pacca! Quando gli chiedo quanti chilometri abbia, lui dice "Millions!", ha cambiato il motore una volta e come tutti gli autisti che fanno questo percorso, è un meccanico, la manutenzione la fa da solo!

Il nostro hotel ha aperto da 2 settimane, nuovo e pulito, con una camera enorme e una doccia che ci fa l'effetto delle sirene a Ulisse, appena arrivati ci tuffiamo sotto l'acqua per rimuovere sale e sabbia dalla pelle.

Quello che non ha alcuna intenzione di andarsene è il nostro pranzo, che ancora vaga nei nostri stomaci... Non ce la sentiamo di aggiungerci una cena, andiamo a comprare una confezione di formaggio, qualche cracker e un po' frutta e via a nanna!!!

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