16 ottobre - Yurt Camp Sentyab

 Lunedì 16 ottobre 2023

Sicuramente l'inverno siberiano è peggio, ma dato che non siamo in Siberia e non siamo forzati, quanto all'alba decidiamo di comune accordo di accontentarci della striscia che si intravvede all'orizzonte durante la pipì delle 5, e pazienza per le foto ... di un album un po' più breve non è mai morto nessuno, di polmonite invece sì :megalol:


Sempre mezzi congelati, verso le sette andiamo a lavarci come i gatti in mezzo all'orda di francesi molesti, e alle otto abbiamo già fatto colazione (non memorabile ma discreta, e via, siamo in mezzo al nulla e va benissimo). Poco dopo, un saluto al campo in tutta la sua gloria del mattino di sole e si parte. 


Probabilmente non a tutti piacerebbe l'esperienza ... il freddo, la scomodità, il bagno esterno e lontano, i topilli nei dintorni possono essere a buon titolo un deterrente, a noi invece è piaciuta molto a dispetto di tutto, i colori del tramonto e del mattino soleggiato e la cordialità e gentilezza delle persone che abbiamo incontrato valgono sicuramente i piccoli disagi. 





Prima tappa su una spiaggia a nord del Lago Aydar, un posto bello e pieno di pace. La spiaggia è attrezzata, curatissima, ben tenuta e ovviamente fornita di GATTINO DEL GIORNO, un micio piccolissimo e fusacchione che ci segue e mendica coccole per un'oretta prima di abbandonarci per la coppia di austriaci con cui abbiamo chiacchierato ieri sera allo yurt camp, che arrivano dopo di noi. 











Ci godiamo una lunga passeggiata e un po' di relax al sole, finalmente riscaldati, nel silenzio surreale di questo posto che in estate probabilmente sarà una pipinara tipo Ostia, ma in questo momento ha la bellezza dell'estate finita ma che ancora non si vuole arrendere del tutto. 























































L'autista degli austriaci è il ragazzo con cui abbiamo chiacchierato ieri sera intorno al fuoco ... oddio, ragazzo, è del 1974 come me. Un fanciullo, via :grin: ... oltre a commuoversi per la recente dipartita di Toto Cutugno ci ha raccontato di essere nato a Tashkent, mentre la madre è nata a Samarcanda e la nonna è arrivata in fasce dalla Russia nel 1924, e tanto a lui basta per considerarsi russo. Ma senza animosità e polemiche, ci dice che è russo come io potrei dire che ho gli occhi marroni. C'è materia di riflessione, in questo Paese, è certo. 

Lasciamo il lago per il paesino di Sentyab, che sta più o meno in Inculonia Citeriore e a malapena si trova sulle mappe, alla fine di una vallata sperduta e incantevole sotto questo sole caldo e dorato. Abbiamo scoperto che a dispetto del salto indietro nel tempo con gli asinelli e i contadini che paiono sbucati da una foto in bianco e nero, il paese è ricco di guesthouse e molto frequentato dai trekker che vanno a camminare sulle Nurata Mountains qui intorno. 

E in realtà è una guest house a conduzione familiare quella dove veniamo depositati, per quella che il nostro programma descrive invece come "notte in famiglia locale" e che un po' mi perplimeva per la - presunta - difficoltà di interagire con gli ospiti. Ci fanno accomodare in giardino in attesa dell'ottimo pranzo che ci sarà servito poco dopo, con i nonni che alternativamente dormicchiano e ci rivolgono grandi sorrisi, il che ci esenta dai problemi della conversazione. 







Le costruzioni tradizionali da queste parti sono tutte in pietra locale, con l'aria molto rustica ma anche robusta, tanto che le molte in rovina invece di avere un aspetto decadente e triste sembrano nobili vestigia di un passato forse neanche troppo lontano. 













Noi veniamo naturalmente sistemati nella parte nuova della casa, quella nata proprio per essere adibita a guesthouse, in cemento armato e muratura, che a me fa venire in mente una colonia penale sovietica, con le regole di salute & sicurezza rigorosamente rispettate, il bagno esterno in corridoio, approssimativo ma tutto sommato funzionante, un sacco di gradini in salita e discesa messi a cavolo a metà dei corridoi e una decorazione molto accurata, hanno un piastrellista sobrio e molto bravo, soprattutto con i margini :megalol:







Il giardino è un incanto e veniamo invitati a godercelo quanto ci piace anche se è nella parte antica, quella dove vive la famiglia dei nostri ospiti. Nel frattempo sono tornati da scuola i due figli, e veniamo avvisati in un inglese traballante ma comprensibile che più tardi, verso le tre, il figlio minore - che secondo me non ha più di sette anni anche se sembra decisamente sveglio - ci accompagnerà a fare un piccolo trek verso i resti dell'antico paese, ora semiabbandonato. 






In realtà il nostro nuovo amico di anni ne ha BEN dodici, ha un nome impronunciabile, parla un buon inglese e ci racconta che a scuola studia anche uzbeko, russo e tajiko. Ed è una capra, nel senso letterale del termine. Presente quelle di Heidi? ecco, peggio. Ci fa fare in poco più di un'ora e mezza oltre sei chilometri, di cui tre in ripida salita, più una scala di quasi 400 gradini per raggiungere il paese antico, e anche se ha un braccio al collo - se l'è rotto giocando a calcio - corre e saltella come un dodicenne, mentre noi due poveri ippopotami arranchiamo scoppiando di caldo e maledicendo la nostra avversione per la palestra :Chessygrin:











Scherzi a parte, la giornata è veramente splendida e la salita tutto sommato comoda, poi il ragazzino è abituato a fare quasi ogni giorno questa gita con i turisti e ci aspetta tranquillo quando ci fermiamo per una foto o per prendere fiato ... o se facciamo qualche incontro simpatico.


















Dopo l'antica moschea la prima tappa è alle sorgenti del ruscello che attraversa tutta la vallata, rendendo possibili le coltivazioni che sfruttano ogni metro a fondo valle e il rigoglio della vegetazione su una striscia stretta ma produttiva e bellissima. 

















Giunti alla fine della vallata, prima di inerpicarci verso i resti del vecchio paese di cui i locali attribuiscono l'origine a una fortezza di Alessandro Magno qui situata, lungo il corso del ruscello andiamo ad ammirare dei petroglifi che mi ricordano tanto quelli visti in Marocco e in Namibia quanto quelli dei nativi americani. Trovo molto affascinanti queste concomitanze e queste coincidenze in posti tanto lontani e tanto diversi. 













Psicologicamente preparati ad abbandonare un polmone lungo la salita, ci prepariamo ad affrontarla e alla fine concludiamo che ne è valsa la pena. Non ci sono tracce grandiose, della fortezza resta ben poco, e in cima sale solo Paolo, che io e le vertigini restiamo buone buone ad aspettarlo giù, ma è un posto vagamente surreale, silenzioso e pacifico ma nello stesso tempo un po' spettrale, almeno finché non arrivano una ragazza che è scesa in paese a prendere l'acqua e cammina con la grazia di un'indossatrice lungo la salita dove io mi sono trascinata come una lumaca zoppa (se non ne avete mai vista una credetemi sulla parola :megalol:) e un giovane pastore che a quanto abbiamo capito vivono lì con i loro animali. 
















Venuta meno la necessità della posizione difensiva, il villaggio che originariamente contava circa 450 case è stato gradualmente abbandonato e ricostruito lungo la vallata, con case più moderne e comode, e soprattutto più vicine all'acqua, ma qualcuno ancora rimane, magari solo per parte dell'anno. 

Ci fermiamo anche a fare un paio di foto con la polaroid a due bimbetti piccolissimi, bellissimi e sporchissimi che stanno con i nonni che lavorano, e che si schermiscono timidi alla proposta di una foto con i nipotini perché ci fanno capire che sono vestiti troppo male, ma accettano volentieri quelle dei bimbi ... questi incontri sono il sale dei nostri viaggi, ne portiamo sempre via un ricordo sorridente.

Il sole comincia a declinare e torniamo verso casa, salutando il nostro piccolo amico con una mancia che lo lascia decisamente soddisfatto e che si affretta a far sparire, oltre che con la provvista di ilarità e buonumore che la mia leggendaria agilità sembra avergli procurato :grin:






Abbiamo incontrato un'altra coppia che faceva la stessa passeggiata, e il ragazzino ci dice che domani ha altri turisti da portare qui, è il classico giro di chi non viene per il trekking serio, e la zona è frequentata perché molte agenzie la propongono per la "notte in famiglia". 

Ci dicono che la cena sarà pronta per le sette, ma alle sei e trenta vengono a bussare perché è già tutto in tavola, e ci accomodiamo in quello che avevo preso per il garage ma è invece la sala da pranzo. C'è un altro tavolo con un gruppo di trekker canadesi che ci attaccano bottone perché indossiamo la felpa del viaggio in Quebec e Ontario di un paio d'anni fa, e c'è il nostro povero autista non anglofono che vorrebbe essere ovunque piuttosto che al tavolo con noi, costretto a passare la cena tra un sorriso imbarazzato e un commento in uzbeco con una delle uniche due parole che sappiamo dire :megalol:

Oltre ai mille piattini di stuzzichini e frutta secca ci portano una enorme porzione di verdure sottaceto, un altro ancor più grosso piattone di stufato con patate e carote, e una intera bottiglia di vodka, che viene ad aprirci di persona personalmente il padrone di casa, che per darci il buon esempio ne tracanna un paio di tazze con ammirevole abnegazione prima di spostarsi all'altro tavolo e fare altrettanto ... che dicevamo della deriva islamica? 

Peraltro, anche se in più modeste dosi anche io e Paolo apprezziamo l'alcolica bevanda, perché se oggi al sole si moriva di caldo, stasera in una casa senza riscaldamento si muore di nuovo di freddo come nella yurta, e ci avvolgeremo nel sacco lenzuolo e in tutte le coperte presenti sui quattro lettini della nostra stanza per cercare di attraversare vivi la nostra seconda notte siberiana di fila. Alla salute!  

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