11 Ottobre 2023 - Khiva

 11 Ottobre 2023 - Khiva

Risveglio in technicolor a Las Khivas, non mi abituerò mai a questi colori assurdi!!!


In compenso, nel nostro B&B la colazione è ottima e davvero abbondante... Ecco, le colazioni uzbeke sono strepitose, hanno una netta preferenza di salato, ma ci sono sempre uova, formaggi, verdure fresche, miele, frutta secca e disidratata e tè, tanto, ma tanto tè!


Visto che è ancora presto e la nostra guida arriverà alle 9, usciamo a fare 4 passi per digerire e troviamo subito una vecchina che ci viene incontro e ci abbraccia, ci dice qualcosa, naturalmente in uzbeko e ci porta verso una targa sulle mura esterne della città. Si chiama Maryam, accarezza la targa, poi ci impartisce una specie di benedizione, le mani sulla testa, sul viso e sulla pancia.

Quando tocca la mia di pancia, se ne esce tutta soddisfatta con qualcosa che potrebbe essere:
"Omo de panza, omo de sostanza!"

Ci schiocca un bacio senza denti e ci lascia andare con un sorrisone, le lasciamo una piccola donazione e torniamo verso il Tosh Dhervoza.






Non riuscirò mai a ricordare tutto quello che abbiamo visto oggi con la nostra fantastica guida, oggi è il turno di Salamar, una 62enne figlia di grande madre Russia che fa questo mestiere fin da quando c'era ancora Leonid Breznev e l'Intourist!

Oggi ci sarebbe dovuto essere anche Ulug Bek con noi per imparare dalla nostra guida, ma Salamar non ci sembra molto per la quale, dopo 2 o 3 telefonate gli da appuntamento a più tardi... secondo noi, nel posto sbagliato, visto che del povero Ulug Bek non abbiamo più notizie!

Ci racconta la storia di Khiva, di come, secondo la leggenda, fu fondata da Sem, figlio di Noè ed è stata restaurata sotto il regime sovietico, quando il Segretario del Partito era amico personale delle alte sfere a Mosca.





Iniziamo dal mausoleo di Pakhlavan Makhmud, risalente al XIV secolo, in cui è sepolto appunto Pakhlavan, un lottatore celebre in tutta l'Asia Centrale fino in India e ricordato per la sua saggezza e per il rispetto che aveva ottenuto da tutti coloro che l'avevano incontrato.





E qui abbiamo nuovamente modo di apprezzare l'organizzazione di Anvar, Salamar ci dice che di solito il mausoleo non viene incluso nelle visite, dato che si paga a parte.
Anvar invece le ha inviato i soldi per farcelo vedere, qui sono sepolti anche i membri della famiglia dei Khan di Khiva.

Qui assistiamo ad una breve preghiera dell'imam e subito dopo Salamar ci racconta della leggenda:

"Sem e un gruppo di viaggiatori si mette in viaggio seguendo il corso dell'Amu Daria su una barca e fermandosi di tanto in tanto sulle sue sponde.
Una notte Sem sogna di fondare una città e al mattino, lo racconta ai suoi compagni. 
Uno di loro dice che si devono rispettare i sogni, per cui devono trovare un posto dove fondare la città e lasciano libero un cammello per trovare il punto. Il cammello si avvia nel deserto e si ferma, appena Sem comincia a scavare, ecco una sorgente di acqua dolce!
Decidono quindi di costruire un pozzo e da quel pozzo, nasce la città di Khiva".

Alcune delle decorazioni viste in giro riportano appunto una barca sul fiume.



Proseguiamo il nostro giro in città visitando le madrase di Mukhammad Aminkhan e di Mukhammad Rahimkhan, che adesso non svolgono più la funzione di scuole religiose, ma una è una specie di bazar, mentre l'altra è un albergo di livello, con ancora gli stucchi bianchi che vengono ripresi dalle donne per i ricami.

Ma prima, incontriamo il Khan che va in giro a controllare la sua città!







Passiamo vicino al minareto di Kalta Minor, detto anche il minareto verde o ancora, con poco riguardo, il minareto corto. 
Sarebbe dovuto essere il minareto più alto della città, solo che a metà della costruzione, il visir morì e i lavori vennero sospesi, lasciandolo mozzo.






Poi, per un nerd informatico, eccolo, Muhammad ibn Musa al-Kwarizmi, matematico, astronomo e geografo nato a Khiva intorno al 780...



Cosa ha fatto al-Khwarizimi? 
Ah, giusto 2 cosette... ha introdotto i numeri indiani (che noi conosciamo come numeri arabi) in Medio Oriente da dove sono arrivati fino a noi, ha creato un metodo di soluzione delle equazioni di secondo grado, dal titolo di uno dei suoi scritti deriva il nome Algebra, che tante preoccupazioni ci ha dato a scuola, dal suo cognome deriva la parola Algoritmo, che mi da da mangiare (e da viaggiare) da parecchio tempo!

Morì a Bagdad, alla corte del sultano più potente dell'epoca intorno all'850, nella statua viene ricordata la sua partenza da Khiva, carico di libri.
 



Una cosa che ci ha fatto molto piacere degli uzbeki è che per loro la mancia non è mai un obbligo... abbiamo chiesto di provare i cappelli tipici, ci siamo fatti un po' di foto, qualcuna ce l'ha scattata lui tra grandi sorrisi e ci siamo salutati!

La statua qui sotto rappresenta la gioia di vivere e di condividere... perfetta!



Entriamo nel Kunya Ark, la residenza degli antichi sovrani di Khiva, qui vediamo alcuni ambienti originali e saliamo sulla terrazza panoramica dalla quale si vede tutta la città, maledicendo gli antichi costruttori che hanno fatto degli scalini da mezzo metro di altezza per 10 cm di profondità...
Una settimana qui e avremo le chiappe di marmo!!!




Purtroppo, come da previsioni del tempo, il meteo peggiora, sparisce il cielo blu fastidio e arrivano le nuvole, ci fermiamo per il pranzo e ci facciamo raccontare un po' di cose da Salamar, di com'era prima dell'indipendenza. 

Ci racconta che i turisti arrivavano in aereo a Urgench, venivano caricati sui bus e portati a Khiva, dove in poco più di un'ora dovevano visitare la città per poi tornare a Urgench, dove era l'unico hotel autorizzato dallo stato.
Per lei è stato un grosso miglioramento e anche per la città, visto che gli alberghi e i B&B hanno l'obbligo di manutenere gli esterni e le nuove costruzioni devono essere in stile con quelle del passato.

Assaggiamo gli shuvit oshi, dei tagliolini all'aneto tipici della città e un piatto di manti. Mentre i tagliolini erano davvero ottimi, i manti non erano un gran che!



Dopo pranzo, continuiamo verso la Juma Mosque, un'unica grande sala sostenuta da 218 colonne di legno intagliato.
Qui Salamar ci racconta che il fedele arriva alla moschea ben rifocillato, perché in questo modo la preghiera è più serena.




Prossima tappa, il palazzo di Tash-Khoja, la residenza dei Khan nel XIX secolo, con le sue sale da ricevimento invernali, per resistere al clima infame di questa zona di mondo e i giardini estivi, anche questi per resistere al clima infame di questa parte di mondo!

Attualmente il palazzo è un museo dell'artigianato locale, con arazzi, tappeti ed ebanisteria. 
Vediamo alcuni leggii in legno, ricavati da un unico blocco, che hanno decine di diverse posizioni, a seconda del peso e dell'utilizzo che se ne farà.




Anche la lavorazione dei metalli è tipica, qui ci sono delle brocche da sposa che deve versare l'acqua al marito per le sue abluzioni. Sono senza manico perché la sposa deve sentire la temperatura dell'acqua per evitare che sia troppo calda o troppo fredda!
Ne regalerò una a Barbara... 😆😆😆😆





Un altro oggetto che si trova spesso sono questi fischietti ad acqua in terracotta, l'artigianato locale è davvero bello.





Il Khan ha fino a 4 mogli ufficiali che vivono in appartamenti identici e un numero imprecisato di concubine che vivono nel palazzo, sempre nello stesso cortile.
Queste sono appunto le residenze delle mogli.

Nel piccolo bazar del palazzo facciamo acquisti, dei pantaloni che pantaloni non sono e un po' di calamite.



Si è fatta l'ora di salutare Salamar, sono quasi le 5 e ci andiamo a schiantare in camera per qualche minuto e proviamo a tornare al Kunya Ark col cavalletto per fare qualche foto al tramonto. 

Se salire le scale era stato difficile prima, adesso con 52 kg di cavalletto è anche peggio, stasera ci siamo meritati la cena e anche il dolce!



Il tramonto non è un gran che, ma vediamo le luci della città che si accendono sotto di noi e le nuvole ci danno anche uno sfondo niente male:





Questa sera abbiamo prenotato la cena al Terrassa, proprio sotto l'Ark... ottimi gli spiedini di carne e stupenda la bakhlava!

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