I Panda in Uganda - 6 gennaio 2023

 6 gennaio 2023

 

Alle 6.30 facciamo colazione, per fortuna senza prendere uova visto quante ce ne toccheranno poi in corso di giornata 😃… nelle nebbie del sonno sento che Paolo racconta a Robert che ieri la nostra guida ci ha spiegato che quello che *momento poesia* si produce negli scoreggioni più forti viene riconosciuto rinoceronte capo. Nonostante non sia ancora del tutto sveglia, guardando il mio amato bene vengo folgorata da una terribile, amara consapevolezza … NON SONO IO IL CAPO!!!

 

Alle 7 si parte per il primo vero game drive del viaggio. Dopo una veloce sosta al gate per il pagamento e la registrazione inizia il giro, dapprima su asfalto (wow, come è cambiata l’Uganda in questi nove anni scarsi!) e poi su sterrate tenute bene.









Cominciamo con i babbuini sulla strada e poi passiamo a bufali, kudu, impala, facoceri e bestiole varie, arriviamo sulle sponde del Lake Albert e dopo una dolcissima pausa ananas (mamma che buoni!) gentilmente offerta dal nostro SuperRobert, proseguiamo con giraffe e ippopotami …

 






























































… il casuale e fortunatissimo incontro con un ranger prontamente interpellato da Robert ci consente un altrimenti vietatissimo fuori pista per vedere i nostri due primi (e ultimi, ma non lo sappiamo, per fortuna) maestosi, bellissimi, assonnatissimi leoni. A dispetto della mancanza di criniera che ci aveva convinti di avere davanti due belle signorine, veniamo informati che uno dei due è un maschio, giovane ma indubitabilmente dotato di palline 😃

Siamo estasiati, e il giovane ranger sembra quasi più contento di noi, tutto tronfio ed orgoglioso per aver fatto felici sti quattro pirla di muzungu con le lacrime agli occhi per l’emozione.


 

















La prossima tappa è il Top of the Falls, molto ma molto diverso dai miei ricordi: nove anni fa ci si arrivava arrampicandosi su una sterrata scomodissima dopo aver atteso a lungo il traghetto per attraversare il Nilo (il ponte più comodo era a 400 km da qui), si giungeva in una specie di spiazzo in pendenza e si caracollava tra massi e fanghetta per raggiungere i massi accanto al salto … una cosa che fa sembrare i sentieri esposti del Grand Canyon una giostra di massima sicurezza per bimbi di due anni ^^

 

Adesso c’è un magnifico, nuovissimo, solidissimo ponte sul Nilo (che insieme a un fantastico manto di asfalto domani ci permetterà di fare in cinque ore e puliti la strada che nel 2014 ci aveva visti arrancare per dodici e arrivare rossi come gli indiani d’America ma più polverosi), una deviazione per le cascate asfaltata e ben segnalata, con una mezzeria abbacinante, e alla fine della strada un bel parcheggio da cui parte un comodo sentiero alla fine del quale si susseguono diversi viewpoint con le recinzioni in sicurezza che permettono una vista fantastica sul salto illuminato dal sole e circondato di arcobaleni.

 

Non so se sia il meteo decisamente più favorevole dell’altra volta, l’esserci arrivati in mezz’ora invece che alle otto passate ma svegli dalle quattro e mezza per prendere il primo traghetto o la possibilità di godere di punti di vista che nove anni fa erano impraticabili perché troppo pericolosi, ma anche se allora eravamo soli e oggi c’è un sacco di gente mi sono goduta decisamente di più queste bellissime Murchison Falls … nessun rimpianto per la perduta selvatichezza, forse anche per il pensiero del benessere che sicuramente porta lo sviluppo del turismo.

 

Ci godiamo anche il nostro quarto d’ora di notorietà … mentre ammiriamo il salto di fronte vedo con la coda dell’occhio un giovane altissimo ugandese che cerca disperatamente di far entrare me e Paolo nel suo selfie senza che ce ne accorgiamo, ovviamente mi scappa da ridere e mi metto in posa e a quel punto … è l’apoteosi, tutto il suo gruppo, e saranno almeno una cinquantina, pretende un selfie con noi, tra grandi risate e pacche sulle spalle, anche Marco e Sabrina vengono velocemente requisiti e votati alla causa … domani saremo in copertina su Uganda Today, dico agli altri … e intanto penso che ora sì che capisco come si sentono i gorilla! Anche se probabilmente loro non si divertono quanto noi a finire negli smartphone di mezzo mondo 😃













Grazie al nostro passaggio sul red carpet abbiamo perso un sacco di tempo e Robert ci sollecita, siamo in ritardo per la crociera delle 14 (che in realtà partirà alle 13.54, per fortuna con noi a bordo) e dobbiamo consumare la nostra lunch box gentilmente preparata dall’hotel sul pulmino lanciato oltre le sue apparenti possibilità verso l’imbarcadero … arriverà orrendamente lordato grazie alla disinvoltura nel curvare del nostro baldo nocchiero, e al nostro talento innato nell’arte di spocegare: finiranno ovunque le cocce dell’uovo sodo e i fazzolettini, sui miei pantaloni un po’ di succo di mango e un po’ sparpagliati ovunque il sandwich, le bucce di banana, gli ossicini della coscia di pollo, l’omelettina dolce e BURP! Paolo si è lanciato sulle specialità locali e ha preso un Rolex: meno prezioso ma più buono del suo ticchettante omonimo, è un rotolo con chapati all’esterno e frittatina come ripieno, lo riprenderemo altre volte con gran gusto.

 

La crociera dura circa tre ore e mezza, e arriva quanto più possibile (cioè poco, pochissimo) vicino alla base delle cascate: le correnti sono troppo forti per permettere un vero avvicinamento … ma a dispetto del nome, il vero scopo della “Crociera alla Cascata” non è il salto, ma la natura prepotente che vive lungo il fiume: c’è di tutto, e in quantità … ippopotami, elefanti, coccodrilli, babbuini, un numero e una varietà incredibile di uccelli, ci sono persino, maestose e bellissime, le aquile reali.


 





















































(la targa dell'aereo con cui Hemingway precipitò vicino alle cascate è ancora qui, che piacere rivederla 😁)




















Scesi dalla barca esitiamo un po’ … la serata si annuncia davvero bella, ma è tardi, siamo un po’ stanchi e decidiamo di rinunciare al game drive serale in favore di una doccia e di un bellissimo tramonto sul Nilo goduto con calma.

Vicino all'hotel assistiamo a una scena drammatica ... ci sono due elefanti che stanno devastando un campo coltivato, e quattro o cinque persone che coraggiosamente cercano di mandarli via facendo rumore e agitando le braccia. Uno dei due si allontana, forse infastidito o forse solo disinteressato, l'altro invece continua a girare in tondo calpestando le piante e a un certo punto si incazza pure e carica il più vicino dei ragazzi, che fortunatamente riesce a mettersi in salvo. Non ci si pensa mai, ma l'equilibrio tra la conservazione e la salvaguardia della natura selvaggia e le legittime esigenze degli abitanti è fragile e difficile da conservare ... ci abbiamo riflettuto la prima volta in Namibia durante una bellissima village walk nel corso della quale il ragazzo che ci ha guidati ci ha parlato della difficile convivenza tra i pastori e i ghepardi, i contadini e gli elefanti ... tutti bisognosi di tutela, perché i ghepardi sono meravigliosi, ma se ti fanno fuori tutto il gregge senza nemmeno mangiarlo, perché infine sono gatti grossi, come posso biasimarti se ti viene voglia di sparare al primo che vedi? 












La cena, come ieri sera è buonissima ed esagerata, tanto che con dispiacere non riesco a finirla: un crostone con il guacamole e un orrendo uovo MOLLO a far da corona, crema di patate e porri, lamb stew, torta rovesciata all’ananas (che mi veniva tanto bene quando ancora facevo le torte e andavo d’accordo con la mia giovane e gagliarda glicemia, poverella me). Che giornata speciale, oggi.

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