Lunedì 29 agosto 2022

Lunedì 29 agosto 2022


Penultimo giorno: è stata una vacanza lunga, ma è volata, è stata pesante per il nostro anziano stomaco ma leggerissima per il fisico e lo spirito. La Scozia non ha certo la prepotenza dell'Africa o l'enormità dell'America che stordisce, ma è bellissima e piena di "ciccia" ... storie con la minuscola e Storia con la maiuscola, paesaggi dolcissimi e visioni selvatiche, castelli, personaggi, miti.


Un viaggio davvero riuscito, e per concluderlo degnamente il Beamish Museum ci sta proprio bene: è la cosa più simile a un viaggio nel tempo abbiamo mai incontrato, profondamente autentica, ben lontana dalla Disneyland che forse temevamo ... Disneyland è meravigliosa, è il primo regalo che ho fatto a Paolo, ma è un'altra cosa e un altro mondo, ben diverso, profondamente fantastico, mentre il Beamish è un bagno di realtà. Lascio direttamente al sito del museo la descrizione di quel che andremo a conoscere oggi: "Beamish is a world famous open air museum, telling the story of life in North East England during the 1820s, 1900s, 1940s and 1950s".


Tutto quello che si trova all'interno dello spazio occupato dal museo è autentico: spostato e ricostruito, per gli edifici, recuperato con cura minuziosa nel caso di suppellettili, mobili, decorazioni, biancheria ... persino gli odori, la polvere, i rammendi nei costumi dei figuranti: tutto straordinariamente vero, senza la patina di "troppo nuovo" che gli americani per esempio non riescono a evitare nelle loro pur magnifiche ricostruzioni.


Arriviamo prima dell'apertura, alle 10, e ci facciamo sbattere fuori alle 17 perché chiudono. Peccato, saremmo rimasti ancora :)


Ci ha detto un po' sfiga, abbiamo preso i biglietti per il lunedì contando su una minore folla e niente bambini, peccato che l'ultimo lunedì di agosto in UK sia bank holiday ... così di marmocchi ce ne ritroviamo a pacchi, anche se secondo me non è sul serio un posto per loro: noi ci diventiamo scemi, a fare dentro e fuori da case e negozi e chiese e fattorie e stalle, i bimbi dopo un po' non ne possono più.
Il museo è suddiviso in diverse aree, ciascuna dedicata a un decennio del secolo scorso e di quello precedente, e i figuranti in costume sono pronti a raccontare tutto il possibile riguardo la vita e il ruolo del personaggio che interpretano ... per fortuna l'ottimo inglese - o per meglio dire, l'ottimo udito, che l'inglese lo so anch'io 😜 - di Paolo ci permette di spremerli per benino.





























































































Con la sola pausa della mezz'ora trascorsa in fila per il rapido pranzo a base di pastry, e di una ventina di minuti in chiesa ad ascoltare un coro vittoriano, ci giriamo tutto il museo, prendiamo bus e tram - originali d'epoca anche loro, of course - mettiamo il naso ovunque.




















(qui a momenti mi metto a piangere, mia nonna usava esattamente questi rocchetti, di cui mai mi sarei ricordata a volerlo fare apposta ... che malinconica dolcezza mi ha trasmesso la casa degli anni '50)






















(Bettina, ancora non lo sapevamo che te ne saresti andata così di corsa dopo una settimana 💔)















Con grande sorpresa crediamo di riconoscere inaspettatamente alcune location della solita Downton Abbey: scopriremo con soddisfazione che abbiamo ragione, e qui sono state girate varie scene soprattutto per gli speciali di Natale che concludevano le varie stagioni della serie.

















































Quello che più ci colpisce, a parte forse il trapano a pedale del dentista ancora perfettamente funzionante 😁 è il buio imperante: la luce è sempre fioca, anche in pieno giorno, soprattutto nei negozi che sembrano antri oscuri e vagamente minacciosi, pur se dotati di elettricità. Le case che non ce l'hanno ci fanno piombare in una sorta di tempo senza tempo che fatichiamo ad immaginare come normale quotidiano.







(i figuranti seguono la routine settimanale tipica del periodo in cui "vivono" la loro giornata: lunedì bucato, e infatti in tutte le case si lavano e si stendono i panni, tutto rigorosamente a mano nei mastelli ... domani sarà il giorno del pane)































(i dentini finti!!!)






(non è da oggi che fare il dentista rende bene!)















Toccare con mano cosa fosse la vita quotidiana poche decine di anni fa è sorprendente, per quanto se ne sia letto e per quanti film si siano visti, il giro del Beamish la rende molto più tangibile e concreta.














































































(gli orti sono coltivati con cura, ma questa zucchina mi sa che se la sono persa per strada, ormai sarà immangiabile)










(qui abbiamo finalmente sciolto il dubbio che ci attanagliava da quattro castelli fa: perché mai l'asse per lavare i panni è in vetro? logico, ci dice la signora intenta a grattugiare il sapone nel catino: il vetro non arrugginisce, non marcisce, non assorbe odori)









































Veramente una giornata ben riuscita, e bellissimo anche il viaggio di un'ora per arrivare qui e poi per tornare ad Haltwhistle, la campagna inglese ha un enorme potere pacificante.

Ceniamo in un hotel sulla Main, che al momento di prenotare ci intima di non-provare-a-presentarci-dopo-le-19.30, e ci godiamo una zuppa di cipolle, una spigola e una steak pie, condite da un servizio naif-fissimo. Buonissima la Sycamore Gap, quando finalmente i nostri boccali si degnano di comparire :) ... ma le cameriere sono due bimbe chiaramente in affanno e si scusano in tutti i modi, quindi la mancia è assicurata, non fosse altro che per tenerezza.

Visto che la giornata conclusiva tocca a Paolo, chiudo questo mio ultimo post con un grazie sincero al mio meraviglioso Pandone, bello, bello in modo assurdo e persino più paziente che bello, visto che ha guidato senza fiatare per miglia e miglia, pecore e pecore, passing e pissing point ... e non me lo ha ancora mai rinfacciato 😁





Ce la siamo spassata più che mai, anche stavolta, Pandone del mio cuor 💓


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