1 settembre 2019

Domenica 1 settembre 2019

E' arrivato il momento di rientrare a Tana, e come sempre quando un viaggio è alla fine, non facciamo che chiederci a vicenda come sia successo che siano passati solo cinque minuti da quando eravamo a Fiumicino pronti a partire e ora ci sia già un altro aereo che ci aspetta per riportarci a casa. 

Alle otto la barca serve a un gruppone che la occuperà per intero, quindi dobbiamo giocoforza partire alle sei, visto il lungo viaggio, questa volta davvero l'ultimo, che ci aspetta per raggiungere la capitale e l'hotel Sakamanga, dove tutto è iniziato e dove siamo pronti a fregare le ciabattine con il gatto blu, visto che quelle che ci hanno salvato la vita durante la prima settimana di viaggio giacciono insepolte ma compiante in quel di Morondava. 

Su mia richiesta - me ne pentirò! - non ci facciamo preparare la colazione alle 5.30 ma dedichiamo quella mezz'ora a fare foto, contando di mangiare qualcosa una volta sbarcati. 






































Stavolta la traversata è tranquilla, nessun incidente, nessuna sosta imprevista, un sole bellissimo, una malinconia sottile. Tornare a casa è bello perché poi si riparte, mi ripeto come un mantra, ma stavolta è dura, dura come ad ogni Arrivederci Africa, un magone che nessun altro posto al mondo mi lascia dentro.


























Appena sbarcati, sono ormai le sette, Petit ci spedisce a fare colazione nel posto dei gamberoni. Ci giochiamo cinque euro scommettendo sul tempo che ci impiegheranno, e tutto sommato la colazione arriva abbastanza in fretta: pane, margarina e marmellata. Mia nonna la usava la margarina, quando ero piccola, ma non la ricordavo così orrenda :D





Ripercorriamo gli otto chilometri di pista terrificante e i duecentocinquanta d'asfalto fino a Tana in una giornata senza storia, siamo scarichi e malinconici. Pranzo veloce in un hotely a metà strada, traffico d'inferno a Tana, e verso le 16 siamo in hotel, dove ci dedichiamo a preparare le valigie, lasciando un po' di abbigliamento, saponcini, un lucidalabbra nuovo e un bagnoschiuma che mi hanno regalato a Natale ma io non uso e spero possa servire a qualcuno, e preparando un sacchetto con tutte le medicine avanzate, che vogliamo lasciare a Petit: per fortuna abbiamo usato solo qualche compressa di Normix per precauzione e una pasticca quando mi è venuta la febbre, tra antibiotico, antidolorifici, aspirina e tachipirina abbiamo parecchio da lasciare al nostro amico. O almeno, così crediamo :p

Decido di investire una decina di euro in un massaggio consolatorio, che si rivelerà uno dei migliori della mia vita, la ragazza è piccolina ma d'acciaio e mi smonta, ma poi mi sento benissimo. 

L'ultima cena in Mada, al ristorante dell'hotel, non sarà memorabile, ma a stento ce ne accorgiamo visto il pizzicotto di nostalgia che già ci invade. Stasera si va a letto tardisssssssimo, sono le 21.30!


Commenti

Post più popolari