26.05.2018

Sabato 26 maggio 2018


Che botta di culo non aver potuto fare il giro all'alba ieri! Sam, il nostro simpatico autista (tutto per noi dato che ci dice che avrebbe prenotato un'altra coppia ma se non sono puntuali lui alle 6 parte lo stesso, e con teutonico rigore alle 5.59 ingrana la marcia) ci dice che non è andata granché bene al gruppo di otto, non sono andati molto oltre zebre e springbok, quindi al massimo potremo avere la stessa sfiga ma nessun rimpianto. 

Paolo, tutto tronfio, lo informa che siccome in Italia pestare la m***a porta fortuna e lui ieri ha scientificamente spianato con il Mostro tutta la cacca di elefente che abbiamo incontrato, quindi oggi faremo giornatona. Sam se la ride e i primi avvistamenti, al buio, ci fanno temere che abbia ragione lui. Foto impossibili da scattare vi avrebbero mostrato un paio di sciacalli, taaaaanti springbok (e nessuno che ballasse il tip tap!), un po' di zebre e qualche kudino. 







Ma quando inizia ad albeggiare ... mi tocca ammetterlo, lo scemarito aveva ragione! Incredibile incontro a bordo strada: una coppia di leoni che fa colazione con uno gnu. Ci fermiamo di colpo, tutti e tre con gli occhi sbarrati, Sam scatta a raffica con il cellulare e chiama tutti i ranger dell'Etosha, del Kruger, del Masai Mara e dello Zooparco di Roma per informarli dell'avvistamento, che ci dice rarissimo: quasi mai i micioni pasteggiano così vicini alla strada, in genere portano le prede in mezzo alla savana per gustarsele indisturbati. Ah, scusate, non ve l'ho detto, colazione "con lo gnu" non vuol dire che lo gnu siede a tavola, ma che, porello lui, è SULLA tavola :p

 
 












 (...su, su, amo', magna tranquillo, la tartare la mattina presto non è la mia colazione preferita!) 















Sam ci spiega che quasi certamente si tratta di una coppia in luna di miele, che si è allontanata dal branco per accoppiarsi e cacciare insieme per qualche giorno, e che ha fatto un ottimo bottino. La cattura è recente, si vedono i segni del trascinamento del corpo sullo sterrato, e i leoni per ora hanno mangiato solo le interiora, che deperiscono per prime. 















Per circa una ventina di minuti abbiamo la fortuna di goderci lo spettacolo completamente soli, poi iniziano ad arrivare altre auto, e i leoni sembrano non gradire troppo: dopo qualche brontolio di avvertimento decidono che okay, la merenda la faranno sotto un albero lontano dalla strada, e tanti saluti carne in scatola un poco molesta :)









Il micione non è un gran cavaliere, a giudicare da quanto è incazzosa la compagna e da come cerca di sottrarle la colazione, e siccome purtroppo Paolo si è recisamente rifiutato di tenergli un breve corso di bon ton, temo che resterà per sempre un Principe Buzzurro.






Poco lontano, mentre il sole si alza, scorgiamo anche un paio di sciacalli in attesa che le Loro Maestà abbandonino gli avanzi, e ancora più lontano vediamo anche due iene, in attesa che gli sciacalli abbandonino gli avanzi abbandonati :)

Oggi forse mi sono svegliata insensibile, forse, visto che il cerchio della vita mi affascina, forse lo gnu non è puccioso come lo springbok, forse semplicemente non l'ho visto soffrire e anche se so che deve essere stato terribile quanto la scena dell'altro ieri, lo gnu è in pace e il dolore è nel passato. E sì, sono anche un po' vigliacca. 






























Dopo quasi un'ora di silenziosa contemplazione ci allontaniamo, felici come non mai (la colonna sonora è un rap di mia produzione dal titolo TELAVEVODETTOIO che Paolo comunque incassa senza protestare: venti giorni di matrimonio e già così calato nel ruolo, ho fatto bene a comprarlo già addestrato :D )


Sam ci chiede se siamo soddisfatti e cosa altro ci piacerebbe vedere, Paolo gli dice che vorrebbe un oritteropo e un leopardo, Sam si mette a ridere, dice che l'oritteropo vive solo nel sud del Paese quindi è impossibile, i leopardi invece ci sono ma ci vuole un gran culo per vederne uno, e noi oggi ne abbiamo già avuto parecchio, e Paolo ribadisce la storia della cacca di elefante. 













E ... dopo qualche avvistamento simpatico ma un po' banale e forse venti minuti di strada, tocca a Paolo rappare il TELAVEVODETTOIO, e dall'entusiasmo lo balla pure: beccato anche il leopardo, che cammina tranquillo sulla carreggiata. Io mi ritrovo con i lacrimoni per l'ennesima volta, lui progetta altri raid a caccia di cacca, prossimo obiettivo l'unicorno ;)


















E così alla fine il giro saltato di ieri è stato la nostra fortuna. Torniamo a fare colazione, lasciamo la stanza e ci prepariamo a lasciare anche il parco, con un pizzicotto di malinconia e il cuore gonfio. Questo viaggio meraviglioso sta arrivando alla fine, e le lacrime premono dietro le palpebre, ci siamo regalati un'avventura incredibile che ci ha segnati, la prima vera Africa di Paolo, che torna malato e incurabile quanto io lo ero già. 


Lungo la strada che porta ai cancelli del parco, un saluto col botto dall'Etosha: tre leonesse pacificamente accomodate a bordo strada, e una che l'attraversa regale e sprezzante. 














Dopo il parco la strada è tutta asfaltata fino a 20 chilometri dal Waterberg Lodge, dove dormiremo stanotte, siamo silenziosi, ancora avvolti nella magia della Grande Terra Madre. Ci fermiamo a Otuja, in un posto dalle pretese bavaresi dove mangiamo benissimo (mi faccio tentare da una specie di piada feta e spinaci e faccio bene, inizio a essere un po' provata dall'esubero di carne rossa delle ultime tre settimane).

Lungo la strada incontriamo babbuini e facoceri, questi ultimi popolano anche il parco del Waterberg, e anche se dopo i leoni ci sembrano poca cosa, sono simpatici e bruttissimi, persino da cuccioli, il che mi mette una gran tenerezza addosso, anche se non abbastanza da provare a farci amicizia.  












Raggiungiamo in auto lo chalet a noi assegnato, il parco del Waterberg è enorme, e scopriamo che quello di fronte è occupato da una numerosa e rumorosa famiglia, probabilmente olandese, che sta grigliando anche la nonna sul barbecue esterno. Siccome al tavolo del nostro patio è accostata una sola sedia, e io sono una donna molto intuitiva, mi rivolgo al consorte in elegante francese, acciocché i barbari di fronte non mi capiscano: PAR MI, I N'A' CIAVA' LA CAREGA. La mia chiaroveggenza viene premiata: entriamo, facciamo pipì, usciamo e tac, la carega è al suo posto ^^

In preda a lancinanti rimorsi, i teutoni spediscono la figlioletta bionda a fare ammenda offrendoci due marshmallow arrostiti infilati su uno stecco, ed io mi commuovo al punto che non la mangio nemmeno :p

Siamo un  po' stanchi e abbiamo bisogno di un pomeriggio di decompressione prima di avviarci a tornare alla nostra vita di sempre, e optiamo per un pomeriggio pigro al lodge, niente escursioni o uscite ma una passeggiata nel parco a guardare i dik dik e una sosta sulle sdraio della piscina che dividiamo con i facoceri padroni di casa. 

A cena ci fingiamo cinesi, perché abbiamo accanto una rumorosa tavolata di italiani piena di pretese che martirizza brutalmente il povero cameriere che ha la sfiga di capire un po' la nostra lingua e la sprovvedutezza di farlo sapere ai simpatici connazionali ... non facciamo neanche troppa fatica, il velo di malinconia che si è steso su di noi toglie un pizzico di brio alle nostre solite chiacchiere. 

Questo viaggio ci sta lasciando un bel solco nel cuore, amore mio.

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