10 MAGGIO
Giovedì 10 maggio 2018
Dai gatti piccoli e neri passiamo a quelli grossi e biondi con la massima nonchalance: alle 7.30, soli con uno dei ragazzi della fattoria, per il morning cheetah feeding. Stavolta si entra nel recinto di Saddam e Gheddafi, nella morbida luce dell'alba avviciniamo i micioni il più possibile, fermandoci solo quando iniziano a borbottare ... siamo ormai a pochi metri da loro, che non appena vedono il secchio giallo della pappa perdono qualsiasi interesse per i soliti umani rompiballe con la fotocamera.
Dopo colazione, cosa c'è di meglio che giocare un po'? passato ormai anche quel minuscolo pizzico di tensione provato appena varcate le porte del recinto, non possiamo non farci una bella risata. Tutte quelle ore di volo, tutta quella strada ... e il ghepardo ce l'avevamo in casa!
Restiamo ancora un po', la luce è splendida, e i gattoni ormai sazi si concedono all'obiettivo senza fare una piega. Difficilissimo resistere alla voglia di fargli i grattini ... probabilmente se ci fosse stato il proprietario avremmo provato a corromperlo.
Eh sì, siamo proprio vicini vicini
Dai, fammi le coccole, dai, fammi le coccole, dai, fammi le coccole!
A malincuore ci decidiamo ad andare a far colazione. Le cinesi smontano subito i miei propositi bellicosi correndoci incontro giulive con la nostra torcetta, e quando gli chiediamo se la custodia del cavalletto che abbiamo trovato ieri sera tornando dalla Quiver Tree Forest è per caso loro cadono letteralmente in deliquio. Deliquio che si trasforma in un orgasmo di gridolini quando scoprono da dove veniamo e cosa abbiamo fatto. Viste un paio di foto sul display della reflex partono in quarta a cercare di indurre la padrona di casa a fare un secondo giro di foto dai gattoni, a cui alla fine si unisce anche il gruppo di fotografi italiani. Ragazzi, ma voi i viaggi come li preparate? C'è scritto bello chiaro sul sito cosa si può fare al Quiver Tree, con tanto di tariffe e alternative ... mah.
Saldato il conto, salutato il facocero, testate le unghie del gatto e le sbausate della boxerina, ci dirigiamo verso il Giant's Playground per una veloce passeggiata tra le rocce che mi ricordano un po' il Sentier des Douaniers a Ploumanach.
Nel passare accanto al recinto dei ghepardi dal lato della strada vediamo un capannello di reflexisti e cinesi circondare qualcosa di basso al centro della boscaglia e sento distintamente Saddam ringhiare un "ma li mortacci, un po' di caxxi vostri mai voi due?", chiaramente indirizzato alla pandesca coppia ^^
Ci ritroviamo in un posto surreale e silenzioso, i nostri passi accompagnati solo dal vento e dal raro fruscio di qualche animaletto, hyrax, uccellini, lucertole ... una passeggiata che scomparirà tra le mille foto memorabili che ci si imprimeranno sulla retina nel corso del viaggio, ma piacevole e rasserenante come poche.
Prossima tappa, una puntatina allo Spar di Ketmanshoop, dove ci procuriamo pane, formaggio, avocado, succhi di frutta e schifezze assortite per un pranzo che alla fine consumeremo solo sulla veranda del nostro bungalow al Fish River Canyon Lodge. Per la prima volta, un ragazzo appostato fuori dal supermercato ci chiede l'elemosina, poi cambia idea e domanda "some meal" ... come fai a dire di no? gli compriamo pane e prosciutto e se ne va felice ringraziando con un gran sorriso. Avremo speso un euro per lui, con che cuore potrei negarglielo? tra l'altro ci capiterà solo un'altra volta in corso di viaggio, la Namibia è un Paese che sta bene e non conosce la fame, forse questi ragazzi hanno solo poca voglia di fare o forse non trovano lavoro, non lo so e non giudico, va bene così.
Tappa dal benzinaio per controllare e sgonfiare un po' le gomme e per rifare il pieno, gli lasciamo 30 dollari di mancia, un paio di euro si e no ... gli cade la mascella e non la finisce più di ringraziarci: non per la prima, e non certo per l'ultima volta, ci rendiamo conto di non avere assolutamente il senso della misura qui, ignoriamo il costo della vita, ignoriamo lo stipendio medio, ignoriamo che quello che per noi è nulla può essere invece tantissimo per altri. Un po' imbarazzati, ci chiediamo come mediare ... ancora non lo sappiamo, lo ammetto.
Da brava veneta poi non posso esimermi dal far tappa alla Naute Kristall Kellerei: ebbene sì, in mezzo al deserto - ma vicino alla Naute Dam - c'è chi è riuscito a coltivare la vite. Per il momento la produzione qui è ancora agli inizi e i vini in vendita e degustazione provengono soprattutto dalla cantina gemella che si trova dalle parti di Omaruru, nel nord del Paese. La sosta è piacevolissima, naturalmente assaggiamo e trovando il bianco di nostro gradimento ne prendiamo tre bottiglie da mezzo litro ciascuna, in vista di qualche brindisi estemporaneo nel corso del viaggio.
Ci scopriamo una volta di più vittime della sindrome di San Francesco, tutti i cagnetti dei dintorni vengono a noi, scodinzolano, sbavano e chiedono coccole. Ne approfittiamo per un ultimo caffè prima di dare l'addio all'asfalto: ed ecco che poco dopo la prima svolta il Mostro affronta con la massima disinvoltura un poccioso guaderello.
Mentre ci dirigiamo verso l'inizio dei cento chilometri di sterrata che ci porteranno al Fish River Canyo, uno strillo lacera l'aria ... FERMATILEZEBREEEEEE!!! Paolo, che non le ha mai viste in libertà, impazzisce subito. Scendiamo, attraversiamo la strada, cerchiamo di convincerle ad avvicinarsi, e come si vede dalla seconda foto ci riusciamo benissimo
Galvanizzati da questo primo quasi incontro con la vera fauna wild, imbocchiamo senza paura la nostra prima UNPAVED road ... e il modo in cui Silvia lo pronuncia, con un terribile decisissimo accento sulla U, mi procurerà fino alla fine del viaggio numerosissime lisergiche visioni di balletti di Umpa Lumpa scatenati
I primi 80 km scivolano via facilmente, incrociamo qualche rara macchina con cui cerchiamo di non impolverarci troppo a vicenda, ogni tanto facciamo una sosta fotografica nel mezzo di uno splendido nulla, salutiamo il ranger che si ferma a chiederci se è tutto okay o se abbiamo bisogno di aiuto perché di gente ne passa poca e quando vedi qualcuno fermo a lato strada è un obbligo morale fermarti a tua volta ed eventualmente prestare soccorso, perdiamo gli occhiali da sole di Paolo, facciamo una nuova sosta per il mio personalissimo concorso "Forografa un albero morto per @monybg75" , torniamo indietro a recuperare gli occhiali da sole di Paolo e imbocchiamo finalmente la parte finale, gli ultimi 20 km che tutti definiscono tremendi.
Bon, hanno ragione, e tanto di cappello a Paolo che se li sciroppa senza lamentarsi, senza forare, senza graffiare la carrozzeria, senza bestemmiare in turcomanno, senza quasi dare segno di tensione se non un silenzioso ma visibile sospiro di sollievo quando, attraversata anche la pista dell'aeroporto (!) locale, arriviamo finalmente alle porte della reception.
E qui ... beh, impossibile per me trattenere le lacrime. A dispetto della foschia che appanna le foto e toglie un po' di magia, la vista che ti si spalanca davanti quando esci sulla terrazza della reception è di quelle che ti fanno sentire grato alla vita per averti condotto qui, per vie misteriose e inaspettate ... e sì, con questa persona accanto, proprio quella con cui la felicità di essere qui moltiplica per mille e mille volte la bellezza di ogni istante.
E' un Grand Canyon più solitario ma non meno potente. L'emozione di essere qui in pochi intimi (ci sono solo 20 lussuosi bungalow e le poche casette del personale del Lodge su questo rim - ahò, siamo in viaggio di nozze, ci siamo trattati bene!) è tra le più forti e felici che abbia mai provato. Ci offrono un succo di frutta, ci chiedono - sarà una costante - se c'è qualcosa cui siamo allergici nel menu della cena, ci illustrano rapidamente orari e possibilità e poi accompagnati da un ragazzo che porta la nostra sacca ci avviamo finalmente alla nostra casetta, una meraviglia di architettura ed ecologia. Quassù non è certo facile portare materie prime e acqua, e ci guarderemo bene dallo sprecare le une e l'altra ... decidiamo anche di portare via i rifiuti, visto che sicuramente anche lo smaltimento non è cosa semplice qui.
Rubo dal web qualche foto delle camere con relativa vista, che purtroppo non ho pensato di fare:
Consumato il nostro pranzo frugale, ce ne andiamo verso la reception in attesa della partenza per il sundowner drive prevista per le 17 (con teutonica puntualità: se arrivi alle 17.01, peggio per te ) per goderci la vista, la piscina e qualche simpatico incontro, come questo grillo grande quando il mio gatto da cucciolo.
Ci accomodiamo per scoprire con piacevole sorpresa che sono arrivati anche i due tedeschi anzianotti e simpatici che ci avevano attaccato bottone al Quiver Tree. Cominciamo a parlare di fotografia e il marito ammira interdetto le foto in notturna sullo schermo delle reflex: ha una bridge, vuole provare anche lui, Paolo gli dà qualche suggerimento e ci diciamo che non sapremo mai se è riuscito a combinare qualcosa ... ci sbagliamo ;)
Loro si fermeranno due notti e hanno in previsione la discesa a fondo canyon per domani ... mannaggia, la fortuna di essere in pensione e girarsi la Namibia per sei settimane invece che per tre. Sono davvero alla mano e chiacchierando scopriamo che hanno noleggiato un Mostro con le tende sul tetto, per ammortizzare i costi fanno anche campeggio. Che dire? chapeau!
Per il sundowner drive partono due jeep da dieci posti affiancate. Il nostro driver e guida ogni tanto si ferma e ci racconta qualcosa della vita lì, del villaggio dei dipendenti che lavorano tre mesi e poi fanno una pausa di uno per andare a casa, del vecchio resort di una decina di casette che è stato abbandonato in favore del nuovo perché non c'era spazio per altri alloggi e mantenere anche questo così lontano dal nuovo corpo centrale sarebbe stato antieconomico e antiecologico, delle piante e degli animali della zona (se non sapete cos'é, non toccatelo e non mangiatelo - diventerà il mio mantra, un po' meno quello di colui che compirà svariati tentativi di rendermi precocemente vedova prima della fine del viaggio).
Arrivati a pochi passi da un terrificante strapiombo - io sono quella delle vertigini con il tacco cinque, ricordate? - ci avverte di stare attenti: da qui è facile e bellissimo volare, un po' meno atterrare, dice. Ovviamente Paolo non perde l'occasione per togliermi dieci anni di vita: dieci oggi, dieci domani, qua si eredita in fretta.
ARIDAJE!!!
Risaliti sulla jeep, dopo un altro paio di lunghi giri panoramici ci fermiamo per il tramonto, e come al Kalahari Anib Lodge compaiono per magia bicchieri, patatine, biltong per rallegrare l'attesa. Prendiamo due bicchieri di bianco e invece di libar nè lieti calici cominciamo a studiare la luce attraverso il vino, l'angolazione del sole al tramonto ... insomma, il sacro fuoco del fotografo scemo è con noi: scemo sì, perché uno dei due bicchieri, stufo di fare il modello gratis, si suicida fracassandosi sulle rocce ai piedi di quella dove lo abbiamo graziosamente appoggiato, mentre l'altro si offre come piscina ai moscerini.
La guida ridacchiando sotto i baffi si offre di sostituire il perduto alcool, ma resto ferma sulle mie posizioni: stavolta meritiamo solo acqua, e ben ci sta. Comunque gli daremo mancia doppia per il suo silenzio con le autorità ^^
Ci consoliamo vagando per ogni dove in cerca dell'inquadratura magica mentre gli altri diciotto ospiti brindano, magnano e bevono guardando dalla parte sbagliata, tanto ci sono le patatine, il tramonto la prossima volta :p
Rientrati verso le otto andiamo subito a cena, una romantica cena a lume di candela, rinfrescata dal battito delle ali dei moscerini che stavolta puntano il bicchiere di rosso di Paolo: chiediamo di sostituirlo, la cameriera ci dice di sì con un sorriso crudele e porta a tempo di record un bicchiere che secondo me è lo stesso post salvataggio dei naufraghi. Bon: come diceva nonno, quel che no strangola ingrasa, ciò.
La cena è ottima: crema di zucca, insalata mista per Paolo che alla zucca è allergico, una bistecca di orice veramente divina con riso e verdure, un delizioso brownie al cioccolato con la panna. Concludiamo la serata sulla terrazza della nostra stanza a fotografare il cielo notturno bevendo il nostro vino bianco, libagioni alle quali tenderei a dar la colpa per gli scarsi risultati se fossi onesta, ma visto che sono invece me stessa attribuirò la resposabilità dello scarso carisma di queste Vie Lattee alla mancanza di un soggetto a fare da catalizzatore dando risalto al cielo con la sua sagoma nera.
Ce ne andiamo a dormire felici una volta di più di aver scelto l'Africa, e mi tranquillizzo definitivamente circa la possibilità non più tanto remota che anche Paolo se ne innamori.
Buongiorno facoceri di terra e di mare! Che strano, pure oggi ci si sveglia felici, noi 

Dai gatti piccoli e neri passiamo a quelli grossi e biondi con la massima nonchalance: alle 7.30, soli con uno dei ragazzi della fattoria, per il morning cheetah feeding. Stavolta si entra nel recinto di Saddam e Gheddafi, nella morbida luce dell'alba avviciniamo i micioni il più possibile, fermandoci solo quando iniziano a borbottare ... siamo ormai a pochi metri da loro, che non appena vedono il secchio giallo della pappa perdono qualsiasi interesse per i soliti umani rompiballe con la fotocamera.
Dopo colazione, cosa c'è di meglio che giocare un po'? passato ormai anche quel minuscolo pizzico di tensione provato appena varcate le porte del recinto, non possiamo non farci una bella risata. Tutte quelle ore di volo, tutta quella strada ... e il ghepardo ce l'avevamo in casa!
Restiamo ancora un po', la luce è splendida, e i gattoni ormai sazi si concedono all'obiettivo senza fare una piega. Difficilissimo resistere alla voglia di fargli i grattini ... probabilmente se ci fosse stato il proprietario avremmo provato a corromperlo.
Eh sì, siamo proprio vicini vicini

Dai, fammi le coccole, dai, fammi le coccole, dai, fammi le coccole!

A malincuore ci decidiamo ad andare a far colazione. Le cinesi smontano subito i miei propositi bellicosi correndoci incontro giulive con la nostra torcetta, e quando gli chiediamo se la custodia del cavalletto che abbiamo trovato ieri sera tornando dalla Quiver Tree Forest è per caso loro cadono letteralmente in deliquio. Deliquio che si trasforma in un orgasmo di gridolini quando scoprono da dove veniamo e cosa abbiamo fatto. Viste un paio di foto sul display della reflex partono in quarta a cercare di indurre la padrona di casa a fare un secondo giro di foto dai gattoni, a cui alla fine si unisce anche il gruppo di fotografi italiani. Ragazzi, ma voi i viaggi come li preparate? C'è scritto bello chiaro sul sito cosa si può fare al Quiver Tree, con tanto di tariffe e alternative ... mah.
Nel passare accanto al recinto dei ghepardi dal lato della strada vediamo un capannello di reflexisti e cinesi circondare qualcosa di basso al centro della boscaglia e sento distintamente Saddam ringhiare un "ma li mortacci, un po' di caxxi vostri mai voi due?", chiaramente indirizzato alla pandesca coppia ^^
Ci ritroviamo in un posto surreale e silenzioso, i nostri passi accompagnati solo dal vento e dal raro fruscio di qualche animaletto, hyrax, uccellini, lucertole ... una passeggiata che scomparirà tra le mille foto memorabili che ci si imprimeranno sulla retina nel corso del viaggio, ma piacevole e rasserenante come poche.
Prossima tappa, una puntatina allo Spar di Ketmanshoop, dove ci procuriamo pane, formaggio, avocado, succhi di frutta e schifezze assortite per un pranzo che alla fine consumeremo solo sulla veranda del nostro bungalow al Fish River Canyon Lodge. Per la prima volta, un ragazzo appostato fuori dal supermercato ci chiede l'elemosina, poi cambia idea e domanda "some meal" ... come fai a dire di no? gli compriamo pane e prosciutto e se ne va felice ringraziando con un gran sorriso. Avremo speso un euro per lui, con che cuore potrei negarglielo? tra l'altro ci capiterà solo un'altra volta in corso di viaggio, la Namibia è un Paese che sta bene e non conosce la fame, forse questi ragazzi hanno solo poca voglia di fare o forse non trovano lavoro, non lo so e non giudico, va bene così.
Tappa dal benzinaio per controllare e sgonfiare un po' le gomme e per rifare il pieno, gli lasciamo 30 dollari di mancia, un paio di euro si e no ... gli cade la mascella e non la finisce più di ringraziarci: non per la prima, e non certo per l'ultima volta, ci rendiamo conto di non avere assolutamente il senso della misura qui, ignoriamo il costo della vita, ignoriamo lo stipendio medio, ignoriamo che quello che per noi è nulla può essere invece tantissimo per altri. Un po' imbarazzati, ci chiediamo come mediare ... ancora non lo sappiamo, lo ammetto.
Da brava veneta poi non posso esimermi dal far tappa alla Naute Kristall Kellerei: ebbene sì, in mezzo al deserto - ma vicino alla Naute Dam - c'è chi è riuscito a coltivare la vite. Per il momento la produzione qui è ancora agli inizi e i vini in vendita e degustazione provengono soprattutto dalla cantina gemella che si trova dalle parti di Omaruru, nel nord del Paese. La sosta è piacevolissima, naturalmente assaggiamo e trovando il bianco di nostro gradimento ne prendiamo tre bottiglie da mezzo litro ciascuna, in vista di qualche brindisi estemporaneo nel corso del viaggio.
Ci scopriamo una volta di più vittime della sindrome di San Francesco, tutti i cagnetti dei dintorni vengono a noi, scodinzolano, sbavano e chiedono coccole. Ne approfittiamo per un ultimo caffè prima di dare l'addio all'asfalto: ed ecco che poco dopo la prima svolta il Mostro affronta con la massima disinvoltura un poccioso guaderello.
Mentre ci dirigiamo verso l'inizio dei cento chilometri di sterrata che ci porteranno al Fish River Canyo, uno strillo lacera l'aria ... FERMATILEZEBREEEEEE!!! Paolo, che non le ha mai viste in libertà, impazzisce subito. Scendiamo, attraversiamo la strada, cerchiamo di convincerle ad avvicinarsi, e come si vede dalla seconda foto ci riusciamo benissimo

Galvanizzati da questo primo quasi incontro con la vera fauna wild, imbocchiamo senza paura la nostra prima UNPAVED road ... e il modo in cui Silvia lo pronuncia, con un terribile decisissimo accento sulla U, mi procurerà fino alla fine del viaggio numerosissime lisergiche visioni di balletti di Umpa Lumpa scatenati

I primi 80 km scivolano via facilmente, incrociamo qualche rara macchina con cui cerchiamo di non impolverarci troppo a vicenda, ogni tanto facciamo una sosta fotografica nel mezzo di uno splendido nulla, salutiamo il ranger che si ferma a chiederci se è tutto okay o se abbiamo bisogno di aiuto perché di gente ne passa poca e quando vedi qualcuno fermo a lato strada è un obbligo morale fermarti a tua volta ed eventualmente prestare soccorso, perdiamo gli occhiali da sole di Paolo, facciamo una nuova sosta per il mio personalissimo concorso "Forografa un albero morto per @monybg75" , torniamo indietro a recuperare gli occhiali da sole di Paolo e imbocchiamo finalmente la parte finale, gli ultimi 20 km che tutti definiscono tremendi.
Bon, hanno ragione, e tanto di cappello a Paolo che se li sciroppa senza lamentarsi, senza forare, senza graffiare la carrozzeria, senza bestemmiare in turcomanno, senza quasi dare segno di tensione se non un silenzioso ma visibile sospiro di sollievo quando, attraversata anche la pista dell'aeroporto (!) locale, arriviamo finalmente alle porte della reception.
E qui ... beh, impossibile per me trattenere le lacrime. A dispetto della foschia che appanna le foto e toglie un po' di magia, la vista che ti si spalanca davanti quando esci sulla terrazza della reception è di quelle che ti fanno sentire grato alla vita per averti condotto qui, per vie misteriose e inaspettate ... e sì, con questa persona accanto, proprio quella con cui la felicità di essere qui moltiplica per mille e mille volte la bellezza di ogni istante.
E' un Grand Canyon più solitario ma non meno potente. L'emozione di essere qui in pochi intimi (ci sono solo 20 lussuosi bungalow e le poche casette del personale del Lodge su questo rim - ahò, siamo in viaggio di nozze, ci siamo trattati bene!) è tra le più forti e felici che abbia mai provato. Ci offrono un succo di frutta, ci chiedono - sarà una costante - se c'è qualcosa cui siamo allergici nel menu della cena, ci illustrano rapidamente orari e possibilità e poi accompagnati da un ragazzo che porta la nostra sacca ci avviamo finalmente alla nostra casetta, una meraviglia di architettura ed ecologia. Quassù non è certo facile portare materie prime e acqua, e ci guarderemo bene dallo sprecare le une e l'altra ... decidiamo anche di portare via i rifiuti, visto che sicuramente anche lo smaltimento non è cosa semplice qui.
Consumato il nostro pranzo frugale, ce ne andiamo verso la reception in attesa della partenza per il sundowner drive prevista per le 17 (con teutonica puntualità: se arrivi alle 17.01, peggio per te ) per goderci la vista, la piscina e qualche simpatico incontro, come questo grillo grande quando il mio gatto da cucciolo.
Ci accomodiamo per scoprire con piacevole sorpresa che sono arrivati anche i due tedeschi anzianotti e simpatici che ci avevano attaccato bottone al Quiver Tree. Cominciamo a parlare di fotografia e il marito ammira interdetto le foto in notturna sullo schermo delle reflex: ha una bridge, vuole provare anche lui, Paolo gli dà qualche suggerimento e ci diciamo che non sapremo mai se è riuscito a combinare qualcosa ... ci sbagliamo ;)
Loro si fermeranno due notti e hanno in previsione la discesa a fondo canyon per domani ... mannaggia, la fortuna di essere in pensione e girarsi la Namibia per sei settimane invece che per tre. Sono davvero alla mano e chiacchierando scopriamo che hanno noleggiato un Mostro con le tende sul tetto, per ammortizzare i costi fanno anche campeggio. Che dire? chapeau!
Per il sundowner drive partono due jeep da dieci posti affiancate. Il nostro driver e guida ogni tanto si ferma e ci racconta qualcosa della vita lì, del villaggio dei dipendenti che lavorano tre mesi e poi fanno una pausa di uno per andare a casa, del vecchio resort di una decina di casette che è stato abbandonato in favore del nuovo perché non c'era spazio per altri alloggi e mantenere anche questo così lontano dal nuovo corpo centrale sarebbe stato antieconomico e antiecologico, delle piante e degli animali della zona (se non sapete cos'é, non toccatelo e non mangiatelo - diventerà il mio mantra, un po' meno quello di colui che compirà svariati tentativi di rendermi precocemente vedova prima della fine del viaggio).
Arrivati a pochi passi da un terrificante strapiombo - io sono quella delle vertigini con il tacco cinque, ricordate? - ci avverte di stare attenti: da qui è facile e bellissimo volare, un po' meno atterrare, dice. Ovviamente Paolo non perde l'occasione per togliermi dieci anni di vita: dieci oggi, dieci domani, qua si eredita in fretta.
ARIDAJE!!!
Risaliti sulla jeep, dopo un altro paio di lunghi giri panoramici ci fermiamo per il tramonto, e come al Kalahari Anib Lodge compaiono per magia bicchieri, patatine, biltong per rallegrare l'attesa. Prendiamo due bicchieri di bianco e invece di libar nè lieti calici cominciamo a studiare la luce attraverso il vino, l'angolazione del sole al tramonto ... insomma, il sacro fuoco del fotografo scemo è con noi: scemo sì, perché uno dei due bicchieri, stufo di fare il modello gratis, si suicida fracassandosi sulle rocce ai piedi di quella dove lo abbiamo graziosamente appoggiato, mentre l'altro si offre come piscina ai moscerini.
La guida ridacchiando sotto i baffi si offre di sostituire il perduto alcool, ma resto ferma sulle mie posizioni: stavolta meritiamo solo acqua, e ben ci sta. Comunque gli daremo mancia doppia per il suo silenzio con le autorità ^^
Ci consoliamo vagando per ogni dove in cerca dell'inquadratura magica mentre gli altri diciotto ospiti brindano, magnano e bevono guardando dalla parte sbagliata, tanto ci sono le patatine, il tramonto la prossima volta :p
Rientrati verso le otto andiamo subito a cena, una romantica cena a lume di candela, rinfrescata dal battito delle ali dei moscerini che stavolta puntano il bicchiere di rosso di Paolo: chiediamo di sostituirlo, la cameriera ci dice di sì con un sorriso crudele e porta a tempo di record un bicchiere che secondo me è lo stesso post salvataggio dei naufraghi. Bon: come diceva nonno, quel che no strangola ingrasa, ciò.
La cena è ottima: crema di zucca, insalata mista per Paolo che alla zucca è allergico, una bistecca di orice veramente divina con riso e verdure, un delizioso brownie al cioccolato con la panna. Concludiamo la serata sulla terrazza della nostra stanza a fotografare il cielo notturno bevendo il nostro vino bianco, libagioni alle quali tenderei a dar la colpa per gli scarsi risultati se fossi onesta, ma visto che sono invece me stessa attribuirò la resposabilità dello scarso carisma di queste Vie Lattee alla mancanza di un soggetto a fare da catalizzatore dando risalto al cielo con la sua sagoma nera.
Ce ne andiamo a dormire felici una volta di più di aver scelto l'Africa, e mi tranquillizzo definitivamente circa la possibilità non più tanto remota che anche Paolo se ne innamori.
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