I Panda in Uganda - 8 gennaio 2023

 8 gennaio 2023


Oggi è il giorno del primo tracking, quello facile per gli scimpanzé. Se sopravvivi, ti diplomi e passi ai gorilla 

Nella notte, nella nostra bella cameretta in mezzo alla foresta, com'è come non è, mi sono svegliata a causa di un mini sisma del nono grado della Scala Pandalli anche se ero senza impianti, e subito dopo ho sentito distintamente il rumore di trentacinque rinoceronti di cui sei in dolce attesa mettersi in marcia dallo Ziwa Rhino Sanctuary per venire a omaggiare il mio Pandone e proclamarlo loro re. Il suddetto, reso edotto la mattina seguente di cotanta notizia, avrà una crisi di ilarità che ancora di tanto in tanto si fa sentire a casaccio 









Colazione alle 6.45, e alle 7.30 partiamo per la Kibale Forest, prendendo a bordo una giovane ranger che Robert conosce. Robert in realtà conosce TUTTI e trova sempre il modo di sfruttarli per regalarci qualche piccolo vantaggio, qualche bel momento, qualche piccola piacevole sorpresa. La nostra passeggera, Milka, sarà poi anche la guida del nostro "sgruppetto" nella foresta, e ci maltratterà con molta grazia perché siamo già amici 



Con noi ci sarà anche una coppia di tedeschi dall'aria incredibilmente ... tedesca, che ci lascia inizialmente un po' perplessi per i jeans, sandali, la dotazione fotografica ('na ciofeca de smartphone) e lo zainetto che pare la busta della spesa riciclabile della Coop, ma che poi durante il tracking ci farebbe mangiare la polvere, se solo ci fosse polvere nella foresta


Dopo un briefing e due pipì, ormai edotti sui segreti degli eventuali allarmi toilette nella giungla, su come NON comportarci quando saremo in presenza dei nostri cuginetti (niente strilli, niente imitazioni cretine, niente rumori improvvisi o movimenti inconsulti, non dobbiamo spaventarli nè irritarli) e su modi e tempi della nostra permanenza accanto a loro, partiamo in esplorazione. Milka ha un passo molto deciso, e senza nessun rispetto per la qui presente anziana carretta si inoltra velocemente sul sentiero, ma ogni tanto si ferma per darci qualche spiegazione sull'ambiente in cui ci troviamo e le forme di vita che lo popolano. 


Dopo una mezz'ora soltanto iniziamo a sentire i primi strilli, e finalmente la Sergentessa Hartman rallenta, non per pietà di me ma perché dobbiamo lasciare il sentiero e inoltrarci nel sottobosco, che se pure non impenetrabile come quello della foresta dove nel 2014 ho lasciato dieci anni di vita (e che tremo all'idea di rivedere tra qualche giorno) è comunque abbastanza fitto da intralciare il passo. 

Come vedete dalla prima foto, l'entusiasmo nel vederci del primo esemplare che incontriamo è incontenibile ... non so perché, mi ricorda la Isolina, grande amica dei miei nonni, che ogni volta che mi vedeva strillava "Oooooooooooooooooooh ma che bela butiiiinaaaaaaa"





Vabbè, piacciamo, che farci? Richiamati dall'entusiasmo di Isolina arrivano anche altri esemplari, con i quali ci intratteniamo piacevolmente per un'intera, bellissima e velocissima ora.

















Nella foresta si aggirano anche altri gruppi, e inevitabilmente finiamo con il pestarci un po' i piedi quando si raggiungono gli stessi punti per fotografare gli stessi scimpanzè, ma tutto sommato la situazione è gestibile. Con mia grande soddisfazione, Milka non esita a cazziare con decisione un indiano cretino che si mette proprio davanti a un giovane esemplare e lo imita con tanto di uh-uh-uh. La mia fiducia nell'umanità si fa sempre più labile, in compenso la mia propensione alla nonviolenza declina in proporzione. Nella mia vita ho perdonato molte cose, ma con la stupidità non ci riesco, lo ammetto. 











Siamo davvero vicinissimi, anche se non quanto sembra, sto usando il 300 per cogliere il più possibile le loro espressioni, che se non temessi di offenderli definirei profondamente umane. Mangiano, si spulciano, fanno la cacca, strillano, ci guardano con quella che mi sembra proprio una sorta di arcaica compassione, alla fine si stufano di noi e con un ultimo concerto di strilli qualcuno di loro se ne va. Uno passa praticamente sui piedi di Paolo, che secondo le istruzioni che ci hanno dato rimane immobile, incantato e commosso, un altro si esibisce in una serie di numeri da circo con liane e rami, tanto che Milka ci fa spostare temendo che ce ne cada uno in testa, gli altri ci ignorano serenamente. 























L'ora a nostra disposizione è ovviamente volata via, ma durante la camminata di rientro incontriamo ancora qualche esemplare, e finalmente anche un cucciolo, anche se purtroppo non è a terra come gli altri, ma così in alto con la sua mamma da renderci impossibile fare foto decenti. E' tenerissimo, e per quanto possibile restiamo un po' ad ammirarlo.









Dopo meno di tre ore dalla partenza siamo di nuovo alla base. Ci scappa una terribile pipì, ma viene subito unanimemente rimandata al grido di "scimmia, scimmia" appena avvistiamo due colobus proprio dietro la toilette ... che fai, te li lasci scappare? e quando ti ricapita di andare in bagno e incontrarne uno? 













E poi perché accontentarsi? torniamo velocemente in hotel a recuperare bagagli e pocket lunch, e lungo la strada ci sono anche loro 



























Ripartiamo alla volta dei Crater Lakes, prendendo a bordo anche Peter, la nostra guida alla village walk di ieri (ma non la Gnocchissima Padawan, per la delusione di Paolo e Marco) e ce ne andiamo a goderci un pranzo vista lago Nyabikere sulla terrazza di un lodge, in compagnia di uno splendido esemplare di principe azzurro. Purtroppo io e Sabrina, già felicissimamente accompagnate, dobbiamo dargli una delusione, ma cerco di consolarlo dicendogli che arriverà presto quella giusta a baciarlo









Viene ad intrattenersi con noi anche un'ospitale e cordiale scimmietta domestica, che ci guadagna due banane e un uovo, per la verità accolto con poco entusiasmo, dalle nostre razioni K. 





                               



Dopo una breve passeggiata a bordo lago, che ci concede qualche altro avvistamento ...















... e un punto di vista originale sull'arte dell'accrocco ... 





Ci rimettiamo in auto per esplorare la zona dei Crater Lakes, che qui nella Rift Valley sono un'infinità. La prima passeggiata è decisamente in salita, ma anche stavolta sono fortunata, Peter è veramente esperto di piante e si ferma spesso per spiegarci qualcosa in proposito, per mostrarci una foglia particolare o per descriverci gli utilizzi di quel certo tipo di germoglio. 














Lungo la strada incontriamo anche bimbi, famiglie, ragazze giovani e già stanche ma sempre sorridenti, e vediamo da vicino quanto sia faticoso vivere così ... o all'inverso quanto sia comodo vivere come noi, visto che le conquiste che ci rendono tanto facile il mondo in cui viviamo sono decisamente recenti, e quando alla mamma di Paolo, 87 splendidi anni, mostriamo le foto del Mada o dell'Uganda le brillano gli occhi perché rivede la sua infanzia.






La passeggiata si conclude sulle rive del Lake Nyinabulitwa, che secondo la tradizione locale è "Africa Shaped", ma non ho le prove perché non siamo abbastanza in alto da poterlo fotografare per intero. Robert ci raccoglie alla fine del sentiero (proprio adesso che inizia la discesa, maledizione!) e ci porta a un altro trailhead, quello per il Top of The World, un punto panoramico da cui si abbracciano tre laghi con un solo sguardo: i due che abbiamo già visto e il Lake Nyamirima, tanto per continuare con i nomi facili. 

Finalmente ho l'occasione di fare i capricci, mi pianto sull'ultima ripida discesina strillando che io non mi muovo di lì e voglio la mamma e io non scendo e io non risalgo, ecco! Ora, non so se avete presente gli alpini che trascinano i muli testardi riottosi sulle mulattiere più infami, e li tirano, li spingono e li blandiscono. Ecco, immaginatevi Paolo con la penna nera. 










Io che astutamente ho lasciato il 300 sulla reflex non riesco a inquadrarne neanche uno, così ho spudoratamente rubato a Paolo la panoramica e ora la spaccio bellamente per mia. Bella, eh? Come dite? Ah, giusto, volete sapere come faccio a comparire nella foto se l'ho scattata io. Bene, se farete i bravi quando sarete grandi ve lo spiegherò.













Alla fine della passeggiata Peter ci saluta e ci dice che tornerà a piedi tanto sono pochi (!) chilometri, e noi, soddisfatti ma anche stanchi, ripartiamo in direzione del Bush Lodge, che ci ospiterà nel Queen Elizabeth Park per le prossime due notti. Ma prima ...











... abbiamo vandalizzato il cartello del Tropico del Capricorno cinque anni fa, possiamo forse esimerci dal fare altrettanto con quello dell'Equatore? 












Robert ci invita a marcare il territorio del suo minivan, e non so se sia più tronfio lui o noi nell'esibire trionfalmente il nostro adesivo anche sulla pelle del valoroso Aiace!






Arrivati al lodge, doccia veloce, consegna del sacchetto puzzolente alla laundry (siamo viziatelli, lo so) e pausa relax sulla veranda del nostro chalet in attesa che qualcuno venga a recuperarci per cena. Sì, perché dopo il tramonto non si gira da soli da queste parti, a meno di essere ippopotami o elefanti. 

Nove anni fa ho alloggiato nello stesso posto, ma all'epoca ero nelle tende del settore povery, quelle con i bagni in comune, e mi hanno proibito di fare pipì nella notte senza chiamare un omino che mi accompagnasse, quest'anno per fortuna con il bagno in stanza il problema non si porrà, anche se so che perderò per sempre la possibilità di incontrare il Principotamo Azzurro che mi aspetta dal 2014, quando venne a farmi una grugnottosa serenata notturna e a lasciare due improntone nella fanghiglia davanti alla mia tenda. Addio, Pricipotamo, ti penserò! 

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